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I love Ostrica: l’eCommerce ittico di alta gamma

I love Ostrica: l’eCommerce ittico di alta gamma

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I love Ostrica: l’eCommerce ittico di alta gamma – Nel commercio alimentare digitale, pochi settori richiedono competenze e rigore pari a quelli del comparto ittico. Non si tratta solo di gestire tempi e logistica, ma di mantenere l’integrità di un prodotto estremamente delicato e al tempo stesso garantire trasparenza lungo tutta la filiera. I love Ostrica è l’esempio di come questa sfida possa essere affrontata e vinta, grazie a una visione imprenditoriale lucida e a un approccio operativo costantemente affinato.

L’intuizione arriva da Luca Nicoli, imprenditore che ha saputo leggere in anticipo la traiettoria di un mercato in evoluzione. Prima ancora che la spinta all’e-commerce diventasse trasversale, I love Ostrica aveva già imboccato la strada della vendita online, puntando non su quantità, ma su una selezione rigorosa di prodotti di fascia alta. Ostriche da allevamenti selezionati, caviale certificato, plateau di frutti di mare, pesce fresco da filiere tracciate: un’offerta costruita per chi pretende garanzie sulla provenienza e sulla qualità, senza compromessi.

Ma il progetto non si è fermato alla semplice vendita. I love Ostrica è anche una piattaforma culturale, una fucina di eventi di degustazione che ha reso l’esperienza di consumo un’occasione di approfondimento. È in questo spazio di incontro tra prodotto e racconto che si coglie la piena visione di Nicoli: non limitarsi a portare il mare nelle case dei clienti, ma creare un ponte concreto tra produttori, territorio e consumatori, alimentando una consapevolezza sempre più necessaria.

La complessità operativa di un modello di questo tipo non va sottovalutata. La gestione della catena del freddo, le spedizioni a temperatura controllata, la selezione continua dei fornitori e la cura nella comunicazione del prodotto sono tasselli di un meccanismo che richiede aggiornamento e monitoraggio costanti. I love Ostrica ha scelto di non delegare, mantenendo il controllo diretto su ogni passaggio della filiera, trasformando la fragilità del prodotto ittico in un punto di forza grazie alla solidità del processo.

Il risultato è un modello che oggi si consolida giorno dopo giorno, dimostrando che l’e-commerce del fresco, se ben gestito, può non solo funzionare ma anche valorizzare l’intera filiera, dal mare alla tavola. E lo fa parlando a un pubblico sempre più ampio: privati esigenti, professionisti della ristorazione, operatori del catering, tutti accomunati dalla ricerca di affidabilità, precisione e qualità.

I love Ostrica non rappresenta solo un caso di successo commerciale, ma un esempio concreto di come innovazione e rigore operativo possano convivere in un settore dove ogni dettaglio fa la differenza.

I love Ostrica: l’eCommerce ittico di alta gamma

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L’intelligenza artificiale conquista l’eCommerce

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L’intelligenza artificiale conquista l’eCommerce – Al centro della rivoluzione digitale, dove l’eCommerce si espande e l’intelligenza artificiale ridisegna i confini dell’esperienza d’acquisto, anche il settore ittico si trova davanti a un bivio: restare ancorato ai modelli tradizionali o cogliere l’opportunità di un salto evolutivo.

Secondo i dati emersi dalla ricerca NetRetail 2025, presentata durante il Netcomm Forum 2025, il comparto food & grocery ha registrato una crescita del 7% nelle vendite online, con l’IA sempre più protagonista nel guidare le scelte di consumo. Se oggi l’intelligenza artificiale si manifesta in assistenti virtuali, chatbot e motori predittivi, domani sarà parte integrante della catena del valore, anche per chi lavora nel mondo del pesce.

Per anni il settore ittico ha faticato a trovare il suo spazio nell’eCommerce, frenato da problematiche logistiche, shelf life ridotte e un’inerzia culturale verso i canali digitali. Oggi, però, la tecnologia offre soluzioni concrete per superare questi ostacoli.

L’intelligenza artificiale può guidare i consumatori nella scelta consapevole dei prodotti ittici, suggerendo referenze in base a preferenze, abitudini alimentari, stagionalità e sostenibilità. Può migliorare la gestione dei magazzini e delle scorte, ridurre gli sprechi, ottimizzare le rotte di distribuzione. E, soprattutto, può diventare uno strumento di storytelling, in grado di raccontare la qualità e la tracciabilità dei prodotti in modo immediato e affidabile.

La stessa ricerca evidenzia come i consumatori italiani consultino in media quattro touchpoint prima di finalizzare un acquisto online. Siti web, app, motori di ricerca, social media: per i produttori ittici, esserci non è più un’opzione, ma una necessità. Chi saprà presidiare questi canali in modo efficace – con contenuti autentici, informazioni chiare, etichette leggibili e promozioni mirate – potrà guadagnare la fiducia di un pubblico sempre più attento e digitale.

Tra le leve in crescita c’è il retail media offline, che nel comparto alimentare si conferma un elemento chiave per l’influenza sulle decisioni d’acquisto. Ma il futuro si gioca anche sui social: l’arrivo di TikTok Shop in Italia apre scenari nuovi per la vendita diretta e la promozione di prodotti ittici attraverso format video e influencer marketing. Chi saprà declinare la qualità del pescato in contenuti ingaggianti e accessibili – anche per il pubblico giovane – potrà affermarsi in un contesto competitivo sempre più dinamico.

Il mondo cambia, e con esso cambiano i consumatori, i canali e le tecnologie. Il settore ittico, troppo spesso visto come refrattario al cambiamento, ha ora l’opportunità di posizionarsi come protagonista in una nuova stagione di commercio digitale e consapevole.

L’intelligenza artificiale non sostituirà la tradizione, ma potrà valorizzarla. Il digitale non snaturerà l’identità dei territori, ma potrà amplificarne la voce. L’importante è iniziare a muoversi. Ora.

L’intelligenza artificiale conquista l’eCommerce

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Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile

Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile

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Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile – C’è un ingrediente che racconta, in pochi granelli, la forza creativa della cucina contemporanea, la spinta verso la sostenibilità e la capacità di trasformare ciò che un tempo era scarto in valore assoluto: è la polvere di teste di gambero rosso. Un prodotto che nasce nel cuore del Mediterraneo, spesso a partire dal celebre gambero rosso di Mazara del Vallo, e che oggi trova spazio nelle cucine dei ristoranti più raffinati e, gradualmente, anche in quelle domestiche di chi ama osare con gusto.

La polvere si ottiene essiccando a bassa temperatura le teste del pregiato crostaceo, per poi ridurle in una consistenza impalpabile, di un colore acceso tra l’arancio e il rosso ruggine. Il profumo è marino, profondo, quasi balsamico, e il sapore regala un’intensità umami che nessun dado, fumetto o concentrato riesce a restituire con la stessa naturalezza. Il risultato è un condimento potente, capace di trasformare la semplicità di un risotto bianco, una maionese fatta in casa o un crostino in un’esperienza sensoriale che profuma di coste siciliane, di reti calate in mare, di maestria antica e visione moderna.

Ciò che rende l’ingrediente ancora più significativo è anche la sua carica simbolica. In un momento in cui la filiera ittica è chiamata a reinventarsi, a ridurre gli sprechi e valorizzare ogni risorsa del mare, la polvere di teste di gambero rappresenta un esempio concreto di economia circolare applicata all’enogastronomia. Recuperare ciò che normalmente verrebbe scartato, trasformarlo con processi semplici e a basso impatto ambientale, e offrirlo al mercato con un posizionamento gourmet è oggi una strategia vincente. Non solo per i produttori, ma anche per gli chef e per quei consumatori consapevoli che scelgono il gusto con intelligenza.

Uno dei primi a commercializzare e valorizzare sistematicamente la polvere di teste di gambero rosso in Italia — in particolare per il canale della ristorazione d’eccellenza — è stato Rosso di Mazara, azienda pioniera nel branding del gambero rosso pescato nel Canale di Sicilia. Il loro prodotto, spesso definito “esaltatore di sapore” o “polvere di gambero rosso liofilizzata”, nasce da una lavorazione sofisticata che prevede essiccazione e triturazione a freddo, mantenendo integro l’aroma e il contenuto nutritivo delle teste. Distribuito fin dall’inizio nel circuito dell’alta ristorazione internazionale, ha segnato una svolta nel modo di valorizzare gli scarti nobili della pesca.

A partire da Mazara del Vallo, diverse realtà italiane hanno saputo cogliere l’intuizione e farne una leva concreta di sviluppo. Alcuni laboratori e micro-aziende siciliane, in particolare, lavorano esclusivamente materia prima locale, senza l’aggiunta di conservanti, puntando su tecniche di essiccazione naturale che mantengono inalterata la potenza aromatica del prodotto. Filiera corta, trasparenza e qualità diventano i capisaldi di una proposta destinata a una nicchia in espansione, fatta di buyer, distributori specializzati e operatori horeca in cerca di referenze originali e distintive.

C’è anche un aspetto emozionale, spesso sottovalutato ma decisivo in un’epoca dominata dal racconto. La polvere di teste di gambero rosso racchiude storie di pesca, resilienza, identità territoriale. È un ingrediente che si presta alla narrazione esperienziale, al food storytelling, alle strategie di branding più evolute. E proprio per questo diventa anche uno strumento potente per chi, come noi, promuove una visione più consapevole e rispettosa della filiera ittica. Una filiera che può parlare al cuore del mercato, senza mai perdere il legame con il mare.

In un cucchiaio di polvere si concentrano non solo sapore e innovazione, ma anche un modo nuovo di intendere il valore. È la dimostrazione che il futuro dell’ittico può passare anche dalle briciole del passato, se reinterpretato con intelligenza, visione e rispetto per ciò che il mare ci dona.

Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile

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By catch. Il TED per salvare dall’estinzione di specie protette

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By catch. Il TED per salvare dall’estinzione di specie protette – La ragione per cui sull’attività della pesca industriale è calata, già da tempo, la scure dell’Unione Europea è legata a una preoccupazione seria, ormai divenuta certezza, ovvero che i cambiamenti climatici e l’ipersfruttamento indiscriminato delle risorse ittiche causato da una pesca irresponsabile, stanno portando a un inesorabile declino degli ecosistemi marini. Un declino che può essere arrestato con delle azioni radicali di tutela che ormai si sono resi indispensabili.

Uno degli argomenti che rappresenta un ulteriore ostacolo alla sostenibilità della pesca è la cattura accidentale delle specie protette.
Animali come le tartarughe, delfini, uccelli marini non destinati al commercio spesso finiscono impigliati nelle reti, con conseguenze devastanti per la biodiversità marina.

Quella della tartaruga caretta caretta è uno degli esempi più preoccupanti in quanto a rischio estinzione.
In Italia ogni anno più di ventimila esemplari rimangono involontariamente catturati dalle reti dei pescherecci. La mortalità diretta è compresa tra il 10 e il 50% degli esemplari catturati, ed è principalmente dovuta ad annegamento, poiché le tartarughe, che respirano aria, vengono mantenute sott’acqua per tutto il tempo della cala della rete, intrappolate nel sacco. La mortalità ritardata è più difficile da stimare ma è certamente considerevole anch’essa, infatti, molte delle tartarughe che riescono a essere rilasciate, nel caso ancora vive, non sopravvivono comunque a causa dei traumi riportati.

In soccorso a questo grave problema della pesca accidentale, causato dalle reti da traino, come quella dello strascico e della pelagica, tecniche di pesca maggiormente coinvolte in questo tipo di impatto, arriva, il TED (Turtle Excluder Device), un dispositivo montato all’interno delle reti composto da una semplice griglia inclinata che si inserisce prima del sacco della rete, studiata in modo tale da permettere il passaggio delle specie commerciali (crostacei, molluschi e pesci normalmente oggetto della pescata) fino al sacco, mentre le tartarughe con la loro maggiore dimensione e diversa forma, poiché fisicamente non riescono a passare attraverso le barre della griglia, vengono veicolate verso l’esterno della griglia inclinata, ovvero verso una apertura di fuga, situata nel tassello e nel cielo della rete a seconda della disposizione della griglia. I risultati sono davvero strepitosi: si è osservata una riduzione del 97% del by catch senza compromettere la redditività della pesca.

Alcuni Paesi, gli Stati Uniti in testa, hanno posto come condizione per l’importazione di alcune tipologie di prodotto ittico, l’uso del metodo TED.
Per questo motivo, è fondamentale che tutte le flotte, grandi o piccole, inizino ad adottare soluzioni selettive come il Turtle Excluder Device.

Non si tratta più solo di un’opzione tecnologica, ma di una scelta necessaria per garantire il futuro degli ecosistemi marini. Proteggere specie come la caretta caretta, ma anche le altre specie protette, non è soltanto un atto di responsabilità ecologica, ma un passo essenziale verso una pesca più giusta, intelligente e sostenibile.

By catch. Il TED per salvare dall’estinzione di specie protette

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Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora

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Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora – Il mondo consuma surimi, l’Italia lo importa. E basta questo per spiegare quanto il nostro Paese sia oggi fuori gioco in uno dei segmenti più dinamici del settore ittico globale.

Il mercato internazionale del surimi è destinato a toccare 10,64 miliardi di dollari entro il 2032, secondo le più recenti proiezioni. Una cifra imponente, che lo rende paragonabile per valore a tutto il comparto globale delle alternative vegetali alla carne, oggi stimato attorno ai 7 miliardi di dollari con previsioni di crescita fino a 15 miliardi nello stesso orizzonte temporale. Ma non solo. Il surimi sta per raggiungere da solo quasi metà del valore dell’intero mercato del salmone, valutato a 19,1 miliardi di dollari nel 2024.

Sono numeri che parlano da soli. Il surimi, prodotto a base di pesce trasformato, è diventato un elemento chiave nella dieta globale, apprezzato per versatilità, valore proteico, basso contenuto di grassi e sostenibilità. Eppure, in Italia non esiste alcuna produzione industriale: nessun impianto, nessun know-how strutturato, nessun progetto di filiera nazionale.

Tutto ciò che consumiamo proviene dall’estero. Dai colossi asiatici, come Anjoy Foods – leader cinese che nel solo primo semestre 2024 ha superato il miliardo di dollari di fatturato – o dalle piattaforme europee come quelle del Gruppo Viciunai, che distribuisce in Italia da impianti in Lituania, Estonia e Spagna.

E intanto il surimi si trasforma: da imitazione economica del granchio a ingrediente smart, reinterpretato da chef internazionali, inserito nei menu fusion, lanciato in versioni spicy, proteiche, gourmet. La sua versatilità lo rende ideale per una dieta moderna e leggera, e il suo impatto ambientale – se prodotto responsabilmente – ne fa un alleato della pesca sostenibile, utilizzando specie meno commerciali per alleggerire la pressione sugli stock più sfruttati.

In Italia, dove l’industria alimentare è famosa per innovazione e trasformazione, stupisce che nessuno abbia ancora scommesso su questo segmento. In un’epoca in cui la domanda globale di proteine alternative cresce, in cui la logistica e la shelf-life diventano cruciali, lanciare una filiera italiana del surimi significherebbe cogliere una grande opportunità economica, commerciale e di posizionamento strategico.

Il rischio è quello di restare un Paese solo distributore, senza valore aggiunto, mentre altrove si costruiscono intere economie locali attorno a prodotti trasformati come il surimi.

I dati globali sono chiari. Il surimi è oggi una categoria con lo stesso valore commerciale di comparti ormai mainstream, come il plant-based, e avanza con un’identità propria. Il momento per entrarci è ora.

  • Mercato globale del surimi: Secondo Polaris Market Research, il mercato globale del surimi è stato valutato a 6,58 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiungerà i 10,64 miliardi di dollari entro il 2032, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 5,90%
    Polaris
  • Mercato globale delle alternative vegetali alla carne: Grand View Research stima che il mercato globale delle alternative vegetali alla carne sia stato valutato a 7,17 miliardi di dollari nel 2023 e prevede una crescita a un CAGR del 19,4% dal 2024 al 2030
    Grand View Research
  • Mercato globale del salmone: Secondo Global Market Insights, il mercato globale del salmone è stato valutato a 19,1 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiungerà i 44,4 miliardi di dollari entro il 2034, con un CAGR dell’8,8% .​

Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora

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