Categoria: Pesce In Rete Pagina 89 di 1004

Studio suggerisce come migliorare il benessere dei pesci in acquacoltura

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Studio suggerisce come migliorare il benessere dei pesci in acquacoltura – L’industria dell’acquacoltura abbia cambiato profondamente il panorama della produzione di prodotti ittici destinati al consumo umano, superando la pesca in termini di volumi con 94,4 milioni di tonnellate di animali acquatici allevati nel 2022. Con una crescita annuale del 6,6%, si prevede che la produzione raggiunga 111 milioni di tonnellate entro il 2032, portando in primo piano l’urgenza di migliorare il benessere dei pesci allevati. I pesci, esseri senzienti in grado di provare dolore, affrontano nei sistemi di allevamento molte sfide, come la mancanza di spazio, l’assenza di arricchimento ambientale e stress causati dalle condizioni artificiali.

Per migliorare il benessere dei pesci in acquacoltura, il database fair-fish offre una panoramica accurata delle condizioni di allevamento e delle esigenze etologiche delle specie acquatiche. Questo database è una piattaforma open-access che fornisce profili dettagliati di diverse specie allevate, riassunti in un sistema di valutazione chiamato WelfareCheck, il quale classifica dieci criteri fondamentali per il benessere dei pesci: home range, profondità, migrazione, riproduzione, comportamento di aggregazione, aggressività, bisogno di substrato, risposte allo stress, malformazioni e protocolli di macellazione.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Veterinary Science, sui criteri di benessere ha evidenziato come la riproduzione e i protocolli di macellazione rappresentino i fattori principali per migliorare le condizioni dei pesci allevati. La possibilità di una riproduzione naturale, priva di manipolazioni e stress, e l’adozione di pratiche di macellazione umana si traducono in condizioni di vita migliori e in una riduzione del disagio per i pesci. Anche l’aggiunta di substrati nei sistemi di allevamento può migliorare significativamente il benessere delle specie che, in natura, interagiscono con il fondo marino.

Nonostante la buona disponibilità di dati sulla riproduzione, emergono lacune significative riguardo al comportamento aggressivo, all’home range e alla gestione dello stress. L’aggressività rappresenta una criticità importante: la mancanza di arricchimenti sociali adeguati e l’alta densità nelle vasche possono generare stress e conflitti, influendo negativamente sulla crescita e sulla salute immunitaria dei pesci. Lo stress stesso è una delle problematiche più complesse da gestire in acquacoltura, con poche informazioni disponibili su come ridurlo efficacemente.

Lo studio sottolinea dunque che l’adozione di buone pratiche per la riproduzione, la macellazione umana e l’arricchimento ambientale rappresentano le migliori opportunità per migliorare il benessere dei pesci. È necessario, però, promuovere ulteriori studi sugli aspetti legati all’aggressività, all’home range e alla gestione dello stress, per colmare le lacune esistenti e garantire un approccio olistico e sostenibile al benessere dei pesci in acquacoltura.

Studio suggerisce come migliorare il benessere dei pesci in acquacoltura

 

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Acquacoltura e pesca nel Mediterraneo: un equilibrio fragile

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Acquacoltura e pesca nel Mediterraneo: un equilibrio fragile – L’acquacoltura sta crescendo rapidamente nel Mediterraneo, supportando la domanda crescente di pesce a livello globale. Tuttavia, questa crescita porta con sé una serie di sfide che riguardano non solo l’ambiente, ma anche l’ecosistema della pesca selvaggia e il patrimonio genetico delle specie ittiche. Le orate e le spigole allevate, quando fuggono dagli impianti di acquacoltura, si inseriscono nei banchi selvatici, contribuendo all’aumento delle catture e alterando l’equilibrio naturale dell’ecosistema marino.

Un recente studio pubblicato su Nature’s Scientific Reports ha chiaramente dimostrano che, nel Mediterraneo, le fughe di pesci di allevamento influiscono significativamente sugli sbarchi di pesca. In particolare, per le orate (Sparus aurata) è stato evidenziato un incremento delle catture dovuto alla biomassa dei pesci allevati che riescono a evadere, il che genera un effetto che, in molti casi, maschera lo stato di sfruttamento delle popolazioni selvatiche. Sebbene anche le spigole mostravano inizialmente un trend simile, negli ultimi anni la mortalità post-fuga e la difficoltà di cattura hanno attenuato questo effetto.

L’acquacoltura, pur essendo una risorsa fondamentale per garantire l’approvvigionamento ittico, non è immune da problematiche ecologiche. Quando i pesci allevati si mescolano con i loro conspecifici selvatici, possono trasmettere malattie e parassiti, oltre a causare variazioni genetiche. Nel Mediterraneo, dove gli stock selvatici sono già sotto pressione a causa dell’eccessivo sfruttamento e delle attività umane, questa ibridazione potrebbe rappresentare un rischio significativo per la biodiversità locale e la resilienza degli ecosistemi marini.

Con l’aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi, come forti tempeste che danneggiano le strutture di acquacoltura, il rischio di fughe massive di pesci aumenta, portando a un impatto cumulativo sulle popolazioni di pesci selvatici. Sebbene l’acquacoltura di orate e spigole sia diventata una parte integrante del settore ittico mediterraneo, il monitoraggio e la gestione delle fughe risultano oggi fondamentali per minimizzare gli effetti negativi su scala ecosistemica.

Per rispondere a queste sfide, sarebbe opportuno implementare piani di monitoraggio che permettano di identificare i pesci fuggiti e adottare misure di emergenza per ridurre l’ingresso di esemplari allevati nel mercato come pesci selvatici. Questa strategia garantirebbe una migliore gestione delle risorse e un maggiore controllo della sicurezza alimentare. La ricerca evidenzia come i pesci allevati possano alterare gli equilibri marini e contribuire, in modo non pianificato, al “ripopolamento” delle specie selvatiche, sottolineando l’urgenza di sviluppare pratiche sostenibili e tecnologie avanzate per contenere le fughe e salvaguardare l’ecosistema mediterraneo.

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Bene Costas Kadis, il commissario UE designato ridà speranza alla pesca europea

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Bene Costas Kadis, il commissario UE designato ridà speranza alla pesca europea – La volontà di rivedere dove necessario la politica comune della pesca, di bilanciare i fattori ambientali con quelli economici e sociali, di difendere la pesca europea dalla competizione sleale e nell’uso sostenibile dello spazio marittimo, e ancora di semplificare il carico burocratico e di modernizzare la flotta, espressa dal Commissario Costas Kadis davanti alla Commissione Pesca del Parlamento Europeo, ridà speranza al Settore dopo una decade di continue vessazioni e penalizzazioni che hanno portato le imprese allo stremo.

Agci Agrital, Confcooperative Fedagripesca e Legacoop Agroalimentare salutano queste incoraggianti parole con spirito costruttivo, pronti a collaborare con il nuovo Commissario e richiamando la sua attenzione sul Mediterraneo, dove la situazione e le ulteriori misure in discussione richiedono urgenti interventi correttivi della attuale politica comune della pesca che sta rischiando di dare il colpo di grazia al futuro del settore.

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La tilapia africana guida la crescita dell’acquacoltura mondiale

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La tilapia africana guida la crescita dell’acquacoltura mondiale – L’acquacoltura mondiale sta attraversando un periodo di cambiamento profondo in cui la tilapia africana emerge come il segmento con il tasso di crescita più rapido. In particolare, l’allevamento di tilapia nell’Africa subsahariana sta attraversando un’espansione senza precedenti, con previsioni, per i prossimi anni, di crescita sorprendenti. Questa crescita si fonda su una serie di dinamiche positive che spaziano dall’incremento della domanda locale all’accesso facilitato ai mangimi e a nuove tecnologie di produzione. Durante il Global Seafood Alliance Summit, Gorjan Nikolik della Rabobank ha condiviso preziose previsioni sulla produzione di tilapia nel mondo, sottolineando il potenziale unico della regione africana.

In Africa, paesi come Zambia, Ghana e Kenya stanno dimostrando una capacità straordinaria di incrementare la loro produzione. In particolare, il Kenya si distingue con una crescita che, se le tendenze attuali si confermeranno, potrebbe portare la produzione dalle 20.000 tonnellate del 2018 a ben 90.000 entro il 2026. Tale espansione è alimentata da un mercato locale favorevole e da un accesso sempre maggiore alle risorse necessarie per l’allevamento, contribuendo a creare l’ambiente ideale per far prosperare la tilapia come prodotto apprezzato dagli allevatori e dal pubblico.

Tuttavia, l’importante crescita della tilapia africana solleva anche preoccupazioni circa l’impatto ambientale e il rischio di insorgenza di malattie, un fenomeno già osservato in altri segmenti dell’acquacoltura globale. Nikolik ha infatti evidenziato l’importanza di gestire con prudenza questa espansione, affinché i progressi raggiunti non compromettano la sostenibilità a lungo termine.

Oltre all’Africa, anche altre regioni stanno registrando sviluppi significativi nel settore della tilapia. In America Latina, ad esempio, il Brasile continua a espandere la sua produzione con tassi di crescita annuali intorno all’8-9%, principalmente per soddisfare la domanda interna, con alcuni volumi destinati anche all’esportazione negli Stati Uniti. D’altra parte, l’Asia, dominata da Cina e Indonesia, mantiene un ritmo di crescita più contenuto ma costante, orientato prevalentemente al mercato interno, con esportazioni in calo.

Complessivamente, l’industria della tilapia a livello globale ha ripreso a crescere dopo il rallentamento causato dalla pandemia di Covid-19. La produzione mondiale si avvia a superare i 7 milioni di tonnellate entro il 2025, un traguardo significativo che evidenzia l’importanza della tilapia come risorsa alimentare strategica a livello globale.

Con una domanda crescente e investimenti mirati, la tilapia africana sembra destinata a continuare il suo percorso verso una leadership nel settore dell’acquacoltura mondiale, rafforzando la sicurezza alimentare e offrendo opportunità economiche in numerose regioni del mondo.

La tilapia africana guida la crescita dell’acquacoltura mondiale

 

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Il 10 novembre la Scozia celebra la Giornata Nazionale delle Cozze

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Il 10 novembre la Scozia celebra la Giornata Nazionale delle Cozze – La Scozia si prepara a celebrare la Giornata Nazionale delle Cozze il 10 novembre, con la campagna Eat Scottish Mussels che promette di trasformare l’opinione pubblica sulle cozze scozzesi. La campagna, ideata dallo Scottish Shellfish Marketing Group e supportata dall’Association of Scottish Shellfish Growers, ha l’obiettivo di ispirare l’intera nazione a scoprire le meraviglie culinarie e la sostenibilità di questo mollusco presente lungo le coste della Scozia.

Le cozze scozzesi: una scelta sostenibile con superpoteri

Le cozze scozzesi sono protagoniste di una filiera alimentare che non solo rispetta l’ambiente, ma offre anche eccezionali benefici per la salute. Le ricerche recenti evidenziano le proprietà nutrizionali delle cozze, una fonte proteica sostenibile e ricca di nutrienti essenziali come la vitamina B12 e il ferro. Gli studi hanno confermato che le cozze scozzesi sono tra le fonti proteiche con la minore impronta di carbonio, grazie alla loro crescita naturale senza necessità di mangimi. Filtrando la vita vegetale microscopica dalle acque pulite della costa scozzese, le cozze contribuiscono anche a mantenere un ecosistema marino sano e bilanciato.

Cozze: sicurezza alimentare del futuro

In un’epoca di crescente consapevolezza ambientale e preoccupazione per la sicurezza alimentare, l’acquacoltura sostenibile a basso impatto come quella delle cozze si propone come soluzione per il futuro. Le cozze scozzesi non solo offrono un’importante fonte di proteine e nutrienti, ma rappresentano anche un modello di produzione alimentare sostenibile che può nutrire le generazioni future senza compromettere il pianeta.

Un alimento accessibile a tutti

La campagna Eat Scottish Mussels mira a sfatare i miti legati alla difficoltà di preparazione di questo mollusco, incentivando più persone a sperimentare la cucina delle cozze scozzesi.

Con la campagna Eat Scottish Mussels, la Scozia celebra le sue cozze come una scelta sana, sostenibile e conveniente per tutti. L’invito è chiaro: lasciati ispirare e scopri la bontà e i benefici delle cozze scozzesi, perché mangiare sostenibile è possibile e anche delizioso!

Il 10 novembre la Scozia celebra la Giornata Nazionale delle Cozze

 

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