Categoria: Pesce In Rete Pagina 90 di 1004

Prospettive future e investimenti nell’eolico offshore

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Prospettive future e investimenti nell’eolico offshore – L’energia eolica offshore è destinata a svolgere un ruolo sempre più centrale nella transizione energetica globale. Grazie alla sua capacità di produrre energia pulita, rinnovabile e costante, questa tecnologia sta attirando un crescente interesse da parte di governi, investitori e aziende in tutto il mondo. In Sicilia, la combinazione di risorse naturali favorevoli e di un contesto geopolitico ed economico favorevole potrebbe trasformare l’isola in un hub strategico per lo sviluppo dell’eolico offshore nel Mediterraneo. Con investimenti significativi e politiche pubbliche adeguate, il futuro dell’eolico offshore in Sicilia appare particolarmente promettente.

Tendenze globali e crescita del settore

A livello globale, l’eolico offshore sta registrando una crescita esponenziale. Secondo l’International Energy Agency (IEA), la capacità globale di energia eolica offshore è passata da 17 GW nel 2015 a oltre 35 GW nel 2020, con previsioni di superare i 200 GW entro il 2030. Questa crescita è guidata da una serie di fattori, tra cui l’aumento della domanda di energia pulita, la riduzione dei costi di installazione delle turbine e il crescente impegno dei governi a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio.
In Europa, il Regno Unito e la Germania sono i leader mondiali nel settore dell’eolico offshore, con progetti su vasta scala che stanno contribuendo a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Tuttavia, anche altri paesi stanno accelerando lo sviluppo di parchi eolici offshore, tra cui Francia, Olanda, Danimarca e Italia. Questo trend positivo è supportato dal Green Deal europeo, che prevede investimenti massicci nelle energie rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Il ruolo della Sicilia nel Mediterraneo

La Sicilia, con la sua posizione strategica nel Mediterraneo e le sue risorse eoliche marine abbondanti, è ben posizionata per diventare un punto di riferimento nel settore dell’eolico offshore. La combinazione di venti costanti e forti, acque relativamente poco profonde e un crescente interesse da parte di investitori nazionali e internazionali rende l’isola una delle aree più promettenti per lo sviluppo di parchi eolici offshore nel Mediterraneo.
I progetti pilota che sono già stati avviati, come il parco eolico offshore al largo delle coste siciliane proposto da Renexia, dimostrano l’interesse crescente per l’eolico offshore nella regione. Questi progetti non solo contribuiranno a soddisfare il fabbisogno energetico locale, ma potrebbero anche trasformare la Sicilia in un esportatore di energia rinnovabile verso altre regioni italiane o paesi limitrofi.
L’obiettivo a lungo termine è quello di creare una rete di parchi eolici offshore nel Mediterraneo, che possa integrarsi con altre fonti di energia rinnovabile, come il solare fotovoltaico, per garantire una fornitura energetica stabile e sostenibile. Questa rete potrebbe contribuire a rafforzare la sicurezza energetica dell’Italia e dell’intera Europa meridionale, riducendo la dipendenza dalle importazioni di energia fossile e migliorando la resilienza del sistema energetico.

Politiche europee a sostegno dell’eolico offshore

Uno dei principali fattori che guideranno lo sviluppo dell’eolico offshore in Sicilia nei prossimi anni è il sostegno delle politiche europee. L’Unione Europea ha adottato una serie di misure ambiziose per promuovere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Il Green Deal europeo, presentato nel 2019, ha stabilito l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. L’eolico offshore è considerato una delle tecnologie chiave per raggiungere questi obiettivi.
In questo contesto, l’UE sta stanziando fondi significativi per sostenere lo sviluppo dell’eolico offshore, attraverso programmi come Horizon Europe e il Recovery and Resilience Facility. Questi fondi possono essere utilizzati per finanziare la costruzione di nuove infrastrutture, la ricerca e sviluppo di tecnologie innovative e la formazione di manodopera specializzata. La Sicilia, grazie alla sua posizione strategica e al suo potenziale eolico, potrebbe beneficiare in modo significativo di questi finanziamenti.
Inoltre, l’UE sta promuovendo la cooperazione transfrontaliera nel settore delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di creare una rete energetica integrata a livello europeo. La Sicilia potrebbe diventare un nodo centrale in questa rete, esportando energia rinnovabile verso altre regioni italiane e paesi del Mediterraneo, contribuendo alla costruzione di un mercato energetico più resiliente e sostenibile.

Innovazioni tecnologiche e riduzione dei costi

Le innovazioni tecnologiche stanno giocando un ruolo cruciale nel rendere l’eolico offshore sempre più competitivo dal punto di vista economico. Negli ultimi anni, i costi di installazione delle turbine eoliche offshore sono diminuiti drasticamente, grazie all’aumento delle dimensioni delle turbine e all’adozione di tecnologie avanzate, come le fondazioni galleggianti e i sistemi di monitoraggio digitale.
Secondo i dati dell’International Energy Agency (IEA), il costo dell’eolico offshore è sceso di oltre il 50% nell’ultimo decennio, e si prevede che continui a diminuire nei prossimi anni. Questo rende l’eolico offshore una delle fonti di energia rinnovabile più competitive, in grado di competere non solo con le fonti fossili, ma anche con altre tecnologie rinnovabili, come il solare fotovoltaico e l’idroelettrico.
Inoltre, le innovazioni nel campo dell’accumulo energetico stanno aprendo nuove possibilità per l’eolico offshore. Sistemi di accumulo a batteria e tecnologie di stoccaggio dell’energia idroelettrica possono immagazzinare l’energia prodotta dalle turbine eoliche nei momenti di bassa domanda, per poi rilasciarla quando il fabbisogno energetico è maggiore. Questo migliora la stabilità della rete elettrica e aumenta la capacità dell’eolico offshore di fornire energia su richiesta.

Investimenti privati e partenariati pubblico-privati

Il futuro dell’eolico offshore in Sicilia dipenderà in gran parte dalla capacità di attrarre investimenti privati e di creare partenariati pubblico-privati efficaci. Le aziende energetiche internazionali stanno già mostrando un forte interesse per lo sviluppo di parchi eolici offshore nel Mediterraneo, e la Sicilia ha l’opportunità di capitalizzare su questo interesse per attirare investimenti significativi.
Le partnership pubblico-private sono essenziali per garantire il successo a lungo termine dell’eolico offshore. Le istituzioni pubbliche possono fornire il sostegno normativo e finanziario necessario per facilitare lo sviluppo dei progetti, mentre il settore privato può apportare le competenze tecniche e il capitale per realizzare gli impianti. Queste collaborazioni possono accelerare il processo di transizione energetica, garantendo al contempo che i benefici economici siano equamente distribuiti tra le comunità locali.

Prospettive di esportazione e integrazione con altre fonti rinnovabili

Uno degli obiettivi strategici per il futuro dell’eolico offshore in Sicilia è la creazione di una rete di esportazione dell’energia rinnovabile verso altre regioni italiane e paesi europei. Grazie alla sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo, la Sicilia ha il potenziale per diventare un hub energetico che collega il Nord Africa, l’Europa meridionale e l’Italia continentale.
L’integrazione dell’eolico offshore con altre fonti di energia rinnovabile, come il solare fotovoltaico e l’idroelettrico, potrebbe contribuire a creare un sistema energetico ibrido, capace di garantire una fornitura stabile e affidabile di energia. Questo sistema ibrido potrebbe anche essere supportato da infrastrutture di accumulo energetico, che consentono di immagazzinare l’energia prodotta durante i periodi di bassa domanda e rilasciarla durante i picchi di consumo.
Inoltre, l’eolico offshore offre la possibilità di sviluppare progetti di idrogeno verde. L’idrogeno, prodotto dall’elettrolisi dell’acqua utilizzando energia rinnovabile, potrebbe diventare una delle principali fonti di energia del futuro, e la Sicilia, con la sua abbondante energia eolica offshore, è in una posizione ideale per sviluppare questo settore emergente.

Il futuro dell’eolico offshore in Sicilia appare estremamente promettente. Grazie alle sue risorse naturali, alla posizione strategica nel Mediterraneo e al crescente sostegno delle politiche pubbliche europee, l’isola ha l’opportunità di diventare un leader nel settore delle energie rinnovabili. Con investimenti significativi, innovazioni tecnologiche e una forte cooperazione tra il settore pubblico e privato, l’eolico offshore può trasformare la Sicilia in un hub energetico di importanza internazionale, contribuendo a costruire un futuro energetico più sostenibile, sicuro e resiliente per l’intero Mediterraneo.

Fonte: IEA – Offshore Wind Future Outlook​(IEA)
Global Wind Energy Council

Prospettive future e investimenti nell’eolico offshore

Attraverso il bando regionale “Sicilia che Piace”, promosso dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana, In Rete SRL ha sviluppato il progetto “Eolico Offshore Sicilia: energoa e sviluppo”, un’iniziativa articolata e innovativa che esplora l’energia rinnovabile, con un focus sull’eolico offshore in Sicilia. Questo progetto multidimensionale è strutturato per informare e sensibilizzare il pubblico sui vantaggi delle energie sostenibili, attraverso un approccio multimediale che integra articoli, documentari, e piattaforme online.

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Pesca e acquacoltura. Regione Siciliana, via a tre bandi per oltre 9 milioni di euro

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Pesca e acquacoltura. Regione Siciliana, via a tre bandi per oltre 9 milioni di euro – Oltre nove milioni di euro per promuovere la commercializzazione, la qualità, il valore aggiunto dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, sia primari che trasformati, per la sicurezza sul lavoro nel settore e per la sensibilizzazione al consumo consapevole. Sono le risorse che saranno assegnate con tre bandi pubblicati dal dipartimento regionale della Pesca mediterranea.

«Sosteniamo il comparto ittico grazie ai fondi comunitari – afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, allo sviluppo rurale e alla pesca mediterranea, Salvatore Barbagallo – per dare slancio a un settore fondamentale per la nostra economia. Il governo della Regione mette in campo risorse volte a favorire investimenti che permettono di valorizzare il prodotto locale e sostenere la ripresa».

Il dipartimento della Pesca ha predisposto due bandi relativi alle azioni 1 e 2 dell’obiettivo “Promuovere la commercializzazione, la qualità e il valore aggiunto dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura e la trasformazione di tali prodotti” nell’ambito del Programma nazionale del Fondo europeo per gli affari marittimi la pesca e l’acquacoltura (Feampa) 2021-2027.

Il primo è relativo all’azione 1 “Transizione energetica e mitigazione degli impatti ambientali degli impianti di commercializzazione e trasformazione dei prodotti della pesca ed acquacoltura” che si prefigge, in tema di energia, di migliorare l’efficienza e la riduzione dei consumi in entrambe la fasi, attraverso il sostegno ad appositi investimenti in macchinari, attrezzature e tecnologie nei processi di lavorazione, conservazione e trasferimento del prodotto, favorendo anche la riduzione dei costi di gestione. La misura è rivolta alle micro, piccole e medie imprese. La dotazione finanziaria è di circa 677 mila euro. Il bando completo è consultabile sul portale istituzionale della Regione Siciliana.

Il secondo è relativo all’azione 2 “Competitività e sicurezza delle attività di commercializzazione e trasformazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura”. La finalità è sostenere le micro, piccole e medie imprese che intendono garantire modalità di lavoro più sicure agli operatori, favorendo investimenti produttivi attuati tramite la realizzazione e l’adeguamento degli impianti, delle infrastrutture e l’acquisto di attrezzature per migliorare la salute, la sicurezza e le condizioni di lavoro. L’azione mira a sostenere la capacità produttiva e gestionale delle imprese e l’innovazione tecnologica anche tramite dispositivi di sicurezza per ridurre i rischi di incidenti sul lavoro. La dotazione finanziaria è di 8 milioni di euro. Il bando completo si può consultare qui.

Il terzo, “Selezione di proposte progettuali per la sensibilizzazione del pubblico sul consumo di prodotti ittici siciliani pescati, allevati o trasformati“, contribuisce ad attuare l’azione 4 “Resilienza, stabilità, trasparenza ed equa concorrenza nei settori della commercializzazione e trasformazione dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, contribuendo alla sicurezza alimentare dell’Ue“, sempre all’interno del Feampa 2021-2027. L’avviso è rivolto ai Comuni siciliani ed è finalizzato a promuoverne la partecipazione a iniziative di informazione e conoscenza dei prodotti ittici pescati, allevati e trasformati per un consumo consapevole che tenga conto delle loro caratteristiche nutrizionali e organolettiche e della sostenibilità ambientale e socioeconomica dei sistemi di produzione. È possibile proporre campagne rivolte ai consumatori e al grande pubblico in generale (ad esempio, ai turisti e alle scuole) attraverso fiere, convegni, seminari, workshop, tavole rotonde, cooking show, percorsi di degustazione, anche in abbinamento ad altri prodotti agroalimentari, e laboratori sensoriali gastronomici. La dotazione finanziaria è pari a 600 mila euro. Ogni progetto approvato potrà essere finanziato con un massimo di 30 mila euro. Le istanze vanno presentate entro il 4 dicembre. Il bando completo è consultabile qui.

Pesca e acquacoltura. Regione Siciliana, via a tre bandi per oltre 9 milioni di euro

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Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

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Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT – Martedì 29 ottobre, le ONG BLOOM e Foodwatch hanno lanciato l’allarme sulla contaminazione sistemica del tonno con il mercurio, un potente neurotossico definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una delle dieci sostanze chimiche più preoccupanti per la salute pubblica, insieme all’arsenico e all’amianto. Questa comunicazione ha fatto seguito alle rivelazioni di BLOOM, pubblicate lo stesso giorno nel rapporto Toxic Tuna, su questa contaminazione e sui retroscena della produzione degli standard europei sul mercurio.

In seguito al comunicato stampa diffuso da ANCIT (Associazione Nazionale dei Conservieri Ittici e delle Tonnare) in reazione al rapporto sul tonno contaminato, BLOOM desidera rispondere punto per punto alle affermazioni più problematiche contenute in questo comunicato stampa, che distorcono e travisano alcuni dei contenuti della nostra ricerca e, così facendo, minimizzano la gravità dello scandalo di salute pubblica rivelato da BLOOM.

Innanzitutto, ANCIT afferma che “non c’è nessun rischio di non conformità da mercurio nel tonno in scatola commercializzato sul mercato italiano”. Parleremo della questione della non conformità nel prossimo paragrafo. Tuttavia, per quanto riguarda l’affermazione “sul mercato italiano”, riteniamo essenziale sottolineare che le analisi commissionate da BLOOM e realizzate da un laboratorio universitario specializzato su 148 scatole di tonno mostrano che il 100% del tonno in scatola è contaminato da mercurio, indipendentemente dalla specie, dalla zona di pesca o dal Paese in cui il tonno viene venduto.

Queste informazioni sono corroborate da numerosi comunicati stampa dell’industria del tonno (Petit Navire, FIAC, ecc.) che indicano che, secondo i loro controlli, il contenuto di mercurio del loro tonno è compreso tra 0,2 e 0,3 mg/kg (il che significa da due a tre volte di più per il tonno in scatola, che è più concentrato) – confermando così la presenza di mercurio in tutte le loro scatole.

I livelli di contaminazione riscontrati nelle lattine acquistate nei supermercati italiani non differivano significativamente da quelli analizzati in Francia, Regno Unito, Germania o Spagna. In totale, 5 delle 28 lattine analizzate in Italia superavano la soglia di 1mg/kg di mercurio per il tonno fresco, e nessuna era esente da contaminazione. Il consumo di una singola lattina da 100 grammi contaminata a 1 mg/kg causa il superamento certo della dose settimanale tollerabile definita dall’EFSA per le persone di meno di 70 kg.

Bisogna anche ricordare che i rischi associati all’esposizione al mercurio non sono tanto legati alla contaminazione acuta (consumo di una scatoletta di tonno con alti livelli di mercurio) quanto all’esposizione cronica al mercurio.

In secondo luogo, l’ANCIT afferma anche che “Il tonno in scatola sul mercato italiano, rispetta la legislazione dell’Unione Europea in materia di sicurezza alimentare e per la possibile presenza del mercurio risponde ai requisiti di legge imposti dall’Unione Europea”. L’informazione più importante che emerge dalla nostra indagine è giustamente che gli attuali standard europei sono totalmente inadeguati e non permettono di minimizzare il rischio di contaminazione per i consumatori. Il tonno, il pesce più consumato in Europa, ha limiti di contaminazione accettati (1mg/Kg) tre volte superiori a quelli di altri pesci come l’aringa o il merluzzo (0,3mg/Kg). Questa deroga non è giustificata da ragioni sanitarie valide. Queste soglie sono definite utilizzando il metodo ALARA (as low as reasonably achievable), che prevede la definizione del limite massimo di contaminazione ad una soglia che abbia il minor impatto possibile sulle vendite. In genere, si utilizza un tasso di rifiuto del 5%: la salute pubblica può essere protetta finché il 95% dei prodotti coperti dallo standard può essere immesso sul mercato. Inoltre, questo limite massimo si applica al tonno fresco e non a quello in scatola, che è il più commercializzato. Tuttavia, durante il processo di lavorazione e inscatolamento, la concentrazione di mercurio può essere da due a tre volte superiore. Il tonno in scatola può quindi essere commercializzato con livelli massimi di mercurio nove volte superiori a quelli di sardine, merluzzo o aringhe.

In terzo luogo, il comunicato stampa di ANCIT sostiene anche che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) afferma che ” un consumo di pesce nel range di 2-4 porzioni settimanali fornisce benefici netti per la salute, indipendentemente dal rischio derivante dall’esposizione al metilmercurio “. Questa affermazione è falsa, in quanto l’EFSA raccomanda sì il consumo di 1-4 porzioni di pesce e altri prodotti ittici, ma suggerisce anche di limitare il consumo di specie ricche di metilmercurio, in particolare il tonno e altri pesci predatori, soprattutto nel caso di bambini e donne in gravidanza, al fine di prevenire gli effetti di questo contaminante sullo sviluppo neuronale. La nostra indagine rivela anche che la lobby del tonno ha montato un’intensa “fabbrica del dubbio” per evitare qualsiasi restrizione alle vendite di tonno. Questa “fabbrica del dubbio” si è basata sul principio beneficio-rischio: insistendo sui famosi benefici degli omega-3, i rappresentanti dell’industria del tonno si sono assicurati che i rischi generati dal metilmercurio, la forma più tossica di mercurio e anche quella maggiormente presente nel tonno, fossero dimenticati. Tuttavia, come ha riferito BLOOM nella sua indagine, i tonni utilizzati per le scatolette vendute in Europa provengono da specie poco ricche in omega-3. Sono in compenso ricche di metilmercurio. Quindi, affermare che è sano e sicuro mangiare pesce fino a 4 volte a settimana per giustificare il consumo frequente di tonno è uno sproposito che mette a rischio la salute dell’intera popolazione italiana, soprattutto quella di feti e bambini.

In quarto luogo, l’ANCIT sostiene anche che il selenio, un oligoelemento naturalmente presente nel tonno, è un antagonista del mercurio, che impedisce che questo contaminante venga assorbito dal corpo umano. Il selenio è il nuovo argomento faro dell’industria del tonno: secondo alcuni rappresentanti dell’industria, questo elemento contrasta gli effetti del metilmercurio. Ma non c’è consenso nella comunità scientifica su questa affermazione. Philippe Grandjean, Direttore del Dipartimento di Medicina Ambientale presso la University of Southern Denmark e Professore Associato presso la Harvard School of Public Health (USA), è una delle principali autorità mondiali sugli effetti neurotossici del mercurio. Spiega: “Abbiamo misurato il selenio nei nostri studi e non abbiamo trovato che riducesse la tossicità del mercurio. [Quindi non credo che abbiamo un buon approccio per prevenire la tossicità del mercurio. La soluzione migliore è evitarla”. (intervista con BLOOM del 16 ottobre 2024).

Per concludere, il comunicato stampa di ANCIT afferma che l’industria italiana del tonno in scatola privilegia “le specie di tonno (come il tonno pinna gialla e il tonnetto striato) che vivono in ambienti non inquinati, come gli oceani tropicali”. Ancora una volta, questa affermazione è fallace: non esistono regioni o bacini oceanici sicuri e privi di contaminazione, come è stato confermato anche da un recente studio scientifico indipendente. Il mercurio è per definizione altamente volatile: una volta emesso nell’atmosfera, si disperde in tutto il mondo e contamina l’intero oceano, dove viene trasformato dai batteri in metilmercurio, prima di entrare nella catena alimentare marina. È inoltre importante notare che anche il tonnetto striato, sebbene sia una specie di piccole dimensioni, ha mostrato livelli preoccupanti di mercurio. La contaminazione al metilmercurio nel tonno è riscontrata in tutti i bacini oceanici, tutti i produttori e tutte le specie, compreso il tonno pinna gialla e il tonnetto striato.

BLOOM chiede a tutti i giornali che possono aver diffuso le informazioni fuorvianti di ANCIT di concederci un diritto di replica / di rettificare le informazioni pubblicate al fine di proteggere la salute dei consumatori.

Per maggiori informazioni, consultate l’inchiesta Toxic Tuna di BLOOM.

Prosegue il botta e risposta tra BlOOM e ANCIT

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In calo le esportazioni di gamberi dall’Ecuador

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In calo le esportazioni di gamberi dall’Ecuador  – Nel terzo trimestre del 2024, le esportazioni di gamberi dall’Ecuador hanno registrato una lieve flessione del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, segnando un cambio di passo rispetto alla performance record del trimestre precedente. Nonostante un inizio promettente nel secondo trimestre, in cui le esportazioni avevano raggiunto quasi 350.000 tonnellate metriche (MT), il terzo trimestre ha visto un calo sotto le 300.000 MT. Tuttavia, il bilancio annuale rimane in linea con i volumi complessivi del 2023.

Un trimestre altalenante

L’andamento mensile delle esportazioni è stato variabile. A luglio 2024, si è registrato un calo del 3% su base annua, seguito da un incremento del 6% ad agosto, il che sembrava anticipare un terzo trimestre superiore rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, il mese di settembre ha deluso le aspettative, con una contrazione dell’11% anno su anno che ha riportato il bilancio trimestrale a una diminuzione complessiva del 3%.

Diversificazione dei mercati

Il calo delle esportazioni verso Cina e Stati Uniti, rispettivamente del 7% e del 19% rispetto all’anno scorso, ha spinto gli esportatori ecuadoriani a esplorare nuovi mercati, ottenendo risultati rilevanti in alcune aree geografiche. L’Unione Europea ha registrato una crescita dell’8%, mentre incrementi notevoli sono stati osservati in Russia (+108%), Giappone (+114%) e Taiwan (+114%).

Questa diversificazione ha determinato un cambiamento nella distribuzione relativa delle esportazioni: la quota di esportazioni verso la Cina è scesa dal 56% nel 2023 al 53% nel 2024, mentre quella verso gli Stati Uniti è passata dal 19% al 16%. Al contrario, la quota dell’UE è cresciuta dal 17% al 19% e la somma dei mercati restanti è salita dall’8% al 12%.

Stabilizzazione dei prezzi e tendenze al rialzo

L’andamento dei prezzi medi ha evidenziato dinamiche diverse nei vari mercati. Il prezzo medio per la Cina è rimasto stabile attorno ai 4,50 dollari per libbra sin da gennaio 2024. Negli Stati Uniti, il valore medio era sceso da 6,00 dollari a gennaio a 5,69 dollari a maggio, ma è poi risalito a 6,35 dollari ad agosto, prima di tornare a 6,18 dollari a settembre. In Spagna, il prezzo medio è aumentato da 4,58 dollari a gennaio a 4,75 dollari a settembre.

Questa stabilizzazione dei prezzi ha impedito ulteriori ribassi e ha generato un lieve rialzo, specialmente nei mercati principali per le esportazioni di gamberi ecuadoriani.

In sintesi, mentre le esportazioni di gamberi dall’Ecuador hanno mostrato segni di rallentamento nel terzo trimestre del 2024, la diversificazione dei mercati e la stabilizzazione dei prezzi indicano che gli esportatori ecuadoriani stanno affrontando con successo le sfide attuali. La riduzione della dipendenza dai mercati cinesi e statunitensi e l’aumento delle esportazioni verso l’UE, la Russia e altri mercati promettenti rappresentano una strategia solida per mantenere la competitività nel lungo termine.

In calo le esportazioni di gamberi dall’Ecuador 

 

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Ieri l’audizione del Commissario designato Costas Kadis

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Ieri l’audizione del Commissario designato Costas Kadis – Ieri, il Comitato per la Pesca del Parlamento Europeo ha audito Costas Kadis, candidato cipriota per il portafoglio della Pesca e degli Oceani, su alcune delle questioni più urgenti per il futuro del settore. Kadis ha evidenziato la necessità di garantire la redditività delle attività di pesca, promuovere la crescita dell’economia blu e proteggere gli ecosistemi marini, delineando una visione che abbraccia la sostenibilità e la resilienza come pilastri fondamentali.

Nella sua presentazione, Kadis ha dichiarato il proprio impegno per la creazione di un settore della pesca e dell’acquacoltura sostenibile e competitivo. Al centro delle sue iniziative vi è l’economia blu, che punta a creare crescita e occupazione nei settori marini e marittimi, mantenendo l’equilibrio tra sfruttamento delle risorse e tutela degli oceani. A tale scopo, il candidato ha sottolineato che il punto di partenza sarà la revisione della Politica Comune della Pesca (PCP), la cui valutazione è in corso e si concluderà entro il 2025.

Kadis non esclude la possibilità di modifiche legislative per rispondere ai cambiamenti e alle esigenze della flotta peschereccia dell’UE. Il candidato ha posto enfasi sull’importanza dei dati di alta qualità per gestire meglio l’obbligo di sbarco, ribadendo che la riduzione degli scarti rappresenta un passaggio cruciale sia per la sostenibilità marittima che per la redditività del settore.

Con uno sguardo rivolto al futuro, Kadis ha promesso di realizzare una roadmap per la transizione energetica, proiettata al 2050, per il settore della pesca e dell’acquacoltura. Questo percorso, atteso entro la fine del 2025, si propone di garantire un futuro sostenibile, tenendo conto delle differenze tra la pesca su larga e piccola scala e delle particolarità delle diverse aree di pesca. Inoltre, Kadis ha sottolineato l’importanza di sostenere le comunità costiere, affrontando problematiche come l’invecchiamento delle imbarcazioni, la carenza di manodopera qualificata, e l’insufficiente ricambio generazionale.

Protezione della biodiversità e benefici economici

Riguardo alla biodiversità marina, Kadis ha espresso la volontà di favorire soluzioni basate su solide evidenze scientifiche per rispondere alle sfide del settore, coinvolgendo stakeholder e comunità locali. Ha poi ricordato l’importanza del mare come “serbatoio di carbonio” e ha sottolineato il ruolo cruciale delle aree marine protette, non solo per la conservazione della biodiversità, ma anche per l’aumento delle entrate derivanti dalla pesca.

Sfide nel Mar Baltico e nei rapporti con i Paesi terzi

In risposta ai deputati europei, Kadis ha difeso un approccio integrato per affrontare il degrado del Mar Baltico, sottolineando il coinvolgimento di tutte le parti scientifiche e ambientali. Relativamente alla rinegoziazione delle quote di pesca con il Regno Unito nel 2026, Kadis si è impegnato a garantire che le imbarcazioni dell’UE mantengano l’accesso alle aree di pesca storiche.

Inoltre, Kadis ha manifestato la volontà di affrontare la problematica della pesca illegale e non regolamentata, migliorare l’autonomia alimentare dell’Unione Europea e garantire che gli accordi di partenariato per una pesca sostenibile stabiliscano un quadro equo per i Paesi terzi.

Prossimi passi: la valutazione del Comitato e l’approvazione finale

I coordinatori dei gruppi politici si riuniranno per valutare la performance e le competenze del candidato Kadis. La decisione finale spetterà alla Conferenza dei Presidenti il 21 novembre, e l’elezione dell’intero collegio dei Commissari da parte degli eurodeputati è prevista per la sessione plenaria del 25-28 novembre a Strasburgo.

Ieri l’audizione del Commissario designato Costas Kadis

 

 

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