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L’integrazione della GenAI (Intelligenza artificiale generativa) nella filiera ittica non è più un esercizio di stile, ma una scelta operativa che impatta customer experience, qualità e compliance. I numeri aiutano a leggere la tendenza: secondo l’ultima survey McKinsey (03/2025), il 71% delle organizzazioni dichiara un uso regolare della GenAI, in crescita dal 65% (05/2024).
Dal hype all’operatività
Nel settore ittico la GenAI funziona quando è incastonata nei processi quotidiani. Un assistente può rispondere in tempo reale su origine, area FAO, metodo di produzione e allergeni solo se è collegato alle anagrafiche prodotto, ai lotti e ai certificati. Questo riduce tempi di risposta e migliora la qualità del servizio, a patto di avere responsabilità editoriale sui contenuti e una solida governance dei dati.
Dati e tracciabilità: la base per l’AI
Senza tracciabilità interoperabile la GenAI resta un silos. Gli standard del Global Dialogue on Seafood Traceability (GDST) definiscono i dati minimi e i formati tecnici per scambiare informazioni lungo la catena, per pesca e acquacoltura. Adottarli consente di attingere a eventi di cattura, trasformazione e trasporto in modo affidabile, abilitando Q&A tecnici e verifiche di conformità immediate.
Compliance: AI Act e controlli sulle importazioni
Il quadro regolatorio europeo è definito. L’AI Act è entrato in vigore il 01/08/2024; è prevista la piena applicazione il 02/08/2026, con eccezioni temporali: divieti e obblighi di alfabetizzazione dal 02/02/2025, governance e obblighi per i modelli GPAI dal 02/08/2025, e regole per i sistemi ad alto rischio integrati in prodotti regolamentati con periodo di transizione fino al 02/08/2027. Le imprese ittiche che usano chatbot B2B, strumenti di QA o formazione automatizzata devono pianificare valutazioni del rischio, trasparenza e data governance.
Sul fronte import, dal 09/01/2026 l’uso della piattaforma CATCH diventerà obbligatorio per presentare i certificati di cattura dei prodotti importati nell’UE. Integrare la GenAI con le evidenze richieste da CATCH aiuta a verificare documenti, allineare dati di lotto e segnalare incongruenze prima che diventino blocchi doganali.
Esperienza del cliente: dal banco ai canali digitali
Nei punti vendita e nell’e-commerce, la GenAI può sostenere i team su domande ripetitive, mentre le persone gestiscono i casi complessi e la relazione. Script aggiornati, suggerimenti di preparazione, pairing e gestione dei resi possono essere generati a partire da contenuti certificati e policy interne. La formazione “on-the-job” migliora se le trascrizioni di briefing e reclami vengono sintetizzate e trasformate in micro-moduli contestuali.
ROI: misurare ciò che conta
L’indicatore non è quanta AI si usa, ma quanto spreco si evita e quante risposte corrette si danno al primo contatto. KPI robusti includono tempi medi di gestione, tasso di “first-time-right” nelle informazioni regolatorie, riduzione degli scarti per errori di etichettatura e puntualità documentale per le importazioni. I progetti che tengono insieme standard di tracciabilità, integrazione applicativa e responsabilità editoriale dei contenuti sono quelli che scalano.
La GenAI diventa leva concreta nell’ittico quando poggia su dati tracciabili (GDST), rispetta regole europee (AI Act) e si integra con CATCH. Così si riducono attriti operativi, si alza la qualità del servizio e si proteggono margini e reputazione lungo la catena.
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L’articolo Dal banco alla dogana: come l’AI cambia l’ittico proviene da Pesceinrete.
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