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Un comunicato stampa firmato il 20 settembre dalla Deep Sea Conservation Coalition (DSCC) annuncia che il Trattato sull’Alto Mare ha raggiunto le ratifiche necessarie — 60 Stati — e che entrerà in vigore il 17 gennaio 2026. La DSCC accoglie l’avvenimento come un risultato storico ma richiama immediatamente all’azione concreta, per proteggere la biodiversità oltre le giurisdizioni nazionali.
Sian Owen
Sian Owen, direttrice esecutiva della DSCC, ha sottolineato che si tratta di “un traguardo senza precedenti per la protezione globale degli oceani” e che adesso “i governi devono trasformare l’ambizione in azione urgente, proteggendo anche le profondità marine, ecosistemi fragili che sostengono la vita sul pianeta”.
Bronwen Golder
Il comunicato richiama con forza i rischi legati alla pesca a strascico di profondità, che devasta i monti sottomarini trasformando habitat ricchi di biodiversità in distese di macerie. “La pesca commerciale a strascico riduce i seamounts, veri e propri hotspot di biodiversità, a cumuli di detriti. Gli Stati devono portare l’ambizione del Trattato all’interno delle organizzazioni regionali di gestione della pesca e proteggere integralmente questi ecosistemi dalle pratiche distruttive”, ha dichiarato Bronwen Golder, responsabile della campagna globale della DSCC sui seamounts.
Sofia Tsenikli
Un altro punto critico evidenziato dalla Coalizione è il deep-sea mining, un’industria emergente che, se autorizzata, potrebbe compromettere irreversibilmente gli ecosistemi degli abissi. Sofia Tsenikli, direttrice della campagna DSCC per una moratoria contro le miniere marine, ha ricordato che “il Trattato dimostra cosa si può ottenere quando i Paesi collaborano, ma questo progresso sarebbe vanificato se venisse dato il via all’estrazione mineraria in mare profondo”.
BBNJ Agreement
Il Trattato sull’Alto Mare, noto anche come BBNJ Agreement, rappresenta dunque un punto di svolta per la governance internazionale degli oceani. Per il settore ittico globale si prospettano conseguenze rilevanti: nuove aree marine protette, standard ambientali più severi, possibili limitazioni sulle tecniche di cattura più impattanti e obblighi crescenti di tracciabilità.
Il comunicato della DSCC lega l’entrata in vigore del Trattato sull’Alto Mare alla necessità di decisioni coraggiose e coerenti, capaci di trasformare un successo diplomatico in misure efficaci. Per la filiera ittica, il 2026 segnerà l’inizio di una fase in cui sostenibilità e competitività dovranno convivere in equilibrio.
L’articolo Entra in vigore il Trattato sull’Alto Mare: l’appello della DSCC contro pratiche distruttive proviene da Pesceinrete.
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