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È sempre più evidente che il fermo pesca in Sicilia, in vigore dal 7 agosto al 5 settembre nelle subaree GSA 12, 13, 14, 15 e 16, sta producendo effetti economici significativamente più severi rispetto all’obiettivo di tutela degli stock di gambero rosso (Aristaeomorpha foliacea) e gambero viola (Aristeus antennatus). La misura, basata sulle raccomandazioni della Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo e sul regime di sforzo previsto dalla Politica Comune della Pesca (PCP), interessa le principali marinerie dell’isola – da Mazara del Vallo ai compartimenti della provincia di Siracusa – e si applica esclusivamente alle flottiglie comunitarie.
Nel frattempo, le imbarcazioni nordafricane, in prevalenza tunisine, continuano ad operare nelle stesse aree al di fuori di qualunque regime di interruzione temporanea, determinando un aumento dello sforzo di pesca proprio nel periodo in cui le marinerie siciliane sono ferme. La situazione, priva di un accordo euro-mediterraneo di reciprocità, genera un evidente squilibrio competitivo e pone un problema di sostenibilità complessiva della risorsa, vanificando di fatto gli effetti del fermo sul medio periodo.
Il quadro è ulteriormente aggravato dalla disposizione regionale che prevede, per le unità a strascico operanti nella GSA16, un’ulteriore interruzione obbligatoria per l’intero mese di settembre (con esclusione delle imbarcazioni abilitate alla pesca oceanica). Secondo le associazioni di categoria, la sommatoria delle limitazioni rischia di generare nel 2025 un calo produttivo superiore al 30%, in un contesto già caratterizzato da costi energetici elevati, numerose giornate perse per maltempo e persistente difficoltà nel reperimento di lavoratori con qualifica marittima.
In questo quadro, il capogruppo PD all’ARS Michele Catanzaro ha richiamato l’attenzione sulle conseguenze dell’asimmetria regolatoria in atto, ponendo il tema all’attenzione dell’eurodeputato Giuseppe Lupo, che si è impegnato a sollevarlo in sede di Commissione Pesca del Parlamento Europeo. L’obiettivo è ottenere un’iniziativa europea mirata all’introduzione di un fermo condiviso tra tutti i Paesi operanti nella pesca del gambero di profondità nel Canale di Sicilia.
Il vero punto di criticità è che il fermo pesca in Sicilia – concepito come misura di sostenibilità – funziona solo se inserito in un quadro multilaterale. Senza una regola comune valida anche per le flotte extra-UE, il rischio è che le flotte comunitarie riducano lo sforzo di pesca mentre altre lo aumentano, accelerando il depauperamento della risorsa e creando un disallineamento strutturale dei livelli di competitività.
Il fermo pesca in Sicilia, osservato dalle marinerie comunitarie in attuazione delle raccomandazioni internazionali, risulta inefficace in assenza di un meccanismo di reciprocità con i Paesi nordafricani. Serve un’iniziativa europea per introdurre regole condivise e garantire l’equilibrio tra tutela degli stock e sostenibilità economica delle imprese di pesca.
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L’articolo Fermo a geometria variabile: la Sicilia si blocca, il Mediterraneo continua a pescare proviene da Pesceinrete.
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