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È invisibile, ma sta conquistando mercato. La gelatina di pesce, derivata principalmente da pelle e lische, si afferma come ingrediente strategico in diversi settori: dall’alimentare al nutraceutico, dalla cosmetica ai mercati halal e kosher. Un’occasione concreta per valorizzare i sottoprodotti della lavorazione ittica, oggi spesso sottoutilizzati, e creare nuove filiere ad alto valore aggiunto.

Dagli scarti un derivato prezioso

La gelatina è una proteina naturale ottenuta per idrolisi parziale del collagene. Mentre quella suina e bovina domina il mercato mondiale, la gelatina ittica rappresenta una valida alternativa, soprattutto per usi specifici. Si ottiene principalmente da pelle, squame e ossa di pesce, impiegando tecnologie ormai consolidate e sicure. Secondo la FAO, l’uso industriale degli scarti di pesce potrebbe raddoppiare il valore complessivo della materia prima se impiegato in modo efficiente.

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Halal, kosher e pescetariani: mercati in crescita

La domanda di prodotti halal e kosher continua ad aumentare in tutto il mondo, spinta anche dalla crescita delle diete pescetariane e da esigenze di etichettatura trasparente. La gelatina di pesce, a differenza di quella suina, è compatibile con entrambe le certificazioni religiose. Il suo utilizzo è già diffuso in capsule molli farmaceutiche, caramelle gommose e integratori nei mercati del Sud-Est asiatico, Medio Oriente e Nord America.

Secondo dati Innova Market Insights, nel 2024 circa il 15% delle nuove caramelle funzionali lanciate sul mercato globale indicavano esplicitamente l’uso di gelatina ittica o alternativa non animale. In cosmetica, il collagene marino è considerato premium: ricercato per la sua elevata biodisponibilità e assenza di allergeni.

Opportunità per l’industria italiana

In Italia, la gelatina di pesce è ancora un segmento di nicchia, quasi totalmente importato dall’Asia, in particolare da Vietnam, Thailandia e Corea del Sud. Mancano produttori strutturati che sappiano sfruttare le potenzialità offerte dalla filiera nazionale. Eppure il pesce lavorato nei distretti industriali genera ogni anno centinaia di tonnellate di sottoprodotti idonei alla trasformazione.

Un’infrastruttura per la produzione di gelatina ittica, anche in forma consortile o in collaborazione con startup biotech, potrebbe innescare meccanismi virtuosi di economia circolare e aprire nuovi canali B2B. Non solo per l’export, ma anche per fornire aziende italiane di dolciumi, cosmetici e nutraceutici sempre più attente alla tracciabilità degli ingredienti.

Il segmento della gelatina di pesce è un terreno ancora inesplorato per molti operatori italiani, ma ricco di potenziale. Sostenibile, adatto a mercati religiosi e funzionali, e tecnicamente già validato da anni di uso industriale, rappresenta un’opportunità concreta per ripensare il valore del “residuo” ittico. Investire oggi in questa nicchia significa anticipare una tendenza che, altrove, ha già preso forma.

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L’articolo Gelatina di pesce, un mercato reale. Ma chi in Italia lo sta intercettando? proviene da Pesceinrete.

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