[[{“value”:”

I segnali più nitidi di un Mediterraneo che si riscalda provengono oggi dal Mar Ligure. Nelle profondità, intorno ai cinquecento metri si registra la ricomparsa del gambero rosso, un ritorno che conferma come le comunità ittiche stiano riorganizzandosi sotto la pressione termica. A raccontarlo, in un’intervista raccolta da Elisa Folli su Il Secolo XIX, è Fabio Fiorentino, dirigente di ricerca dell’IRBIM-CNR e associato alla Stazione Zoologica Anton Dohrn.

Fiorentino osserva che il gambero rosso, a lungo confuso con il viola nelle classificazioni commerciali, torna in quantità interessanti. Al suo fianco cresce il gambero bianco, che trent’anni fa era una presenza marginale e oggi è stabilmente parte delle catture a strascico. È un indizio di come gli habitat profondi, riscaldandosi, favoriscano specie termofile e riducano la competitività di quelle più legate ad acque fredde.

La stessa dinamica si riflette nelle popolazioni pelagiche. La sardina mostra un calo sensibile, mentre l’alaccia occupa lo spazio lasciato libero, con implicazioni diverse sia dal punto di vista nutrizionale sia nella gestione del prodotto. Nei cefalopodi, il moscardino, storicamente importante per la pesca ligure, arretra vistosamente. Parallelamente si diffondono piccoli polpi (Sceurgus unicirrhus) adattati a condizioni termiche più elevate: un ricambio che sposta equilibri trofici consolidati.

Anche sugli sgombri la lettura richiede chiarezza. Gran parte di ciò che giunge sui mercati italiani proviene dall’Atlantico, mentre lo sgombro “cavalla” resta la vera specie locale. La distinzione, sottolinea Fiorentino, non è di dettaglio ma sostanziale, perché incide sulla corretta interpretazione delle disponibilità reali del bacino.

Il caso più emblematico è quello del potassolo. Negli anni Ottanta i pescherecci liguri ne sbarcavano due o tre tonnellate l’anno; oggi la cattura si riduce a poche decine di chili. È un crollo che esprime meglio di qualsiasi grafico la vulnerabilità di certe specie quando la temperatura del mare supera soglie di tolleranza ecologica.

Fabio Fiorentino, dirigente di ricerca dell’IRBIM-CNR
Fabio Fiorentino, dirigente di ricerca dell’IRBIM-CNR

Queste osservazioni trovano riscontro nelle ricerche scientifiche più aggiornate. Secondo un recente studio del CSIC di Barcellona, la costa catalana ha già visto ridursi le specie fredde e aumentare la presenza di quelle legate a climi caldi, con effetti diretti anche sulla redditività della pesca. Analisi pubblicate su Frontiers in Marine Science mostrano come le piccole pelagiche del Mediterraneo occidentale, in particolare sardina e acciuga, abbiano condizioni corporee peggiori in acque più calde e stratificate, riducendo la loro resilienza. Parallelamente, indagini sul gambero rosa (Parapenaeus longirostris) confermano che temperatura e profondità sono i principali fattori che ne guidano abbondanza e distribuzione.

In questo quadro, l’intervento di Fabio Fiorentino restituisce al Mar Ligure il ruolo di laboratorio naturale. La ricomparsa del gambero rosso, l’affermazione del gambero bianco e l’arretramento di potassolo, moscardino e sardina con l’avanzata dell’alaccia non sono episodi isolati, ma indicatori di un bacino che sta mutando in modo strutturale. Comprendere queste traiettorie richiede monitoraggi costanti, rigore tassonomico e lettura critica delle serie storiche.

L’analisi sarà oggetto di un incontro pubblico con Fiorentino alla biblioteca di Castiglione Chiavarese, venerdì alle 17, promosso dalla Pro Loco in collaborazione con il Comune.

Ricevi ogni settimana le notizie più importanti del settore ittico

NEWSLETTER

L’articolo Il Mediterraneo si scalda: nel Mar Ligure ricompare il gambero rosso proviene da Pesceinrete.

“}]] ​