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Le pratiche di pesca non sostenibile messe in atto da alcuni paesi terzi continuano a compromettere l’equilibrio degli stock ittici condivisi con l’Unione Europea. Un nuovo accordo politico raggiunto tra Parlamento e Consiglio rafforza la capacità dell’UE di reagire, introducendo strumenti giuridici più precisi e misure commerciali più incisive.
Un nuovo quadro giuridico
L’accordo modifica il regolamento (UE) 2017/2403, che disciplina le autorizzazioni di pesca nelle acque esterne all’UE. Il testo riveduto stabilisce in modo più chiaro quando e come l’Unione può identificare un paese terzo che consenta la pesca non sostenibile su stock di interesse comune.
Tra le misure attivabili figurano restrizioni sulle importazioni di pesce proveniente da tali stock o contenente materia prima derivante da attività non conformi. La portata geografica è ampia e riguarda qualsiasi bacino marino in cui coesistano interessi condivisi.
Tracciabilità e responsabilità
Il nuovo impianto normativo prevede un sistema progressivo di intervento, incentrato sul dialogo preventivo con il paese terzo coinvolto. Prima di applicare sanzioni, la Commissione dovrà avviare una consultazione formale, con l’obiettivo di correggere eventuali deviazioni attraverso cooperazione bilaterale.
In assenza di risposte adeguate, potranno essere adottate misure restrittive. Questo approccio graduale consente di mantenere un equilibrio tra fermezza regolatoria e apertura al confronto diplomatico.
Un passo strutturale verso la sostenibilità
L’intervento dell’UE risponde alla necessità di garantire una gestione efficace e scientificamente fondata degli stock condivisi. L’eccessivo sfruttamento da parte di attori esterni mina gli sforzi multilaterali e genera squilibri ambientali difficilmente reversibili.
Con questo accordo, l’Unione consolida la propria posizione nella governance internazionale delle risorse marine e rafforza gli strumenti per contrastare le distorsioni del mercato ittico legate all’origine del prodotto e alle condizioni di prelievo.
Il regolamento aggiornato rappresenta un passo rilevante nella lotta contro la pesca non sostenibile, riaffermando il principio secondo cui la protezione delle risorse marine passa da regole chiare, responsabilità condivise e trasparenza delle pratiche. Un segnale netto, che mira a tutelare l’ambiente marino e a preservare il futuro degli stock condivisi.
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L’articolo L’Unione Europea interviene sulla pesca non sostenibile praticata dai paesi terzi proviene da Pesceinrete.
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