Il pesce nei nuovi format del fuori casa: delivery, digitale e occasioni ibride

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Il 2024 ha segnato un’accelerazione significativa verso l’innovazione nei modelli di servizio e delivery, come risposta alle nuove abitudini alimentari e ai cambiamenti strutturali del settore. Il Rapporto Ristorazione 2025 di FIPE-Confcommercio registra un’evoluzione chiara: i clienti chiedono esperienza, tracciabilità e accessibilità, anche lontano dalla sala tradizionale.

Secondo il documento, il 38% dei ristoratori ha introdotto modifiche al proprio modello di servizio. Tra queste, l’adozione di tecnologie digitali, nuove formule di consumo e canali alternativi come take-away e delivery evoluto. Un contesto in cui il pesce può trovare spazio, a patto che sia supportato da processi logistici e comunicativi coerenti.

Il delivery si raffina e apre al pesce di qualità

Il valore del delivery ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro nel 2024, ma la sua identità sta cambiando. Non più solo fast food o soluzioni d’emergenza, ma veri e propri servizi gastronomici capaci di veicolare l’identità del prodotto e della cucina. Packaging sostenibile, logistica efficiente, piatti rigenerabili a casa: sono queste le nuove condizioni per partecipare al mercato.

In questa trasformazione, l’innovazione nei modelli di servizio e delivery diventa anche un’opportunità concreta per il comparto ittico. Piatti sottovuoto, mono porzioni refrigerate, combinazioni stagionali pronte da consumare: il pesce italiano può entrare a pieno titolo in un’offerta premium, se sostenuto da una filiera pronta a dialogare con la domanda urbana.

Menù digitali e storytelling tracciano nuove rotte

Non è solo il formato a cambiare, ma anche il linguaggio. Il menù cartaceo lascia spazio a interfacce digitali: QR code, app, portali aggiornabili in tempo reale. Questo apre un canale diretto tra prodotto e cliente, ideale per valorizzare provenienza, freschezza e sostenibilità del pesce.

L’adozione di soluzioni digitali consente di raccontare il prodotto in modo trasparente e coinvolgente. L’innovazione nei modelli di servizio e delivery consente così non solo di vendere pesce, ma di educare il consumatore, creare fiducia e rafforzare l’identità del ristorante che sceglie una filiera tracciabile e responsabile.

Occasioni ibride e consumo flessibile: servono nuovi formati

Dark kitchen, take-away stagionali, ristorazione diffusa in spazi non convenzionali: sono formule ibride in forte crescita, soprattutto nelle aree metropolitane. Anche il tempo del pasto si scompone: aumentano le occasioni di consumo fuori orario, i menù flessibili, le esperienze itineranti.

Inserirsi in questi spazi richiede progettualità: tagli già pronti per uso professionale, porzioni calibrate per l’asporto, proposte orientate al consumo rapido ma consapevole. L’innovazione nei modelli di servizio e delivery è una leva che il settore ittico può e deve utilizzare per restare competitivo, raggiungendo pubblici nuovi con offerte mirate.

I nuovi format non sostituiscono la ristorazione classica, ma la completano. E la domanda di qualità resta centrale. Il pesce italiano ha una carta vincente, ma deve saperla giocare: occorre investire in prodotti adatti, in comunicazione trasparente e in sinergie lungo la filiera.

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Stabilimento Findus di Cisterna di Latina sempre più “green” 
e “flessibile” con Grastim

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Grastim e CSI (Compagnia Surgelati Italiana) rinnovano la partnership verso una decarbonizzazione sempre maggiore dello stabilimento Findus di Cisterna di Latina, nell’ottica della sostenibilità ambientale.

Le due aziende hanno infatti esteso al 2035 il contratto di servizio energia relativo all’impianto di trigenerazione già presente dal 2008, con un cambiamento tecnologico che porterà un risparmio di CO2 superiore a 6.000 t/anno che rappresentano il -25% rispetto al 2024 per lo stabilimento di Cisterna e costituiscono un importante contributo nella strategia complessiva del Gruppo Nomad Foods, di cui Findus fa parte. Previsto anche un maggior risparmio in termini di costi energetici pari al 30% rispetto al precedente assetto.

L’investimento è stimato sui 5,2 milioni di euro, che si aggiungono ai 5 investiti negli ultimi 5 anni da Grastim sempre per lo stabilimento di Cisterna di Latina, cuore pulsante dell’attività produttiva per Findus, in un percorso che porterà ad un totale di 27 anni di servizio energia continuativo tra Grastim e Findus.

Grazie all’ottimizzazione dei processi produttivi da parte di CSI, ed all’impianto fotovoltaico da 2 MW di proprietà Grastim installato nel 2023, viene dismessa la centrale turbogas da 5,5 MW, e verrà installata una centrale di trigenerazione di taglia inferiore (max 4,5 MWe) e potenza flessibile per bilanciarsi con l’energia fotovoltaica. I recuperi termici del modulo endotermico saranno integrati con le utenze frigorifere a bassa temperatura attraverso un gruppo frigorifero ad assorbimento.

Findus: “investire sullo stabilimento di Cisterna parte del nostro percorso di sostenibilità”

Le innovazioni apportate all’interno dello stabilimento di Cisterna di Latina si inseriscono all’interno di un percorso più ampio che Findus ha intrapreso verso la sostenibilità, che va dall’adozione di pratiche agricole responsabili all’avere il 100% dei prodotti ittici certificati Msc o ASC, fino all’utilizzo di imballaggi riciclabili, oltre a promuovere progetti concreti per la salvaguardia degli oceani o per la tutela della biodiversità.
Nel 2023 lo stabilimento di Cisterna di Latina era stato il primo sito del gruppo Nomad Foods – gruppo di cui Findus fa parte e la più grande azienda europea di alimenti surgelati – ad essere dotato di energia solare.

“Questa nuova installazione è un ulteriore passo in avanti per rendere il nostro stabilimento sempre più green. Un impegno che a livello di Gruppo perseguiamo per promuovere una decarbonizzazione diffusa nelle nostre catene di approvvigionamento. Ci fa piacere constatare come lo stabilimento di Cisterna di Latina stia svolgendo un ruolo cruciale in questa transizione – ha commentato Antonio Cioffi, Group Head of Engineering Nomad Foods – oggi confermiamo la nostra collaborazione consolidata con Grastim consapevoli di quanto l’innovazione tecnologica sia indispensabile per una produzione sempre più sostenibile”.

A testimoniare la centralità di questo percorso, la scelta di investire sul sito produttivo di Cisterna. Negli ultimi 5 anni sono stati investiti da Findus nello stabilimento circa 32,7 milioni di euro, triplicando gli investimenti rispetto al quadriennio precedente, di cui circa un 15% dedicato all’efficientamento idrico ed energetico.

A livello di Gruppo, gli obiettivi sostenibilità sono allineati con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite:  nel 2021 Nomad Foods ha sottoscritto la campagna Business Ambition for 1.5°C, stabilendo obiettivi coerenti con le riduzioni richieste per mantenere il riscaldamento globale a 1.5°C e approvati dalla Science Based Targets (SBTi). Diversi gli ambiti di intervento, come emerge dall’ultimo Rapporto di sostenibilità, tra cui la diminuzione delle emissioni assolute per l’ attività produttiva (- 13,8% dal 2022 al 2023); la riduzione delle emissioni di gas serra (GHG); il contenimento degli sprechi; l’efficientamento dei propri siti produttivi.

Grastim: “impianto hydrogen ready. innovazione tecnologica e integrazione di più soluzioni la chiave per essere più sostenibili”

L’impianto è pensato per essere anche “hydrogen ready” fino al 20% della potenza di input. Un’operazione che rientra nelle strategie di Grastim di ampliare e integrare ulteriormente le sue soluzioni tecnologiche ad alta efficienza per i grandi player industriali impegnati a decarbonizzare le proprie attività produttive.

“Siamo orgogliosi di celebrare una partnership così duratura con un primario cliente multinazionale come Nomad Foods, ed in particolare per il sito di Cisterna di Latina, avendo attraversato, o direi inseguito, numerosi mutamenti dell’assetto produttivo della fabbrica, riadattando i nostri assets alle mutate esigenze. Questo ultimo passo non poteva che essere ancor di più spinto nell’ottica della decarbonizzazione. Con questo approccio vogliamo continuare a investire nei processi di sostenibilità degli stabilimenti del gruppo Nomad Foods e nel rinnovo degli assets della nostra società. L’idea di base è che la transizione energetica dell’industria, per essere davvero sostenibile non solo in termini ambientali ma anche economici, debba passare per l’innovazione tecnologica e l’integrazione di più soluzioni”, ha affermato Baldo Pavolini, Investments & Operations Director di Grastim.

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Spagna, il tonno si fa sostenibile: come cambiano le pratiche di rilascio a bordo

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Tecnologie per il rilascio sicuro di squali e razze stanno rivoluzionando le pratiche di bordo nella pesca a circuizione del tonno, grazie a un progetto congiunto tra AZTI e le associazioni industriali ANABAC e OPAGAC. Lo studio, pubblicato sull’ICES Journal of Marine Science e selezionato come “Editor’s Choice”, dimostra l’efficacia di dispositivi avanzati per la gestione del bycatch di elasmobranchi nelle flotte tropicali.

L’iniziativa si inserisce nel quadro del Codice di Buone Pratiche adottato volontariamente dalla flotta spagnola nel 2012, un riferimento consolidato a livello internazionale.

Strumenti concreti per migliorare le operazioni di bordo

I nuovi Bycatch Release Devices (BRDs) comprendono rampe di rilascio, barelle, sistemi a velcro, scivoli a ponte inferiore, hopper e griglie di selezione specifiche per razze mobulidi. Il loro scopo è permettere una gestione rapida e sicura degli esemplari catturati accidentalmente, riducendo al minimo la manipolazione.

Secondo Jefferson Murua, ricercatore AZTI e autore principale dello studio, “una liberazione rapida è essenziale per garantire la sopravvivenza delle specie vulnerabili, ma operare con grandi squali o razze può essere complesso e pericoloso. È per questo che abbiamo coinvolto i pescatori fin dalle fasi progettuali”.

Il coinvolgimento diretto di capitani e marinai ha garantito l’usabilità dei dispositivi, già adottati su unità operative nelle principali aree di pesca tropicali.

Un modello di sostenibilità riconosciuto e replicabile

La flotta spagnola a tonno congelato, rappresentata da ANABAC e OPAGAC, è da tempo all’avanguardia nella gestione sostenibile della pesca. Il Codice di Buone Pratiche ha introdotto misure pionieristiche: FAD non impiglianti, formazione continua a bordo, copertura osservazionale al 100% (fisica o elettronica) e protocolli dettagliati per il rilascio di squali, tartarughe e razze.

AZTI, in qualità di consulente scientifico indipendente, ha affiancato l’industria in ogni fase, facilitando la transizione verso metodi sempre più selettivi e a basso impatto.

Oggi, con l’introduzione sistematica dei BRDs, la flotta consolida un percorso di responsabilità ambientale che non si limita al rispetto normativo, ma mira a ridefinire gli standard operativi nel comparto.

Verso un’adozione globale delle tecnologie

L’approccio della flotta spagnola trova riscontro anche a livello regolatorio. Alcune Organizzazioni Regionali per la Gestione della Pesca (RFMOs) stanno iniziando a raccomandare ufficialmente l’uso dei BRDs. Questo apre la strada a una diffusione più ampia degli strumenti anche tra le flotte di altri Paesi attivi nella pesca a circuizione.

Il progetto ha ricevuto finanziamenti da più enti: Governo Basco, Unione Europea (Next Generation EU, EMFAF), Segretariato Generale della Pesca in Spagna e International Seafood Sustainability Foundation (ISSF). La convergenza di fonti pubbliche e private testimonia la rilevanza strategica di questi strumenti nel contesto della transizione ecologica.

Il rilascio sicuro e tempestivo di squali e razze rappresenta una delle sfide cruciali per la pesca tropicale del tonno. L’esperienza della flotta spagnola, supportata dalla scienza e alimentata da una solida collaborazione industriale, offre oggi un modello pratico e replicabile a livello globale.

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The Innovation Alliance 2025: nuove frontiere per il settore ittico

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Dal 27 al 30 maggio 2025, Fiera Milano si trasformerà nel cuore pulsante dell’innovazione manifatturiera grazie al ritorno di The Innovation Alliance. Un evento che riunisce quattro manifestazioni – IPACK-IMA, Intralogistica Italia, GreenPlast e Print4All – con l’obiettivo di offrire una visione integrata del futuro industriale. Anche il settore ittico è chiamato a partecipare a questa trasformazione, grazie a tecnologie che abbracciano sostenibilità, automazione e tracciabilità avanzata.

Nel contesto di IPACK-IMA, le soluzioni per il packaging alimentare rappresentano un asset strategico per le imprese della trasformazione ittica. I materiali compostabili e riciclabili, sempre più protagonisti, permettono alle aziende di rispondere alle crescenti esigenze di sostenibilità ambientale. Ma è nella digitalizzazione della filiera che si gioca la partita più interessante: tecnologie che garantiscono la piena tracciabilità del prodotto, dal mare alla tavola, sono oggi imprescindibili per chi vuole rafforzare la fiducia del consumatore e migliorare la propria competitività.

L’innovazione però non si ferma al confezionamento. Intralogistica Italia offre uno spaccato sulle soluzioni più avanzate per la movimentazione e lo stoccaggio. Per chi lavora con prodotti deperibili come il pesce, la capacità di integrare sensori intelligenti, sistemi di automazione e gestione predittiva della catena del freddo rappresenta un vantaggio operativo concreto. Una logistica efficiente, oggi, non è solo una questione di velocità, ma di qualità e sicurezza.

A fare da sfondo a tutto ciò, la rivoluzione della manifattura 5.0: con l’intelligenza artificiale al servizio della produzione, le imprese sono in grado di ottimizzare risorse, ridurre scarti e monitorare in tempo reale i propri processi. L’industria ittica, sempre più interconnessa, non può restare ai margini di questa trasformazione.

L’elemento umano rimane centrale. The Innovation Alliance dedica ampio spazio alla formazione professionale, con percorsi pensati per aggiornare il capitale umano e guidare le imprese nel cambiamento. Il settore ittico, che oggi si confronta con nuove sfide normative e di mercato, può trarre grande vantaggio da questo investimento in competenze.

In un mondo produttivo in rapido mutamento, eventi come The Innovation Alliance si configurano come veri e propri hub strategici, capaci di generare connessioni tra tecnologie e filiere, tra innovazione e identità di prodotto. L’industria ittica, da sempre anello fondamentale del Made in Italy agroalimentare, è pronta ad accogliere questa spinta al cambiamento.

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Dai fondali alle serre: il fertilizzante sostenibile a base di ricci di mare

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Ricci di mare essiccati per fertilizzanti sostenibili. È questa la sintesi di un progetto di ricerca norvegese che potrebbe cambiare la percezione di una specie marina spesso considerata un problema per gli ecosistemi costieri. I ricercatori del Nofima, centro di ricerca leader nel settore dell’alimentazione e dell’acquacoltura, hanno scoperto che i ricci di mare (Strongylocentrotus droebachiensis), abbondanti e spesso invasivi lungo le coste della Norvegia settentrionale, contengono nutrienti in concentrazioni tali da renderli una potenziale risorsa fertilizzante.

L’idea di trasformare questi echinodermi in polvere ricca di azoto, fosforo e altri micronutrienti apre un’interessante finestra sul futuro dell’economia circolare tra mare e terra, con implicazioni anche per il settore ittico e le filiere integrate.

Dallo studio scientifico alla sperimentazione sul campo

L’indagine condotta dal ricercatore senior Philip James ha evidenziato che la polvere ottenuta essiccando e triturando i ricci di mare contiene molti degli elementi fondamentali per la crescita delle piante. L’analisi stagionale dei nutrienti ha mostrato un picco primaverile nella concentrazione di azoto e fosforo, in corrispondenza con il naturale ciclo biologico dei ricci, rendendo il prodotto particolarmente adatto per l’agricoltura intensiva in quella fase.

Non si tratta solo di una curiosità accademica: il contenuto nutritivo della polvere, secondo i ricercatori, è superiore a quello dei fertilizzanti convenzionali, con il vantaggio aggiuntivo di derivare da una risorsa marina sottoutilizzata. Un beneficio duplice per l’ambiente: da un lato, si riduce la pressione antropica su fonti fossili e minerali per la produzione di fertilizzanti; dall’altro, si offre una soluzione sostenibile per contenere la proliferazione eccessiva dei ricci di mare, che impoverisce le foreste di kelp, fondamentali per la biodiversità marina.

Implicazioni per la filiera blu e per l’industria agricola

Per il settore ittico e acquacolturale, questa scoperta potrebbe generare un’ulteriore linea di valorizzazione di scarti o di raccolta selettiva, introducendo il concetto di “bioutilizzo” dei ricci di mare oltre la destinazione alimentare. Aziende specializzate nella trasformazione o nella gestione sostenibile degli stock marini potrebbero valutare l’introduzione di una filiera parallela per la produzione di fertilizzanti organici marini, con potenziali sbocchi commerciali anche nel comparto del giardinaggio biologico e dell’agricoltura rigenerativa.

L’interesse per i fertilizzanti alternativi è in crescita, spinto dalla necessità di ridurre l’impronta ambientale dell’agricoltura e dai nuovi requisiti imposti dal Green Deal europeo. In questo scenario, il modello norvegese potrebbe servire da benchmark per progetti pilota in altre aree costiere dell’Europa, comprese le zone del Mediterraneo dove il riccio di mare è presente e spesso causa di squilibri ecologici locali.

Verso una produzione sostenibile? Le prospettive future

Sebbene il fertilizzante a base di ricci di mare non sia ancora disponibile sul mercato, le evidenze emerse dal Nofima pongono le basi per ulteriori ricerche applicative. La commercializzazione dipenderà da diversi fattori: l’analisi costi-benefici del processo industriale, la disponibilità di biomassa marina, la normativa sull’uso di sottoprodotti acquatici in agricoltura e, non da ultimo, l’accettazione del mercato.

Il punto di forza del progetto sta nella sua doppia valenza ambientale: rigenerare gli ecosistemi marini attraverso una raccolta mirata e creare un’alternativa biologica ai fertilizzanti chimici, in linea con gli obiettivi di sostenibilità dei sistemi produttivi europei.

L’uso di ricci di mare essiccati come fertilizzanti sostenibili potrebbe rappresentare un punto di svolta nella gestione delle risorse marine e agricole. Un’innovazione che unisce biologia, ecologia e impresa, e che merita attenzione da parte di aziende ittiche, agricoltori, stakeholder ambientali e policy maker.

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