Rizzoli Emanuelli premiata ai Grocery & Consumi Awards 2025 per la Miglior Campagna New Media

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Rizzoli Emanuelli, la più antica azienda di conserve ittiche italiana, ha conquistato il premio Miglior Campagna New Media nell’ambito dei Grocery & Consumi Awards 2025, durante la cerimonia di oggi, 6 maggio, presso la TuttoFood Hall.

A convincere la giuria composta da 73 buyer e operatori del settore alimentare, è stato l’approccio originale, fresco e coinvolgente della campagna “Dove osano le Alici – Il Ritorno”: un’iniziativa social che ha visto protagonista lo Chef Vincitore di MasterChef Italia 10 Francesco Aquila.
All’interno di tre reel pubblicati sui canali social di Rizzoli Emanuelli, lo Chef Aquila ha proposto ricette veloci, originali e alla portata di tutti, arricchite da consigli pratici su come valorizzare al meglio i prodotti distintivi del Brand: le iconiche Alici in Salsa Rizzoli, Le DOLCI del Mar Cantabrico e Lo Sgombro Selezione Imperiale.
Il risultato è stato un mix efficace di intrattenimento e contenuto informativo, capace di trasmettere la qualità e l’eccellenza ultracentenaria delle conserve ittiche Rizzoli.

“Questo riconoscimento celebra la sinergia vincente tra il talento di Francesco Aquila, l’originalità del concept Dove Osano le Alici, ideato dall’agenzia creativa Lampi Comunicazione e la qualità dei prodotti Rizzoli. Ci impegniamo da anni per dialogare in modo autentico con i consumatori valorizzando l’unicità dei nostri prodotti attraverso i linguaggi digitali più attuali.” ha commentato Federica Siri – Marketing & Trade Marketing Manager di Rizzoli Emanuelli.

La campagna ha riscosso un forte engagement online, diventando un esempio virtuoso di come il mondo delle conserve ittiche possa innovarsi nel racconto e avvicinarsi alle nuove generazioni.

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Tecnologie subacquee e formazione: l’alleanza che rafforza l’Italia del mare

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Le tecnologie subacquee nella Blue Economy guadagnano nuovo slancio grazie a un protocollo d’intesa firmato a Roma tra la Federazione del Mare e WSense, società italiana all’avanguardia nei sistemi di comunicazione subacquea wireless.

L’accordo, siglato il 5 maggio 2025 a Palazzo Colonna dal presidente della Federazione del Mare Mario Mattioli e dalla CEO di WSense Chiara Petrioli, si propone di avviare programmi e iniziative comuni con l’obiettivo di formare nuove competenze, generare occupazione qualificata e divulgare il valore strategico della Blue Economy.

Un ecosistema per innovazione, sostenibilità e conoscenza

“La conoscenza dei fondali, delle acque profonde e di tutto ciò che accade sotto la superficie del mare – ha dichiarato Mario Mattioliè essenziale per diffondere l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la sicurezza climatica e infrastrutturale. Per questo motivo è nata la collaborazione con WSense, azienda già attiva all’interno del Cluster BIG e del Polo Nazionale della Dimensione Subacquea”.

La Federazione del Mare – ha aggiunto – intende rafforzare la cooperazione tra enti pubblici e privati coinvolti nella filiera del mare, comprese le attività sottomarine, fondamentali per il futuro economico del Paese.

Tecnologie per una gestione intelligente e sostenibile

“Siamo impegnati nella creazione di un ecosistema in cui innovazione, sostenibilità e formazione si incontrano – ha affermato Chiara Petrioli –. Le nostre tecnologie possono abilitare una gestione più intelligente delle risorse marine e contribuire alla nascita di nuove competenze professionali”.

Secondo la CEO di WSense, l’accordo con la Federazione rappresenta una straordinaria opportunità per valorizzare il potenziale marittimo italiano e costruire un sistema competitivo, resiliente e capace di generare impatto sul lungo termine.

Verso una rete unificata dell’economia del mare

Alla cerimonia della firma hanno partecipato esponenti del cluster marittimo italiano, rappresentanti istituzionali, esperti e imprenditori. L’evento ha rappresentato un momento di forte condivisione, confermato anche dagli interventi dell’Amm. Pierpaolo Ribuffo, Capo Dipartimento delle Politiche per il Mare, e dell’Amm. Isp. Capo Pietro Covino, in rappresentanza dello Stato Maggiore della Marina.

Il presidente Mattioli ha ribadito la necessità di ascoltare l’intero comparto produttivo del mare, promuovendo una rete di collegamento efficace tra imprese, istituzioni e ricerca. Solo così sarà possibile compiere quel salto di qualità richiesto oggi dalla Blue Economy.

“La Federazione del Mare lavora da anni per rendere il mare una risorsa centrale per la ripresa economica dell’Italia – ha concluso Mattioli –. Questo accordo rappresenta un passo concreto per rafforzare il cluster marittimo nazionale, valorizzando chi opera ogni giorno nella dimensione subacquea”.

Il protocollo firmato tra Federazione del Mare e WSense segna un passaggio importante per il consolidamento dell’ecosistema nazionale della Blue Economy. Attraverso la promozione di tecnologie subacquee nella Blue Economy, il sistema Italia si dota di nuovi strumenti per valorizzare le proprie risorse marine in chiave innovativa, formativa e sostenibile.

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Mercato ittico UE: i numeri di gennaio 2025 e cosa significano per la filiera

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I prezzi dei prodotti ittici in Europa, analizzati attraverso i dati ufficiali EUMOFA relativi a gennaio 2025, restituiscono una fotografia utile per orientare acquisti, strategie di posizionamento e politiche di fornitura.

Con un valore complessivo di 265,3 milioni di euro e un volume di 124.373 tonnellate, il primo mese dell’anno registra un incremento del 6% in valore rispetto a gennaio 2024, ma una flessione del 7% se confrontato con gennaio 2023. Queste oscillazioni riflettono dinamiche di filiera complesse, influenzate da domanda interna, disponibilità delle risorse e pressione internazionale sui prezzi.

Dinamiche di volume e valore: cosa cresce e cosa arretra

Il gruppo dei piccoli pelagici guida la crescita in termini di volume e valore: +6% e +9% rispettivamente, con l’aringa in testa (+78% volume, +44% valore). Performance simili per i bivalvi, trainati da mitili e vongole (+210% e +44% in volume).

Diversamente, i cefalopodi registrano una flessione dei volumi (-3%) ma un aumento del valore (+12%), spinto da un buon andamento del polpo e del totano, mentre la seppia perde il 21% in volume.

Sul fronte dei pesci piatti, si osserva un calo significativo dei volumi (-12%), con la sogliola comune in controtendenza nei Paesi Bassi (+11% valore). Peggiore la situazione per l’halibut della Groenlandia in Spagna (-81% volume, -87% valore).

I salmonidi chiudono in profondo rosso: -98% valore, -90% volume. Drastico il crollo del prezzo medio della trota, specie in Germania (–36%) ed Estonia (–48%).

Italia: il segnale forte arriva dal pesce azzurro

A gennaio 2025, il dato più rilevante per l’Italia riguarda l’acciuga, che ha quasi raddoppiato il prezzo medio, passando da 1,71 €/kg a 3,33 €/kg (+95%). Si tratta di un segnale importante: a fronte di un volume aumentato solo del 2%, il valore delle vendite è cresciuto del 17%. Un dato che evidenzia la disponibilità del mercato a riconoscere valore a prodotti di maggiore qualità o a fronte di ridotta disponibilità.

Anche le vongole italiane vedono un aumento del 9% nel prezzo medio (2,63 €/kg), a fronte di una crescita marcata nei volumi (+38%).

Opportunità per buyer e operatori commerciali

Per chi opera nella GDO o nell’Horeca, questi dati sono più di una fotografia: sono un’indicazione strategica.

Le specie con valore crescente e volumi stabili (come acciuga e polpo) possono rappresentare target d’acquisto privilegiati per chi cerca qualità e margini.

Le specie con volume in aumento e prezzi in calo (come trota o seppia) meritano attenzione come possibili opportunità di approvvigionamento vantaggioso.

Le performance dei mercati locali (es. Portogallo, Svezia, Paesi Bassi) offrono spunti per benchmarking e per costruire strategie di diversificazione della fornitura.

Leggere il mercato per agire meglio

L’analisi EUMOFA dei prezzi dei prodotti ittici in Europa a gennaio 2025 segnala un mercato ancora instabile, ma denso di segnali utili per chi sa interpretarli. Comprendere quali specie crescono in valore e quali soffrono consente agli operatori di pianificare con più efficacia.

In una fase in cui la pressione sui margini è elevata, le informazioni economiche di dettaglio rappresentano uno strumento competitivo. Continuare a monitorare fonti istituzionali come EUMOFA è oggi imprescindibile per prendere decisioni informate in tempo reale.

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Verso una nuova era blu: come l’acquacoltura estensiva può rigenerare il mare e l’economia costiera

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Blue bioeconomy rigenerativa: il futuro sostenibile dell’acquacoltura italiana. Questa visione si concretizza nel nuovo libro di Gian Matteo Panunzi, Blue Bioeconomy rigenerativa. Nuovi scenari di sostenibilità del sistema marino costiero, edito da Edizioni Del Faro e disponibile dal 29 aprile 2025.
Il volume, patrocinato da Oceanus, Ente di Ricerca riconosciuto e organizzazione no-profit attiva nella salvaguardia degli ecosistemi marini, propone un cambio di paradigma nella gestione delle risorse costiere, introducendo il modello AMEA – Aree Marine Ecologicamente Attrezzate – e il concetto innovativo di “fattoria marina“.

AMEA: un modello integrato per la sostenibilità

Le Aree Marine Ecologicamente Attrezzate (AMEA) rappresentano un approccio integrato che coniuga tutela ambientale, produzione sostenibile e inclusione sociale.
Queste aree sono progettate per favorire la rigenerazione della biomassa e della biodiversità, attraverso l’adozione di tecnologie digitali e sensoristica marina per il monitoraggio ambientale in tempo reale.
La gestione adattiva delle risorse è orientata alla sostenibilità a lungo termine, coinvolgendo attivamente le comunità locali e i pescatori artigianali.

Fattorie marine: innovazione e tradizione in mare aperto

Il concetto di “fattoria marina” introduce un modello di acquacoltura estensiva in mare aperto che integra tecnologie avanzate con le pratiche tradizionali della pesca artigianale.
Queste strutture multifunzionali operano come spazi di produzione sostenibile, presidi ecologici e opportunità occupazionali per le comunità costiere.
L’approccio valorizza le competenze locali e adotta pratiche coerenti con i principi dell’economia circolare e rigenerativa.

Oceanus: ricerca e soluzioni concrete per la transizione blu

Il patrocinio di Oceanus rafforza l’autorevolezza e la portata innovativa del libro. L’Ente, riconosciuto a livello nazionale, promuove la ricerca scientifica, la salvaguardia degli ecosistemi marini e la salute del Pianeta.
Attraverso campagne di sensibilizzazione ambientale e progetti pionieristici, Oceanus si impegna a offrire nuove soluzioni a problemi strutturali della governance marittima, ponendo al centro le comunità costiere e il rispetto per il capitale naturale.

Implicazioni per il settore ittico e le politiche marittime

L’adozione del modello AMEA e delle fattorie marine ha implicazioni significative per il settore ittico italiano.
Promuove la diversificazione delle attività economiche nelle aree costiere, rafforza la resilienza delle comunità locali e contribuisce alla conservazione degli ecosistemi marini.
Inoltre, offre una risposta concreta alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dalla sovrasfruttamento delle risorse marine, allineandosi con le strategie europee per la crescita blu e la sostenibilità ambientale.

La blue bioeconomy rigenerativa rappresenta un’opportunità concreta per ripensare il rapporto tra attività umane e ambiente marino.
Attraverso modelli come le AMEA e le fattorie marine, è possibile coniugare sviluppo economico, inclusione sociale e tutela ambientale.
Il libro di Panunzi, sostenuto da Oceanus, offre una guida tecnica e strategica a imprese, stakeholder e policy maker che vogliono essere protagonisti della transizione blu.

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Due gamberi, due mondi: cosa cambia tra l’argentino e il mediterraneo

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Due storie diverse sotto il carapace. Nel vasto mondo della commercializzazione ittica, il confronto tra il gambero argentino (Pleoticus muelleri) e il gambero mediterraneo — spesso identificato con le specie Aristaeomorpha foliacea (rosso) o Aristeus antennatus (viola) — è tra i più frequenti. Sebbene condividano una collocazione simile all’interno della gamma prodotto, le differenze tra questi due crostacei sono sostanziali e riguardano tanto la provenienza quanto le modalità di pesca, le caratteristiche organolettiche e il posizionamento commerciale.

Per chi opera nella filiera, comprendere queste differenze non significa stabilire quale sia “il migliore”, ma piuttosto valutare quale sia il più adatto alle diverse esigenze di mercato, sia in termini di prezzo, disponibilità che tipologia di utilizzo.

Provenienze opposte, esigenze diverse

Il gambero argentino proviene dall’Oceano Atlantico sud-occidentale, in particolare dalle fredde acque che bagnano le coste dell’Argentina e del Brasile, nella zona FAO 41. Viene pescato in abbondanza — secondo dati FAO, è una delle specie crostacee più importanti per la regione — e il suo successo internazionale è legato anche alla possibilità di essere congelato direttamente a bordo, mantenendo buona parte delle sue caratteristiche.

Il gambero mediterraneo, invece, è pescato nelle acque profonde della zona FAO 37. Le marinerie italiane, spagnole e greche lo conoscono bene: viene catturato con reti a strascico a grande profondità, spesso tra i 400 e gli 800 metri, in fondali fangosi dove questa specie trova l’habitat ideale. Si tratta di un prodotto meno disponibile in termini quantitativi, ma dal valore simbolico e gastronomico elevatissimo, soprattutto nelle versioni locali come il celebre “gambero rosso di Mazara del Vallo”.

Colore, sapore e consistenza: il ruolo dell’origine

Al primo sguardo, il gambero argentino si distingue per la sua taglia generalmente maggiore e il colore più chiaro, rosato-aranciato. È apprezzato per la sua versatilità, il buon rapporto qualità-prezzo e la resa in cottura, motivo per cui è molto usato nel catering, nella ristorazione medio-alta e nell’industria.

Il gambero mediterraneo, invece, colpisce per la sua intensa colorazione rosso corallo o violacea e per il profumo marino che conserva anche dopo la cottura. La consistenza della carne è più compatta e il gusto tende ad essere più deciso, con una nota dolce-amara che lo rende protagonista in preparazioni gourmet. Tuttavia, va considerata la variabilità legata alla freschezza e alla modalità di conservazione: anche il gambero mediterraneo può essere congelato, ma la sua espressività organolettica si esprime al meglio nel prodotto fresco o surgelato a bordo in tempi rapidi.

Pesca e filiera: due logiche produttive

Il gambero argentino è pescato con sistemi industriali su larga scala, prevalentemente tramite reti da traino, in un’ottica di grande distribuzione. Viene subito congelato e spesso venduto decongelato al consumatore finale, garantendo continuità di fornitura durante l’anno.

Il gambero mediterraneo segue una logica più artigianale e selettiva: le battute di pesca sono legate a periodi stagionali, le quantità sono più limitate e le normative europee impongono regole stringenti per preservare gli stock. È un prodotto che spesso assume un valore identitario e territoriale, come nel caso delle denominazioni locali (Mazara, Porto Santo Spirito, Gallipoli), ma che richiede una gestione commerciale più complessa.

Due prodotti, due strategie

Chi lavora nel commercio ittico sa bene che non esiste una sovrapposizione perfetta tra questi due prodotti. Il gambero argentino offre volume, costanza e affidabilità; il gambero mediterraneo gioca sul valore aggiunto, sull’origine certificata, sulla narrazione gastronomica.

Entrambi possono convivere nelle strategie commerciali di buyer e distributori: il primo per coprire una fascia di consumo ampia e continuativa, il secondo per rafforzare la proposta premium e territoriale. Conoscerne le peculiarità aiuta a proporli in modo più coerente rispetto al target, valorizzando le differenze come elementi di scelta e non come alternative in concorrenza.

Tra il gambero argentino e quello mediterraneo non c’è un vincitore assoluto: sono due realtà distinte, entrambe rilevanti per la filiera. Capirne le differenze — in termini di origine, metodo di pesca, gusto e destinazione d’uso — è oggi una competenza strategica per chi acquista, vende o racconta il prodotto ittico.

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