Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile

Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile

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Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile – C’è un ingrediente che racconta, in pochi granelli, la forza creativa della cucina contemporanea, la spinta verso la sostenibilità e la capacità di trasformare ciò che un tempo era scarto in valore assoluto: è la polvere di teste di gambero rosso. Un prodotto che nasce nel cuore del Mediterraneo, spesso a partire dal celebre gambero rosso di Mazara del Vallo, e che oggi trova spazio nelle cucine dei ristoranti più raffinati e, gradualmente, anche in quelle domestiche di chi ama osare con gusto.

La polvere si ottiene essiccando a bassa temperatura le teste del pregiato crostaceo, per poi ridurle in una consistenza impalpabile, di un colore acceso tra l’arancio e il rosso ruggine. Il profumo è marino, profondo, quasi balsamico, e il sapore regala un’intensità umami che nessun dado, fumetto o concentrato riesce a restituire con la stessa naturalezza. Il risultato è un condimento potente, capace di trasformare la semplicità di un risotto bianco, una maionese fatta in casa o un crostino in un’esperienza sensoriale che profuma di coste siciliane, di reti calate in mare, di maestria antica e visione moderna.

Ciò che rende l’ingrediente ancora più significativo è anche la sua carica simbolica. In un momento in cui la filiera ittica è chiamata a reinventarsi, a ridurre gli sprechi e valorizzare ogni risorsa del mare, la polvere di teste di gambero rappresenta un esempio concreto di economia circolare applicata all’enogastronomia. Recuperare ciò che normalmente verrebbe scartato, trasformarlo con processi semplici e a basso impatto ambientale, e offrirlo al mercato con un posizionamento gourmet è oggi una strategia vincente. Non solo per i produttori, ma anche per gli chef e per quei consumatori consapevoli che scelgono il gusto con intelligenza.

Uno dei primi a commercializzare e valorizzare sistematicamente la polvere di teste di gambero rosso in Italia — in particolare per il canale della ristorazione d’eccellenza — è stato Rosso di Mazara, azienda pioniera nel branding del gambero rosso pescato nel Canale di Sicilia. Il loro prodotto, spesso definito “esaltatore di sapore” o “polvere di gambero rosso liofilizzata”, nasce da una lavorazione sofisticata che prevede essiccazione e triturazione a freddo, mantenendo integro l’aroma e il contenuto nutritivo delle teste. Distribuito fin dall’inizio nel circuito dell’alta ristorazione internazionale, ha segnato una svolta nel modo di valorizzare gli scarti nobili della pesca.

A partire da Mazara del Vallo, diverse realtà italiane hanno saputo cogliere l’intuizione e farne una leva concreta di sviluppo. Alcuni laboratori e micro-aziende siciliane, in particolare, lavorano esclusivamente materia prima locale, senza l’aggiunta di conservanti, puntando su tecniche di essiccazione naturale che mantengono inalterata la potenza aromatica del prodotto. Filiera corta, trasparenza e qualità diventano i capisaldi di una proposta destinata a una nicchia in espansione, fatta di buyer, distributori specializzati e operatori horeca in cerca di referenze originali e distintive.

C’è anche un aspetto emozionale, spesso sottovalutato ma decisivo in un’epoca dominata dal racconto. La polvere di teste di gambero rosso racchiude storie di pesca, resilienza, identità territoriale. È un ingrediente che si presta alla narrazione esperienziale, al food storytelling, alle strategie di branding più evolute. E proprio per questo diventa anche uno strumento potente per chi, come noi, promuove una visione più consapevole e rispettosa della filiera ittica. Una filiera che può parlare al cuore del mercato, senza mai perdere il legame con il mare.

In un cucchiaio di polvere si concentrano non solo sapore e innovazione, ma anche un modo nuovo di intendere il valore. È la dimostrazione che il futuro dell’ittico può passare anche dalle briciole del passato, se reinterpretato con intelligenza, visione e rispetto per ciò che il mare ci dona.

Polvere di gambero rosso, la nuova frontiera del gusto sostenibile

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By catch. Il TED per salvare dall’estinzione di specie protette

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By catch. Il TED per salvare dall’estinzione di specie protette – La ragione per cui sull’attività della pesca industriale è calata, già da tempo, la scure dell’Unione Europea è legata a una preoccupazione seria, ormai divenuta certezza, ovvero che i cambiamenti climatici e l’ipersfruttamento indiscriminato delle risorse ittiche causato da una pesca irresponsabile, stanno portando a un inesorabile declino degli ecosistemi marini. Un declino che può essere arrestato con delle azioni radicali di tutela che ormai si sono resi indispensabili.

Uno degli argomenti che rappresenta un ulteriore ostacolo alla sostenibilità della pesca è la cattura accidentale delle specie protette.
Animali come le tartarughe, delfini, uccelli marini non destinati al commercio spesso finiscono impigliati nelle reti, con conseguenze devastanti per la biodiversità marina.

Quella della tartaruga caretta caretta è uno degli esempi più preoccupanti in quanto a rischio estinzione.
In Italia ogni anno più di ventimila esemplari rimangono involontariamente catturati dalle reti dei pescherecci. La mortalità diretta è compresa tra il 10 e il 50% degli esemplari catturati, ed è principalmente dovuta ad annegamento, poiché le tartarughe, che respirano aria, vengono mantenute sott’acqua per tutto il tempo della cala della rete, intrappolate nel sacco. La mortalità ritardata è più difficile da stimare ma è certamente considerevole anch’essa, infatti, molte delle tartarughe che riescono a essere rilasciate, nel caso ancora vive, non sopravvivono comunque a causa dei traumi riportati.

In soccorso a questo grave problema della pesca accidentale, causato dalle reti da traino, come quella dello strascico e della pelagica, tecniche di pesca maggiormente coinvolte in questo tipo di impatto, arriva, il TED (Turtle Excluder Device), un dispositivo montato all’interno delle reti composto da una semplice griglia inclinata che si inserisce prima del sacco della rete, studiata in modo tale da permettere il passaggio delle specie commerciali (crostacei, molluschi e pesci normalmente oggetto della pescata) fino al sacco, mentre le tartarughe con la loro maggiore dimensione e diversa forma, poiché fisicamente non riescono a passare attraverso le barre della griglia, vengono veicolate verso l’esterno della griglia inclinata, ovvero verso una apertura di fuga, situata nel tassello e nel cielo della rete a seconda della disposizione della griglia. I risultati sono davvero strepitosi: si è osservata una riduzione del 97% del by catch senza compromettere la redditività della pesca.

Alcuni Paesi, gli Stati Uniti in testa, hanno posto come condizione per l’importazione di alcune tipologie di prodotto ittico, l’uso del metodo TED.
Per questo motivo, è fondamentale che tutte le flotte, grandi o piccole, inizino ad adottare soluzioni selettive come il Turtle Excluder Device.

Non si tratta più solo di un’opzione tecnologica, ma di una scelta necessaria per garantire il futuro degli ecosistemi marini. Proteggere specie come la caretta caretta, ma anche le altre specie protette, non è soltanto un atto di responsabilità ecologica, ma un passo essenziale verso una pesca più giusta, intelligente e sostenibile.

By catch. Il TED per salvare dall’estinzione di specie protette

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Badinotti sceglie Sophos MDR per la sua cybersecurity

Badinotti sceglie Sophos MDR per la sua cybersecurity

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Badinotti

Badinotti Group SPA, azienda nata nel 1910 che produce reti da pesca e sviluppa e progetta soluzioni di contenimento per l’acquacoltura  si è affidata al team di esperti di sicurezza informatica di Sophos per proteggere la propria rete aziendale da cyber minacce e attacchi informatici grazie al nuovo approccio fornito dal servizio di Managed Detection and Response (MDR).

Con sede principale a Milano, Badinotti Group SPA conta 4 siti produttivi al di fuori dell’Italia, in Cile, in Perù, in Slovacchia e negli Stati Uniti. Badinotti è inoltre presente in diversi altri Paesi tra cui Canada, e recentemente anche Spagna e Marocco. Con un fatturato di circa 70 milioni di euro, sono circa 900 le persone che lavorano in azienda.

Nella gestione dell’infrastruttura IT aziendale, Badinotti Group SPA doveva affrontare alcune specifiche problematiche legate alle molteplici e differenti soluzioni per ogni sito. L’azienda aveva necessità di uniformare i servizi IT, identificando un partner capace di affiancarla con un piano completo per la protezione di reti e dispositivi.

La collaborazione con Sophos: da Intercept X al servizio MDR

La collaborazione tra Sophos e Badinotti Group SPA inizialmente ha preso il via nel 2023 con l’adozione della protezione endpoint Intercept X per fronteggiare gli attacchi più avanzati e beneficiando delle funzionalità complete di rilevamento e risposta. In seguito l’azienda ha deciso di affidarsi al servizio MDR proposto da Sophos, al fine di ottimizzare le risorse preposte alla gestione dell’ambito IT e ottenere una protezione proattiva contro le minacce avanzate, rilevando e rispondendo rapidamente a potenziali attacchi o anomalie, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.

La semplicità della soluzione Sophos e la competitività dell’offerta messa a punto per Badinotti Group SPA sono state tra le caratteristiche fondamentali che ha guidato la nostra scelta, fornendoci la garanzia di una piattaforma in grado di erogare un servizio centralizzato e uniformato su tutti i territori dell’azienda. Un altro aspetto vincente della proposta Sophos è indubbiamente l’integrazione con prodotti di terze parti: ciò ci ha infatti consentito di non dover sostituire completamente le varie componenti dell’infrastruttura IT preesistente e incrementando così il ritorno sull’investimento delle tecnologie già in essere all’interno dell’azienda.”, spiega Luca Cadoppi, Group IT Director di Badinotti Group SPA.

Supporto costante e analisi avanzata dei dati

Affiancata da Sophos, Badinotti Group SPA può godere del supporto di un team di esperti che effettuano un’analisi approfondita sui dati raccolti per identificare comportamenti anomali e segnali di attacco. Questa analisi dettagliata consente di prendere decisioni informate e di adottare misure correttive mirate. Inoltre, Sophos MDR aiuta a ridurre il rischio di perdite di dati, interruzioni del servizio e danni finanziari.

Nell’adozione delle soluzioni Sophos, Badinotti Group SPA è stata supportata da ITCore Group, Partner di Sophos. Multinazionale che opera nei principali ambiti dell’Information Technology, ITCore Group supporta i propri clienti dalle soluzioni più strettamente legate all’intervento tecnico di Back-Up e Disaster Recovery, fino alla collaborazione con i Brand leader del settore per quanto riguarda le tecnologie di Cyber Security e di Data protection.

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Pesce azzurro e Feamp, gli alleati degli italiani

Vantaggi per tutti: perché le proteine del pesce sono l’elemento chiave di una dieta vincente

Gli italiani devono molto al pesce. Uno dei caposaldi della dieta perfetta, infatti, sono le proteine del pesce che, abbinate alle altre come pasta, pane, latticini e uova garantiscono anche il giusto apporto di carboidrati, fibre e vitamine. Non può mancare l’olio extravergine di oliva, che amplifica ancora di più gli straordinari effetti sull’organismo degli acidi grassi monoinsaturi presenti nel pesce.

Il pesce azzurro è di grande importanza

Mare, sinonimo di biodiversità

Ed il nostro mare è uno scrigno di biodiversità. Il Mediterraneo è ricco di diverse specie di pesce azzurro, dai più definito “pesce povero” erroneamente, in quanto palamita, tombarello, acciuga, sgombro, aguglia e sardina sono risorse dalle indubbie qualità nutrizionali: contengono proteine nobili, vitamine del gruppo B, ma anche sali minerali come calcio, fluoro, ferro e fosforo. Inoltre, sono altamente digeribili, grazie all’assenza di grassi saturi.

Pesce azzurro e sostenibilità

Ma scegliere il pesce azzurro è anche un modo per contribuire alla sostenibilità del mare. Le peculiarità nutrizionali di questa risorsa, i suoi abbinamenti e le sue trasformazioni culinarie, sono oggetto di continua attenzione da parte del Programma Operativo del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP), uno strumento finanziario ideato per una crescita sostenibile e inclusiva dei settori della pesca e dell’acquacoltura nell’Unione Europea. Il Programma Operativo è gestito dal MASAF, in particolare dalla Direzione Generale della pesca marittima e dell’acquacoltura, che investe in progetti all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione, per far emergere modelli vincenti sul fronte nutrizionale e socioculturale. L’approccio parte da una consapevolezza: le risorse del mare vanno salvaguardate attraverso un utilizzo sostenibile e condiviso, con programmi di gestione che sfruttino le conoscenze scientifiche a supporto dell’occupazione e dell’economia.

Feamp e infrastrutture

A beneficiare di questo strumento è la comunità. Il FEAMP si occupa di consolidare e potenziare le infrastrutture portuali a servizio della pesca, per aiutare le imprese del settore a recuperare un’adeguata redditività ed essere concorrenziali, a livello nazionale e internazionale. La politica comune della Pesca ha come obiettivo lo sviluppo di attività di acquacoltura nei territori e nei mari, per creare economia, occupazione e benefici sociali. E’ la produzione controllata di organismi acquatici, la coltivazione dell’acqua salata, salmastra o dolce finalizzata alla raccolta di pesci, molluschi, crostacei e alghe. Un’attività che, insieme a tutto il patrimonio di conoscenze, esperienze, eccellenze e cultura, è all’avanguardia in Europa per la forte integrazione di filiera in azienda e l’eccellente qualità delle produzioni.

Il pesce è un elemento tradizionale della nostra dieta

Infine, la pesca sostenibile, industriale o artigianale che sia, non entra in conflitto con la conservazione della biodiversità marina, evitando così un impatto negativo sulle specie e sugli ecosistemi. In compenso, contribuisce sempre di più a mantenere viva quella cultura gastronomica che è ormai uno stile di vita per tutti noi.

Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora

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Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora – Il mondo consuma surimi, l’Italia lo importa. E basta questo per spiegare quanto il nostro Paese sia oggi fuori gioco in uno dei segmenti più dinamici del settore ittico globale.

Il mercato internazionale del surimi è destinato a toccare 10,64 miliardi di dollari entro il 2032, secondo le più recenti proiezioni. Una cifra imponente, che lo rende paragonabile per valore a tutto il comparto globale delle alternative vegetali alla carne, oggi stimato attorno ai 7 miliardi di dollari con previsioni di crescita fino a 15 miliardi nello stesso orizzonte temporale. Ma non solo. Il surimi sta per raggiungere da solo quasi metà del valore dell’intero mercato del salmone, valutato a 19,1 miliardi di dollari nel 2024.

Sono numeri che parlano da soli. Il surimi, prodotto a base di pesce trasformato, è diventato un elemento chiave nella dieta globale, apprezzato per versatilità, valore proteico, basso contenuto di grassi e sostenibilità. Eppure, in Italia non esiste alcuna produzione industriale: nessun impianto, nessun know-how strutturato, nessun progetto di filiera nazionale.

Tutto ciò che consumiamo proviene dall’estero. Dai colossi asiatici, come Anjoy Foods – leader cinese che nel solo primo semestre 2024 ha superato il miliardo di dollari di fatturato – o dalle piattaforme europee come quelle del Gruppo Viciunai, che distribuisce in Italia da impianti in Lituania, Estonia e Spagna.

E intanto il surimi si trasforma: da imitazione economica del granchio a ingrediente smart, reinterpretato da chef internazionali, inserito nei menu fusion, lanciato in versioni spicy, proteiche, gourmet. La sua versatilità lo rende ideale per una dieta moderna e leggera, e il suo impatto ambientale – se prodotto responsabilmente – ne fa un alleato della pesca sostenibile, utilizzando specie meno commerciali per alleggerire la pressione sugli stock più sfruttati.

In Italia, dove l’industria alimentare è famosa per innovazione e trasformazione, stupisce che nessuno abbia ancora scommesso su questo segmento. In un’epoca in cui la domanda globale di proteine alternative cresce, in cui la logistica e la shelf-life diventano cruciali, lanciare una filiera italiana del surimi significherebbe cogliere una grande opportunità economica, commerciale e di posizionamento strategico.

Il rischio è quello di restare un Paese solo distributore, senza valore aggiunto, mentre altrove si costruiscono intere economie locali attorno a prodotti trasformati come il surimi.

I dati globali sono chiari. Il surimi è oggi una categoria con lo stesso valore commerciale di comparti ormai mainstream, come il plant-based, e avanza con un’identità propria. Il momento per entrarci è ora.

  • Mercato globale del surimi: Secondo Polaris Market Research, il mercato globale del surimi è stato valutato a 6,58 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiungerà i 10,64 miliardi di dollari entro il 2032, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 5,90%
    Polaris
  • Mercato globale delle alternative vegetali alla carne: Grand View Research stima che il mercato globale delle alternative vegetali alla carne sia stato valutato a 7,17 miliardi di dollari nel 2023 e prevede una crescita a un CAGR del 19,4% dal 2024 al 2030
    Grand View Research
  • Mercato globale del salmone: Secondo Global Market Insights, il mercato globale del salmone è stato valutato a 19,1 miliardi di dollari nel 2024 e si prevede che raggiungerà i 44,4 miliardi di dollari entro il 2034, con un CAGR dell’8,8% .​

Surimi: un business da 10 miliardi che l’Italia ignora

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