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La pesca, in tutte le sue forme, rappresenta molto più di un’attività legata al mare: è cultura, tradizione, socialità ed economia. Due volti che sembrano distanti – la pesca sportiva e quella commerciale – sono in realtà legati da un filo comune: la passione per il mare e la responsabilità di tutelarne le risorse.

La pesca sportiva, praticata da migliaia di appassionati in tutta Italia, non è soltanto un hobby ma un’esperienza di vita che unisce attesa, emozione e condivisione. Chi la pratica sa che la cattura non è l’unico fine: la vera ricompensa è nel contatto diretto con la natura, nella capacità di leggere i segnali del mare e nella possibilità di socializzare con altri appassionati. In questo senso, realtà come l’A.S.D. GAM Pesca Sportiva Messina dimostrano quanto il movimento sia radicato e capace di promuovere non solo la tecnica ma anche valori di aggregazione e rispetto ambientale.

“Per noi la pesca sportiva non è soltanto competizione – afferma Michele Ricosta, presidente dell’A.S.D. GAM – ma un percorso di crescita che insegna disciplina, rispetto per il mare e attenzione alle specie. Educare i giovani a queste pratiche significa garantire un futuro sostenibile non solo per lo sport, ma per tutta la comunità”.

A sottolineare il legame tra sport e sostenibilità è anche Tony Panico, Campione del Mondo di Drifting e presidente del Vesuvio Fishing Club: “Lo sport della pesca è emozione pura, ma oggi non può prescindere da un approccio responsabile. Il rispetto delle taglie, la salvaguardia delle specie e la consapevolezza che il mare è una risorsa limitata devono essere la base su cui costruire il futuro di questa disciplina. Solo così la pesca sportiva può camminare accanto a quella professionale, in un percorso comune di sostenibilità”.

Dall’altro lato, la pesca commerciale costituisce la base economica e culturale di intere comunità costiere. I pescatori professionali vivono il mare come risorsa primaria di sostentamento e si confrontano quotidianamente con sfide cruciali: garantire un reddito stabile, valorizzare il pescato locale e allo stesso tempo rispettare le regole di sostenibilità. Non si tratta soltanto di una necessità normativa, ma di un principio che oggi condiziona la competitività stessa del settore, sempre più attento alle certificazioni, alle buone pratiche e alla tracciabilità.

Seppur diversi negli obiettivi – la ricerca della cattura emozionale per gli sportivi, il sostegno economico per i professionisti – i due mondi condividono un elemento chiave: la consapevolezza che il mare non è una risorsa infinita. Da qui nasce la responsabilità comune di rispettare le specie, le taglie minime, i periodi di riproduzione, così come l’adozione di pratiche a basso impatto sugli ecosistemi.

Il dialogo tra pesca sportiva e pesca professionale può e deve trasformarsi in una sinergia. La prima ha la capacità di diffondere una cultura di rispetto e sensibilizzazione, soprattutto tra i giovani. La seconda porta con sé secoli di tradizione, conoscenze tecniche e un ruolo strategico nell’economia nazionale ed europea. Insieme, rappresentano due facce della stessa medaglia: una passione che diventa lavoro, un mestiere che non può prescindere dall’amore per il mare.

Guardando al futuro, la sfida comune sarà quella di continuare a coniugare emozione e professionalità, passione e responsabilità. Solo così la pesca, in tutte le sue forme, potrà garantire la continuità di un patrimonio che appartiene non solo a chi la pratica, ma all’intera società.

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L’articolo Pesca sportiva e pesca commerciale: due mondi complementari uniti dalla sostenibilità proviene da Pesceinrete.

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