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In un settore, come quello del pesce, sempre più esposto alla volatilità internazionale, rafforzare il mercato interno delle filiere ittiche rappresenta una priorità strategica per garantire stabilità, continuità produttiva e capacità di investimento. L’export resta imprescindibile – e in molti casi trainante – ma la dipendenza quasi totale dalla domanda estera espone le imprese a rischi che non dipendono dalla competitività del prodotto, bensì da fattori geopolitici, macroeconomici e logistici che sfuggono al controllo degli operatori.
Il caso del Vietnam è emblematico
Il caso del Vietnam è emblematico. Nonostante un valore di esportazioni superiore a 1,1 miliardi di dollari nei primi sette mesi del 2025, sostenuto da crescite rilevanti in mercati chiave come Brasile, Malesia, Thailandia e Stati Uniti, il consumo interno di pangasio in Vietnam non supera ancora il 7% del totale prodotto. Lo ha evidenziato con grande chiarezza la VASEP, osservando che il modello industriale sviluppato negli ultimi anni si è basato quasi esclusivamente sulle esigenze dei clienti esteri.
Sul mercato domestico, infatti, l’offerta è composta principalmente da referenze basiche (pesce intero o filettato senza lavorazioni aggiuntive), con scarso investimento in packaging, branding e innovazione di prodotto. A questo si aggiunge un divario di prezzo significativo: il pangasio venduto in Vietnam ha valori inferiori del 30-40% rispetto a quello esportato, rendendo poco conveniente lo sviluppo di una distribuzione strutturata a livello nazionale.
Al contrario, in Paesi dove il mercato interno svolge un ruolo centrale – come Thailandia o India – il pesce d’acqua dolce è stato integrato nei programmi alimentari scolastici, ospedalieri e istituzionali, diventando parte integrante delle abitudini alimentari quotidiane. Ciò ha garantito alle filiere una maggiore capacità di assorbire le fluttuazioni internazionali e di pianificare investimenti industriali di lungo periodo sulla base di una domanda più stabile.
La situazione sta lentamente cambiando anche in Vietnam: alcune aziende hanno iniziato a sviluppare prodotti trasformati a base di pangasio (fish cake, fish ball, noodles ittici), rivolti a giovani, studenti e lavoratori. È un primo passo verso la costruzione di un mercato interno moderno e in linea con le nuove tendenze di consumo.
Cosa succede in Italia
Ed è proprio questo il passaggio che potrebbe riguardare da vicino anche l’Italia. In numerose filiere ittiche nazionali, gran parte della produzione è destinata all’export o al mercato fresco della grande distribuzione, mentre sono ancora poco sviluppate le linee trasformate basate su specie locali – che potrebbero rispondere alle esigenze di praticità, benessere e sostenibilità espresse dai consumatori italiani.
Integrare il pesce nazionale nei menù scolastici o sanitari, migliorare il packaging, ampliare l’offerta di prodotti ready-to-eat e lavorare sulla percezione culturale del prodotto non significa solo aumentare i volumi di vendita: significa creare una base di domanda domestica in grado di sostenere gli investimenti industriali e ridurre la dipendenza da mercati esteri sempre più competitivi.
Il Vietnam dimostra che l’export può spingere la crescita, ma la stabilità a lungo termine si costruisce rafforzando il mercato interno. Per le filiere ittiche italiane, sviluppare prodotti trasformati a base di specie locali e promuoverne il consumo attraverso politiche mirate può diventare una leva strategica fondamentale.
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