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Secondo le stime preliminari diffuse da ISTAT, l’inflazione agosto 2025 si attesta all’1,6% su base annua, in leggero calo rispetto a luglio. Il rallentamento è trainato soprattutto dalla flessione dei beni energetici, che contribuiscono ad alleggerire la pressione sull’indice generale. In controtendenza, i prezzi alimentari mostrano un’accelerazione che pesa direttamente sulle famiglie e sulle filiere produttive, inclusa quella ittica.
Nel dettaglio, i beni alimentari non lavorati registrano un aumento del +5,6% rispetto al +5,1% del mese precedente, mentre i trasformati passano dal +2,8% al +3,0%. Nel complesso, il comparto alimentare segna un +4,0% su base annua. La dinamica si riflette sul cosiddetto “carrello della spesa”, che accelera al +3,5%, confermando la persistenza di pressioni sui consumi quotidiani.
Sul fronte dei servizi, la crescita resta più sostenuta rispetto ai beni, con un differenziale che raggiunge i 2,1 punti percentuali. L’inflazione di fondo, al netto delle componenti più volatili come energia e alimentari freschi, sale leggermente al +2,1%. Un segnale che la tendenza non riguarda più soltanto i settori maggiormente esposti a shock esterni, ma anche le dinamiche interne e strutturali del mercato.
Per il settore ittico, l’aumento dei prezzi alimentari significa maggiore pressione sui prodotti trasformati, come conserve e surgelati, che costituiscono una parte rilevante dei consumi domestici. Anche i costi logistici e di distribuzione incidono, rendendo più complesso mantenere competitività senza sacrificare qualità e accessibilità.
A livello complessivo, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) segna a sua volta un -0,2% su base mensile, riflettendo l’effetto dei saldi estivi, mentre conferma una variazione annua del +1,7%. L’inflazione acquisita per il 2025 si colloca al +1,7% per l’indice generale e al +2,1% per la componente di fondo.
In sintesi, le stime ISTAT sull’inflazione agosto 2025 indicano un rallentamento moderato, ma l’alimentare continua a trainare verso l’alto i prezzi più vicini alla vita quotidiana dei cittadini. Per la filiera ittica, come per l’agroalimentare nel suo complesso, il nodo resta la capacità di coniugare sostenibilità economica e stabilità dei consumi, in un contesto di inflazione ancora lontano dalla piena normalizzazione.
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