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Nel quadro tracciato dal Foodservice Market Monitor 2025 di Deloitte, il mercato della ristorazione italiana entra in una fase di stabilità: tra il 2024 e il 2029 il giro d’affari complessivo si muove da 83 a 84 miliardi di euro, con crescita pressoché nulla. La fotografia non è uniforme: alcune nicchie avanzano, altre rallentano.

Il baricentro si sposta quindi gradualmente verso la ristorazione veloce senza servizio al tavolo: già oggi vale il 30% e, con un passo di circa +1% annuo, è attesa oltre 26 miliardi al 2029. La tradizionale presidia circa la metà del settore, mentre segnano il passo lo street food e soprattutto i bar, stimati a -1,3% di fatturato. Per le famiglie pesa il potere d’acquisto, e la richiesta di valore si traduce in scelte rapide, standard e prezzo leggibile.

In un mercato dove il peso delle catene è ancora molto inferiore alla media globale, tra i nuovi player internazionali già presenti c’è Popeyes — debutto a Milano il 14 novembre 2024 in via De Amicis e successive aperture nel 2025 nell’area milanese e a Bergamo — mentre Wendy’s ha siglato accordi di sviluppo: le prime due aperture a Milano sono previste per metà 2026.

Lo scenario internazionale conferma la direzione: nel 2024 la ristorazione mondiale ha toccato 2.916 miliardi di euro con una proiezione a 3.252 miliardi nel 2029 (+2,2% annuo). La cucina italiana continua a performare: 251 miliardi nel 2024 (+4,5% sul 2023), pari al 19% del mercato globale dei ristoranti con servizio al tavolo, trainata soprattutto da USA e Cina. È un moltiplicatore reputazionale anche per il mare italiano.

Pesca: distintività, continuità e standard

La pesca resta centrale se lavora sulla replicabilità della proposta. Per i format ad alta rotazione servono tagli affidabili (filetti skinless/boneless, porzioni calibrate, IQF), tracciabilità chiara (specie, area FAO, stagione, metodo) e logistica a temperatura controllata. Specie azzurra e cefalopodi permettono ricette rapide e qualità percepita alta nei panati leggeri, nelle cotture in forno ventilato e nelle bowl calde/fredde. Lato commerciale, accordi di conferimento tramite OP e aste aiutano a garantire continuità, riducendo variabilità e resi.

Acquacoltura: programmazione e volumi omogenei

L’allevamento offre prevedibilità su biomassa, pezzature e finestre di raccolta. Nei Quick Service Restaurant questo si traduce in rese costanti, listini più stabili e possibilità di co-sviluppare referenze “ready to cook/heat & serve” refrigerate o surgelate con shelf life adeguata. È la base per fornire più punti vendita con la stessa qualità, senza scostamenti operativi.

Portafoglio misto: l’equilibrio che regge i margini

Nel mercato della ristorazione italiana il posizionamento più solido è quindi un mix: pesca per identità, stagionalità e valore percepito; acquacoltura per coprire le voci ad alta ripetizione con standard stabili. La stagionalità del pescato diventa vantaggio competitivo se gestita con Limited Time Offer e storytelling d’origine; il core menu vive di referenze standardizzabili e facilmente eseguibili in linea.

Dalla ricetta al processo: dove si crea valore

Controllo dei tagli e delle rese in cottura, riduzione degli scarti, tracciabilità digitale e packaging informativo sono le leve per difendere i margini in un contesto di consumi prudenti. Per le catene contano i KPI (Key Performance Indicator) di continuità, sicurezza, sostenibilità e il time-to-menu: test pilota, pianificazione congiunta degli stock e promo omnicanale riducono i rischi e aumentano la prevedibilità economica.

Dunque fino al 2029 il mercato della ristorazione italiana resterà stabile, ma il valore si sposta verso i format agili. La filiera ittica cresce con un portafoglio misto: pesca per identità e rotazione stagionale; acquacoltura per continuità e standard. L’equilibrio tra replicabilità operativa e racconto d’origine è la leva per trasformare una crescita “piatta” in fatturato reale.

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L’articolo Ristorazione italiana stabile fino al 2029: il pesce si gioca la partita nel quick service proviene da Pesceinrete.

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