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Settembre è il nuovo gennaio. Il mese dei buoni propositi, delle agende nuove e delle iscrizioni in palestra. E, stando ai dati di Confcooperative-Fedagripesca, anche del ritorno al pesce: i consumi aumentano tra il 10 e il 15% dopo l’estate.
Dopo le vacanze e settimane di fritti e aperitivi in riva al mare, tre italiani su quattro dichiarano di volersi orientare verso un’alimentazione più leggera, basata su verdure, frutta e proteine nobili del mare.
Il “pesce del rientro” non è sempre lo stesso. La domanda si concentra su specie magre e facilmente digeribili come nasello, orata, sogliola e spigola. Scelte che si sposano con metodi di cottura semplici — vapore, forno o griglia — pensati per alleggerire i pasti e rendere più digeribile il ritorno alla routine. Un segnale chiaro di come la salute guidi le decisioni di acquisto più del prezzo, almeno in questa fase.
Il calendario della stagionalità aggiunge un tassello importante. Settembre è il mese ideale per acciughe, dentice, sarde, sgombro e triglie: prodotti freschi, disponibili in abbondanza e con un risparmio fino al 30% rispetto alle specie fuori stagione. Qui il tema non è solo economico: scegliere pesce stagionale significa ridurre l’impronta ambientale e sostenere una filiera più equilibrata.
Per la GDO e le pescherie locali, il rientro post-vacanza rappresenta una finestra da sfruttare. Il consumatore torna a pianificare la spesa, è più attento alle etichette e più disposto a sperimentare. Offrire assortimenti calibrati e comunicare il valore del prodotto locale diventa quindi un’opportunità strategica. Non si tratta soltanto di vendere di più, ma di consolidare una relazione di fiducia con chi cerca qualità e trasparenza.
La domanda che resta aperta è se questa spinta duri oltre settembre. L’esperienza degli operatori dice che il picco tende a smorzarsi con l’arrivo dell’autunno, quando la routine prende il sopravvento. Eppure, trasformare i buoni propositi in abitudine è possibile: campagne educative, promozioni mirate e valorizzazione della stagionalità possono aiutare a mantenere costante l’interesse.
Il confronto europeo mostra dinamiche simili. In molti Paesi dell’UE, settembre coincide con un aumento dei consumi ittici legato alla ripresa delle scuole e alla ricerca di pasti equilibrati. L’Italia non fa eccezione, ma ha un vantaggio competitivo: la varietà del pescato disponibile e una tradizione gastronomica che consente di interpretare il “pesce leggero” in mille modi.
Così, tra sensi di colpa e voglia di rinnovarsi, settembre diventa ogni anno un banco di prova per il settore ittico. Non basta cavalcare l’onda del momento: la sfida è dare continuità a un consumo che, partendo dai buoni propositi, può rafforzare l’intera filiera.
Il rientro dalle vacanze non è solo un rito sociale: per il settore ittico è un’occasione di mercato. L’aumento dei consumi di settembre, spinto da leggerezza e stagionalità, può trasformarsi in leva strutturale se produttori e distributori sapranno consolidare l’interesse oltre il picco iniziale.
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