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In Norvegia, le abitudini alimentari dei più piccoli stanno cambiando rapidamente e il consumo di pesce tra i giovani registra un andamento positivo che merita attenzione. Secondo una recente indagine del Norwegian Seafood Council, la percentuale di bambini e adolescenti tra gli 8 e i 19 anni che mangiano pesce una o due volte a settimana è salita dal 64% al 71% nell’arco di tre anni. Parallelamente, coloro che consumano pesce meno di una volta a settimana sono diminuiti dal 35% al 30%.
Alla base di questa crescita c’è un protagonista indiscusso: il sushi. Con il 30% delle preferenze, il piatto simbolo della cucina giapponese ha conquistato le nuove generazioni norvegesi, superando ricette tradizionali e versioni più “casalinghe” come salmone o trota fritti, pesce impanato e fish & chips.
Perché il sushi guida i consumi
Il sushi non è solo un piatto, ma un fenomeno culturale che ha trasformato la percezione del pesce tra i giovani. La sua estetica colorata e ordinata lo rende perfetto per i social media, alimentando la sua diffusione nelle abitudini quotidiane. È percepito come salutare, leggero e ricco di nutrienti, soprattutto rispetto alle alternative fritte. La sua accessibilità, grazie a ristoranti, supermercati e formule take-away, lo ha reso sempre più comune. Inoltre, la convivialità legata al consumo del sushi — piatto da condividere in gruppo, facile da mangiare in piccoli pezzi — si sposa con il bisogno di socialità delle nuove generazioni. In questo modo il sushi ha reso il pesce non solo più appetibile, ma anche più “identitario”.
La ricerca mette in evidenza anche differenze socio-demografiche interessanti. I giovani di Oslo, le ragazze e gli adolescenti sopra i 16 anni mostrano una frequenza di consumo di pesce superiore alla media nazionale. Un segnale che, se da un lato evidenzia il ruolo delle grandi città come incubatori di nuove tendenze alimentari, dall’altro solleva interrogativi su come colmare i divari nelle aree più periferiche del Paese.
Nonostante i progressi, il quadro non è del tutto positivo: circa 240.000 bambini e adolescenti norvegesi continuano a mangiare pesce meno di una volta a settimana. Una cifra che richiama alla responsabilità istituzioni, famiglie e industria alimentare. Per questo il programma Fiskesprell, frutto della collaborazione tra i ministeri norvegesi e lo stesso Norwegian Seafood Council, mantiene un ruolo centrale. L’iniziativa, attiva nelle scuole e negli asili, mira a diffondere l’idea di un consumo regolare di pesce che sia al tempo stesso sano, accessibile e piacevole per i più piccoli.
Il consumo di pesce tra i giovani norvegesi, dunque, non è soltanto un indicatore nutrizionale ma anche culturale. La diffusione del sushi e la capacità delle istituzioni di integrare programmi educativi strutturati raccontano di un Paese che guarda al futuro alimentare delle nuove generazioni con attenzione strategica.
L’indagine del Norwegian Seafood Council dimostra che sushi e salmone stanno ridefinendo il rapporto tra i giovani norvegesi e il pesce. I progressi sono evidenti, ma resta la sfida di coinvolgere quella parte di popolazione che ancora non integra il pesce in modo regolare nella dieta settimanale.
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L’articolo Sushi e nuove abitudini: in Norvegia cresce il consumo di pesce tra i giovani proviene da Pesceinrete.
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