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L’innovazione tecnologica in acquacoltura prende corpo nelle acque della Nuova Zelanda, dove un robot subacqueo autonomo osserva la crescita delle cozze e fornisce dati utili per programmare la raccolta con maggiore precisione.

Sembra fantascienza, ma è realtà grazie a un progetto nato all’interno dell’Università di Canterbury, oggi diventato una vera e propria startup con ambizioni globali. Un’iniziativa che coniuga automazione, intelligenza artificiale e sostenibilità, offrendo nuove prospettive alla filiera molluschicola.

Un sistema intelligente che guarda sott’acqua

Il cuore del progetto è un AUV – Autonomous Underwater Vehicle – ideato per muoversi tra le corde degli allevamenti e misurare la dimensione delle cozze in tempo reale.

Dotato di sensori ottici e software di visione artificiale, il robot raccoglie dati utili alla pianificazione delle attività di raccolta e alla previsione delle rese. Un’operazione che normalmente richiede lavoro manuale e tempi lunghi, oggi viene svolta con efficienza, continuità e precisione.

“Vogliamo offrire agli allevatori uno strumento concreto per ridurre i margini di errore e aumentare il controllo sulla produzione”, ha spiegato Tim Rensen, ingegnere e dottorando all’Università di Canterbury, ideatore del sistema.

Dalla ricerca al mercato: una startup nata per innovare

Grazie al supporto dei programmi Kiwinet, Callaghan Innovation e Sprout Accelerator, il progetto ha lasciato i confini accademici per entrare nella fase di validazione industriale.

Rensen oggi è CTO della startup che sta industrializzando il robot. La sua squadra collabora con aziende pilota per adattare il sistema alle esigenze reali della produzione. L’obiettivo: rendere questa innovazione tecnologica in acquacoltura accessibile, affidabile e scalabile.

Il vantaggio è duplice: da un lato, la possibilità di ridurre l’incertezza nei cicli produttivi; dall’altro, un risparmio su risorse, personale e investimenti in attrezzature per il monitoraggio.

Un modello replicabile per l’acquacoltura globale

La Nuova Zelanda punta a triplicare il valore delle esportazioni ittiche nei prossimi dieci anni, anche grazie a condizioni geografiche favorevoli all’acquacoltura offshore. Le cozze, in particolare, giocano un ruolo cruciale: oltre ad avere un impatto ambientale molto basso, sequestrano carbonio nei gusci e rappresentano una fonte proteica sostenibile.

L’esperienza neozelandese dimostra come l’innovazione tecnologica in acquacoltura possa essere la chiave per aumentare la resilienza e la competitività delle produzioni marine, senza rinunciare alla sostenibilità.

Per i paesi del Mediterraneo, l’approccio sviluppato da Rensen e dal suo team potrebbe rappresentare una fonte d’ispirazione concreta: integrare tecnologia e visione strategica può fare la differenza, specialmente in contesti soggetti a pressione ambientale e mercati in rapida evoluzione.

Il caso neozelandese rappresenta un esempio virtuoso di trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca all’industria. L’innovazione tecnologica in acquacoltura, se accompagnata da investimenti mirati e politiche di sostegno, può contribuire a rendere il settore più sostenibile, automatizzato e pronto alle sfide future.

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L’articolo Un robot tra le cozze: la Nuova Zelanda riscrive le regole dell’acquacoltura proviene da Pesceinrete.

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