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A distanza di anni dalla Brexit, l’Europa e il Regno Unito trovano un punto fermo sul fronte più delicato e identitario: la pesca. Il Comitato congiunto specializzato ha formalizzato un accordo che garantirà il pieno accesso reciproco alle acque fino al 30 giugno 2038. Una prospettiva temporale ampia, quasi insolitamente lunga per i tempi della diplomazia internazionale, che segna una svolta nella gestione congiunta delle risorse marine e nella stabilità per le flotte.
L’accordo pesca UE Regno Unito, raggiunto in vista del recente vertice bilaterale del 19 maggio a Londra, rappresenta un traguardo strutturale. A beneficiare di questa intesa non sono soltanto le autorità centrali, ma tutta la filiera ittica: armatori, cooperative di pesca, operatori della trasformazione, logistica e distribuzione. La certezza normativa e l’accesso garantito alle Zone Economiche Esclusive (ZEE) su entrambe le sponde della Manica permettono ora di pianificare con maggiore sicurezza investimenti e strategie di lungo termine.
Secondo quanto dichiarato dal Commissario europeo per la pesca, Costas Kadis, si tratta di un accordo che va “oltre il semplice passo avanti”: consolida le relazioni e dimostra cosa sia possibile ottenere in un contesto di collaborazione strutturata. Ma c’è di più: il valore strategico di questa decisione sta anche nell’effetto domino che può innescare. Il modello cooperativo rafforzato potrebbe diventare un riferimento per altre relazioni bilaterali su scala europea e globale, in un contesto di risorse sempre più contese.
Dal punto di vista operativo, l’intesa copre sia gli stock soggetti a quote che quelli non regolamentati da contingenti. Si garantisce così continuità alle attività di pesca che rappresentano un pilastro economico e sociale per molte comunità marittime, dall’Atlantico alla Manica. Per chi opera nella trasformazione e distribuzione, la stabilità delle forniture ittiche rappresenta un elemento essenziale: consente programmazione, contrattualistica e gestione dei volumi con meno volatilità.
Sul piano geopolitico, il rafforzamento del partenariato UE-Regno Unito in materia di pesca arriva dopo anni di tensioni e ridefinizioni, molte delle quali legate proprio all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Oggi, la creazione di una cornice duratura ribadisce che la cooperazione può prevalere sugli antagonismi, quando il focus è rivolto alla sostenibilità, alla sicurezza alimentare e all’equilibrio delle risorse marine condivise.
Il messaggio, silenzioso ma chiaro, per gli operatori della filiera è uno solo: la stabilità normativa non è più un miraggio. Pianificare, diversificare, investire, anche nell’ambito dell’export o della lavorazione di specie provenienti dalle acque britanniche, torna a essere una possibilità concreta e legittimata dal quadro normativo.
L’accordo tra UE e Regno Unito sulla pesca non è soltanto un atto diplomatico, ma una nuova base di gioco per tutta la filiera ittica europea. Dalla programmazione industriale alla gestione delle risorse, si apre una finestra di opportunità che premia chi saprà guardare oltre la contingenza.
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L’articolo Verso il 2038 con acque condivise: stabilità e strategia nella pesca UE-Regno Unito proviene da Pesceinrete.
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