Mese: Aprile 2025 Pagina 15 di 19

Scognamiglio: pesca tonno 2025 valorizza aggregazione operatori

Scognamiglio: pesca tonno 2025 valorizza aggregazione operatori

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Scognamiglio

“Accogliamo positivamente il decreto sulla campagna di pesca del tonno rosso per l’anno in corso perché incentiva e valorizza gli accordi di filiera, in un’ottica di sostenibilità ambientale”. Ad affermarlo è Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.

“Il nuovo provvedimento del governo – prosegue il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – predisposto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, con l’impegno del sottosegretario Patrizio La Pietra, consolida un percorso già definito nel 2024, con l’obiettivo di contrastare e azzerare comportamenti scorretti e pesca illegale, attraverso un sigillo di garanzia, e le speculazioni, creando le condizioni per un sistema produttivo più stabile e organizzato, in grado di rispondere in maniera ottimale alle richieste del mercato, con ricadute significative per imprese e lavoratori del comparto.

Le organizzazioni dei produttori e i loro aderenti infatti potranno trasferire fino al 50% della propria quota assegnata anche tra sistemi differenti per ottimizzare obiettivi comuni nei rispettivi piani di produzione e commercializzazione. La quota trasferita viene quindi messa a fattore comune nell’ottica di una migliore modalità di immissione sul mercato del prodotto.

Apprendiamo con soddisfazione, inoltre, dallo stesso senatore La Pietra che sono in fase di definizione le istruttorie per l’assegnazione della quota premiale, al fine di dare un riconoscimento agli investimenti effettuati negli accordi commerciali e favorire una più forte collaborazione tra i diversi attori del settore ridistribuendolo nella successiva annualità agli operatori che avranno dato esecuzione agli accordi e che intendono proseguirli.

Senza contare che un meccanismo premiale è stato predisposto anche per i lavoratori che adottano il sistema di pesca del palangaro o palamito in maniera continuativa”.

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Indagine per individuare i destinatari del PNT

Appena uscito il decreto

E’ stato appena pubblicato sul sito del Masaf il decreto volto ad individuare i potenziali beneficiari del prossimo Programma Nazionale Triennale della pesca e dell’acquacoltura, per il periodo 2025 – 2027.

Ecco il link per recuperare il D.D. ed il relativo allegato:

D.D. numero 155973 del 04.04.2025

Unci AgroAlimentare, campagna tonno rosso valorizza aggregazione operatori

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Unci AgroAlimentare, campagna tonno rosso valorizza aggregazione operatori – “Accogliamo positivamente il decreto sulla campagna di pesca del tonno rosso per l’anno in corso perché incentiva e valorizza gli accordi di filiera, in un’ottica di sostenibilità ambientale”. Ad affermarlo è Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dellUnci AgroAlimentare.

“Il nuovo provvedimento del governo – prosegue il dirigente dell’associazione di settore del mondo cooperativistico – predisposto dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, con l’impegno del sottosegretario Patrizio La Pietra, consolida un percorso già definito nel 2024, con l’obiettivo di contrastare e azzerare comportamenti scorretti e pesca illegale, attraverso un sigillo di garanzia, e le speculazioni, creando le condizioni per un sistema produttivo più stabile e organizzato, in grado di rispondere in maniera ottimale alle richieste del mercato, con ricadute significative per imprese e lavoratori del comparto.
Le organizzazioni dei produttori e i loro aderenti infatti potranno trasferire fino al 50% della propria quota assegnata anche tra sistemi differenti per ottimizzare obiettivi comuni nei rispettivi piani di produzione e commercializzazione. La quota trasferita viene quindi messa a fattore comune nell’ottica di una migliore modalità di immissione sul mercato del prodotto.
Apprendiamo con soddisfazione, inoltre, dallo stesso senatore La Pietra che sono in fase di definizione le istruttorie per l’assegnazione della quota premiale, al fine di dare un riconoscimento agli investimenti effettuati negli accordi commerciali e favorire una più forte collaborazione tra i diversi attori del settore ridistribuendolo nella successiva annualità agli operatori che avranno dato esecuzione agli accordi e che intendono proseguirli.
Senza contare che un meccanismo premiale è stato predisposto anche per i lavoratori che adottano il sistema di pesca del palangaro o palamito in maniera continuativa”.

Unci AgroAlimentare, campagna tonno rosso valorizza aggregazione operatori

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Europêche difende la pesca europea dalle accuse infondate

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Europêche difende la pesca europea dalle accuse infondate – La tempesta mediatica scatenata dalla ONG Bloom rischia di travolgere non solo la reputazione di numerosi pescherecci europei, ma anche la credibilità di un intero settore che da anni si batte per una pesca responsabile e sostenibile. Con la pubblicazione di una lista di imbarcazioni accusate di operare illegalmente nelle Aree Marine Protette (AMP), accompagnata da un appello ai supermercati per boicottare i prodotti ittici derivati da queste attività, Bloom ha scatenato una reazione immediata e decisa da parte di Europêche, la principale voce dell’industria della pesca europea.

Europêche non usa mezzi termini: il rapporto di Bloom è pieno di inesattezze, fondato su interpretazioni distorte dei dati e su una rappresentazione fuorviante delle reali finalità delle AMP. Mentre la ONG accusa le imbarcazioni di violare sistematicamente le regole ambientali, la realtà è ben diversa. In Europa, e in particolare in Paesi come la Francia, le Aree Marine Protette non sono un monolite. Esistono oltre undici diverse categorie, ognuna con obiettivi e regolamentazioni specifiche. Dalla protezione degli habitat dei fondali marini alla tutela dei cetacei o degli uccelli marini, le AMP sono strumenti di conservazione complessi che non implicano necessariamente il divieto totale delle attività umane.

Europêche sottolinea con forza che solo una minoranza di AMP sono effettivamente considerate zone di non cattura. Accostare l’intera categoria delle AMP a santuari inviolabili della biodiversità, come fa Bloom, è un errore grossolano che alimenta confusione tra i consumatori e nel dibattito pubblico. Il settore, anzi, si dice più che disposto a confrontarsi con regolamentazioni puntuali e basate su dati scientifici solidi, ma rifiuta l’idea di un approccio ideologico e generalizzato che danneggia indiscriminatamente pescatori e comunità costiere.

A preoccupare ancora di più è la metodologia stessa utilizzata da Bloom per stilare la lista incriminata. L’ONG ha fatto affidamento sul sistema di identificazione automatica (AIS) per tracciare le imbarcazioni, ma ha clamorosamente travisato il significato dei dati raccolti. L’AIS serve a localizzare la posizione di una nave, non a determinare se essa sia impegnata in attività di pesca. Un peschereccio che semplicemente transita attraverso un’AMP per raggiungere la propria zona di pesca viene così erroneamente etichettato come “pirata del mare“.

Non meno grave è l’utilizzo della velocità delle imbarcazioni come presunto indicatore di attività di pesca. In molte AMP esistono limiti di velocità imposti per motivi di sicurezza e protezione ambientale, ma per Bloom questa semplice precauzione diventa una prova di colpevolezza. Il risultato è un rapporto che accusa anche imbarcazioni non da pesca, come navi da ricerca, trasformando un’analisi seria in una lista disordinata e priva di credibilità.

Europêche ha ribadito con fermezza il proprio impegno a favore di un dialogo costruttivo con le istituzioni e invita i decisori politici a non lasciarsi influenzare da campagne ideologiche e sensazionalistiche. È la scienza, sottolinea l’associazione, a dover guidare le scelte strategiche per la tutela degli ecosistemi marini, non la pressione di chi costruisce narrazioni senza fondamento per ottenere visibilità.

Il messaggio è chiaro: la sostenibilità della pesca europea passa per un equilibrio intelligente tra protezione ambientale e attività economiche. Criminalizzare indiscriminatamente il settore non porterà a mari più sani, ma rischia piuttosto di minare la fiducia tra chi vive di pesca e chi è chiamato a tutelare il mare. Una lezione che, per il bene di tutti, conviene non dimenticare.

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Tuttofood alza l’asticella. Milano punta al vertice globale del food & beverage

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Tuttofood alza l’asticella. Milano punta al vertice globale del food & beverage – Tuttofood è pronta a trasformare Milano nella capitale mondiale del cibo. La decima edizione della manifestazione, presentata alla Farnesina, promette di superare ogni aspettativa grazie a una regia strategica che unisce la visione di Fiere di Parma, la potenza logistica di Fiera Milano e il respiro internazionale di Koelnmesse. È una mossa audace, maturata in due anni di preparazione certosina, per rendere l’evento non solo il palcoscenico più ambito per il food & beverage italiano, ma anche una calamita per gli attori globali della filiera agroalimentare.

Milano si prepara a vivere una vera e propria full immersion, non solo nei padiglioni di Rho Fiera ma anche con un fuori salone diffuso che promette di conquistare la città. Un format pensato per andare oltre la classica fiera di settore e trasformarsi in un’esperienza immersiva capace di attrarre tanto il pubblico business quanto i consumatori finali. La data da segnare è il 3 maggio, quando le porte di Tuttofood si apriranno per accogliere una platea di 3.000 buyer internazionali tra retail e food service, frutto di un raffinato lavoro di scouting e data mining condotto da Ice e Fiere di Parma.

Il messaggio è chiaro: l’Italia non si accontenta di giocare in casa. Il nostro agroalimentare, che rappresenta da solo il 10% della manifattura nazionale e si posiziona come secondo settore industriale dopo la meccanica, punta con decisione a consolidare la propria leadership internazionale. L’obiettivo non è solo competere, ma differenziarsi, evitando la corsa al ribasso sui volumi e puntando invece su qualità, autenticità e sostenibilità. Le nostre piccole e medie imprese, maestre nell’arte dei prodotti Dop e Igp, trovano in Tuttofood una piattaforma ideale per raccontare al mondo intero la propria capacità di innovare rispettando la tradizione.

Dietro questo ambizioso disegno c’è anche la visione del governo italiano. Matteo Zoppas, presidente di Ice, ha sottolineato con forza come la “diplomazia della crescita” sia la strada maestra per abbattere barriere come i dazi e ampliare la presenza del made in Italy oltre i consueti circuiti della ristorazione etnica. Con il supporto di strumenti dedicati, dalle missioni esplorative all’orientamento doganale e di certificazione, Ice affianca le imprese nei loro percorsi di internazionalizzazione garantendo un potenziale di crescita fino al +5%.

A tutto questo si aggiunge un progetto dal sapore culturale ma con enormi risvolti economici: la candidatura della cucina italiana a Patrimonio dell’Umanità Unesco, sostenuta da un investimento governativo da 100 miliardi di euro. Un riconoscimento che andrebbe a rafforzare ulteriormente il posizionamento del nostro cibo nei mercati internazionali, ampliando la portata dei prodotti italiani in canali ancora oggi poco esplorati.

Antonio Tajani, ministro degli Affari Esteri, ha ribadito il pieno appoggio dell’esecutivo a questa sfida, fissando obiettivi precisi: portare l’export italiano da 623 miliardi a 700 miliardi entro la fine della legislatura. Ambasciate e consolati saranno la vetrina del made in Italy nel mondo, supportati da una squadra compatta di istituzioni e strumenti finanziari, da Ice a Sace, da Simest a Cassa Depositi e Prestiti. E i prossimi viaggi del ministro, dall’India all’Arabia Saudita, dal Messico al Giappone, confermano la volontà di presidiare ogni mercato strategico.

Per il comparto ittico e agroalimentare italiano, Tuttofood 2025 rappresenta quindi una straordinaria occasione di visibilità e crescita. Non si tratta solo di partecipare a una fiera, ma di essere protagonisti di una narrazione globale che intreccia cultura, economia e innovazione.

Tuttofood alza l’asticella. Milano punta al vertice globale del food & beverage

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