Mese: Luglio 2025 Pagina 20 di 28

Rotogal: soluzioni isotermiche per l’ittico

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Non è un semplice contenitore: è il cuore di una filiera che deve garantire qualità, freschezza e sicurezza alimentare. Le soluzioni isotermiche per la logistica ittica firmate Rotogal sono oggi uno standard riconosciuto a livello internazionale per il trasporto e lo stoccaggio del pesce, dei molluschi e di altri prodotti alimentari sensibili.

Fondata in Galizia, nel cuore della regione spagnola a più alta vocazione peschereccia, Rotogal si è specializzata nello stampaggio rotazionale di contenitori a parete doppia, pallet, vasche e soluzioni logistiche altamente resistenti e personalizzabili. Dalla materia prima al prodotto finito, tutto il processo è interno e tracciabile, con un’attenzione costante a igiene, durabilità e performance termica.

Uno dei punti di forza di Rotogal è proprio la gamma isotermica BI – che spazia dai piccoli contenitori da 70 litri fino ai modelli da oltre 1400 litri – perfetta per ogni anello della catena del freddo. Grazie all’isolamento in schiuma poliuretanica, le superfici lisce e igieniche, e la possibilità di personalizzare con loghi, colori e accessori, questi contenitori sono largamente impiegati nelle aste del pesce, nei mercati ittici, nei porti e nei centri di trasformazione.

A conferma della vocazione all’innovazione, Rotogal ha recentemente lanciato un contenitore isotermico omologato per il trasporto con ghiaccio secco e sensori di geolocalizzazione, destinato al trasporto ultra-sicuro anche nel settore pharma. Soluzioni che si prestano perfettamente anche all’export di prodotti ittici a valore aggiunto e ad alta deperibilità.

L’azienda opera in oltre 40 paesi, con una rete commerciale ben sviluppata anche in Italia. Per i professionisti dell’ittico, scegliere Rotogal significa affidarsi a un partner solido, certificato ISO 9001 e 14001, in grado di accompagnare lo sviluppo del business con progettazione su misura, noleggio attrezzature e servizio post-vendita qualificato.

Con una produzione sostenibile e una visione orientata al futuro, Rotogal è pronta a supportare l’evoluzione della logistica ittica, offrendo contenitori intelligenti, resistenti e adattabili a ogni esigenza della filiera. Per approfondire la gamma o richiedere una consulenza tecnica, è possibile visitare il sito ufficiale rotogal.com.

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Largo consumo, nasce il nuovo Percorso Executive in Sostenibilità

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In un contesto internazionale che vede la sostenibilità al centro dell’attenzione, le aziende di qualsiasi filiera sono chiamate a un impegno costante per raggiungere risultati concreti e contribuire alla salvaguardia del pianeta. Per supportarle in questo complesso e sfidante processo di trasformazione l’Academy di GS1 Italy presenta il “Percorso Executive in Sostenibilità”, il nuovo programma formativo certificato pensato per le aziende del largo consumo che vogliono trasformare la sostenibilità in un vantaggio competitivo, integrando innovazione, minor impatto ambientale, governance e risultati di business.

Sviluppato da GS1 Italy in ambito ECR Italia e in collaborazione con Ergo Srl e GreenRouter, il programma mira infatti a fornire le conoscenze e le competenze chiave per integrare la sostenibilità a livello strategico e operativo nelle organizzazioni: offre gli strumenti per sviluppare una comprensione pratica dei principi ESG (Environmental, Social, Governance) e potenziare la capacità dei partecipanti di anticipare le evoluzioni normative, monitorare le performance, gestire progetti di riduzione dell’impatto ambientale, coinvolgere gli stakeholder e promuovere un cambiamento culturale collaborativo lungo tutta la filiera.

Il “Percorso Executive in Sostenibilità” si rivolge a professionisti di diversi livelli funzionali che operano all’interno delle aziende del largo consumo e che ricoprono ruoli chiave nella definizione e implementazione di strategie di sostenibilità, quali responsabili ESG, marketing, acquisti, produzione, R&S e amministratori, proprio perché la transizione sostenibile implica il coinvolgimento di tutte le aree aziendali.

Al via a novembre 2025, il percorso formativo disegnato dall’Academy di GS1 Italy si articola in 10 giornate in presenza a Milano, presso la sede di GS1 Italy, durante le quali verranno illustrate le principali normative di riferimento (CSRD, CSDDD, EU Taxonomy) e verrà spiegato come integrare la sostenibilità nella governance aziendale e come misurarla al fine di raccogliere i dati per la rendicontazione. Il programma approfondirà inoltre l’economia circolare, come elemento cruciale per la transizione ecologica, e le pratiche di green logistics per ridurre l’impatto ambientale della supply chain, fornendo per entrambi gli argomenti riferimenti normativi, strumenti per la misurazione ed esempi pratici. Ci si soffermerà anche sulla realizzazione del report di sostenibilità secondo gli standard internazionali GRI ed europei ESRS, sulla misurazione della sostenibilità di prodotto, sulle strategie di comunicazione e coinvolgimento del consumatore e sul supporto che le tecnologie possono dare per implementare la sostenibilità. Il percorso si concluderà con la presentazione di un project work.

Al termine del programma, i partecipanti riceveranno un Open Badge, un attestato digitale che comprova le conoscenze e le abilità acquisite, facilmente inseribile su CV elettronici e profili social per valorizzare le competenze in modo flessibile e certificato.

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Varato il PNT 2025 – 2027

Pubblicato da ieri sul sito del Masaf il PNT pesca per il triennio 2025 – 2027

Allegati tutti disponibili a questo link: https://www.masaf.gov.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/23318

Unione Europea più severa contro la pesca non sostenibile

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Con una maggioranza schiacciante di 681 voti favorevoli, il Parlamento europeo ha approvato nuove norme per contrastare in modo più efficace la pesca non sostenibile dei paesi terzi che condividono risorse ittiche con l’Unione. Una decisione attesa da tempo, che risponde a una delle criticità più sensibili per la filiera ittica europea: la concorrenza sleale e l’indebolimento degli stock causato da pratiche irresponsabili nei mari limitrofi.

Il regolamento modificato, che entrerà in vigore dopo l’approvazione formale da parte del Consiglio e la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale, punta a rafforzare la capacità della Commissione di agire verso i paesi che non adottano misure efficaci per prevenire il sovrasfruttamento delle risorse marine condivise. Lo strumento giuridico, rivisto in modo più incisivo rispetto al passato, consente ora di applicare sanzioni concrete – tra cui il blocco delle importazioni – contro chi agisce al di fuori delle regole comuni, danneggiando i partner europei.

I nuovi criteri per identificare un paese extra-UE come “non cooperante” sono più dettagliati. Si considerano tali non solo i casi in cui un paese si rifiuta di avviare consultazioni o introduce unilateralmente quote discriminatorie, ma anche quando ignora sistematicamente le raccomandazioni scientifiche o non applica gli accordi siglati, sia bilaterali che multilaterali. È un passo avanti per la credibilità dell’Unione, ma anche per la tutela concreta degli interessi di chi opera nel rispetto delle norme.

Il significato per la filiera ittica

Per i professionisti della pesca e dell’intera filiera, il nuovo quadro normativo apre scenari più equi. La pesca non sostenibile dei paesi terzi è da anni uno dei fattori più distorsivi per il mercato europeo, non solo per ragioni ambientali ma anche economiche. A farne le spese sono soprattutto gli operatori onesti: armatori, trasformatori, distributori e buyer che lavorano nel rispetto delle regole comunitarie, spesso penalizzati da importazioni a basso costo frutto di pratiche insostenibili.

Il nuovo regolamento non è solo una questione di sanzioni: introduce finalmente anche un termine di 90 giorni entro il quale un paese extra-UE deve fornire risposte qualora venga segnalato come non cooperante. Inoltre, riconosce il valore del “miglior parere scientifico disponibile” come riferimento imprescindibile per la gestione condivisa degli stock. Un elemento che rafforza il legame tra scienza, politica e mercato.

Le esperienze passate insegnano: il divieto temporaneo di importazione contro le Isole Faroe nel 2013, poi revocato nel 2014, fu un esempio isolato. Oggi, con regole più chiare e meccanismi di risposta più rapidi, l’UE si dota di uno strumento più flessibile e applicabile, anche grazie al ruolo delle organizzazioni regionali per la gestione della pesca (ORGP), come la CGPM nel Mediterraneo.

Una risposta politica e simbolica

“Per così tanto tempo i pescatori si sono sentiti inascoltati nelle loro preoccupazioni, e questa proposta è la nostra risposta”, ha dichiarato il relatore Thomas Bajada. Le sue parole suonano come un impegno politico preciso: la sostenibilità non può essere disgiunta dalla responsabilità e dalla reciprocità. Se l’Europa vuole restare all’avanguardia nella tutela degli ecosistemi marini, deve anche garantire condizioni paritarie per tutti gli attori della filiera.

Il rafforzamento delle misure contro la pesca non sostenibile dei paesi terzi rappresenta un’opportunità per consolidare una cultura del mare basata su legalità, trasparenza e cooperazione scientifica. Ma è anche un richiamo implicito a tutti gli operatori europei: la credibilità della sostenibilità passa anche dalla coerenza interna, dalla tracciabilità e dall’investimento in pratiche virtuose lungo tutta la filiera.

L’invito, ora, è a vigilare, agire in rete e costruire una cultura della sostenibilità che sia anche competitiva, non solo etica.

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Il mare non si pesca. Si coltiva. Nature Credits, la rivoluzione blu comincia qui

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La Commissione Europea ha approvato la Roadmap towards Nature Credits, un documento destinato a cambiare il modo in cui guardiamo al mare, alla pesca e al valore della biodiversità.

Abbiamo intervistato Federico Menetto, fondatore di Blufarmers, comunità digitale di pescatori e attivatore di progetti innovativi nell’economia del mare, per capire cosa cambia davvero.

Federico, partiamo dalla base: cosa sono i Nature Credits?
I Nature Credits sono unità economiche che certificano un’azione concreta, misurabile e verificabile a favore della biodiversità.
Possono essere acquistati da aziende, fondi d’investimento, enti pubblici o cittadini che vogliono migliorare la propria impronta ambientale o ridurre i rischi legati alla perdita di natura.
Chi realizza queste azioni – parliamo di pescatori, maricoltori, cooperative, gestori di aree marine – riceve un ritorno economico proporzionato al valore generato. È un sistema semplice: fai un’azione positiva per la natura, la certifichi tramite un ente terzo, e quella azione diventa un credito ambientale che puoi vendere sul mercato. Il ricavo ti torna come incentivo economico.

Avete contribuito a cambiare la narrativa sui pescatori, dando questa nuova idea di Agricoltori di mare, ormai adottata dalla Politica e dalle Istituzioni, Come è nata questa idea?
Adoro usare la semantica per innovare.
I Blu Farmers sono la prima comunità digitale nata per cambiare la narrazione attorno ai pescatori.
Dal 2018 lavoriamo per superare l’immagine del pescatore-predatore e riconoscere invece il suo ruolo di custode attivo degli ecosistemi marini.
Nascono con una visione chiara: creare un’economia del mare che non consuma, ma rigenera.
Parliamo di maricoltori, pescatori artigianali, operatori costieri che adottano pratiche sostenibili e sono pronti a produrre valore ambientale oltre che alimentare.

Quando sono nati i Blue Farmers e parlavate di carbon credit sembrava un’utopia. Oggi è realtà. Che effetto ti fa?
Oggi è realtà. Ci vorrà ancora qualche mese per vedere i primi crediti attivi, ma il quadro normativo è stato tracciato.
E devo dire una cosa con chiarezza: grazie alla politica che ha saputo ascoltare le istanze dei suoi elettori, e ha trasformato un’intuizione in economia reale.
Questa è un’opportunità per tutti. Per chi lavora, per chi investe, per chi crede nella rigenerazione.

Perché tutto questo dovrebbe interessare il mondo della pesca?
Perché oggi la pesca non è più solo produzione alimentare. È gestione attiva degli ecosistemi marini. E i Nature Credits riconoscono finalmente questo ruolo.
Significa creare nuove fonti di reddito per chi si prende cura del mare: proteggere aree di ripopolamento, rigenerare fondali, adottare attrezzi selettivi, fare maricoltura sostenibile.
Significa rendere economicamente vantaggiose pratiche già virtuose.
E soprattutto, apre la porta a modelli ibridi: pesca + rigenerazione, allevamento + sequestro di carbonio.
Questa è la nuova economia blu rigenerativa.

Hai un esempio concreto?
Sì, Mitilla, la cozza di Pellestrina. Nasce e cresce in una blue vertical farm in acque classificate A. Un sistema che non solo assicura qualità e sicurezza alimentare, ma non ha bisogno di depurazione. E questo è fondamentale: non si spreca energia, non si perde carbonio.
Le acque marine vengono migliorate dalla presenza stessa dei mitili. È un modello che genera carbon credit grazie al sequestro naturale di CO₂, e allo stesso tempo offre un prodotto locale di altissima qualità.
Questa è economia circolare applicata al mare.

C’è il rischio che diventi uno strumento per pochi o troppo complicato?
No. La Commissione ha specificato che il sistema sarà volontario, accessibile e semplificato grazie a strumenti digitali e certificatori terzi. Certo, servono standard seri, governance chiara, e no al greenwashing.
Ma chi guarda avanti sa che questo è il momento giusto:
– Le imprese che investono in natura saranno più competitive;
– I fondi europei e privati richiederanno impatti ambientali positivi;
– I mercati premieranno chi riduce i rischi ecologici e costruisce resilienza.

Cosa ti aspetti adesso?
Mi aspetto che il mondo della pesca colga questa occasione. Non si tratta di rinunciare a produrre, ma di produrre rigenerando. Di proteggere creando valore. Di fare della pesca il primo settore abilitante della nuova economia blu.
Ora tocca a noi: costruire progetti, unire competenze, creare sinergie tra enti locali, maricoltori, istituzioni e investitori.
Noi abbiamo fatto la nostra parte per portare questi temi a livello europeo. Ora vogliamo trasformare idee in casi concreti.

Un messaggio per chi ci legge?
“Il mare non si pesca. Si coltiva.” E oggi abbiamo gli strumenti per farlo davvero.

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