Mese: Luglio 2025 Pagina 21 di 28

Convivenza tra eolico offshore e pesca: la posizione di AERO

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La sfida della convivenza tra eolico offshore e pesca professionale è entrata ufficialmente nella fase più delicata. Mentre l’Europa pianifica la transizione energetica puntando con decisione sulle rinnovabili marine, la filiera ittica – già sotto pressione per crisi economiche, cambiamenti climatici e perdita di habitat – teme di essere spinta fuori dai propri spazi storici.

Il recente appello di Europeche, che ha parlato di “mari europei a un bivio critico”, ha riacceso i riflettori su un tema troppo a lungo marginalizzato. Nel frattempo, in Italia, il MASAF ha annunciato la realizzazione di una mappa nazionale dello sforzo di pesca, uno strumento destinato a incidere sui processi decisionali legati alla Pianificazione dello Spazio Marittimo (PSM).

In questo contesto, Pesceinrete ha intervistato Fulvio Mamone Capria, presidente e consigliere delegato di AERO – Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, per raccogliere la voce di chi, oggi, rappresenta il cuore industriale della transizione energetica in mare. Ne emerge una visione chiara: serve dialogo, serve metodo, servono verità.

Presidente Mamone, AERO è favorevole all’istituzione di un tavolo tecnico permanente con funzioni operative nella PSM?
Da sempre siamo favorevoli a tutti quegli strumenti e quelle azioni, e tra queste anche la nascita di tavoli specifici, che possano chiarire e meglio pianificare alcuni aspetti legati alla coesistenza di attività storiche come la pesca con le nuove esigenze di produzione di energia rinnovabile. La priorità è rendere il nostro Paese indipendente energeticamente, anche nell’interesse di imprese e cittadini, senza stravolgere le attività della filiera ittica, ma coinvolgendole. Una governance coordinata eviterebbe anche quel proliferare di notizie false che ancora circolano anche nel mondo della pesca. Un esempio: sono stati presentati 130 progetti al Mase per un potenziale di connessione alla rete Terna di oltre 80 GW (sarebbe più del totale di tutte le fonti rinnovabili attualmente installate in Italia). Di questi solo 26, per circa 18 GW, sono in fase di Valutazione di Impatto Ambientale e 4 sono già stati approvati per un totale di 2,2 GW. Se le analisi di pianificazione venissero attivate per tutti i 130 progetti credo che, oltre ad essere una perdita di tempo, si rischi soltanto di allarmare il settore della pesca perché ci si immagina un’occupazione di aree marine che in realtà non si avvererà mai. Lavoriamo, invece, sui progetti che sono in fase di V.I.A. così saremo più credibili e ridurremo una conflittualità che spesso non ha nessuna ragione di esistere.

La mappa dello sforzo di pesca può essere uno strumento utile o rischia di diventare un ostacolo?
Partiamo dall’assunto che la Pianificazione marittima in Italia è partita in ritardo, è carente, insufficiente. Una responsabilità che ha pesantemente condizionato anche la scelta dei siti da parte degli sviluppatori dei progetti di eolico offshore e fotovoltaico galleggiante che si sono trovati senza una mappatura delle aree idonee. E deve essere chiaro a tutti che qualsiasi intervento futuro di pianificazione non potrà non tener conto delle richieste progettuali già avanzate negli scorsi anni ai ministeri competenti.

Come tutte le azioni di conoscenza generale dei settori produttivi riteniamo che la mappa nazionale dello sforzo di pesca sia molto importante per diversi fini. Innanzitutto perchè ci offrirà un quadro ampio di quelle che sono le zone dove l’attività di pesca rischia di essere superiore al ritorno economico per le stesse marinerie, nonchè anche insostenibile da un punto di vista ambientale: aree dove non si riesce più a rigenerare in tempo biodiversità e stock ittici, causando crisi finanziarie al comparto pesca e danni ecologici irreparabili. Una mappa che sicuramente tornerà utile per verificare con certezza la sovrapposizione di alcune aree di pesca con quelle scelte da alcune imprese per sviluppare progetti di rinnovabili marine.

Sul valore decisionale della mappa non è mio compito decidere, ma l’analisi di quei dati deve anche tener in considerazione l’eccessivo prelievo ittico in alcune zone, il tema dei cambiamenti climatici e la perdita di habitat, coinvolgendo gli esperti di Ispra e del Mase. Senza un quadro ampio, rischia di essere uno strumento di parte e parziale. A noi fa piacere il confronto con tutti gli attori economici che vivono in mare per stemperare tensioni e per costruire insieme un futuro sostenibile e redditizio. Non siamo arroccati su una torre (eolica).

Ci sono esperienze di coesistenza tra eolico e pesca? AERO sta lavorando su questo?
Non solo ci sono, ma sono già attive. Nei mari del Nord Europa esistono esempi di convivenza positiva tra impianti offshore e attività di pesca e molluschicoltura. Certo, ci sono anche criticità. Ma si lavora.
In Italia, i nostri soci con progetti già approvati – come quelli di Ravenna, Rimini, Barletta/Bari e Marsala – hanno già avviato interlocuzioni con il mondo cooperativistico e industriale della pesca. Alcuni accordi sono già firmati, altri in via di definizione.
Abbiamo anche istituito un gruppo di lavoro permanente sul rapporto tra pesca e rinnovabili, che si confronta con ambientalisti, ricercatori e operatori.
Il nostro obiettivo è costruire progetti che non distribuiscano solo “compensazioni”, ma che incentivino giovani a restare nel settore, innovare, monitorare, partecipare. L’eolico può generare nuove opportunità se lo si guarda senza pregiudizi.

Europeche chiede che la pesca sia riconosciuta come interesse pubblico prioritario. Cosa ne pensa?
Non serve contrapporre chi pesca a chi produce energia. Serve una visione integrata. Il mare è sempre più fragile e complesso: c’è la pesca, ma anche il cambiamento climatico, le rotte commerciali, gli usi militari, l’estrazione, le nuove esigenze energetiche.
Il nostro obiettivo al 2050 è contribuire con l’eolico offshore ad almeno il 10% del fabbisogno elettrico nazionale. Non è un capriccio industriale, ma una necessità strategica.
Se non sviluppiamo la filiera dei carburanti alternativi (ammoniaca, idrogeno, metanolo), dipenderemo da altri Paesi anche in futuro.
Se si procederà con una revisione della Direttiva PSM, andrà fatto tenendo conto di tutto questo. Noi ci siamo, con spirito di collaborazione e con dati concreti. Il nostro obiettivo è costruire futuro, non creare scontri.

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Sicilia, 8 milioni per modernizzare e rendere più competitiva la filiera ittica

La Regione Sicilia vuole andare verso la pesca sostenibile, aumentare la competitività e abbracciare la transizione ecologica. Per farlo emana tre nuovi bandi, per complessivi 7,8 milioni di euro, pubblicati dal dipartimento regionale della Pesca mediterranea e rivolti alle imprese del comparto ittico, nell’ambito delle strategie di sviluppo sostenibile previste dalla programmazione Pn-Feampa 2021-2027.

Grandi manovre per la pesca siciliana

Nello specifico, il primo bando mira a rafforzare le attività di pesca sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale, attraverso investimenti a bordo e nei porti per migliorare la qualità delle catture, migliorare le condizioni di sbarco delle specie non desiderate e favorire condizioni di lavoro più sicure e salubri per gli operatori. Tra le azioni ammissibili l’ammodernamento delle attrezzature, l’adeguamento degli spazi di lavorazione e la gestione dei rifiuti delle attività di pesca. La dotazione finanziaria è di 3 milioni di euro e il contributo per ciascun beneficiario può arrivare fino a un massimo di 200mila euro.

Il secondo è invece dedicato alle imprese della piccola pesca costiera per rafforzarne la competitività, stimolando la riconversione verso pratiche a basso impatto ambientale. In linea con un approccio ecosistemico, saranno finanziati interventi orientati all’innovazione tecnologica, all’efficienza gestionale e alla diversificazione delle attività economiche, a vantaggio delle comunità locali.

Il tonno è sempre in cima alla lista dei desideri

La dotazione finanziaria è, anche in questo caso, di 3 milioni di euro, con una spesa massima ammissibile per ciascun beneficiario di 150mila euro. Il terzo bando incentiva l’efficienza energetica nel settore attraverso la sostituzione o l’ammodernamento dei motori dei pescherecci fino a 24 metri di lunghezza. L’intervento consentirà la riduzione di anidride carbonica (CO2) e all’incremento delle prestazioni ambientali delle flotte, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi ambientali europei.

L’intensità dell’aiuto previsto per ciascun beneficiario è fissato a 100mila euro e la dotazione finanziaria del bando ammonta a 1.833.976 euro.

Il 1° bando si può scaricare cliccando qui

Il 2° bando si può scaricare cliccando qui

Il 3° bando si può scaricare cliccando qui

Per tutti e tre gli avvisi la scadenza per presentare le istanze è fissata entro 90 giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana.

Il mare si scalda e il pesce cambia rotta

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Il mare si scalda e il pesce cambia rotta – Il riscaldamento dei mari modifica l’ecosistema marino, cambia la distribuzione delle specie ittiche e impone nuove sfide alla filiera della pesca. Se ne è parlato in diretta su Uno Mattina Estate su Rai Uno, nella puntata di stamattina, condotta da Carolina Rey che ha ospitato Gaspare Bilardello, collaboratore della redazione di Pesceinrete e imprenditore, accanto a Daniela Borriello, responsabile nazionale di Coldiretti Pesca.

L’invito della Rai rivolto direttamente a Pesceinrete è il riconoscimento del ruolo informativo e di presidio sul campo che la testata esercita quotidianamente all’interno del comparto. E l’intervento di Bilardello ha restituito un quadro concreto, vissuto, delle conseguenze che il cambiamento climatico sta generando nel Mediterraneo.

Quando l’acqua si scalda, il pesce migra

L’innalzamento della temperatura marina costringe molte specie a spostarsi verso colonne d’acqua più fredde, rendendo più difficoltosa la loro localizzazione da parte dei pescatori.

“Un tempo alcune specie erano abbondanti – ha raccontato Bilardello – oggi si fatica a trovarle, e a risentirne non è solo la quantità, ma la qualità della pesca”.
In questa dinamica si intrecciano cause ambientali e storiche: da un lato il surriscaldamento delle acque, dall’altro decenni di sovrasfruttamento e pratiche non selettive hanno impoverito i fondali.

Prezzi in altalena, ma il problema è strutturale

Un’altra questione affrontata nel corso della trasmissione riguarda l’andamento dei prezzi del pesce. I dati relativi al periodo luglio 2024 – maggio 2025 mostrano aumenti marcati solo per alcune categorie, come molluschi, vongole, naselli e merluzzi. Al contrario, specie come triglie e sardine hanno registrato una diminuzione di prezzo.
Questo evidenzia come, anche in un mercato condizionato dalla scarsità, i prezzi non si muovano sempre in modo omogeneo. Entrano in gioco fattori culturali, abitudini di consumo e disponibilità locali.

Oltre la pesca: acquacoltura e attività collaterali

“Se non si lavora su modelli più sostenibili, non troveremo più gli stessi pesci sulle nostre tavole”, ha osservato Daniela Borriello. In questo scenario, acquacoltura e attività collaterali rappresentano soluzioni possibili, ma non esenti da criticità ambientali e produttive. La transizione verso un sistema marino resiliente passa anche dalla consapevolezza che allevare non significa automaticamente sostenere.

Una testimonianza concreta

Con la sua partecipazione a Uno Mattina Estate, Pesceinrete ha portato in Rai la voce dei territori, quella di chi ogni giorno ha a che fare con reti, mercato e strategie di adattamento.
Il cambiamento climatico è un dato di fatto per il mare. Pesceinrete, con il contributo di Gaspare Bilardello, ha raccontato in diretta nazionale ciò che accade nel Mediterraneo, mettendo in luce le difficoltà crescenti per la pesca e l’urgenza di ripensare il futuro del comparto.

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Quando la pescheria parla a tutta la famiglia, animali compresi

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Succederà anche in Italia? La domanda è meno provocatoria di quanto sembri. Dopo il lancio ufficiale in Spagna, l’idea delle pescherie con prodotti ittici per animali domestici comincia a incuriosire anche nel nostro Paese.

A Madrid, nel cuore del mercato Guzmán el Bueno, Fedepesca ha acceso i riflettori su un nuovo modello di punto vendita: un luogo dove acquistare prodotti della pesca e dell’acquacoltura pensati non solo per l’alimentazione umana, ma anche per quella degli animali da compagnia. Un’evoluzione che intercetta una tendenza già presente nei supermercati, ma che per la prima volta viene declinata in chiave tradizionale, con un’identità di filiera ben radicata.

L’iniziativa è sostenuta dal Ministero delle Politiche Agricole, della Pesca e dell’Alimentazione e mira a ridare centralità alle pescherie come spazi moderni e multifunzionali, capaci di rispondere a nuove abitudini di consumo. In questo caso, offrendo anche referenze di qualità per cani e gatti, con il pesce come ingrediente principale.

Durante l’evento, Fedepesca ha presentato materiali promozionali personalizzati, packaging ad hoc e contenuti social pensati per comunicare con chiarezza questa nuova proposta. Non si tratta semplicemente di inserire qualche prodotto “extra scaffale”, ma di costruire un’offerta coerente con la filosofia del punto vendita: alimentazione sana, tracciabilità, competenza nel consigliare e fiducia da parte del cliente.

Il messaggio è chiaro: la pescheria può diventare un punto vendita per tutta la famiglia, compresi gli amici a quattro zampe. La logica è inclusiva, ma anche funzionale: perché costringere il consumatore a recarsi in più negozi, quando può trovare in un solo luogo ciò che serve alla tavola… e alla ciotola?

Per chi lavora nella filiera ittica, l’idea potrebbe sembrare insolita. Ma guardarla con attenzione significa cogliere una possibilità concreta: differenziare, fidelizzare, innovare senza perdere autenticità. L’introduzione di prodotti ittici per animali domestici potrebbe aprire collaborazioni con aziende del pet food, generare nuove sinergie logistiche, rinnovare la comunicazione e dare slancio al punto vendita.

In un mercato che richiede sempre più agilità e personalizzazione, questo modello – già collaudato in Spagna – offre uno spunto concreto anche per il tessuto italiano. Coniugare tradizione e servizio, mantenendo alta la qualità, è oggi un vantaggio competitivo.

Guardare avanti significa anche rompere schemi consolidati e rimettere in discussione il ruolo stesso del negozio. Le pescherie non devono per forza restare ancorate a un modello esclusivamente alimentare, se possono diventare un punto di riferimento per chi cerca un’alimentazione sana e responsabile, anche per il proprio animale domestico.

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FAO e Conxemar rilanciano da Vigo la strategia per il cibo acquatico

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Il congresso internazionale FAO Conxemar 2025, in programma il 6 ottobre a Vigo, rappresenta un nuovo momento di confronto tra istituzioni, imprese e mondo scientifico sul futuro dell’alimentazione e sull’evoluzione della filiera ittica. Organizzato dall’Associazione Conxemar in collaborazione con la FAO e il Ministero spagnolo dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA), il congresso si concentrerà sul ruolo delle proteine acquatiche nella sicurezza alimentare e nella nutrizione globale.

L’edizione di quest’anno si inserisce nel trentennale del Codice di condotta per una pesca responsabile della FAO, punto di riferimento internazionale per le buone pratiche di pesca e acquacoltura. Il titolo scelto, “Aquatic Food = Food Security“, riflette una visione ormai condivisa: le risorse alimentari provenienti da mari, fiumi e impianti d’allevamento sono centrali per rispondere alle esigenze nutrizionali del pianeta.

Aprirà i lavori Manuel Barange, Direttore della Divisione Pesca e Acquacoltura della FAO, con un intervento dedicato a produzione, sostenibilità e utilizzo dei prodotti ittici alla luce dei trent’anni del Codice. Il suo contributo offrirà una chiave di lettura sull’evoluzione delle strategie globali, con particolare attenzione all’equilibrio tra pesca, acquacoltura e nuove fonti proteiche.

Il programma prevede quattro tavole rotonde:

  • Accesso dei consumatori alle proteine acquatiche;
  • Impatto della pesca e dell’acquacoltura sulla società;
  • Innovazione e sostenibilità nella catena del valore;
  • Approcci futuri e strategie di crescita.

Si affronteranno temi legati all’equità nell’accesso al cibo, all’evoluzione dei consumi, al ruolo dei territori e alle tecnologie emergenti, tra cui le alghe, le proteine coltivate e la biotecnologia alimentare.

Uno degli aspetti di maggiore rilevanza sarà l’analisi GAP condotta dalla Fish Nation Foundation sul Codice FAO, che metterà in evidenza i punti di forza e le aree critiche nella sua applicazione reale nei diversi contesti geografici.

La riflessione proposta a Vigo risulta particolarmente attuale anche per i mercati europei, dove l’interconnessione tra approvvigionamento, innovazione e sostenibilità è sempre più cruciale. Non si tratta soltanto di adattarsi, ma di ripensare l’intero sistema di produzione e distribuzione in ottica integrata.

Il congresso internazionale FAO Conxemar 2025 punta a fare il punto sull’evoluzione del comparto ittico, tra sfide globali e opportunità emergenti. Un’agenda che tocca tutti i segmenti della filiera e offre spunti operativi per orientare scelte consapevoli.

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