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Un recente progetto di ricerca guidato da Nofima ha dimostrato che omega-3 e zinco nell’alimentazione del salmone costituiscono un binomio essenziale per garantire robustezza, adattabilità e qualità del filetto.

Nutrienti in sinergia

Gli scienziati hanno analizzato il ruolo delle interazioni nutrizionali, mettendo in evidenza due aspetti chiave: da un lato la sinergia tra zinco e omega-3 EPA e DHA, dall’altro l’importanza di colesterolo e grassi saturi. Questi ultimi, spesso associati a rischi per la salute umana, sono risultati invece cruciali per la consistenza e la colorazione del filetto di salmone.

Nini Sissener, ricercatrice Nofima, ha ricordato che il passaggio da olio e farina di pesce a oli vegetali nei mangimi ha ridotto il livello di grassi saturi e colesterolo. Le prove sperimentali hanno mostrato conseguenze dirette: filetti meno compatti, con maggior perdita di liquidi in fase di scongelamento e con una colorazione rossa attenuata.

Zinco e omega-3: fondamentali dalla fase giovanile

Nella fase di acqua dolce, i salmoni giovani hanno mostrato benefici significativi con livelli adeguati di zinco e omega-3: maggiore densità ossea, migliore cicatrizzazione cutanea e crescita più equilibrata. La presenza di omega-3 favorisce anche l’assimilazione dello zinco, confermando la natura sinergica di questo rapporto.

Per gli allevamenti a terra, il 6% di omega-3 sugli acidi grassi totali risulta sufficiente. Ma nelle gabbie marine, dove i pesci affrontano stress ambientali maggiori, le esigenze cambiano. Qui, un apporto più elevato di omega-3 ha portato a performance migliori: salmoni alimentati con l’11% di omega-3 hanno ripreso a nutrirsi più rapidamente dopo la disinfestazione rispetto a quelli con il 6,5%.

Implicazioni per la filiera

Secondo Bente Ruyter, senior scientist di Nofima, le interazioni nutrizionali influenzano aspetti chiave: dalla salute della pelle al metabolismo energetico, fino alla capacità di adattarsi a condizioni ambientali difficili. Mari più caldi, aumento dei pidocchi di mare e nuove tecniche di produzione richiedono salmoni più resilienti, e la nutrizione rappresenta lo strumento principale per raggiungere questo obiettivo.

Il progetto, finanziato dal Fondo Norvegese per la Ricerca sui Prodotti Ittici (FHF), ha coinvolto numerosi partner accademici e industriali, tra cui l’Istituto di Ricerca Marina, l’Università Norvegese di Scienze della Vita, l’Università di Göteborg e aziende leader come Skretting e Biomar. Le conclusioni offrono al settore indicazioni pratiche per formulare mangimi che coniughino benessere animale, resa produttiva e qualità commerciale.

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L’articolo Omega-3 e zinco: la nuova frontiera nell’alimentazione del salmone proviene da Pesceinrete.

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