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Il Giappone, patria della cucina a base di pesce più raffinata del mondo, sta attraversando una fase di profonda trasformazione nei consumi alimentari. Proprio il calo del consumo di pesce in Giappone si conferma come una tendenza strutturale, non più legata solo alle oscillazioni economiche o stagionali. I dati più recenti mostrano che le famiglie giapponesi spendono di più per acquistare meno, un segnale chiaro di mutamento sociale e culturale.
A luglio 2025, la spesa media per i prodotti ittici per famiglia si è attestata a 5.553 yen, pari a circa 37,4 dollari, registrando un calo dell’1% su base annua in termini nominali e dell’1,6% in termini reali. È il sesto mese consecutivo di contrazione, a conferma di un trend che preoccupa produttori, importatori e analisti del settore.
Anche il volume di acquisto del pesce fresco è sceso a 1,3 chilogrammi per famiglia, con una riduzione dello 0,6%. Un dato che, insieme all’aumento medio dei prezzi, suggerisce una dinamica di consumo selettiva: i cittadini giapponesi preferiscono comprare meno ma privilegiare la qualità o la praticità dei prodotti.
Le differenze tra le categorie di prodotto rivelano una fotografia ancora più complessa. Il salmone, nonostante un incremento del 29% nella spesa, ha perso il 16,9% in peso. Il tonno, simbolo per eccellenza della cucina nipponica, è in calo del 2%, mentre crostacei come capesante e granchi segnano rispettivamente -54% e -44%. Persino i gamberi, da sempre tra i più richiesti, arretrano del 14%.
Non mancano però segnali positivi. La costardella del Pacifico ha registrato un incremento di quasi il 100% grazie al miglioramento delle catture, e i prodotti salati o essiccati, pratici e più economici, sono aumentati del 3,3%. È il riflesso di un adattamento del mercato a nuovi stili di vita, dove la conservabilità e la facilità di preparazione diventano valori chiave.
Il consumo pro capite di pesce in Giappone si è dimezzato rispetto all’inizio degli anni Duemila. Questo declino non è solo un problema di mercato, ma una questione identitaria. Il pesce è parte integrante della cultura giapponese, della sua salute pubblica e del suo immaginario collettivo. La perdita di centralità di questo alimento tradizionale evidenzia un cambiamento nei ritmi di vita, nella struttura familiare e nella percezione del valore del cibo.
Per l’industria ittica giapponese, la sfida è duplice: mantenere sostenibilità e redditività in un contesto di domanda in calo e di costi crescenti. Le soluzioni dovranno passare dall’innovazione tecnologica, dall’educazione alimentare e da strategie di promozione capaci di riconnettere i consumatori alla loro eredità gastronomica. Il Giappone, che ha insegnato al mondo il valore del mare, deve ora trovare un nuovo equilibrio tra tradizione e modernità.
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