[[{“value”:”
Il Vietnam rappresenta una delle origini più rilevanti per l’import europeo di prodotti ittici. Volumi consistenti, continuità produttiva e una crescente diffusione delle certificazioni fanno del Paese un punto fermo per chi lavora con vannamei, Black Tiger, Pangasio e molluschi bivalvi. Ma dietro la forza dell’offerta vietnamita si nasconde un ecosistema produttivo articolato, in cui la stabilità della fornitura dipende sempre più dalla capacità del buyer di scegliere il partner giusto.
Per gli operatori europei la domanda non è più “conviene comprare dal Vietnam?”, ma “da chi conviene comprare, con quali garanzie e con quali strumenti di controllo?”.
E oggi questa risposta richiede un’analisi puntuale della filiera vietnamita.
Una filiera in evoluzione: certificata, ma non per tutti
La crescita delle certificazioni internazionali – ASC, GLOBALG.A.P., BAP – è uno dei segnali più positivi del mercato vietnamita. Le produzioni di acquacoltura mostrano processi più standardizzati, tracciabilità più chiara, audit più frequenti. Negli stabilimenti più strutturati, le procedure interne sono ormai comparabili con quelle dei principali competitor globali.
Ma questa professionalizzazione non è uniforme. La base produttiva vietnamita resta frammentata: migliaia di piccoli allevatori operano con livelli documentali e investimenti molto variabili.
Per i buyer europei, questo significa che l’origine non può essere valutata come blocco unico: la reale affidabilità dipende dalla scelta puntuale del fornitore.
Vongole certificate: il comparto più prevedibile per gli importatori europei
Tra i segmenti più solidi del Paese, spiccano le vongole certificate. Le principali aree di produzione che adottano schemi internazionali riconosciuti dall’UE offrono:
• tracciabilità centralizzata e procedure chiare,
• modelli di gestione comunitaria collaudati,
• continuità produttiva stabile anche in fasi di mercato complesse.
Per chi lavora con volumi programmati, questo comparto rappresenta una delle origini più affidabili dell’intera Asia.
Le tre variabili che definiscono il rischio-Paese per un buyer
Chi importa dal Vietnam oggi deve gestire tre macro-variabili:
1. Il costo della sostenibilità
La crescente adozione di certificazioni comporta investimenti che incidono sul prezzo finale. Le aziende più strutturate – quelle che garantiscono meno rischi – tenderanno a posizionarsi su livelli di prezzo più elevati ma giustificati dalla qualità documentale.
2. La frammentazione produttiva
La coesistenza di operatori molto avanzati e piccolissimi produttori rende la selezione del partner decisiva. La stessa specie può presentare differenze significative in termini di documentazione, biosicurezza e gestione dei registri.
3. La pressione climatica
Eventi estremi, intrusioni saline e oscillazioni stagionali incidono sulla disponibilità e sulle tempistiche di raccolta. La stabilità reale del prodotto vietnamita dipende dalla resilienza delle singole aziende, non dell’origine in sé.
Il nodo della Yellow Card: la criticità per chi importa wild-caught
La permanenza della “Yellow Card” UE per la pesca IUU resta il punto più delicato per chi acquista specie selvatiche. Per gli importatori europei questo si traduce in:
• controlli doganali più severi,
• tempistiche di sdoganamento meno prevedibili,
• richieste documentali più ampie e dettagliate,
• rischi amministrativi e costi extra non sempre immediatamente visibili.
Finché il provvedimento rimarrà attivo, l’unica strategia efficace è lavorare con fornitori dotati di sistemi interni impeccabili, in grado di sostenere verifiche approfondite senza rallentamenti.
I fornitori vietnamiti più affidabili: quattro indicatori decisivi
All’interno del mercato vietnamita, i partner realmente strategici si riconoscono da quattro elementi:
• integrazione verticale (allevamento + trasformazione),
• certificazioni multiple con audit ricorrenti,
• digitalizzazione dei registri e processi centralizzati,
• cooperative certificate con controllo comunitario della tracciabilità.
Queste caratteristiche riducono al minimo le variabili operative e documentali per il buyer europeo.
Il Vietnam rimane un riferimento, ma richiede una lettura adulta del mercato
Importare dal Vietnam significa lavorare con una delle origini più importanti e dinamiche del mondo. Ma significa anche operare in un sistema in trasformazione, dove la differenza non è più tra prodotto “vietnamita” e prodotto “non vietnamita”, bensì tra fornitori maturi e fornitori non ancora in linea con gli standard richiesti dal mercato europeo.
Per chi compra, l’approccio vincente è chiaro:
• scegliere partner certificati e strutturati,
• verificare la qualità della documentazione già nella fase preliminare,
• considerare l’eventualità di controlli doganali UE,
• monitorare costantemente la normativa IUU,
• diversificare fonti e fornitori per mitigare i rischi climatici e produttivi.
Il Vietnam continuerà a essere un punto di riferimento dell’offerta asiatica, ma la selezione del fornitore giusto rappresenta oggi la differenza tra una filiera efficiente e una soggetta a rallentamenti, incompleti o extra costi.
Sabrina Benini, Direttore Commerciale e Responsabile Vendite Extracee/Europa di Magic Foods
L’articolo Vietnam: certificazioni, rischi e opportunità proviene da Pesceinrete.
“}]]