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Il ciclo “Parliamo di mare: la pesca, l’acquacoltura e il coraggio di scommettere”, promosso dal Dipartimento per le Politiche del Mare della Presidenza del Consiglio in collaborazione con il MASAF, ha preso avvio, sabato 22 novembre, a Pozzallo con un incontro che ha riunito istituzioni, mondo della cooperazione, rappresentanti delle marinerie e ricercatori impegnati nello studio degli ecosistemi marini.

L’appuntamento, molto partecipato, ha offerto una lettura ampia dei cambiamenti in atto nel Mediterraneo e del ruolo che l’Italia intende assumere nei prossimi anni.
Il ministro Francesco Lollobrigida, il cui intervento era inizialmente previsto in programma, ha dovuto concentrare la propria presenza su altri impegni istituzionali, lasciando al sottosegretario Patrizio La Pietra il compito di rappresentare il MASAF nel dibattito.
Tra i numerosi interventi, si sono distinti quelli del ministro Nello Musumeci, di Gilberto Ferrari per Confcooperative, di Daniela Borriello per Coldiretti Pesca e dello stesso La Pietra, che ha chiuso i lavori.

Musumeci: più ricerca e una strategia nazionale più solida

Nello Musumeci ha aperto la discussione soffermandosi su un punto spesso trascurato nel dibattito pubblico: la conoscenza incompleta dei fondali marini italiani. Una parte consistente del territorio sommerso non è ancora adeguatamente mappata, e questo limita la capacità del Paese di programmare con precisione la gestione dello spazio marittimo, la tutela degli ecosistemi e le attività produttive.

Il ministro ha poi richiamato l’attenzione sul ricambio generazionale, oggi insufficiente in molte marinerie, con un impatto diretto sulla continuità delle imprese e sulla trasmissione delle competenze.
In questo quadro, Musumeci ha definito l’acquacoltura una componente sempre più strategica, ricordando che nei mesi scorsi sono stati destinati 116 milioni di euro allo sviluppo e all’ammodernamento degli impianti, con una particolare attenzione alla Sicilia.

Ferrari (Responsabile nazionale per la pesca e l’acquacoltura Confcooperative): un settore che cambia volto

Gilberto Ferrari ha offerto una lettura di ampio respiro dell’ultimo decennio della pesca italiana. Il settore ha attraversato trasformazioni profonde, dovute all’evoluzione del mercato, alle nuove abitudini dei consumatori e a un quadro normativo europeo sempre più orientato agli obiettivi di sostenibilità.

Ferrari ha sottolineato come molte imprese abbiano risposto a queste sfide modificando assetti, metodi di lavoro e investendo in attività complementari come il pescaturismo, che in diverse marinerie è ormai parte stabile dell’offerta economica.
Il suo intervento ha restituito l’immagine di un comparto che, pur inserito in un contesto complesso, dimostra una capacità di adattamento maggiore di quanto spesso si percepisca dall’esterno.

Borriello (Responsabile nazionale di Coldiretti Pesca): la pesca come presidio economico e osservatorio ambientale

Daniela Borriello, in rappresentanza di Coldiretti Pesca, ha evidenziato il ruolo dei pescatori come componente essenziale tanto sul piano economico quanto su quello ambientale. Ha ricordato che le dinamiche della biodiversità marina sono influenzate da fattori diversi dallo sforzo di pesca, come cambiamenti climatici, inquinamento e pressioni antropiche provenienti da terra, elementi che incidono sempre più sulle condizioni degli ecosistemi.

Nel suo intervento ha sottolineato l’importanza di garantire al settore un coinvolgimento nelle fasi preliminari della pianificazione dello spazio marittimo. Borriello ha osservato che decisioni prese senza un confronto preventivo possono compromettere aree di pesca significative per molte marinerie, generando difficoltà operative ed economiche.
La richiesta, ha spiegato, non riguarda un’esclusione delle altre attività in mare, ma una gestione che riconosca il valore produttivo e territoriale della pesca professionale.

La Pietra: Mediterraneo condiviso, formazione e identità del prodotto

Nell’intervento conclusivo, Patrizio La Pietra ha riportato il dibattito sul piano internazionale, ricordando che il Mediterraneo può essere gestito in modo efficace solo attraverso regole condivise e applicate da tutti i Paesi che vi si affacciano, incluse le flotte extra UE.
Le politiche di conservazione, ha osservato, non reggono se l’applicazione degli obblighi rimane sbilanciata.

Il sottosegretario ha poi sottolineato l’importanza di costruire un modello italiano di pesca da presentare con chiarezza nei tavoli europei, mettendo al centro formazione, raccolta dati scientifici e partecipazione degli operatori.
Ha inoltre ricordato che la recente rottamazione ha interessato prioritariamente le imbarcazioni più obsolete e ha annunciato l’arrivo del marchio “Pescato Italiano”, destinato a riconoscere il pescato delle flotte nazionali che operano nel pieno rispetto delle regole.

Un percorso che si estenderà in tutta Italia

L’incontro di Pozzallo è il primo passo di un percorso che proseguirà in altre regioni italiane. L’iniziativa punta a raccogliere contributi direttamente dai territori, dalla ricerca e dalle marinerie, per definire una visione nazionale capace di integrare tutela ambientale, sostenibilità economica e competitività internazionale.
Il confronto di Pozzallo ha mostrato un settore consapevole delle sfide, ma anche delle opportunità che la transizione in corso può aprire, purché affrontata con strumenti adeguati e con il coinvolgimento dell’intera filiera.

L’articolo Parliamo di mare: a Pozzallo si apre il confronto nazionale su pesca, acquacoltura e ricerca proviene da Pesceinrete.

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