Dal 7 agosto e fino al giorno 6 settembre incluso, non sarà possibile procedere ad alcune operazioni nel Canale di Sicilia.
E’ infatti stato varato il DM n.346224 del 25 luglio recante disposizioni per l’interruzione temporanea obbligatoria continuativa per la pesca dei gamberi di profondità operanti nel Canale di Sicilia.
Lo stesso provvedimento, all’art. 2 riporta invece l’interruzione temporanea obbligatoria continuativa delle attività di pesca dal 01 al 30 settembre inclusi per le unità da pesca iscritte, ovvero aventi base logistico-operativa, nei porti dei Compartimenti marittimi della GSA 19 (Brindisi, Gallipoli, Taranto, Corigliano Calabro, Crotone e Reggio Calabria) relativamente alle reti a strascico a divergenti.
Varato il regolamento per le Zone economiche esclusive
Il consiglio dei ministri della Repubblica ha approvato, su proposta del Maeci, il Regolamento per la proclamazione delle Zone Economiche Esclusive (ZEE) italiane nel Mar Mediterraneo.
Regolamento per le zone e conomiche esclusive
In base delle valutazioni emerse dai lavori del Comitato interministeriale per le politiche del mare, sono state identificate le Zone Economiche Esclusive italiane nel Mare Adriatico, nel Mar Ionio e nel Mar Tirreno. Ne è derivato, pertanto, un Tavolo tecnico per la mappatura degli interessi nazionali in vista di futuri negoziati sulla delimitazione delle ZEE, che tenga conto anche delle preoccupazioni del mondo della pesca.
L’Italia è l’ultimo dei grandi Paesi rivieraschi del Mediterraneo a proclamare la propria Zona Economica Esclusiva. “Con questo provvedimento si intende tutelare gli interessi del mondo della pesca, nello sfruttamento economico delle aree marittime oltre il mare territoriale“, recita una nota ufficiale.
“Il Governo italiano intende procedere in maniera concordata e non unilaterale, rispettando i Paesi vicini – le parole del titolare della Farnesina -, per fare sempre più del Mediterraneo un mare di pace, cooperazione e commercio. Le ZEE interesseranno le regioni Marche, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Lazio, Campania“.
La Regione Sicilia vuole andare verso la pesca sostenibile, aumentare la competitività e abbracciare la transizione ecologica. Per farlo emana tre nuovi bandi, per complessivi 7,8 milioni di euro, pubblicati dal dipartimento regionale della Pesca mediterranea e rivolti alle imprese del comparto ittico, nell’ambito delle strategie di sviluppo sostenibile previste dalla programmazione Pn-Feampa 2021-2027.
Grandi manovre per la pesca siciliana
Nello specifico, il primo bando mira a rafforzare le attività di pesca sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale, attraverso investimenti a bordo e nei porti per migliorare la qualità delle catture, migliorare le condizioni di sbarco delle specie non desiderate e favorire condizioni di lavoro più sicure e salubri per gli operatori. Tra le azioni ammissibili l’ammodernamento delle attrezzature, l’adeguamento degli spazi di lavorazione e la gestione dei rifiuti delle attività di pesca. La dotazione finanziaria è di 3 milioni di euro e il contributo per ciascun beneficiario può arrivare fino a un massimo di 200mila euro.
Il secondo è invece dedicato alle imprese della piccola pesca costiera per rafforzarne la competitività, stimolando la riconversione verso pratiche a basso impatto ambientale. In linea con un approccio ecosistemico, saranno finanziati interventi orientati all’innovazione tecnologica, all’efficienza gestionale e alla diversificazione delle attività economiche, a vantaggio delle comunità locali.
Il tonno è sempre in cima alla lista dei desideri
La dotazione finanziaria è, anche in questo caso, di 3 milioni di euro, con una spesa massima ammissibile per ciascun beneficiario di 150mila euro. Il terzo bando incentiva l’efficienza energetica nel settore attraverso la sostituzione o l’ammodernamento dei motori dei pescherecci fino a 24 metri di lunghezza. L’intervento consentirà la riduzione di anidride carbonica (CO2) e all’incremento delle prestazioni ambientali delle flotte, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi ambientali europei.
L’intensità dell’aiuto previsto per ciascun beneficiario è fissato a 100mila euro e la dotazione finanziaria del bando ammonta a 1.833.976 euro.
Per tutti e tre gli avvisi la scadenza per presentare le istanze è fissata entro 90 giorni dalla data di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Regione Siciliana.
Due milioni 900mila euro all’Emilia-Romagna a titolo di indennizzo per chi ha avuto danni dall’emergenza granchio blu. Li assegna, con un’apposita ordinanza, il commissario straordinario di Governo, Enrico Caterino, all’interno di un pacchetto complessivo da 3,7 milioni, ripartito tra le tre Regioni più colpite dal fenomeno: Veneto, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna.
Primi indennizzi per l’emergenza da granchio blu
La reazione dell’Emilia Romagna
“Una notizia positiva, che rappresenta finalmente un segnale concreto di attenzione alle imprese colpite da questo dramma – le parole dell’assessore all’Agricoltura e Pesca dell’Emilia, Alessio Mammi-. Adesso aspettiamo anche una strategia di rilancio per il settore e per sostenere azioni di commercializzazione del granchio blu, visto l’interesse manifestato da parte di diversi mercati esteri. Siamo stati al fianco delle imprese e delle cooperative, stanziando risorse per aiutare e sostenere un comparto che dà lavoro a centinaia di persone. Nel 2023 e 2024 abbiamo messo 2 milioni di euro di risorse nostre, uno all’anno, e un altro milione nel 2025, con un bando già pubblicato e in scadenza a metà luglio a beneficio delle attività di recupero e smaltimento del granchio blu”.
In Emilia-Romagna, i danni causati dal crostaceo sono stati quantificati finora in 16,8 milioni: è dall’inizio dell’autunno del 2022 che, nell’area antistante la costa dell’Emilia-Romagna, in particolare nelle acque ricomprese fra la parte settentrionale del comune di Goro e la parte meridionale del comune di Comacchio, si assiste alla proliferazione di granchi blu. Una specie, questa, responsabile della distruzione delle vongole allo stadio giovanile (il “novellame”) e della fortissima riduzione, nell’ordine di oltre il 70% in alcune aree, delle vongole di taglia commerciale.