Nuova governance per Haliéus Cooperatives for development, organizzazione di cooperazione internazionale per lo sviluppo, che ha rinnovato le cariche del proprio consiglio direttivo. A rappresentare Legacoop Agroalimentare arriva la conferma per Elena Ghezzi, responsabile del settore pesca e acquacoltura, e vicepresidente di Wp Fish Copa Cogeca.
Il nuovo consiglio direttivo riflette l’ampliamento della rappresentanza delle imprese cooperative aderenti a Legacoop, grazie all’ingresso di nuove associate e vede la presenza di Francesca Ottolenghi (Legacoop Nazionalw), Roberta Trovarelli (Legacoop Emilia Romagn), Vittoria De Luca (Legacoop Puglia), Paola Autore (Soc. Coop. Culture), Paolo Pastore (Fairtrade Italia), Michela Patuzzo (Cadiai soc. Coop), Sandro Cerasi (Consorzio Mediterraneo) e Annamaria Ricci (4Form). A questi si affianca il socio sostenitore Aitr – Associazione Italiana Turismo Responsabile, rappresentata dal presidente Maurizio Davolio.
Nel corso della riunione, il consiglio ha eletto Paolo Pastore, che attualmente ricopre la carica di direttore di Fairtrade Italia, come nuovo presidente di Haliéus. Pastore ha preso il posto di Francesca Ottolenghi, ex presidente di Haliéus.
Con questo nuovo assetto, Haliéus conferma la volontà di essere un punto di riferimento per la cooperazione allo sviluppo, continuando a promuovere il modello cooperativo come leva per un futuro più equo e sostenibile.
La nuova Pac che si inizia a delinearsi a Bruxelles sembra essere incanalata un binario corretto. «Apprezziamo il lavoro che i parlamentari italiani in Europa e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida portano avanti per la nostra agricoltura e la nostra pesca», sottolinea Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. «Al ministro Lollobrigida va il nostro appoggio e il nostro plauso per voler presentare all’Agrifish un documento contro la proposta di un fondo unico e dare così all’agricoltura il giusto valore e il giusto peso che ha», continua Maretti. «Dall’Europa arrivano segnali positivi grazie all’approvazione di due emendamenti presentati dalla Commissione Agricoltura». E «con queste prospettive di buone politiche europee, si apre la possibilità di fare dell’Ue un leader della produzione agroalimentare nel mondo. Un impegno ancor più importante da sottolineare oggi, Giornata dell’Europa».
Via libera agli emendamenti sul budget UE 2028-2034
Ieri, infatti, c’è stato un esito positivo della votazione in Parlamento Europeo sul prossimo Budget UE 2028-2034 «Gli emendamenti 2 e 3 presentati dalla Comagri sono stati approvati e quindi inclusi nel testo finale della relazione. L’emendamento 2 si oppone all’idea di integrare la Pac in un unico fondo per ciascuno Stato membro e chiede che vengano esplorate, ove opportuno, ulteriori fonti di finanziamento dedicate, anche al di fuori della PAC, al fine di far fronte alle calamità naturali», spiega Simona Caselli, responsabile degli Affari europei per Legacoop Agroalimentare.
«L’emendamento 3 sottolinea che, per affrontare queste sfide, tenendo conto degli insegnamenti tratti dalla crisi Covid-19, e per evitare riduzioni del sostegno agli agricoltori, la Pac ha urgentemente bisogno di un aumento del bilancio nel prossimo quadro finanziario pluriennale (Qfp), indicizzato all’inflazione attraverso una rivalutazione annuale». Per Caselli si tratta «di un ottimo risultato e adesso c’è da continuare per evitare che la Commissione insista su impostazioni sbagliate», conclude Caselli.
Anche le organizzazioni europee della Pesca chiedono, in una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dove chiedono di non avere un unico fondo che copre più settori ma ne occorre uno dedicato, specifico, che tenga conto delle esigenze del settore. Un fondo rafforzato, con maggiori stanziamenti di bilancio.
Questo mese entreranno in vigore le 17 decisioni adottate dalla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) durante la sua ultima sessione annuale. Con le sue decisioni, la CGPM promuove lo sviluppo, la conservazione e la gestione sostenibile delle risorse marine viventi e contribuisce allo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nel Mediterraneo e nel Mar Nero.
Alcune tra le decisioni più importanti di quest’anno riguardano il Mare Adriatico: l’imposizione di limiti di cattura annuali per singole specie nel caso di piccoli pelagici, l’introduzione di una nuova zona di restrizione della pesca (FRA) e l’adozione di misure volte a rafforzare la gestione delle principali specie demersali chiave.
Una gestione della pesca più efficace
Compreso tra sei paesi, il Mare Adriatico è la più piccola tra le quattro sottoregioni mediterranee poste sotto la supervisione della CGPM. Pur essendo una zona ricca dal punto di vista ecologico e biologico, non è esente da criticità come la pesca eccessiva, il degrado degli habitat e i cambiamenti climatici.
La CGPM ha avuto un ruolo cruciale nella gestione della pesca nell’Adriatico, grazie alla realizzazione di molteplici azioni, tra cui l’esecuzione di studi di ricerca scientifica e valutazione degli stock ittici, l’adozione di piani di gestione pluriennali e la creazione di zone di restrizione della pesca.
Il primo piano di gestione della CGPM, adottato nel 2013, riguardava l’acciuga e la sardina, due specie fondamentali sia per l’industria della pesca che per l’ecosistema dell’Adriatico. Oggi, entrambe queste specie pelagiche tornano al centro dell’attenzione. Dopo un processo di valutazione della strategia di gestione condotto consultando varie parti interessate, la CGPM ha adottato, per la prima volta, limiti di cattura annuali per singole specie, basati su norme di controllo dello sfruttamento, il che rappresenta un miglioramento, rispetto ai limiti di cattura comuni imposti finora.
“Questo nuovo approccio gestionale rappresenta un passo avanti nella giusta direzione per garantire l’esistenza di stock ittici sani, impedire la pesca eccessiva e assicurare che le attività di pesca possano continuare a fornire catture sostenibili nel lungo periodo,” ha affermato Marin Mihanovic, Funzionario per la pesca della CGPM e Coordinatore subregionale per il Mare Adriatico. “Inoltre, è riconosciuto da più parti, non solo come una buona pratica a sostegno della sostenibilità ecologica e della stabilità economica, ma anche come uno strumento per migliorare la gestione della pesca, garantendo l’efficienza economica, vantaggi per le comunità, la riduzione delle catture accidentali e una maggiore conformità e applicazione delle norme.”
Gli interventi di gestione riguardano anche lo spazio marittimo, con l’entrata in vigore di una nuova zona di restrizione della pesca nel Canale di Otranto, nell’Adriatico meridionale, tra l’Albania e l’Italia. Tale zona è stata istituita dopo un processo inclusivo durato anni, a cui hanno partecipato diverse parti interessate. Si tratta dell’undicesima zona di restrizione della pesca voluta dalla CGPM nel suo territorio di competenza e della terza nel Mare Adriatico, dopo il Canyon di Bari e la Fossa di Pomo/Jabuka.
Il Canale di Otranto è l’undicesima zona di restrizione della pesca istituita dalla CGPM
L’area protetta nel Canale di Otranto persegue formalmente il duplice scopo di tutelare gli ecosistemi marini vulnerabili, costituiti da corallo bambù, dagli importanti impatti negativi della pesca e di rinvigorire la produttività delle risorse marine viventi, attraverso la protezione di habitat essenziali per alcune specie ittiche, come il gambero rosso, il nasello europeo e lo scampo. Per raggiungere tali scopi, la pesca con reti a strascico sarà interdetta in un’area centrale e sarà limitata e regolamentata in una zona cuscinetto.
Sarà altresì rafforzata la gestione delle principali specie demersali. Dal 2019, è in vigore un piano di gestione pluriennale della CGPM che interessa il nasello europeo, la triglia di scoglio, la sogliola comune, lo scampo e il gambero rosa mediterraneo. Tale piano, in combinazione con l’istituzione della zona di interdizione della pesca attorno alla Fossa di Pomo/Jabuka, si è dimostrato efficace: non solo la biomassa di tutti e cinque gli stock è aumentata, ma per tre di essi (triglia, gambero rosa e sogliola) sono stati raggiungi livelli di sfruttamento sostenibili. Nell’ottica di continuare a sostenere il ripristino degli stock, la recente decisione della CGPM riduce ulteriormente le attuali attività di pesca con reti a strascico a divergenti e introduce nuove misure spazio-temporali, atte a migliorare lo stato degli scampi.
“Credo che le misure di gestione messe in atto negli ultimi anni porteranno miglioramenti duraturi per il settore della pesca, garantendone la continuità e aumentandone l’attrattiva per le giovani generazioni,” ha dichiarato Ilir Kapllani, un pescatore di Durazzo, in Albania.
Una cooperazione internazionale efficace
Una forte cooperazione internazionale nel bacino Adriatico è stata fondamentale nel tempo per preservarne la ricca vita marina e per orientare il settore della pesca verso la sostenibilità.
Questa cooperazione si è consolidata grazie al Comitato subregionale della CGPM per il Mare Adriatico, mentre tutte le attività generali della Commissione sono sostenute e coordinate attraverso l’Unità tecnica subregionale per il Mare Adriatico, aperta nel 2022, a Spalato, in Croazia. Queste strutture supportano direttamente l’attuazione del programma di sviluppo delle capacità MedSea4Fish della CGPM, con l’obiettivo di garantire, in tutto il bacino, pari opportunità in termini di conoscenze, competenze e infrastrutture.
Esse si basano anche sulla collaborazione formalizzata nel 1999 con il progetto AdriaMed della FAO, che, negli anni, ha svolto un ruolo chiave nel promuovere la cooperazione scientifica verso una gestione comune delle risorse tra i paesi interessati, contribuendo all’attuazione del Codice di condotta della FAO per la pesca responsabile e dei principi dell’approccio ecosistemico alla pesca e all’acquacoltura.
“La CGPM, riconoscendo che il Mare Adriatico ha specificità ecologiche, socioeconomiche e di governance uniche, ha adattato il suo approccio subregionale in modo da assicurare che le politiche sulla pesca affrontino le criticità di quest’area in modo coordinato tra gli Stati costieri, senza con ciò trascurare le priorità nazionali,” ha spiegato Katarina Burzanović, Direttrice Generale della Direzione per la Pesca del Ministero dell’Agricoltura, della Silvicoltura e della Gestione delle risorse idriche del Montenegro.
La cooperazione è fondamentale anche per garantire l’applicazione e il rispetto delle decisioni della CGPM. Tra gli interventi realizzati per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non documentata si annoverano il rafforzamento delle procedure di ispezione nei porti e il miglioramento degli obblighi di comunicazione dei dati, anche attraverso l’uso di diari di bordo elettronici, sistemi di identificazione automatici e/o sistemi di monitoraggio dei pescherecci per tutte le imbarcazioni che operano nell’ambito dei piani di gestione. Nella sottoregione, sono stati infine condotti, su base volontaria, programmi di ispezione congiunta, allo scopo di rafforzare la cooperazione e le capacità di controllo sia in mare che nei porti.
Facendo tesoro di tali azioni, la CGPM ha sostenuto, tramite il progetto FishEBM Med, l’attuazione pratica di strumenti di monitoraggio, controllo e sorveglianza perfezionati. Quest’anno, la CGPM ha operato in stretta collaborazione con il Montenegro per fornire un’assistenza completa e dotare la flotta montenegrina di piccoli pescherecci dei necessari dispositivi di tracciamento. L’iniziativa punta a migliorare il monitoraggio delle attività di pesca e a garantire pratiche sostenibili.
Promuovere un’acquacoltura sostenibile
Da tempo, la CGPM promuove attivamente lo sviluppo dell’acquacoltura sostenibile nell’Adriatico, collaborando con paesi come l’Albania per istituire zone destinate all’acquacoltura di pesci e molluschi. Tramite assistenza tecnica, azioni di rafforzamento delle capacità e missioni sul campo, la Commissione continua a sostenere il processo di individuazione di tali zone, garantendo che lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura sia in linea con l’approccio ecosistemico della FAO e con l’iniziativa Trasformazione blu.
La CGPM, inoltre, ha collaborato con organizzazioni scientifiche e produttori locali in Croazia per valutare meglio gli effetti dei cambiamenti climatici sull’acquacoltura, nonché per studiare possibili misure di adattamento.
L’Adriatico è una delle sottoregioni oggetto di studio, nell’ambito di una più ampia attività di valutazione degli impatti dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo. Il riscaldamento delle acque ha causato un aumento dei tassi di mortalità estiva di specie come la spigola, mentre alcuni allevamenti di cozze del Mediterraneo hanno subito importanti perdite nel 2024, poiché questa specie fatica a tollerare le alte temperature. Per adattarsi ai cambiamenti climatici, gli acquacoltori stanno sperimentando nuove misure, come l’acquacoltura multitrofica integrata. Sono in corso sperimentazioni con l’ostrica piatta, che sembra essere più resistente al riscaldamento delle acque rispetto alla cozza.
Con l’intensificarsi del fenomeno, i suoi effetti sono particolarmente evidenti nell’Adriatico, che è un mare poco profondo e semichiuso. Elaborare e attuare misure di adattamento, quindi, sarà fondamentale per garantire una pesca e un’acquacoltura sostenibili e preservare gli ecosistemi marini.
Le attività della CGPM nel Mare Adriatico sono rese possibili grazie al sostegno finanziario dell’Unione europea, principale donatore della CGPM, e al contributo del Fondo mondiale per l’ambiente.
Abbiamo soltanto questa Terra e la dobbiamo proteggere. Ma «gli ultimi episodi di maltempo in Veneto e Piemonte con morti e danni, sono soltanto l’ultimo segnale che qualcosa non funziona più. Prendersi cura del pianeta non è un gesto altruistico, ma la necessità per evitare al genere umano un disastro». Sono le parole con le quali, in occasione del World Earth Day che si celebra oggi, Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, invita a fare presto per prendersi cura del Pianeta.
Un processo a cui adattarsi e da gestire. Anche perché gli effetti del cambiamento climatico si fanno sentire. «Il settore agricolo e quello della pesca già pagano per le mutazioni delle temperature medie e massime e per le variazioni delle distribuzioni delle piogge. Dobbiamo mettere in atto percorsi di mitigazione che sono in ritardo rispetto a tutte le conferenze sul clima. E bisogna velocemente acquisire una cultura dell’adattamento dei nostri sistemi produttivi». Ci sono eventi ed emergenze come «alluvione e siccità, peste suina, granchio blu ed insetti alieni, Xylella, Flavescenza Dorata, brucellosi, che aumentano sensazione di insicurezza e contribuiscono ad espellere imprese dai processi produttivi e non sempre e non solo quelle marginali», spiega Maretti.
Fondamentali ricerca, innovazione e best practice delle cooperative. In questo caso l’innovazione può giocare un ruolo determinante. Ricerca di materiali per gestire l’acqua, biostimolanti, ma anche varietà resistenti nate dalle Tea, possono rappresentare una risposta alle sfide alle quali agricoltura e pesca sono chiamate a dare per sopravvivere. «L’innovazione e la tecnologia possono darci una grande spinta. Ma prima di tutto vanno fatti dei passaggi culturali per comprendere la delicatezza del momento», sottolinea Maretti. Che continua come la strada da seguire sia quella di «recuperare la circolarità dei fattori produttivi nelle nostre attività. Il settore agroalimentare, con l’agricoltura e l’acquacoltura, possono essere presi ad esempio per la gestione dei prossimi decenni per la riduzione delle emissioni carboniche con le best practice che abbiamo sviluppato come sistema cooperativo».
Badinotti Group SPA, azienda nata nel 1910 che produce reti da pesca e sviluppa e progetta soluzioni di contenimento per l’acquacoltura si è affidata al team di esperti di sicurezza informatica di Sophos per proteggere la propria rete aziendale da cyber minacce e attacchi informatici grazie al nuovo approccio fornito dal servizio di Managed Detection and Response (MDR).
Con sede principale a Milano, Badinotti Group SPA conta 4 siti produttivi al di fuori dell’Italia, in Cile, in Perù, in Slovacchia e negli Stati Uniti. Badinotti è inoltre presente in diversi altri Paesi tra cui Canada, e recentemente anche Spagna e Marocco. Con un fatturato di circa 70 milioni di euro, sono circa 900 le persone che lavorano in azienda.
Nella gestione dell’infrastruttura IT aziendale, Badinotti Group SPA doveva affrontare alcune specifiche problematiche legate alle molteplici e differenti soluzioni per ogni sito. L’azienda aveva necessità di uniformare i servizi IT, identificando un partner capace di affiancarla con un piano completo per la protezione di reti e dispositivi.
La collaborazione con Sophos: da Intercept X al servizio MDR
La collaborazione tra Sophos e Badinotti Group SPA inizialmente ha preso il via nel 2023 con l’adozione della protezione endpoint Intercept X per fronteggiare gli attacchi più avanzati e beneficiando delle funzionalità complete di rilevamento e risposta. In seguito l’azienda ha deciso di affidarsi al servizio MDR proposto da Sophos, al fine di ottimizzare le risorse preposte alla gestione dell’ambito IT e ottenere una protezione proattiva contro le minacce avanzate, rilevando e rispondendo rapidamente a potenziali attacchi o anomalie, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.
“La semplicità della soluzione Sophos e la competitività dell’offerta messa a punto per Badinotti Group SPA sono state tra le caratteristiche fondamentali che ha guidato la nostra scelta, fornendoci la garanzia di una piattaforma in grado di erogare un servizio centralizzato e uniformato su tutti i territori dell’azienda. Un altro aspetto vincente della proposta Sophos è indubbiamente l’integrazione con prodotti di terze parti: ciò ci ha infatti consentito di non dover sostituire completamente le varie componenti dell’infrastruttura IT preesistente e incrementando così il ritorno sull’investimento delle tecnologie già in essere all’interno dell’azienda.”, spiega Luca Cadoppi, Group IT Director di Badinotti Group SPA.
Supporto costante e analisi avanzata dei dati
Affiancata da Sophos, Badinotti Group SPA può godere del supporto di un team di esperti che effettuano un’analisi approfondita sui dati raccolti per identificare comportamenti anomali e segnali di attacco. Questa analisi dettagliata consente di prendere decisioni informate e di adottare misure correttive mirate. Inoltre, Sophos MDR aiuta a ridurre il rischio di perdite di dati, interruzioni del servizio e danni finanziari.
Nell’adozione delle soluzioni Sophos, Badinotti Group SPA è stata supportata da ITCore Group, Partner di Sophos. Multinazionale che opera nei principali ambiti dell’Information Technology, ITCore Group supporta i propri clienti dalle soluzioni più strettamente legate all’intervento tecnico di Back-Up e Disaster Recovery, fino alla collaborazione con i Brand leader del settore per quanto riguarda le tecnologie di Cyber Security e di Data protection.