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Amazon entra nella grocery con un marchio unico: e il pesce finisce nel mirino

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Amazon, solo pochi giorni fa, ha annunciato il lancio di Amazon Grocery, un marchio unico che riunisce e sostituisce Amazon Fresh e Happy Belly, due etichette private già note ai clienti del gruppo.
Il nuovo brand propone oltre 1.000 prodotti alimentari, dai generi base ai freschi, fino a carne e pesce, con la maggior parte degli articoli a un prezzo inferiore ai 5 dollari.
L’obiettivo, dichiarato dall’azienda, è offrire “qualità e valore senza compromessi” e rendere più semplice la scoperta dei prodotti alimentari a marchio Amazon.

Il lancio segna un ampliamento importante della presenza del colosso di Seattle nel food, sia online che nei punti vendita Amazon Fresh.
Può essere letto come una dichiarazione d’intenti per il mercato alimentare globale: Amazon punta a consolidare un’offerta di prodotti freschi e confezionati sotto un’unica identità, in linea con la crescita costante del proprio comparto grocery.
Tra le categorie centrali figurano anche i prodotti ittici, accanto a carne, latticini, snack e prodotti da forno.

Il packaging è parte integrante della strategia. L’azienda ha ridotto l’uso di plastica — ad esempio, le confezioni di mele Amazon Grocery contengono il 50% di plastica in meno rispetto al passato — e ha introdotto un design più leggibile e trasparente per aiutare i clienti a compiere scelte consapevoli.

La nuova frontiera del private label

L’iniziativa conferma l’intenzione di Amazon di rafforzare la propria strategia MDD (marca del distributore), già diffusa in altri segmenti come la casa, la cura personale e il baby care.
Con Amazon Grocery, la private label entra pienamente nella sfera dei prodotti freschi, un terreno tradizionalmente dominato dai retailer fisici.

Negli Stati Uniti, dove la penetrazione delle MDD è storicamente inferiore rispetto all’Europa, Amazon punta a guadagnare fiducia e volumi grazie al proprio ecosistema: logistica integrata, dati di consumo e un posizionamento di prezzo altamente competitivo.
Ogni prodotto viene presentato con una valutazione media superiore a quattro stelle, a conferma del focus sulla reputazione verificata più che sulla notorietà del brand.

Amazon Grocery e settore ittico italiano: un collegamento inevitabile

A prima vista, un lancio oltreoceano potrebbe sembrare lontano dal contesto italiano. In realtà, i segnali che arrivano dagli Stati Uniti anticipano tendenze destinate a riflettersi anche nel mercato europeo.
Amazon è già presente in Italia con Amazon Fresh, attivo nelle principali aree metropolitane, e dispone di un’infrastruttura logistica che consente la consegna di prodotti freschi e surgelati in giornata.

Se il format Amazon Grocery venisse progressivamente esteso ai Paesi europei, il pesce rientrerebbe naturalmente tra le categorie chiave, accanto a carne e latticini.
Il modello di pricing americano — la soglia dei 5 dollari — si tradurrebbe in Europa in prezzi target tra i 3,99 e i 4,49 euro, con un impatto diretto sui segmenti più esposti del mercato: conserve, surgelati e seafood ready-to-eat.

Per i produttori italiani, significa confrontarsi con una nuova forma di concorrenza che non arriva dal discount ma da un operatore globale capace di combinare convenienza, logistica e reputazione digitale.
In questo scenario, il valore del prodotto non potrà più basarsi solo sull’origine o sul prezzo, ma anche sulla capacità di differenziarsi attraverso tracciabilità, sostenibilità del packaging e storytelling autentico.

Prezzo, qualità e sostenibilità: il triangolo competitivo

Il mercato europeo registra una crescita costante delle MDD: nel 2024 la quota valore ha raggiunto circa il 39% del grocery complessivo, con l’Italia in aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente.
La tendenza è chiara: i consumatori riconoscono alle marche private un rapporto qualità-prezzo sempre più convincente.

In questo contesto, Amazon si inserisce come nuovo attore ibrido, in grado di unire la forza del digitale alla percezione di affidabilità tipica dei brand globali.
Il seafood, categoria finora protetta da barriere di filiera e da competenze produttive specifiche, entra così nel radar del commercio elettronico alimentare di massa.

La sfida per la filiera italiana è duplice: mantenere la leadership sulla qualità percepita e presidiare con professionalità i canali digitali.
Ogni recensione, ogni dato di reso, ogni commento del consumatore diventa parte integrante del valore del prodotto, tanto quanto la certificazione ASC, MSC o la provenienza FAO.
In altre parole, la reputazione online diventa una nuova forma di tracciabilità.

Le prospettive per la filiera

Per i produttori italiani di pesce conservato e trasformato, il segnale è chiaro: occorre anticipare i cambiamenti.
Chi lavora solo sul prezzo rischia di essere assorbito nella fascia bassa del mercato, mentre chi saprà comunicare origine, sostenibilità e affidabilità potrà consolidare la propria posizione anche di fronte a un colosso come Amazon.

L’arrivo di Amazon Grocery non va letto come una minaccia immediata, ma come un promemoria: la battaglia per il valore nel seafood non si gioca più soltanto nei supermercati, ma anche sugli schermi dei consumatori.
Chi presidia oggi la narrazione digitale del pesce — dai contenuti di prodotto alle recensioni — definirà il proprio spazio nel mercato di domani.

Il più grande operatore mondiale dell’e-commerce ha scelto di unificare il proprio marchio alimentare, includendo il pesce tra le categorie protagoniste.
Per la filiera italiana è un segnale preciso: il seafood sta entrando nella nuova geografia del grocery globale, dove prezzo, sostenibilità e reputazione contano quanto — e talvolta più — dell’etichetta.

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Stoccafisso e Baccalà: tradizione che si rinnova tra Italia e Norvegia

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Ci sono sapori che attraversano i secoli, resistono alle mode e sanno adattarsi alle nuove abitudini senza perdere autenticità. In Italia, stoccafisso e baccalà appartengono a questa categoria speciale: prodotti che hanno plasmato la cultura gastronomica e continuano a rappresentare un ponte vivo con i mari del Nord.

Secondo i dati diffusi dal Norwegian Seafood Council, l’Italia è oggi il principale mercato mondiale per queste specialità, con importazioni di prodotti lavorati a base di merluzzo che nel 2025 hanno raggiunto un valore di 275 milioni di euro, segnando una crescita dell’11% in volume rispetto all’anno precedente. Un risultato che assume ulteriore significato se si considera che, nello stesso periodo, la Norvegia ha adottato quote di pesca più restrittive per tutelare la sostenibilità degli stock ittici.

Consumi in evoluzione

Lo stoccafisso conferma una tendenza positiva soprattutto nei canali retail, dove la domanda è in crescita e la pressione promozionale si è ridotta. Un segnale che riflette la crescente percezione di qualità da parte dei consumatori. Parallelamente, il baccalà si consolida come prodotto premium: nonostante un prezzo medio superiore, rimane apprezzato per origine e tracciabilità, soprattutto nella grande distribuzione.

Accanto ai piatti iconici delle cucine regionali, trovano spazio sempre maggiore i formati ready to eat e ready to cook. Soluzioni che intercettano nuove fasce di consumatori, attratte dalla praticità ma attente a gusto e autenticità.

Eventi che raccontano un legame

Il ruolo di stoccafisso e baccalà nella cultura italiana non si misura soltanto nei numeri, ma anche nella capacità di animare comunità ed eventi. A Roma, la sesta edizione di Roma Baccalà ha trasformato la capitale in un palcoscenico dove storia, gastronomia e convivialità si sono intrecciate, offrendo al pubblico un viaggio tra tradizione e nuove interpretazioni culinarie.

In Liguria, il borgo di Badalucco ha celebrato la 53ª edizione del Festival dello Stoccafisso, con oltre nove quintali cucinati secondo la ricetta “a Baücogna” nei tradizionali paioli di rame. Una festa che è insieme memoria e futuro: mette in dialogo generazioni, rinsalda comunità e rinnova un legame storico con le isole Lofoten, da dove proviene lo stoccafisso IGP protagonista della manifestazione.

Una tradizione che guarda avanti

Tra cucine domestiche e feste popolari, stoccafisso e baccalà restano ambasciatori di un dialogo gastronomico che unisce passato e futuro. La loro storia continua a intrecciarsi con quella delle comunità che li celebrano: piatti che hanno sfamato generazioni, oggi diventano simboli di identità condivisa e di rinnovata creatività. Non più soltanto eredità di ricette antiche, ma chiavi per leggere come il cibo sappia costruire ponti tra culture lontane, trasformando ogni tavola in un luogo di incontro e di memoria viva.

 

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POWER4MED: The Mediterranean’s Green Transition

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The Mediterranean, one of the busiest maritime areas in the world, is now at the center of a crucial challenge: maritime decarbonization in the Mediterranean. Every year, millions of passengers and tons of goods cross its routes, but the environmental cost remains high. Ship emissions impact coastal communities, marine ecosystems, and economic competitiveness.

A complex yet urgent transition

International targets set climate neutrality by 2050 and a 55% emissions reduction by 2030. Within this framework, the maritime sector must speed up its energy transition. Major shipping companies are investing in low-emission technologies, but it is small operators — fishing vessels, commercial boats, and marinas — that face the greatest challenges.

This is where POWER4MED comes in — a project funded by the European Union and co-financed by the European Maritime, Fisheries and Aquaculture Fund (EMFAF). Running from November 2023 to July 2025, with a budget of €798,043 and 80% EU contribution, the initiative provides technical support, practical tools, and targeted training to help maritime SMEs shift to zero-carbon fuels and sustainable technologies.

From research to operational tools

POWER4MED followed a structured, three-phase approach: first collecting data on operators’ needs and available energy options, then conducting pilot studies on infrastructures and vessels, and finally developing six practical toolkits, transition strategies, and a digital support hub — the ECA4Med platform, accessible to anyone interested in applying tested solutions.

This approach successfully combined research, field application, and legacy-building through replicable materials for the fisheries, transport, and maritime tourism sectors.

A greener and more competitive Mediterranean

The project’s impact extends beyond the EU, involving partners from Algeria, Egypt, Turkey, and Libya. According to coordinator Mario Dogliani (SDG4MED), POWER4MED’s strength lies in its focus on practical collaboration among diverse Mediterranean countries, preparing small maritime operators for the environmental transition.

Aligned with the European Green Deal and the Fit for 55 package, POWER4MED demonstrates that even small fleets can play a decisive role in tackling climate change. EU support has been key in strengthening energy partnerships across fisheries and aquaculture, paving the way for a scalable and sustainable model throughout the Mediterranean and beyond.

A shared route toward the future

Maritime decarbonization is not only an environmental goal but also an economic strategy. Sustainable ports and fleets enhance competitiveness, attract investors, and protect coastal communities. The project’s legacy will continue through ECA4Med, the permanent digital hub supporting operators and policymakers in the years to come.

Step by step — ship by ship, port by port, community by community — the Mediterranean is building a model that blends innovation, cooperation, and sustainability.

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Inflazione stabile a settembre, ma il pesce resta un bene sensibile ai rincari

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Secondo le stime preliminari diffuse dall’Istat, i prezzi dei prodotti ittici a settembre 2025 si sono mantenuti su livelli sostenuti, pur in un contesto di inflazione stabile e in lieve rallentamento per la componente alimentare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC) ha evidenziato una variazione del -0,2% su base mensile e del +1,6% su base annua, confermando il dato di agosto.

Il quadro generale mostra dinamiche differenziate tra i vari aggregati di spesa. In particolare, i beni alimentari non lavorati — categoria che include il pesce fresco — hanno rallentato la loro crescita tendenziale, passando dal +5,6% di agosto al +4,8%. In parallelo, gli alimentari lavorati — dove rientrano anche conserve e trasformati ittici — hanno registrato un lieve aumento del ritmo di crescita, dal +2,7% al +3,0%.

Il pesce fresco tra costi e stagionalità

L’attenuazione dei prezzi dei beni non lavorati non implica una discesa immediata dei prezzi del pesce. Il comparto ittico continua infatti a risentire di fattori strutturali come la stagionalità, i costi di trasporto e la gestione del freddo. La variazione congiunturale positiva dei beni alimentari non lavorati (+0,6% rispetto ad agosto) conferma che, nonostante il rallentamento su base annua, la pressione sui costi resta concreta.

La stabilità dell’inflazione di fondo (+2,1%) e la leggera accelerazione dei beni energetici regolamentati (da +12,9% a +14,0%) contribuiscono a mantenere un quadro di equilibrio fragile per i settori che dipendono in modo diretto dai consumi energetici, come la filiera ittica.

Una filiera in attesa di stabilità

L’inflazione acquisita per il 2025 è pari a +1,7% per l’indice generale e +2,0% per la componente di fondo, valori che indicano una fase di stabilizzazione, ma non ancora di pieno recupero. Per il settore ittico, ciò significa che i prezzi restano più alti rispetto ai livelli pre-pandemia, con una domanda che si mantiene prudente e più sensibile alle variazioni di prezzo.

Nel mese di settembre, il “carrello della spesa” ha mostrato una crescita su base annua del +3,2%, in attenuazione rispetto al +3,4% di agosto. Anche in questo contesto, il pesce continua a rappresentare una voce rilevante e ad alta variabilità, influenzata tanto dall’offerta quanto dalle condizioni di mercato internazionali.

Per la filiera, la sfida resta quella di garantire continuità nell’approvvigionamento e mantenere la competitività senza comprimere ulteriormente i margini, in attesa che il rallentamento dell’inflazione si traduca in un effettivo sollievo sui costi di produzione e distribuzione.

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Vongole a 22 mm: la deroga italiana al bivio del voto europeo

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Si torna a parlare di taglia minima delle vongole. Il prossimo 16 ottobre la Commissione Pesca del Parlamento europeo sarà chiamata a votare sull’obiezione presentata da alcuni eurodeputati spagnoli del Partito Popolare Europeo (PPE) contro la deroga alla taglia minima delle vongole a 22 mm, concessa all’Italia dal 2016 e attualmente valida fino al 31 dicembre 2025.

Il contesto della deroga italiana

L’Italia gode di un regime speciale che consente la raccolta delle Chamelea gallina a 22 millimetri, anziché i 25 previsti dal regolamento generale dell’Unione europea. Una misura introdotta per tener conto delle peculiarità biologiche e ambientali del Mare Adriatico, dove le vongole difficilmente raggiungono la taglia standard a causa della minore salinità e della diversa composizione dei fondali.

Le evidenze scientifiche elaborate a suo tempo dal MIPAAF e validate dallo STECF (Comitato Scientifico, Tecnico ed Economico della Pesca) dimostrano che, nell’Adriatico settentrionale, la maturità riproduttiva delle vongole si raggiunge prima dei 25 millimetri. È su questa base che la Commissione europea ha concesso la deroga, giudicandola compatibile con gli obiettivi di sostenibilità previsti dalla Politica Comune della Pesca.

L’obiezione spagnola e la posizione italiana

L’obiezione, presentata dagli eurodeputati spagnoli Carmen Crespo Díaz, Gabriel Mato e Francisco José Millán Mon, sostiene che la deroga italiana rappresenti un vantaggio commerciale scorretto rispetto agli altri Stati membri che mantengono la soglia dei 25 mm.
Una posizione che però divide lo stesso PPE, perché l’eurodeputata italiana Anna Maria Cisint (Lega), si è schierata contro l’iniziativa spagnola, difendendo la legittimità scientifica della misura e l’interesse delle marinerie italiane.

Le motivazioni inserite nell’obiezione sono del tutto pretestuose – fa sapere l’eurodeputata, membro della Commissione Pesca –. La deroga – secondo Cisint – si fonda su dati scientifici solidi e riconosciuti dalla stessa Commissione europea, che ha valutato con attenzione le condizioni ecologiche del nostro mare. Le vongole dell’Adriatico vivono in un ambiente unico, dove fattori naturali come salinità, sedimenti e nutrienti incidono sulla crescita. Non si tratta di un vantaggio competitivo, ma di un necessario adattamento scientificamente giustificato. Oggi la risorsa è in calo, anche per effetto di fenomeni come la mucillagine e la diffusione del granchio blu. Mi aspetto che, al momento del voto, prevalga il buon senso da parte di tutti i deputati italiani.

L’impatto economico e le preoccupazioni del settore

A quantificare il peso della decisione è Antonio Gottardo, responsabile regionale Legacoop Veneto – Agricole e Pesca, che evidenzia come l’eventuale aumento della taglia minima a 25 mm significherebbe per le nostre imbarcazioni un calo di produttività stimato intorno al 35%, pari a circa 20 mila euro di perdita annua per equipaggio. Le marinerie adriatiche, già alle prese con costi crescenti e condizioni ambientali difficili, non potrebbero sostenere un ulteriore taglio ai margini operativi.

La discussione non riguarda soltanto gli aspetti economici. Gli studi scientifici che hanno portato alla deroga mostrano che la vongola adriatica raggiunge la maturità riproduttiva già intorno ai 18–20 mm: per questo, fissare la taglia minima a 22 mm non compromette la capacità di ripopolamento degli stock, ma garantisce una gestione sostenibile adattata alle condizioni locali. È la linea su cui insistono i consorzi di gestione italiani, che chiedono all’Europa una politica più flessibile e rispettosa delle specificità ambientali dell’Adriatico.

Una decisione cruciale per la filiera

Se l’obiezione degli eurodeputati spagnoli venisse accolta, il rinnovo della deroga verrebbe bloccato e l’Italia non potrebbe estenderla oltre il 31 dicembre 2025. L’attuale regime resterebbe in vigore fino a quella data, ma senza ulteriori proroghe.

Il voto del 16 ottobre rappresenta quindi un passaggio cruciale per la filiera. In caso di bocciatura dell’obiezione, la deroga potrà essere prorogata fino al 2030, come auspicano i rappresentanti italiani in Commissione Pesca e le organizzazioni di categoria.
Difendere la deroga alla taglia minima delle vongole a 22 mm significa salvaguardare un modello di pesca costruito su solide basi scientifiche, capace di conciliare sostenibilità, redditività e specificità ambientali dell’Adriatico.

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