Categoria: Pesce In Rete Pagina 31 di 1124

Organic aquaculture in the European Union: hurdles and outlook

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Organic aquaculture in the European Union faces both promise and constraint, as highlighted by an international review led by Lola Toomey and published in Reviews in Aquaculture within the OrganicTargets4EU project. The paper probes policy design, market dynamics and cost structures that shape the sector’s trajectory toward a sustainable transition.

Profitability is the crux

Certified feeds, lower stocking densities and dedicated infrastructure push production costs well above conventional baselines. Margins shrink and investment appetite wanes, keeping organic aquaculture largely niche across Member States.

The scale dilemma

Farms that are too small struggle to survive; overly large operations risk clashing with ecological standards and the consumer image of “organic.” Adding to the strain, EU rules are implemented unevenly across countries, creating administrative burdens and competitive asymmetries.

Market headwinds

European markets still under-reward the added value of organic seafood. Competitive pressure from third-country imports—often at lower costs and under different standards—weakens price realization and stalls a premium value chain for EU producers.

Signals of opportunity

Demand for sustainable products is steadily growing, particularly in markets sensitive to animal welfare and environmental quality. Well-targeted EU policies can offset transitional costs. Differentiation will be decisive: clear, credible communication of ecological and social benefits can attract consumers willing to pay a premium.

Organic aquaculture in Europe is not utopian but complex. Progress requires strategy, targeted investment and market mechanisms that recognize its value. For the seafood chain, the challenge is unavoidable for aligning competitiveness with the EU’s environmental and social goals for the coming decade.

Outlook

Ultimately, success will hinge on reducing cost and regulatory barriers, while backing growth with smart policies and go-to-market strategies that highlight the distinctiveness of organic seafood.

A leading review finds EU organic aquaculture constrained by higher costs, scale trade-offs, fragmented implementation and import competition. Yet rising demand, supportive policies and stronger product differentiation could unlock sustainable growth.

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Vallicoltura e bottarga di cefalo: dal Delta del Po un progetto per il futuro

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Arrivare a produrre la bottarga di cefalo del Delta del Po, partendo dal muggine di valle e impreziosendola con i sali di Cervia e delle valli di Comacchio, significa dare una nuova prospettiva a una pratica antica come la pesca valliva, oggi in cerca di strumenti per rafforzare redditività e competitività.

Di questo si è discusso a Cesenatico, presso l’allevamento ittico biologico di Luigi Ballarin, in occasione della 28ª edizione di Cancelli Aperti, l’appuntamento annuale promosso da Confagricoltura Ravenna e quest’anno dedicato alla vallicoltura. Un settore che, pur mantenendo un ruolo fondamentale nella conservazione degli ecosistemi delle zone umide, ha bisogno di innovazione per affrontare le nuove sfide economiche e ambientali.

Il progetto nasce dal dipartimento di Scienze mediche veterinarie dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. L’obiettivo è validare protocolli produttivi capaci di valorizzare il muggine delle valli emiliano-romagnole, trasformandolo in bottarga di qualità superiore e incrementando così il valore commerciale del prodotto. Una visione che unisce tradizione e ricerca, creando opportunità concrete per il futuro della filiera.

Con oltre 22.000 ettari di aree umide, l’Emilia-Romagna rappresenta circa il 30% del totale italiano. La regione ha quindi un potenziale unico per rilanciare la vallicoltura, come sottolineato anche da Confagricoltura Ravenna, che evidenzia la necessità di restituire redditività agli allevatori sostenendo progetti mirati alla qualificazione del prodotto finale.

La bottarga di cefalo del Delta del Po non è soltanto una specialità gastronomica, ma un simbolo della capacità del settore ittico italiano di coniugare biodiversità, tutela degli ecosistemi e innovazione di processo. La ricerca accademica, messa in dialogo con le esigenze del territorio, può diventare leva strategica per dare nuovo slancio alla pesca valliva e rafforzarne la presenza sui mercati nazionali e internazionali.

Il progetto dell’Università di Bologna sulla bottarga di cefalo del Delta del Po rappresenta un passo decisivo per rilanciare la vallicoltura emiliano-romagnola. Un’iniziativa che intreccia tradizione e ricerca, con l’obiettivo di garantire qualità, redditività e riconoscibilità a un prodotto che può diventare ambasciatore del territorio.

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A Bruxelles la Commissione pesca discute di sicurezza alimentare e oceani

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Il dibattito UE su pesca e sicurezza alimentare entrerà nel vivo a Bruxelles il 23 settembre, quando la Commissione per la pesca del Parlamento europeo si riunirà per analizzare il futuro delle politiche comunitarie in materia di oceani e risorse ittiche. La giornata si annuncia cruciale, con la presenza del commissario Costas Kadis e con un’agenda che intreccia dimensione ambientale, economica e sociale.

Tra i temi principali figura il Patto europeo per gli oceani, destinato a diventare uno dei pilastri della strategia blu dell’Unione. La pesca e l’acquacoltura non vengono più considerate comparti isolati, ma elementi centrali di un sistema che lega approvvigionamento alimentare, sostenibilità ambientale e competitività delle imprese. La sfida sarà conciliare l’esigenza di garantire stock ittici in salute con l’imperativo di rafforzare la capacità produttiva europea in un mercato globale sempre più instabile.

La sessione del mattino aprirà con un’analisi sul finanziamento delle politiche in materia di pesca e oceani nel quadro del prossimo bilancio pluriennale. Un punto delicato, poiché l’allocazione delle risorse determinerà la capacità di sostenere programmi di ricerca, innovazione tecnologica e sostegno diretto al settore. Sarà poi la volta della presentazione del memorandum d’intesa UE-Islanda, segnale della volontà di consolidare le alleanze strategiche con i partner del Nord Atlantico.

Il pomeriggio offrirà una prospettiva globale, con la revisione 2025 dello stato delle risorse ittiche marine mondiali a cura della FAO. Una fotografia che arriva in un momento in cui la pressione sugli ecosistemi marini continua a crescere, alimentata da cambiamenti climatici, illegalità e competizione internazionale.

Esperti da Paesi Bassi, Spagna, Belgio e Francia

Particolare attenzione sarà dedicata al legame tra la pesca e a sicurezza alimentare. L’udienza pubblica vedrà la partecipazione di esperti provenienti da Paesi Bassi, Spagna, Belgio e Francia, chiamati a discutere il contributo della pesca e dell’acquacoltura a diete sane e alla resilienza alimentare europea. In questo contesto, il settore ittico europeo è chiamato a dimostrare non solo la sua capacità di produrre, ma anche di educare a un consumo consapevole e sostenibile.

La riunione del 23 settembre rappresenta quindi un banco di prova per le istituzioni comunitarie e per l’intera filiera. L’auspicio è che dal confronto emergano indirizzi chiari e strumenti concreti per valorizzare il ruolo dell’Europa come attore credibile nella gestione delle risorse marine e come garante di sicurezza alimentare per i cittadini.

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EU budget 2028-2034 for fisheries and aquaculture

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EU budget 2028-2034 for fisheries and aquaculture marks a turning point in Europe’s maritime policies. With the declared goal of reducing fragmentation and ensuring greater flexibility in reallocating resources, the European Commission has presented a framework aimed at integrating national policies, regional priorities and EU commitments on sustainability, energy transition and innovation.

A significant figure is the guaranteed minimum allocation of €2 billion for the implementation of the Common Fisheries Policy. This baseline, however, represents only a fraction of the potential. Through national and regional Partnership Plans, mobilizing a total of €453 billion for economic, territorial and social cohesion, coastal communities will gain access to funds for port infrastructure, cold chain development, economic diversification and support for small-scale fisheries.

European Competitiveness Fund

A central pillar is the European Competitiveness Fund, designed to support the seafood sector in building resilience and sustainability. Fleet energy transition, port decarbonization and the adoption of blue technologies are all included, as well as investments in research and ocean observation under Horizon Europe. The proposal therefore goes beyond production, positioning Europe strategically in the global blue economy.

Global Europe

Equally relevant is the “Global Europe” instrument, which strengthens the EU’s ocean diplomacy and partnerships with third countries to combat illegal, unreported and unregulated (IUU) fishing. This measure is not only geopolitical but also has direct impacts on supply chains and seafood market stability.

Monitoring and Governance

Operationally, the new budget introduces a single performance monitoring system, drastically reducing the number of indicators and linking financing to concrete results. Within this framework, the principle of “do no significant harm” becomes a binding requirement across all programs, ensuring that every euro spent aligns with environmental goals.

Challenges Ahead

Questions remain, however, about the real capacity of Member States to absorb these funds. While flexibility allows budgets to adapt to local priorities, it also requires solid administrative structures and clear political vision. The challenge will be turning potential resources into effective projects capable of supporting fishers, aquaculture operators, processing companies and coastal communities.

Looking Forward

In perspective, the EU budget 2028-2034 for fisheries and aquaculture is far more than a financial plan: it is a test of whether Europe can balance competitiveness and sustainability, safeguard the role of coastal communities, and lead the transition toward an integrated blue economy.

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Maratea attende il primo Seminario Nazionale CLLD su pesca e acquacoltura

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Mancano pochi giorni al via del Seminario Nazionale CLLD pesca e acquacoltura, in programma a Maratea dal 24 al 26 settembre 2025. L’evento, organizzato dalla Rete Nazionale GAL insieme al GAL La Cittadella del Sapere e alla Regione Basilicata con il sostegno del MASAF, segna un passaggio cruciale per la riflessione sulle politiche di sviluppo locale legate alle comunità costiere.

Il Seminario Nazionale CLLD pesca e acquacoltura nasce con l’obiettivo di mettere a sistema esperienze, criticità e prospettive dei GAL italiani impegnati nella gestione delle risorse FEAMPA. Sarà un’occasione per analizzare modelli di governance, condividere progetti già avviati e individuare nuove traiettorie per una crescita realmente sostenibile delle filiere ittiche e acquacolturali.

Le iscrizioni, chiuse lo scorso 20 agosto, hanno previsto un massimo di due partecipanti per ogni GAL, organismo intermedio o ente, a conferma della volontà di concentrare il confronto su interlocutori qualificati e direttamente operativi. L’attesa ora è tutta per il programma ufficiale, che definirà le sessioni di lavoro e i tavoli tematici.

La scelta di Maratea non è casuale: la Basilicata costiera rappresenta un laboratorio interessante per lo sviluppo integrato tra risorse marine, innovazione territoriale e turismo. Portare qui il primo seminario nazionale significa valorizzare un contesto che, pur con numeri contenuti, sta cercando di posizionarsi nel panorama della blue economy.

Il confronto di Maratea si annuncia dunque come un appuntamento di metodo e di visione. I GAL avranno l’opportunità di rafforzare la propria funzione di cerniera tra politiche europee e comunità locali, in un quadro che richiede capacità di programmazione, alleanze territoriali e concretezza nei risultati.

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