Categoria: Pesce In Rete Pagina 52 di 1124

Pesca siciliana in crisi: la denuncia di Confcommercio Agrigento

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La situazione che sta vivendo la marineria di Sciacca è il simbolo della profonda crisi della pesca siciliana, denunciata in questi giorni da Confcommercio Agrigento come uno dei momenti più difficili degli ultimi anni. Le imprese della filiera si trovano strette tra provvedimenti nazionali e regionali che limitano l’attività e la mancanza di un quadro uniforme di regole nel Mediterraneo, dove flotte straniere continuano a operare senza le stesse restrizioni.

Il divieto imposto dal Masaf sulla cattura del gambero rosso dal 7 agosto al 5 settembre ha colpito duramente le marinerie siciliane e l’indotto commerciale. Una misura che, secondo il presidente di Confcommercio Agrigento Giuseppe Caruana e il presidente dell’associazione commercianti ittici Antonino Lo Bue, non ha trovato un corrispettivo equilibrio a livello internazionale: mentre i pescherecci siciliani restano fermi, barche provenienti da altri Paesi continuano a sfruttare la risorsa, generando un effetto distorsivo sul mercato.

Ad aggravare ulteriormente il quadro arriva l’anticipo al primo settembre del fermo biologico. Una scelta che, pur motivata dalla necessità di tutelare gli stock ittici, di fatto paralizza anche la parte commerciale della filiera. Senza sostegni economici concreti, centinaia di imprese rischiano di rimanere senza lavoro proprio nei mesi cruciali per la sostenibilità economica delle famiglie.

La denuncia di Confcommercio è chiara: la crisi della pesca siciliana non può essere affrontata solo con divieti unilaterali. L’associazione chiede al presidente della Regione Renato Schifani e alle istituzioni nazionali ed europee di attivarsi subito, garantendo indennizzi per le imprese coinvolte e aprendo la strada a veri accordi bilaterali che stabiliscano regole uniformi nel Mediterraneo.

In una lettera inviata al governatore, l’associazione ha sottolineato che il 2025 potrebbe diventare l’anno più drammatico per il comparto. “Non è accettabile – affermano Caruana e Lo Bue – che il Mediterraneo sia sfruttato da tutti ma tutelato solo da alcuni. La politica deve assumersi le proprie responsabilità e agire subito”.

La crisi non riguarda soltanto Sciacca: investe tutte le marinerie siciliane e rischia di travolgere l’intera catena del valore, dai produttori agli operatori commerciali. Per molti, il nodo centrale resta la mancanza di una politica mediterranea condivisa che impedisca squilibri competitivi e garantisca la sopravvivenza di un settore che in Sicilia ha ancora un forte peso sociale ed economico.

La crisi della pesca siciliana richiede risposte immediate. Senza misure concrete e accordi multilaterali, le imprese rischiano di pagare un prezzo insostenibile, mentre la concorrenza estera continua a operare senza vincoli.

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UE e Vietnam, cooperazione strategica contro la pesca INN

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L’apertura ufficiale di Vietfish 2025 a Ho Chi Minh City, capitale economica del Vietnam, ha offerto all’Unione Europea l’occasione per ribadire l’importanza della cooperazione tra UE e Vietnam contro la pesca INN, tema cruciale per il futuro del commercio internazionale dei prodotti ittici. Nel suo intervento, l’ambasciatore Julien Guerrier, capo della delegazione UE in Vietnam, ha definito il Paese “partner affidabile e resiliente”, confermando il sostegno europeo a condizione che vengano rispettati con rigore gli standard contro la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.

L’UE ha assicurato assistenza tecnica per il rafforzamento dei sistemi di tracciabilità e per il monitoraggio dei pescherecci, elementi essenziali per garantire trasparenza e legalità lungo tutta la filiera. Guerrier ha anche evidenziato che l’accesso al mercato europeo, tra i più esigenti a livello globale, dipende dall’applicazione efficace delle regole anti-INN e dalla capacità del Vietnam di prevenire le incursioni in acque straniere.

Vietnam, oltre il 7% dell’export ittico mondiale

Il peso del Vietnam nel commercio mondiale dei prodotti ittici resta significativo: con oltre il 7% della quota globale, il Paese si conferma tra i principali esportatori. Nei primi sette mesi del 2025, la produzione ha superato i 5,5 milioni di tonnellate, per un valore di esportazioni pari a 6,2 miliardi di dollari. L’obiettivo, secondo il presidente dell’associazione VASEP Do Ngoc Tai, è consolidare l’industria come pilastro economico nazionale entro il 2030, puntando a ricavi tra i 14 e i 16 miliardi di dollari annui.

Per raggiungere tale traguardo, l’industria vietnamita ha avviato un percorso di rinnovamento che integra sostenibilità e modernizzazione: dalla ristrutturazione della pesca d’altura alla digitalizzazione dei processi, passando per investimenti in logistica e trasformazione. Al centro, rimane la necessità di soddisfare le richieste dell’Unione Europea, che attraverso la cooperazione mira a garantire un commercio più equo e responsabile.

Il settore ittico internazionale osserva con attenzione questo dialogo: il rispetto delle normative contro la pesca INN non rappresenta soltanto una condizione per mantenere l’accesso al mercato europeo, ma anche un banco di prova per la credibilità globale del Vietnam. Una sfida che, se vinta, potrà rafforzare la cooperazione tra UE e Vietnam contro la pesca INN come modello di governance condivisa tra mercati e istituzioni.

La cooperazione tra UE e Vietnam contro la pesca INN segna un passaggio decisivo. Le prospettive di crescita del settore vietnamita dipendono dalla capacità di unire espansione economica e sostenibilità, trasformando una sfida in opportunità.

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Spagna, cresce l’import di gambero: Ecuador copre quasi metà del totale

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Come segnala la Cámara Nacional de Acuacultura dell’Ecuador, le importazioni di gambero in Spagna hanno registrato nel primo semestre 2025 un incremento del 6% in volume e del 10% in valore rispetto al 2024. L’organizzazione, che rappresenta produttori ed esportatori ecuadoriani del settore acquacolturale, evidenzia il ruolo sempre più centrale del mercato iberico per l’industria mondiale del crostaceo.

All’interno di questo incremento complessivo, l’Ecuador copre la quota più significativa delle importazioni spagnole, con 39.731 tonnellate pari al 47% del totale. Seguono l’Argentina con 18.158 tonnellate (22%) e la Cina con 6.900 tonnellate (8%), mentre il restante 23%, pari a 19.141 tonnellate, è distribuito tra una pluralità di fornitori minori. La crescita dell’Ecuador (+33% rispetto al 2024) contrasta con la flessione argentina (-21%), mentre la Cina mette a segno un +10%, segnale di una presenza in consolidamento.

Sul piano strutturale, la tendenza conferma un andamento positivo: tra il 2023 e il 2025 le importazioni di gambero in Spagna hanno registrato una crescita media annua del 3% nei primi sei mesi dell’anno. Non un semplice rimbalzo congiunturale, ma un rafforzamento della domanda che si consolida nel tempo.

Per la filiera europea, la Spagna si conferma hub strategico: non solo tra i principali mercati di consumo, ma anche piattaforma di redistribuzione verso altri Paesi dell’Unione. La leadership dell’Ecuador, la contrazione argentina e l’avanzata cinese mostrano uno scenario competitivo in trasformazione, con effetti potenziali sui prezzi e sulla disponibilità di prodotto nei prossimi mesi.

Le importazioni di gambero in Spagna crescono, trainate dall’Ecuador che copre quasi metà del totale. Argentina arretra, Cina avanza, e Madrid si consolida come punto nevralgico del commercio europeo del crostaceo.

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Offishina, auteur vision between sea and raw material: the Salento aperitivo that tells a story

Offishina, auteur vision between sea and raw material: the Salento aperitivo that tells a story

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These are projects that don’t chase trends, but grow from an authentic vision. This is what Offishina is: a company that has chosen to give the sea a new voice – one made of artisanship, slow time and deep coherence. Every action – from the processing of the catch to the storytelling of the product – is part of a journey that goes beyond business and builds culture, relationships and identity. In this context, the open-sea aperitivo is not a promotional event, but the natural extension of a project that lives through its ability to interpret the territory with intelligence and sensitivity. On board the Brigitte yacht, among the transparent waters of Salento, a unique experience combines the excellence of Offishina® products with an exclusive setting, where landscape and gastronomy become part of the same narrative.

The onboard chef creates a menu using the company’s marine charcuterie and condiments, paired with selected champagne, wines and gin. But this is more than a tasting: it is an immersive experience designed to restore food to its emotional and territorial dimension. A cuisine that speaks with sincerity and allows space for the silence of the sea, the rhythm of the waves and the light reflected on the Salento caves. Developed by Offishina in collaboration with Luxury Yachts Gallipoli, the project was captured in a video by filmmaker Giorgio Teti: a visual story that enhances the essence of the experience without artifice. The response has been immediate: the company has already received numerous bookings – especially from international tourists (particularly Americans) increasingly attracted by unconventional experiences that fuse food, wine and landscape into one authentic journey.

The offshore aperitivo is therefore a coherent expression of a production philosophy that has made quality and craftsmanship a true manifesto. Every detail, from cave ageing to the choice of pairings, reflects the work of those who chose not to chase the market, but to create it – one step at a time – building long-lasting relationships with the territory and the people who visit it.

Offishina is not looking for special effects. It simply continues to evolve with coherence. And in doing so, it demonstrates that gastronomic excellence – when driven by vision and patience – can become storytelling, hospitality and shared memory.

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Pesca e acquacoltura sostenibile per fermare il degrado del suolo

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Il ruolo dell’oceano nella lotta contro la degradazione del suolo emerge oggi come una delle leve più efficaci per contrastare l’impatto ambientale dei sistemi alimentari e ridurre la pressione sulle risorse terrestri. Secondo un recente studio pubblicato su Nature e condotto da un gruppo internazionale di 21 scienziati, massimizzare la produzione sostenibile di pesce e ridurre lo spreco alimentare del 75% potrebbe evitare entro il 2050 l’utilizzo di una superficie di terra più grande dell’intero continente africano. È un dato che sposta radicalmente la prospettiva sul ruolo della filiera ittica in rapporto ai modelli di sviluppo globale.

L’analisi parte da un dato evidente: la sola produzione alimentare è responsabile di circa il 20% delle emissioni mondiali di gas serra e rappresenta uno dei principali vettori di degradazione dei suoli. In questo contesto, il settore della carne bovina è tra i più impattanti in termini di uso del suolo, consumo di risorse e produzione di emissioni. Al contrario, i prodotti ittici – in particolare quelli provenienti da pesca o acquacoltura sostenibili – offrono un profilo molto più efficiente dal punto di vista ambientale, oltre a garantire un elevato apporto proteico.

Lo studio evidenzia che sostituire il 70% della carne rossa prodotta in modo non sostenibile con pesce pescato in natura o allevato responsabilmente consentirebbe di liberare 17,1 milioni di chilometri quadrati di territorio e ridurre in modo importante le emissioni associate. Anche l’integrazione di prodotti a base di alghe, in sostituzione di una parte delle verdure coltivate su terra, apporterebbe benefici aggiuntivi in termini di risparmio di suolo e capacità di assorbimento di carbonio.

Gli autori non si limitano a elencare i vantaggi della filiera marina, ma propongono un percorso chiaro: integrare i sistemi alimentari terrestri e marini all’interno delle politiche globali sulla biodiversità, la lotta alla desertificazione e il cambiamento climatico. Ciò significa includere concretamente pesca sostenibile e acquacoltura responsabile tra le strategie per la sicurezza alimentare e l’adattamento ai cambiamenti ambientali.

La stessa filiera ittica – dalla produzione alla trasformazione fino alla distribuzione – è chiamata a posizionarsi come parte attiva di questa transizione. Gli operatori del settore possono contribuire non solo con pratiche sostenibili e certificazioni, ma anche promuovendo un consumo più consapevole e responsabile, in particolare nei Paesi ad alto consumo di carne. Non si tratta di sostituire indiscriminatamente, ma di orientare la dieta globale verso un equilibrio che riduca l’impatto sui suoli, valorizzando il potenziale rigenerativo del mare.

Parallelamente, lo studio sottolinea l’importanza di ridurre lo spreco alimentare, migliorare lo stoccaggio e sostenere i circuiti locali. Il risparmio di territorio generato da una riduzione del 75% degli sprechi alimentari ammonterebbe a oltre 13 milioni di chilometri quadrati, confermando che l’efficienza del sistema deve andare di pari passo con la diversificazione delle fonti proteiche.

Per la filiera ittica, questa prospettiva rappresenta un’opportunità strategica di posizionamento, non solo come settore produttivo, ma come fattore di equilibrio all’interno delle politiche climatiche e ambientali globali. L’integrazione dei sistemi alimentari marini e terrestri può diventare un driver di innovazione e valore, a condizione che venga governata con logiche di responsabilità, trasparenza e cooperazione.

In definitiva, il mare non è solo un ecosistema da proteggere: è una risorsa attiva per la rigenerazione della terra. Sfruttarne in modo sostenibile il potenziale vuol dire contribuire in modo decisivo al raggiungimento dell’obiettivo di ripristinare il 50% dei suoli degradati entro il 2050, avanzando al contempo verso una più efficace sicurezza alimentare globale.

Il settore ittico può giocare un ruolo strategico nel contrasto alla degradazione dei suoli, grazie alla capacità di offrire proteine ad alto valore nutrizionale con un impatto ambientale sensibilmente inferiore rispetto alle produzioni terrestri più intensive. Integrare i sistemi alimentari marini e terrestri rappresenta un passaggio cruciale per liberare territorio, ridurre emissioni e sostenere gli obiettivi globali su clima, biodiversità e desertificazione.

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