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Pescatori di Mazara: mani che raccontano il Mediterraneo

Pescatori di Mazara: mani che raccontano il Mediterraneo

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La rete scivola tra le dita, la cima si tende, lo sguardo segue la corrente.
A Mazara del Vallo, il mare ha un ritmo preciso, fatto di gesti tramandati e parole sussurrate al vento.
Tra le banchine del porto, ogni giornata comincia così: con il lavoro, la fatica e una visione che ha radici solide e orizzonti ampi.
È da questa realtà concreta che prende forma il progetto Pescatori di Mazara: un’impresa culturale e produttiva capace di connettere generazioni, valorizzare competenze, trasformare la tradizione in esperienza viva.

Esperienze autentiche, costruite con intelligenza

Al centro dell’attività c’è il mare, con la sua forza e la sua memoria.
Accanto al lavoro quotidiano della pesca si sviluppano percorsi pensati per accogliere, coinvolgere e raccontare.
Mazara Experience è il cuore di questo approccio: un programma che permette di toccare con mano la vita del porto, osservare le tecniche tradizionali, salire a bordo, ascoltare le voci dei pescatori e imparare da chi il mare lo conosce da sempre.
Ogni esperienza è costruita con cura: dalla sarcitura delle reti alle escursioni lungo la costa, tutto è pensato per restituire senso e profondità al contatto diretto con l’ambiente marinaro.

Un’economia che genera comunità

Il valore di questa realtà si misura in incontri, in relazioni, in partecipazione.
Ogni attività rappresenta un’occasione per rafforzare il legame tra chi vive il mare e chi lo scopre per la prima volta.
Il porto diventa luogo di condivisione, la pesca si apre alla narrazione, l’impresa assume il volto di una comunità coesa e in evoluzione.
I Pescatori di Mazara costruiscono quotidianamente un modello che integra lavoro, ospitalità, formazione e trasmissione culturale.
Un modello che cresce con coerenza e porta benefici concreti al territorio, coinvolgendo scuole, famiglie, viaggiatori, cittadini.

Narrazione visiva, comunicazione naturale

Ogni contenuto condiviso sui canali digitali nasce da ciò che accade davvero.
Le immagini raccontano scene vere: reti riparate al tramonto, mani segnate dal sale, volti che sorridono dopo una notte in mare.
I video mostrano l’essenziale, senza effetti. La comunicazione segue il ritmo del mare: sincera, diretta, profonda.
In questo approccio si riconosce un’identità forte. L’impresa parla la lingua della propria comunità e la offre al pubblico senza mediazioni, creando fiducia, coinvolgimento, attenzione.

Pescatori di Mazara rappresenta una forma contemporanea di impresa territoriale: solida nelle radici, dinamica nella visione.
Attraverso attività produttive, esperienze partecipate, iniziative culturali e comunicazione consapevole, il progetto restituisce centralità al Mediterraneo come spazio di lavoro, relazione e conoscenza.
Mazara del Vallo diventa così non solo un porto, ma un luogo che racconta sé stesso attraverso le sue persone.
Ogni gesto, ogni racconto, ogni uscita in mare diventa parte di un disegno più grande, costruito con coerenza e passione.
Un esempio concreto di come la pesca possa generare cultura, accoglienza e futuro.

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Italy’s Ferragosto 2025: Seafood Takes Center Stage in Summer Celebrations

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Italy is getting ready for one of the most anticipated days of the year: Ferragosto 2025. According to Coldiretti/Ixè data, 57% of Italians will spend the day away from home, heading to beaches, countryside, and art cities. In this setting, seafood consumption on Ferragosto becomes the symbol of a summer where coastal cuisine is not only a gastronomic pleasure but also an opportunity for promotion and growth across the entire seafood supply chain.

From seaside restaurants and boardwalk kiosks to beach picnics, seafood dishes win over diners thanks to their versatility: ultra-fresh raw plates, light fried fish, and seafood salads made with local ingredients. When well presented, this offering becomes an ambassador for the region’s identity and quality.

Marine experiential tourism is on the rise: open-air fish markets, fishing tourism with onboard tastings, and seafood farm experiences in coastal villages offer visitors a direct connection to the world of fishing and processing. Ferragosto is the perfect moment for these proposals, with an audience eager to explore and experience food-driven activities.

The comparison with other sectors is promising. Agritourism, which records about 650,000 visitors in August, shows that authenticity is a key driver in tourist choices. Seafood tourism can replicate this success, inviting travelers to experience the sea not just as a view but as a living story of tradition and flavor.

For the Italian seafood industry, Ferragosto is more than just a date on the calendar: it’s an opportunity to reaffirm that the Italian sea is not only a summer icon but a living resource that unites taste, culture, and sustainability.

Seafood consumption during Ferragosto is a true indicator of the bond between Italians and coastal cuisine. Restaurants and the blue tourism sector have the chance to turn this day into a showcase of excellence, with an impact lasting well beyond the summer season.

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Germanà e Barbagallo a Lampedusa: priorità alla marineria siciliana

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La presenza istituzionale di alto livello a Lampedusa dello scorso 12 agosto conferma l’impegno per la marineria siciliana, portatore di una visione concreta e complessa del comparto ittico isolano. Il senatore Nino Germanà, segretario regionale della Lega, insieme all’assessore regionale alla pesca Salvatore Barbagallo, ha incontrato sindaco e autorità locali per affrontare temi che dividono il settore tra vecchie criticità e nuove opportunità.

L’impegno per la marineria siciliana si esplica in un confronto realistico su tema della sostenibilità ambientale, imprescindibile per preservare gli stock ittici e valorizzare il lavoro dei pescatori. Ma il dialogo è andato oltre: si è parlato della modernizzazione di porti e mezzi, dell’impatto della crisi energetica e del caro carburante su redditività e resilienza delle imprese. Su queste basi è emersa una consapevolezza cruciale, in cui l’adeguamento delle infrastrutture non è solo un costo, ma un investimento sul futuro della filiera.

La marineria isolana si confronta poi con le normative europee: spesso rigide, a tratti penalizzanti nei confronti dei piccoli operatori. Questa è una delle ragioni per cui Germanà e Barbagallo hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di norme semplificate, flessibili e calibrate sulle realtà locali. Al contempo, è stata sollevata una problematica concreta: le reti danneggiate dalle imbarcazioni abbandonate dai migranti. Un tema che intreccia dimensione sociale, sicurezza operativa e tutela ambientale, e che per i pescatori ha un impatto diretto sulle quotidiane attività di pesca.

L’incontro di Lampedusa prosegue così una fase di strategie calibrate sull’isolamento logistico e geografico dell’isola, dove le marinerie non sono solo luoghi di lavoro, ma baluardi identitari. L’impegno per la marineria siciliana, in questo contesto, assume il valore di un’inversione di tendenza: da interlocuzione politica a piattaforma per misure realizzabili. Intravedere stanziamenti, snellimento burocratico, incentivi energetici e investimenti italiani o europei sul settore non è più solo un auspicio.

La situazione richiede un approccio integrato: diritti dei pescatori, sostenibilità e sviluppo economico, modernizzazione infrastrutturale, semplificazione normativa. Tutti elementi necessari a garantire che l’impegno per la marineria siciliana assuma concretezza e diventi catalizzatore di crescita, non solo per Lampedusa, ma per l’intera marineria isolana.

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Marche: educazione alimentare e tutela delle risorse, doppio impegno per la filiera ittica

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Secondo quanto reso noto dalla Regione Marche, a partire dal prossimo anno scolastico tornerà Pappafish, il progetto che porta pesce fresco locale nelle mense scolastiche e avvicina gli studenti al consumo consapevole di prodotti ittici di stagione e a filiera corta. Parallelamente, l’amministrazione ha annunciato nuove misure di gestione per il mosciolo selvatico di Portonovo, finanziate dal FEAMPA, che includono anche la possibilità di chiusura anticipata della pesca per salvaguardare gli stock.

Non si tratta di iniziative direttamente collegate, ma di due azioni distinte che rientrano nella strategia regionale per rafforzare il settore della pesca e dell’acquacoltura, agendo sia sul fronte della domanda interna sia su quello della tutela della risorsa marina.

Pappafish: educazione e filiera corta

Il programma Pappafish coinvolge pescatori, imprese di trasformazione e operatori della logistica, fornendo pesce locale certificato alle mense scolastiche e integrando il consumo con attività educative in aula. Gli studenti apprendono nozioni su stagionalità, qualità organolettiche e valore nutrizionale, mentre i fornitori locali trovano un canale stabile di commercializzazione. Questo modello, che unisce approvvigionamento diretto e formazione, è replicabile in altre regioni con adattamenti alle specie ittiche locali.

Mosciolo selvatico: gestione e tutela

Il mosciolo selvatico di Portonovo è un mollusco bivalve di grande valore identitario per il litorale anconetano, riconosciuto come prodotto tradizionale e presidio Slow Food. Le nuove misure FEAMPA mirano a preservarne la sostenibilità biologica, introducendo limiti temporali più stringenti e prevedendo, se necessario, la sospensione anticipata della pesca durante i periodi critici per la riproduzione. Questi interventi sono accompagnati da strumenti di compensazione per i pescatori, garantendo equilibrio tra conservazione e redditività.

Un approccio complementare

Il rilancio di Pappafish e la tutela del mosciolo selvatico mostrano due facce della stessa politica regionale: da un lato stimolare il consumo di prodotto locale e rafforzare la filiera interna, dall’altro salvaguardare le risorse per il futuro. Un approccio che, se integrato e replicato, può sostenere sia l’economia costiera sia la reputazione del prodotto ittico italiano sui mercati.

Educazione alimentare e gestione sostenibile, pur percorrendo strade diverse, sono elementi complementari di una strategia vincente. Le Marche dimostrano come investire in questi due ambiti possa rafforzare il legame tra comunità, filiera e risorse naturali, offrendo un esempio concreto a cui altre regioni possono guardare.

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Calo degli stock di polpo in Spagna: tra importazioni e acquacoltura

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Negli ultimi anni, la Spagna sta registrando un calo significativo degli stock di polpo (Octopus vulgaris), specie iconica sia per la pesca artigianale che per l’export verso i mercati europei e internazionali. Le cause di questa diminuzione sono legate principalmente alla pressione di pesca, ai cambiamenti ambientali e alla crescente domanda globale, che hanno messo sotto stress le popolazioni selvatiche.

La situazione sta alimentando un dibattito a più livelli: da un lato, pescatori e aziende devono garantire approvvigionamenti stabili; dall’altro, organizzazioni ambientaliste e ricercatori sollevano interrogativi sull’etica e sulla sostenibilità del consumo di questa specie.

Importare o allevare?

Per compensare la riduzione della disponibilità interna, la Spagna sta aumentando le importazioni di polpo da Paesi terzi, come Marocco e Mauritania. Una strategia che, se da un lato garantisce continuità all’offerta, dall’altro solleva questioni legate alla tracciabilità, alla sostenibilità delle catture e alle condizioni di lavoro nei Paesi esportatori.

Parallelamente, avanzano i progetti di acquacoltura del polpo, con il primo impianto industriale su larga scala previsto nelle Isole Canarie. L’iniziativa, tuttavia, è al centro di accese polemiche: le critiche vertono sul benessere animale — il polpo è un invertebrato dotato di sistema nervoso complesso e capacità cognitive elevate — e sull’impatto ambientale potenziale delle operazioni di allevamento intensivo.

Un caso che riguarda anche l’Italia

Il calo degli stock di polpo in Spagna non è solo un problema locale. Il polpo spagnolo rappresenta una quota rilevante delle forniture che arrivano in Italia, sia per il canale Horeca sia per la distribuzione organizzata. Un’eventuale contrazione dell’offerta o un aumento dei costi potrebbe spingere gli operatori italiani a diversificare le origini, incrementando a loro volta le importazioni da altre aree o valutando soluzioni alternative.

Scenari futuri e responsabilità di filiera

La sfida per il settore sarà trovare un equilibrio tra soddisfare la domanda e garantire la sostenibilità delle risorse. Le opzioni in campo vanno dalla riduzione dello sforzo di pesca alla definizione di quote più restrittive, dall’adozione di pratiche di acquacoltura a basso impatto fino a campagne di sensibilizzazione per un consumo più consapevole.

La domanda che emerge è netta: conviene importare o proteggere? La risposta non potrà prescindere da una governance internazionale efficace e da un impegno condiviso lungo tutta la filiera, dal mare al consumatore finale.

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