Categoria: Pesce In Rete Pagina 63 di 1120

Un’opportunità per innovare con il pesce locale: nasce Catch + Create

Un’opportunità per innovare con il pesce locale: nasce Catch + Create

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Negli Stati Uniti prende il via Catch + Create, un nuovo programma di accelerazione per prodotti ittici promosso dall’organizzazione no-profit Positively Groundfish. Il progetto nasce con un obiettivo ambizioso: trasformare le migliori idee delle comunità costiere americane in imprese concrete e sostenibili, partendo dal valore del pescato locale.

Catch + Create è pensato per chi ha un legame autentico con il mare — pescatori, chef, piccoli produttori, artigiani del gusto — e vuole innovare nel rispetto dell’identità territoriale. Il programma parte a novembre 2025 e offre finanziamenti, formazione e supporto completo per trasformare un’idea in un prodotto a valore aggiunto, pronto per il mercato.

La proposta è tanto concreta quanto generosa: nessuna quota da cedere, nessun costo da sostenere. Solo una visione chiara, tempo da dedicare e la volontà di costruire qualcosa che parta dalla costa e possa arrivare lontano.

Un modello replicabile di sviluppo locale

Il programma di accelerazione per prodotti ittici nasce con l’intento di rilanciare le specie demersali della costa occidentale statunitense, come scorfano, sogliola, merluzzo nero, molva e razza, attraverso nuove referenze capaci di incontrare i gusti contemporanei e creare occupazione nei territori più legati alla pesca.

Le candidature, aperte dal 4 agosto al 30 settembre 2025, selezioneranno cinque startup o team per la prima edizione del programma. I progetti scelti avranno accesso a due fasi di supporto: una prima, da novembre 2025 a maggio 2026, dedicata alla ricerca e sviluppo con un finanziamento di 20.000 dollari, e una seconda incentrata sul lancio, con oltre 30.000 dollari destinati a marketing, PR e partecipazione a fiere.

Idee, non requisiti

Possono candidarsi imprenditori, famiglie di pescatori, piccole imprese o semplici appassionati con una buona intuizione. Non servono capitali né strutture complesse. Basta un’idea legata al pesce locale e l’impegno a partecipare al programma online (circa 60 ore in sei mesi).

Le referenze sviluppate potranno spaziare dai pasti pronti al pesce affumicato, dai sottoprodotti trasformati al cibo per animali, fino a snack innovativi o conserve di nuova generazione. Un ventaglio ampio, capace di intercettare segmenti di mercato oggi in forte espansione.

Un’economia più giusta, un futuro più vicino

Il programma di accelerazione per prodotti ittici proposto da Positively Groundfish è un modello virtuoso di economia circolare locale, basata su ingredienti e valori territoriali. La scelta di non richiedere equity e di finanziare interamente il percorso formativo rende l’iniziativa particolarmente attrattiva per chi finora ha avuto idee ma pochi mezzi per realizzarle.

“Vogliamo sostenere chi vive davvero il mare — afferma Jana Hennig, Direttore Esecutivo di Positively Groundfish — e creare condizioni favorevoli per lo sviluppo di imprese autonome, radicate nei territori e capaci di innovare con responsabilità”.

Catch + Create è un programma americano di accelerazione per prodotti ittici pensato per le comunità costiere: un’occasione concreta e gratuita per trasformare idee legate al pescato locale in imprese sostenibili, con il supporto di esperti e finanziamenti fino a 50.000 dollari.

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Cooperazione Italia-Etiopia: la pesca entra nell’intesa strategica

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A margine del Summit sui Sistemi Alimentari delle Nazioni Unite, tenutosi ieri ad Addis Abeba, è stato siglato un Memorandum d’Intesa che segna un passo concreto verso una cooperazione rafforzata tra Italia ed Etiopia. L’accordo sulla pesca Italia Etiopia, parte integrante del partenariato bilaterale più ampio in materia di agricoltura e trasformazione alimentare, è stato firmato dal Ministro italiano Francesco Lollobrigida e dal suo omologo etiope Girma Amente.

Frutto di una relazione diplomatica consolidata e dell’esperienza positiva avviata con il progetto sulla filiera del caffè nel 2023, l’intesa si inserisce nel quadro operativo del Piano Mattei, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile delle filiere agroalimentari, ittiche e zootecniche. Per la pesca, si apre un’opportunità concreta di cooperazione tecnica e commerciale in una regione che dispone di risorse idriche interne e costiere ancora sottoutilizzate, ma strategiche per la sicurezza alimentare.

Il Memorandum, della durata quinquennale e rinnovabile, prevede tra le priorità anche la ricerca congiunta di investimenti nella produzione e commercio di prodotti ittici, oltre alla diffusione di tecnologie innovative per la trasformazione alimentare. In questo contesto, l’accordo sulla pesca tra Italia ed Etiopia può rappresentare un volano per le imprese italiane del settore, interessate a esportare know-how, impianti di lavorazione e modelli di filiera integrata.

Altro tema chiave dell’accordo è la tracciabilità: nei programmi di valorizzazione delle produzioni locali si prevede il rafforzamento dei sistemi di certificazione e delle indicazioni geografiche, inclusi i prodotti ittici. Una prospettiva che guarda non solo alla sicurezza alimentare, ma anche all’accesso ai mercati internazionali.

La cabina di regia sarà affidata a un Comitato Congiunto tra i due Ministeri, incaricato di monitorare l’attuazione del Memorandum e di convocarsi annualmente, alternando le sedi tra Italia ed Etiopia. Questo meccanismo garantirà il coordinamento tra le istituzioni e la concreta attivazione dei progetti previsti.

Per il comparto ittico italiano, l’accordo sulla pesca tra Italia ed Etiopia rappresenta una finestra strategica su un continente in crescita, dove le politiche alimentari stanno puntando sulla diversificazione produttiva e sulla modernizzazione delle infrastrutture. Allo stesso tempo, rafforza la dimensione internazionale dell’industria ittica italiana, che può contribuire allo sviluppo con tecnologie, competenze e capacità imprenditoriali.

I due Ministri hanno espresso congiuntamente soddisfazione per il risultato raggiunto, evidenziando come l’intesa risponda a una visione comune: rafforzare la resilienza alimentare attraverso il partenariato, l’innovazione e lo sviluppo economico locale.

L’accordo siglato ad Addis Abeba tra Italia ed Etiopia apre nuove prospettive per la cooperazione internazionale. Tra investimenti, tecnologie e valorizzazione delle produzioni, si consolida un asse strategico che potrà favorire crescita e sostenibilità su entrambi i fronti.

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US tariffs on Italian seafood: A blow to premium exports

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US tariffs on Italian seafood: A blow to premium exports – A new trade deal between Ursula von der Leyen and Donald Trump ushers in a fresh wave of tariffs on European exports to the United States. The agreement sets a flat 15% customs duty on most exported goods, sparing only a few strategic sectors like aerospace and microelectronics. For Italian agri-food exports—including seafood—this could become a serious obstacle to international competitiveness.

While the agreement avoids the harsher scenario of a 30% tariff, which had been discussed until just days ago, the outcome is still far from painless. Italian seafood exports to the US, though not the largest segment, represent a high-value niche for companies operating in processing, premium products, and certified specialties. Prepared tuna, anchovy, and mackerel products, high-end crustaceans, and smoked fillets aimed at gourmet retail and foodservice may see their margins squeezed or demand weakened.

Industry stakeholders warn of a twofold risk: on one hand, higher costs could make Italian products less attractive on US shelves compared to non-EU competitors; on the other, the falling dollar further worsens the outlook for exporters. The seafood sector finds itself absorbing the commercial shock of geopolitical tensions and macroeconomic shifts beyond its control.

Italian agri-food associations have already raised the alarm, calling on Brussels and the national government to introduce targeted support for the hardest-hit sectors. The fisheries and seafood processing industries are closely watching developments: what’s at stake is not just export volumes, but Italy’s hard-earned reputation in the US market, where “Made in Italy” is often synonymous with quality.

Although the full list of affected product categories has yet to be published, it is reasonable to assume that most processed seafood tariff codes will fall under the higher duty bracket. This calls for a strategic reassessment by companies trading with the US—reviewing market positioning, planning targeted promotions, or exploring potential access to alternative bilateral concessions where available.

In short, the deal avoids a damaging escalation but demands a shift in strategy. For the Italian seafood sector—which has built a solid international reputation over the years—closely tracking regulatory changes and deploying mitigation measures will be essential. European trade policy must now ensure that strategic value chains like seafood are not left behind.

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Il merluzzo russo guida le forniture cinesi, in calo l’export norvegese

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Nel 2024, la Russia ha consolidato la propria posizione di leadership nell’export di merluzzo russo sul mercato cinese, superando definitivamente la Norvegia e segnando un’inversione di tendenza significativa per uno dei segmenti chiave della pesca demersale globale. A confermarlo sono i dati ufficiali FAO analizzati da WARPE, rilanciati dall’Associazione panrussa dell’industria della pesca, che tracciano un quadro in cui Mosca, nonostante un calo complessivo delle proprie esportazioni, riesce a mantenere un primato strategico verso Pechino.

La Cina continua infatti a essere un nodo cruciale nella catena globale del merluzzo congelato, non solo come acquirente diretto ma anche come hub di trasformazione e riesportazione. Nel 2024, le importazioni cinesi di merluzzo congelato hanno raggiunto 144 mila tonnellate, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Di queste, oltre il 65% proveniva dalla Russia, che ha spedito verso la Cina 36,7 mila tonnellate nella prima metà dell’anno, contro le appena 4,7 mila tonnellate norvegesi. Il confronto è impietoso: otto volte tanto.

Il sorpasso russo si consolida in un contesto complesso, segnato da una contrazione del commercio globale di pesci demersali. Le cause principali? Riduzione delle quote di cattura, diminuzione della produzione e un embargo che ha colpito il merluzzo russo in alcuni mercati occidentali. Eppure, proprio questo scenario ha rafforzato i legami tra Russia e Cina, portando quest’ultima a preferire un fornitore meno costoso e più affidabile dal punto di vista logistico e politico.

Secondo i dati FAO, nel 2024 la Russia ha esportato circa 800 mila tonnellate di merluzzo, in calo rispetto al 2023 ma comunque dominate in quota destinata alla Cina. La Norvegia, invece, ha visto crollare le proprie esportazioni di merluzzo congelato del 40% rispetto al 2022, con appena 40 mila tonnellate esportate nel 2024. Il motivo? Un chiaro calo di interesse da parte dei buyer cinesi, sempre più orientati verso il prodotto russo per ragioni di prezzo e disponibilità.

Il merluzzo russo sul mercato cinese, quindi, non è solo una questione di volumi ma anche di posizionamento strategico. Mentre i mercati occidentali impongono restrizioni commerciali, la Russia rafforza le relazioni con l’Estremo Oriente, riconfigurando l’equilibrio globale dell’offerta ittica. Il rischio, per i competitor europei, è quello di una marginalizzazione crescente in uno dei mercati più vitali e dinamici al mondo.

La sfida è aperta anche sul piano della trasformazione: la Cina importa, lavora e riesporta. Il merluzzo russo entra nei flussi commerciali globali con una penetrazione che non si ferma al consumo interno cinese. Questo fa del prodotto russo non solo un campione di esportazioni, ma anche un elemento chiave nella filiera industriale asiatica, che potrebbe estendere il vantaggio competitivo della Russia ben oltre il semplice dato doganale.

Il 2024 ha segnato un punto di svolta nel commercio globale del merluzzo congelato: il merluzzo russo sul mercato cinese ha soppiantato il concorrente norvegese, forte di costi più contenuti e volumi più stabili. La Cina consolida il suo ruolo di centro nevralgico, mentre la Norvegia perde terreno. Per la filiera europea, è il momento di ripensare strategie e alleanze.

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Oceana avverte: “Senza trasparenza, la pesca illegale non si ferma”

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È uno dei punti ciechi più insidiosi del sistema pesca europeo: la trasparenza sulla titolarità effettiva nel settore della pesca resta un nodo irrisolto che alimenta, senza ostacoli, pratiche illegali e operazioni opache. Lo denuncia Oceana Europe, l’organizzazione internazionale per la tutela degli oceani, che in un recente approfondimento firmato da Arin Owoturo chiede riforme urgenti per rendere visibili e perseguibili i veri beneficiari delle flotte pescherecce.

La “titolarità effettiva” identifica chi, in ultima istanza, possiede, controlla e trae profitto da un peschereccio o da un’intera compagnia di pesca, anche se non compare nei registri ufficiali. Spesso si tratta di persone fisiche o aziende che, per convenienza o per evitare sanzioni, operano tramite società fittizie registrate in Paesi terzi, noti per normative permissive e controlli scarsi: le cosiddette bandiere di comodo.

Secondo Oceana, molti operatori europei aggirano così le regole comunitarie, continuando a beneficiare del pescato ottenuto fuori dai radar normativi dell’Unione. Il risultato è una flotta d’altura europea molto più estesa di quanto appaia nei dati ufficiali. Se si includono le imbarcazioni con bandiere estere ma controllate da soggetti UE, le dimensioni della flotta sarebbero più che raddoppiate.

Il problema non è solo quantitativo. È sistemico. Il diritto dell’Unione vieta espressamente a cittadini e aziende europee di finanziare o trarre vantaggio da attività di pesca illegale, ovunque avvengano. Tuttavia, attualmente non esiste alcun obbligo di dichiarare interessi economici in pescherecci registrati fuori dall’UE. Questo vuoto normativo rende praticamente impossibile risalire al vero proprietario di una nave coinvolta in attività non conformi.

Il meccanismo è già stato osservato in casi concreti. Una nave sorpresa a pescare illegalmente nell’Oceano Indiano, ad esempio, può risultare intestata a una società registrata in una piccola isola. Il legale rappresentante è un intermediario locale privo di potere decisionale. I profitti, però, tornano a un soggetto europeo che resta giuridicamente intoccabile, perché non compare in alcun registro pubblico consultabile dalle autorità.

In questo scenario, invocare la trasparenza sulla titolarità effettiva nel settore della pesca non è un esercizio accademico, ma una priorità per la tenuta del sistema. Oceana chiede agli Stati membri di introdurre l’obbligo per cittadini e imprese di dichiarare ogni interesse – legale, finanziario o operativo – in imbarcazioni battenti bandiere extra-UE. E chiede alla Commissione europea di creare una banca dati unica e accessibile, in grado di raccogliere e rendere pubbliche queste informazioni.

L’opacità, infatti, non tutela solo gli illeciti. Inquina la concorrenza, danneggia le imprese che operano correttamente e indebolisce le strategie di sostenibilità marina. Chi trae profitto dalla pesca illegale può permettersi prezzi più bassi, ignorare le stagioni di fermo biologico e aggirare i limiti imposti per la tutela degli stock ittici.

La trasparenza sulla titolarità effettiva nel settore della pesca è l’unico strumento efficace per impedire che i veri responsabili continuino a nascondersi. Come osserva Oceana, finché i beneficiari reali resteranno al sicuro dietro una rete di società offshore e prestanome, ogni sforzo contro la pesca illegale sarà vanificato.

Il mancato obbligo di dichiarare gli interessi economici nelle flotte estere permette ai beneficiari europei di trarre profitto da attività non sempre lecite. Oceana propone una riforma strutturale per imporre trasparenza e rendere visibili i veri attori della filiera. Senza questa misura, la lotta alla pesca illegale rischia di restare solo sulla carta.

Serve un impegno comune per riportare trasparenza e legalità in mare. Restiamo informati, parliamone, facciamoci sentire.

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