Categoria: Pesce In Rete Pagina 67 di 1038

Microbolle e cannabidiolo migliorano la crescita del branzino

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Microbolle e cannabidiolo migliorano la crescita del branzino – La scienza apre nuove frontiere per l’acquacoltura sostenibile. Un recente studio condotto da Valery Ravelo presso l’Istituto ECOAQUA ha rivelato che l’utilizzo di microbolle e cannabidiolo vegetale nell’ambiente di allevamento migliora sensibilmente la crescita e la salute del branzino europeo (Dicentrarchus labrax). L’approccio innovativo, che punta a ridurre lo stress e ottimizzare le condizioni di vita dei pesci, si è dimostrato una soluzione promettente per il settore ittico.

L’ossigenazione tramite microbolle ha mostrato effetti positivi sulla crescita e sul peso dei giovani branzini, favorendo una maggiore efficienza alimentare senza effetti collaterali negativi. Parallelamente, l’integrazione di cannabidiolo ha agito come regolatore dello stress, riducendo significativamente i livelli di cortisolo post-stress e migliorando la risposta immunitaria. La combinazione di queste due strategie ha portato a un tasso di sopravvivenza più alto e a un benessere generale superiore dei pesci allevati.

Lo studio, supervisionato dal dott. Daniel Montero Vítores e dalla dott.ssa Silvia Torrecillas Burriel, si è concentrato su una valutazione approfondita dei parametri biologici e fisiologici dei pesci, compresa l’analisi genetica di specifiche aree cerebrali coinvolte nella risposta allo stress. I risultati, presentati in occasione del 19° Congresso nazionale di acquacoltura 2024 e del congresso internazionale AQUA 2024, hanno suscitato grande interesse tra gli esperti del settore, confermando il potenziale di queste tecniche per un’acquacoltura più sostenibile ed efficiente.

L’integrazione di soluzioni naturali come il cannabidiolo e l’adozione di tecnologie avanzate per l’ossigenazione rappresentano un cambio di paradigma nel settore dell’acquacoltura. Oltre ai benefici in termini di benessere animale, queste innovazioni possono tradursi in una maggiore redditività economica per gli allevatori, riducendo le perdite e migliorando la qualità del prodotto finale.

L’acquacoltura moderna è chiamata a rispondere alle sfide ambientali e socio-economiche con soluzioni innovative. Il lavoro di Ravelo segna un passo significativo in questa direzione, aprendo la strada a nuove ricerche che potrebbero rivoluzionare il settore nei prossimi anni. Con un approccio sempre più orientato al benessere animale e alla sostenibilità, l’industria dell’allevamento ittico si prepara a una nuova era, in cui scienza e tecnologia si fondono per garantire un futuro più resiliente e produttivo.

Microbolle e cannabidiolo migliorano la crescita del branzino

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El Puerto de Santa María è la nuova frontiera dell’acquacoltura europea

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El Puerto de Santa María è la nuova frontiera dell’acquacoltura europea – E se ci fosse una nuova specie ittica pronta a diventare protagonista dell’acquacoltura europea? Il futuro della produzione sostenibile non passa solo per il salmone o il branzino, ma anche per la ricciola. Questo pesce pregiato, conosciuto anche come pesce limone, è al centro di un ambizioso progetto che sta trasformando El Puerto de Santa María in un polo strategico per l’allevamento ittico del futuro. Grazie all’innovazione di Futuna Blue e al supporto del colosso norvegese Kingfish Norway, la cittadina spagnola è pronta a ridefinire il mercato dell’acquacoltura.

L’iniziativa si concentra sull’allevamento della ricciola (Seriola dumerili), specie dal valore commerciale elevato e sempre più richiesta dal mercato globale. Dopo il successo nel settore degli avannotti, il gruppo ha avviato un ambizioso progetto per completare il ciclo produttivo, puntando su un innovativo impianto di ingrasso.

L’impianto, situato sulla riva sinistra del fiume Guadalete, si estende su un’area di 10.000 metri quadrati e adotta un sistema RAS (Recirculating Aquaculture System), una delle tecnologie più avanzate per la riduzione dell’impatto ambientale. Questa soluzione permette di riciclare l’acqua di mare, garantendo una produzione efficiente e rispettosa dell’ecosistema marino. Nella prima fase, l’obiettivo è raggiungere una produzione di 450 tonnellate di ricciola all’anno, con prospettive di crescita esponenziale. La seconda fase del progetto, già approvata dalle autorità portuali, prevede l’ampliamento dell’impianto fino a 47.000 metri quadrati, con una capacità produttiva di 4.500 tonnellate annue.

Questo investimento non solo posiziona El Puerto de Santa María come hub strategico per l’acquacoltura in Europa, ma genera anche nuove opportunità occupazionali e industriali. La città si sta trasformando in un punto di riferimento globale per la produzione di ricciola, con un modello che unisce innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale.

Kingfish Norway, con la sua consolidata esperienza nell’allevamento di salmone in Norvegia, ha scelto la Spagna per espandere il proprio raggio d’azione in Europa, puntando su una specie ittica ad alto valore aggiunto e su un sistema produttivo all’avanguardia. Il sindaco Germán Beardo ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, sottolineando l’importanza strategica di questo progetto per l’economia locale e per il futuro della produzione ittica sostenibile.

L’adozione di impianti RAS, combinata con l’esperienza di Kingfish Norway e Futuna Blue, rappresenta una tappa fondamentale per la crescita dell’acquacoltura europea. Con il continuo aumento della domanda di pesce sostenibile e di alta qualità, El Puerto de Santa María si appresta a diventare un polo di riferimento per il settore, contribuendo a ridefinire gli standard produttivi globali.

El Puerto de Santa María è la nuova frontiera dell’acquacoltura europea

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Tagli dell’amministrazione Trump ai dipendenti del NOAA

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Tagli dell’amministrazione Trump ai dipendenti del NOAA – L’amministrazione Trump ha avviato un’ondata di licenziamenti al National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), mettendo a rischio la stabilità di settori chiave come la pesca e l’acquacoltura. Con oltre 800 esperti allontanati in un solo giorno, le ripercussioni su previsioni meteo, monitoraggio oceanografico e sostenibilità delle risorse marine potrebbero essere devastanti.

NOAA non è solo un ente di ricerca: rappresenta il cuore pulsante delle previsioni climatiche e meteorologiche che influenzano quotidianamente l’industria ittica. La gestione degli stock ittici, la sicurezza delle operazioni in mare e l’ottimizzazione dell’acquacoltura dipendono da dati scientifici precisi. Senza una rete solida di monitoraggio, gli operatori del settore rischiano di navigare alla cieca in uno scenario sempre più incerto, con un impatto diretto sulle economie locali e sulla sostenibilità delle risorse.

Tra i reparti più colpiti dal ridimensionamento figurano il National Weather Service e il Pacific Tsunami Warning Center, entrambi cruciali per la sicurezza marittima. Senza un sistema di allerta efficace, i pescherecci e gli allevamenti in mare aperto potrebbero trovarsi esposti a condizioni meteorologiche pericolose senza il preavviso necessario. Inoltre, il depotenziamento della ricerca avanzata su modelli meteorologici e oceanografici potrebbe tradursi in una maggiore vulnerabilità per il settore ittico, che già affronta le sfide legate ai cambiamenti climatici e all’acidificazione degli oceani.

L’idea di privatizzare i servizi di previsione meteo e affidare le analisi scientifiche a entità commerciali solleva interrogativi preoccupanti. L’accesso ai dati atmosferici e oceanografici potrebbe diventare a pagamento, riducendo la possibilità per le imprese ittiche di ottenere informazioni cruciali in tempo reale. Le piccole e medie imprese, in particolare, sarebbero le più penalizzate, con costi aggiuntivi che andrebbero a pesare su un comparto già caratterizzato da margini ridotti.

La sicurezza della pesca e dell’acquacoltura non può essere messa in discussione da logiche di taglio indiscriminato. Il NOAA ha sempre rappresentato un pilastro nella gestione sostenibile delle risorse marine, garantendo previsioni affidabili e studi scientifici fondamentali per il futuro dell’industria ittica. Indebolirla significa esporre il settore a rischi crescenti, mettendo a repentaglio posti di lavoro, investimenti e la stabilità dell’intera filiera.

Tagli dell’amministrazione Trump ai dipendenti del NOAA

 

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L’imposta aggiuntiva del Norwegian Norm Price Council mina l’acquacoltura sostenibile

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L’imposta aggiuntiva del Norwegian Norm Price Council mina l’acquacoltura sostenibile. ASC avverte sui rischi – Il settore dell’acquacoltura norvegese si trova di fronte a una nuova sfida: l’introduzione di una tassa aggiuntiva sul salmone certificato ASC da parte del Norwegian Norm Price Council. Una decisione che ha sollevato non poche polemiche, soprattutto tra coloro che vedono nella certificazione ASC un pilastro per un futuro più sostenibile.

Secondo il Norwegian Norm Price Council, gli allevamenti che beneficiano di un valore aggiunto grazie alla certificazione dovrebbero contribuire maggiormente in termini fiscali. Una logica che, almeno in apparenza, mira a riequilibrare il mercato. Tuttavia, per Aquaculture Stewardship Council (ASC), questa tassa non è altro che un ostacolo alla transizione verso un’acquacoltura più responsabile. Gli allevamenti certificati ASC rispettano infatti standard ambientali e sociali più rigidi rispetto alle normative nazionali norvegesi e, per questo, già affrontano costi più elevati. Aggiungere un’ulteriore pressione fiscale rischia di scoraggiare l’adozione di pratiche sostenibili, minando anni di progressi.

Il problema si fa ancora più evidente se si considera che la nuova tassa colpisce esclusivamente i produttori certificati ASC, lasciando indenni quelli che seguono schemi di certificazione meno rigorosi o che operano senza alcuna certificazione. Questo crea un evidente squilibrio competitivo, incentivando gli allevatori a rinunciare agli standard più elevati per evitare il peso dell’imposta.

Le preoccupazioni di ASC non si fermano qui. Il rischio più immediato è un danno reputazionale per il salmone norvegese, che potrebbe perdere appeal nei mercati di esportazione, sempre più esigenti in termini di sostenibilità. Inoltre, gli investimenti in innovazione, fondamentali per ridurre l’impatto ambientale dell’acquacoltura, potrebbero subire un brusco rallentamento. Infine, questa decisione rischia di allontanare l’industria dagli obiettivi globali di sostenibilità, in un momento in cui le certificazioni ambientali rappresentano un valore aggiunto cruciale per la competitività internazionale.

ASC ha già tentato di aprire un dialogo con le autorità norvegesi, inviando una lettera al Ministero delle Finanze per sollevare la questione e richiedere un confronto. Tuttavia, la risposta tarda ad arrivare. Questo silenzio istituzionale alimenta ulteriormente il dibattito: si tratta davvero di una misura equa o piuttosto di una strategia che penalizza ingiustamente chi sceglie di operare in maniera più responsabile?

Il futuro del salmone norvegese sostenibile potrebbe essere a rischio. Se questa politica fiscale non verrà rivista, c’è il pericolo concreto che molti allevatori decidano di abbandonare la certificazione ASC, con ripercussioni non solo ambientali, ma anche economiche. Il mercato globale premia la sostenibilità, e la Norvegia rischia di pagare un prezzo molto più alto di una semplice tassa.

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La Russia abbandona l’ICES: quali conseguenze per la pesca internazionale?​

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La Russia abbandona l’ICES: quali conseguenze per la pesca internazionale?​ – La recente decisione della Russia di ritirarsi permanentemente dall’International Council for the Exploration of the Sea (ICES) rappresenta un punto di svolta significativo nel panorama della pesca internazionale. Questo organismo, fondato nel 1902, ha svolto un ruolo cruciale nella promozione della ricerca scientifica e nella consulenza per la gestione sostenibile delle risorse marine nei mari del Nord Atlantico e del Baltico.​

La sospensione temporanea della partecipazione russa alle attività dell’ICES era stata decisa il 30 marzo 2022, a seguito delle tensioni geopolitiche legate al conflitto in Ucraina. In quell’occasione, l’ICES aveva espresso preoccupazione per l’integrità della collaborazione scientifica internazionale, sottolineando come la guerra stesse minando la partecipazione essenziale di esperti in molte organizzazioni scientifiche multilaterali, inclusa l’ICES stessa. ​

Il 9 dicembre 2024, la Russia ha formalizzato la sua intenzione di abbandonare definitivamente l’ICES, con effetto a partire dal 9 dicembre 2025. Questo ritiro solleva numerosi interrogativi riguardo al futuro della gestione delle risorse marine, poiché la Russia ha storicamente svolto un ruolo significativo all’interno dell’organizzazione.

Nonostante l’uscita dall’ICES, la Russia continuerà a collaborare con la Norvegia attraverso la Commissione mista per la pesca, istituita nel 1976, per gestire le attività nel Mar di Barents. Tuttavia, l’assenza della Russia dall’ICES potrebbe influenzare negativamente la capacità dell’organizzazione di fornire consulenze scientifiche complete e basate su dati provenienti da tutte le nazioni coinvolte.​

La decisione russa potrebbe anche avere ripercussioni sulle politiche di pesca dell’Unione Europea e di altri paesi membri dell’ICES, costringendoli a rivedere le strategie di gestione delle risorse marine per garantire la sostenibilità degli stock ittici. Inoltre, potrebbe emergere la necessità di stabilire nuovi accordi bilaterali o multilaterali per colmare il vuoto lasciato dalla Russia e assicurare una cooperazione efficace nella ricerca e nella gestione delle risorse marine.​

L’uscita della Russia dall’ICES rappresenta una sfida significativa per la comunità internazionale impegnata nella gestione sostenibile degli oceani. Sarà fondamentale monitorare attentamente gli sviluppi futuri e promuovere una collaborazione scientifica inclusiva per affrontare le complesse questioni legate alla pesca e alla conservazione degli ecosistemi marini.

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