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Il salmone turco accelera nell’export

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Il salmone turco accelera nell’export  – Negli ultimi decenni, il salmone è diventato il re indiscusso del mercato ittico globale, simbolo di un’alimentazione sana e di una gastronomia sempre più orientata verso prodotti ricchi di proprietà nutrizionali. La crescente consapevolezza dell’importanza degli acidi grassi omega-3, unita alla versatilità di questo pesce in cucina, ha portato a un’impennata della domanda nei mercati internazionali.

Sebbene Norvegia, Cile e Scozia dominino tradizionalmente il settore dell’export di salmone, va segnalata una realtà che ta emergendo con numeri impressionanti: la Turchia. Il paese, fino a pochi anni fa marginale nel commercio internazionale del salmone, sta scalando posizioni grazie alla sua produzione nel Mar Nero. La capacità di adattamento dell’industria turca, supportata da investimenti tecnologici e condizioni ambientali favorevoli, ha reso possibile un incremento senza precedenti dell’export.

Nel 2024, le esportazioni di salmone del Mar Nero dalla Turchia hanno raggiunto le 100.000 tonnellate, generando un fatturato di 498 milioni di dollari. Questo risultato segna un aumento di 17 volte negli ultimi cinque anni, evidenziando il forte potenziale di crescita del settore. Tra i principali mercati di destinazione, la Russia si distingue con acquisti per 359 milioni di dollari, consolidando il proprio ruolo chiave nel commercio del salmone turco.

Il successo delle esportazioni è dovuto a una combinazione di fattori: condizioni ambientali favorevoli nel Mar Nero, investimenti in tecnologia per l’acquacoltura e un miglioramento nelle strategie di produzione e distribuzione. Tuttavia, è importante sottolineare che il salmone allevato in Turchia non appartiene alla stessa specie del salmone atlantico (Salmo salar). Il pesce esportato sotto il nome di “salmone turco” è in realtà Salmo Labrax, che nelle acque marine del Mar Nero sviluppa caratteristiche simili al salmone.

L’acquacoltura turca non si limita al salmone. Nel 2024, il branzino ha guidato le esportazioni ittiche con un fatturato di 570 milioni di dollari, seguito dall’orata con 508 milioni di dollari. Tuttavia, è il salmone del Mar Nero a registrare la crescita più rapida, consolidando la Turchia come un attore emergente nel settore.

Sebbene la Turchia non sia ancora tra i leader globali nell’export di salmone, il rapido aumento della produzione e la crescente domanda internazionale indicano che il paese potrebbe rafforzare la sua presenza nei mercati ittici mondiali. L’industria dell’acquacoltura turca sta cogliendo un’opportunità significativa per espandersi, offrendo un’alternativa competitiva ai salmone atlantici e pacifici grazie all’efficienza produttiva e alla qualità del pesce allevato nel Mar Nero.

foto: Erbay, M.
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450.000 euro per sostenere competitività e sicurezza delle imprese di pesca in Liguria

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450.000 euro per sostenere competitività e sicurezza delle imprese di pesca in Liguria – La Regione Liguria continua a investire nel settore della pesca e dell’acquacoltura con l’approvazione di due nuovi avvisi pubblici nell’ambito del Fondo Europeo per gli Affari Marittimi, la Pesca e l’Acquacoltura (FEAMPA) 2021-2027, stanziando un totale di 450.000 euro per sostenere le imprese del settore e migliorare le condizioni di lavoro degli operatori.

“Questi interventi – dichiara Alessandro Piana, vicepresidente della Regione Liguria con delega alla Pesca e all’Acquacultura – sono fondamentali per rafforzare la competitività delle imprese, sostenere il reddito dei pescatori e migliorare le condizioni di sicurezza e qualità delle produzioni. Con queste risorse vogliamo dare un segnale concreto di attenzione al settore, favorendo investimenti strategici e sostenibili.”

I due avvisi pubblici riguardano 150.000 euro per il miglioramento della competitività delle imprese di Piccola Pesca Costiera (PPC) con l’obiettivo di incrementare il reddito degli operatori e 300.000 euro per investimenti a bordo dei pescherecci, finalizzati a migliorare la qualità delle produzioni, ridurre le catture indesiderate, incrementare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori.

“La Regione Liguria – prosegue Alessandro Piana – continua a lavorare al fianco dei pescatori e delle imprese del settore. Grazie a questi investimenti, vogliamo garantire un futuro solido e competitivo alla nostra pesca, rispettando le esigenze economiche e ambientali.”

I fondi (cofinanziati da Unione Europea, Stato e Regione Liguria), saranno destinati alle imprese che presenteranno domanda tramite il portale regionale https://sportellonline.regione.liguria.it, a partire dalla pubblicazione degli avvisi su www.agriligurianet.it, con scadenza fissata al 30 marzo 2025.

450.000 euro per sostenere competitività e sicurezza delle imprese di pesca in Liguria

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Nel 2024 cresciuti del 5% i programmi di certificazione GSA

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Nel 2024 cresciuti del 5% i programmi di certificazione GSA – Nel settore ittico globale, la certificazione appare come un marchio di qualità, ma è anche garanzia di sostenibilità, sicurezza e responsabilità. I consumatori e gli stakeholder richiedono sempre più trasparenza e tracciabilità nei prodotti ittici, rendendo le certificazioni di terze parti uno strumento essenziale per accedere ai mercati internazionali e rafforzare la fiducia nel settore. Le aziende che investono nella certificazione non solo dimostrano il loro impegno verso pratiche più sostenibili, ma ottengono anche un vantaggio competitivo significativo in un mercato sempre più esigente. La certificazione non è quindi solo una scelta etica, ma una necessità strategica per la crescita e la credibilità dell’industria.

Nel 2024, la Global Seafood Alliance (GSA) ha registrato un incremento del 5% nei suoi programmi di certificazione Best Aquaculture Practices (BAP) e Best Seafood Practices (BSP), raggiungendo un totale di 4.168 strutture certificate in 45 paesi. Questo dato conferma la crescente attenzione del settore verso pratiche trasparenti e sostenibili, rispondendo alla domanda di maggiore tracciabilità e qualità da parte di consumatori e stakeholder.

Un elemento chiave di questa crescita è il tasso di fidelizzazione dell’88%, che dimostra come le aziende certificate continuino a investire per mantenere elevati standard di conformità. Nel 2024, i produttori certificati hanno implementato oltre 8.200 miglioramenti operativi per soddisfare i requisiti GSA: 2.602 riguardano la sicurezza alimentare, 2.566 la responsabilità sociale, 2.229 la responsabilità ambientale, 495 il benessere animale e 320 la tracciabilità.

“Questi numeri testimoniano l’impegno dell’industria ittica per un miglioramento continuo”, ha dichiarato Mike Kocsis, CEO di GSA. “Con oltre 8.200 azioni correttive, vediamo l’effettivo impatto degli standard di certificazione e il desiderio delle aziende di contribuire a una filiera ittica più sostenibile”.

Il 2024 ha segnato traguardi importanti per GSA, tra cui la certificazione del primo produttore BAP a quattro stelle nelle Isole Faroe, il primo allevamento certificato in Africa meridionale e i primi allevamenti di gamberi di mangrovie riconosciuti secondo gli standard GSA. Anche il settore della trasformazione ha risposto positivamente, con 540 impianti di lavorazione che hanno adottato gli standard di certificazione, contribuendo alla produzione di oltre 3,2 milioni di tonnellate metriche di prodotti ittici certificati.

Parallelamente, GSA ha rafforzato la sua presenza globale nel 2024, ospitando il Responsible Seafood Summit in Scozia, lanciando portali informativi in francese e tedesco e introducendo la piattaforma Prism in collaborazione con Wholechain per migliorare la tracciabilità della filiera ittica.

L’industria ittica sta evolvendo rapidamente e la certificazione GSA si conferma un fattore strategico per chi vuole distinguersi sul mercato. Gli investimenti in standard rigorosi non solo garantiscono benefici ambientali e sociali, ma permettono alle aziende di rispondere alle nuove sfide della sostenibilità e della trasparenza. Con una traiettoria di crescita costante, il 2025 potrebbe segnare un ulteriore rafforzamento della certificazione come pilastro dell’industria ittica globale.

Nel 2024 cresciuti del 5% i programmi di certificazione GSA

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Programmare il microbiota dell’orata con la dieta funziona davvero

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Programmare il microbiota dell’orata con la dieta funziona davvero – L’acquacoltura è sempre più legata alla ricerca scientifica per garantire un settore produttivo efficiente, sostenibile e rispettoso del benessere animale. Proprio la ricerca ha consentito di capire che la chiave per migliorare la salute dei pesci allevati potrebbe trovarsi nell’alimentazione precoce, capace di modificare il microbiota intestinale e il comportamento dell’orata (Sparus aurata). Questo è quanto dimostrato da un nuovo studio condotto dal gruppo di fisiologia ittica e acquacoltura sostenibile dell’ICMAN-CSIC, nell’ambito del progetto BreamEpiMap.

Gli scienziati hanno testato due diverse diete arricchite con fitoestrogeno genisteina (GEN) e vitamine del gruppo B (B-Vit), dimostrando che anche un breve periodo di somministrazione può influenzare la risposta allo stress, il metabolismo epatico e la composizione del microbiota intestinale. Questo approccio apre nuove prospettive nella programmazione nutrizionale dell’acquacoltura commerciale, offrendo strumenti per migliorare la resistenza degli esemplari alle fasi più critiche della loro crescita, come la selezione, il trasporto e l’introduzione nelle gabbie marine.

Secondo i ricercatori, nonostante la crescita uniforme tra tutti i pesci, i soggetti nutriti con diete specifiche mostravano differenze significative: livelli di cortisolo e stress ossidativo epatico alterati, variazioni nella composizione del microbiota e persino cambiamenti comportamentali. Tra i risultati più rilevanti, le orate alimentate con vitamina B hanno evidenziato un miglioramento del sistema antiossidante, una maggiore ricchezza del microbiota intestinale e una resistenza allo stress superiore rispetto ai controlli.

Anche se la maggior parte di questi effetti tende a scomparire dopo 4,5 mesi di alimentazione standard, gli esemplari che avevano assunto vitamine B mantenevano una maggiore audacia e un profilo microbico differente, segno di una possibile memoria metabolica e comportamentale. Questo risultato rappresenta la prima prova concreta degli effetti a lungo termine della programmazione nutrizionale sull’orata, suggerendo che strategie dietetiche mirate potrebbero influenzare positivamente la qualità dell’allevamento.

I ricercatori sottolineano tuttavia la necessità di ulteriori studi per comprendere fino a che punto queste modifiche possano persistere e in che modo possano essere trasferite su larga scala. Il progetto BreamEpiMap, finanziato da MCIN/AEI e FEDER, continua a indagare il potenziale dell’epigenetica nutrizionale nell’itticoltura, esplorando nuove strade per migliorare le performance produttive e il benessere dei pesci allevati.

Questa scoperta potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’acquacoltura mediterranea, offrendo agli allevatori strumenti innovativi per gestire la salute degli esemplari sin dalle prime fasi di vita. Con un settore sempre più attento alla sostenibilità e alla qualità del prodotto finale, la programmazione nutrizionale si candida come una delle strategie più promettenti per il futuro dell’allevamento ittico.

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L’Alaska e il futuro dell’acquacoltura tra innovazione e sostenibilità

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L’Alaska e il futuro dell’acquacoltura tra innovazione e sostenibilità – L’Alaska si prepara a una svolta epocale nel settore ittico. Il governatore Mike Dunleavy ha recentemente presentato un disegno di legge destinato a modificare radicalmente il panorama della pesca e dell’acquacoltura nello Stato, ponendo nuove basi per la sicurezza alimentare e lo sviluppo economico. Il cuore della proposta, denominata HB 111, mira a consentire l’allevamento di pesci pinnati in ambienti controllati, sfidando una storica tradizione che ha sempre vietato questa pratica, salvo rare eccezioni.

Attualmente, la legislazione dell’Alaska proibisce l’acquacoltura di pesci con pinne, ad eccezione di incubatoi privati senza scopo di lucro. Il nuovo disegno di legge aprirebbe la strada alla coltivazione controllata, permettendo la crescita di specie ittiche in bacini chiusi nell’entroterra. Una decisione che potrebbe ridefinire il ruolo dell’Alaska nel mercato globale, garantendo una maggiore autosufficienza alimentare e creando nuove opportunità di esportazione.

Il provvedimento include una serie di misure stringenti per garantire la sostenibilità e la sicurezza dell’ecosistema. Le aziende che otterranno il permesso dovranno allevare esclusivamente pesci triploidi sterilizzati, incapaci di riprodursi, riducendo al minimo il rischio di contaminazione genetica delle popolazioni selvatiche. Inoltre, la normativa vieta categoricamente l’allevamento delle principali specie di salmone (rosa, keta, sockeye, coho, chinook e atlantico), preservando così l’industria della pesca selvatica che rappresenta ancora oggi una delle principali risorse economiche dello Stato.

Il governatore Dunleavy ha sottolineato come questa proposta legislativa rappresenti un’opportunità senza precedenti per la crescita economica dell’Alaska. “Possiamo unirci alle altre regioni del mondo che già allevano pesce per consumo interno ed esportazione. Questa iniziativa genererà nuovi posti di lavoro, espanderà il settore ittico e offrirà una fonte alimentare sicura e sostenibile per i nostri cittadini”, ha dichiarato Dunleavy.

L’impatto di questa misura potrebbe essere significativo, considerando che nel 2023 le vendite di pesce d’acquacoltura negli Stati Uniti hanno raggiunto gli 819,6 milioni di dollari, secondo il censimento dell’acquacoltura dell’USDA. Sebbene il pesce gatto rappresenti più della metà di questo valore, altre specie come la trota e la tilapia stanno guadagnando terreno. L’Alaska, con il suo ambiente incontaminato e la sua esperienza nella gestione sostenibile delle risorse ittiche, potrebbe ritagliarsi un ruolo di primo piano in questo mercato in espansione.

Se approvata, la HB 111 potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per la produzione ittica in Alaska, combinando tradizione e innovazione per affrontare le sfide globali della sicurezza alimentare. Il dibattito è aperto e l’intera industria osserva con attenzione gli sviluppi di questa riforma, che potrebbe ridefinire il futuro della pesca e dell’acquacoltura nel Grande Nord.

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