Categoria: Pesce In Rete Pagina 72 di 1124

Amar Seafood punta sul pesce lupo: sostenibilità, gusto e mercato premium

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È nel cuore dell’Isola del Principe Edoardo, in Canada, che Amar Seafood ha dato vita a un progetto di acquacoltura ambizioso e radicalmente innovativo. La società norvegese ha completato l’espansione di un ex incubatoio trasformandolo in un allevamento a terra di nuova generazione, incentrato sull’allevamento di pesce lupo maculato e halibut atlantico. Un impianto sostenibile, ad alto contenuto tecnologico, che promette di ridefinire gli standard produttivi del settore in Nord America.

Unico nel continente a vantare una popolazione riproduttiva adulta di entrambe le specie, Amar Seafood ha dichiarato di voler proseguire la fornitura di halibut, ma con uno sguardo sempre più deciso verso il pesce lupo. “Continueremo a fornire halibut, ma la nostra attenzione è rivolta al pesce lupo”, ha affermato il presidente Knut Trellevik. Una scelta strategica fondata su tre pilastri: differenziazione, sostenibilità e valore gastronomico.

A oggi, la produzione globale di pesce lupo maculato allevato si attesta a meno di 100 tonnellate metriche, quasi interamente in Norvegia. Amar è dunque il primo player a portare questo prodotto unico nel mercato nordamericano, affiancandosi all’altra sola azienda al mondo attiva su scala significativa: Aminor, anch’essa norvegese.

Una scommessa ragionata

Il piano di sviluppo di Amar è graduale. Si parte da 8 tonnellate prodotte nel 2025, con l’obiettivo di raddoppiare nel 2026 e triplicare nel 2027. Più che volumi, ciò che interessa all’azienda è la coerenza del posizionamento: fornire piccoli lotti a ristoranti selezionati di Toronto, Montreal, Vancouver e Halifax, oltre a clienti in Corea del Sud e, a breve, negli Stati Uniti.

“I migliori chef non hanno bisogno di essere informati su questo pesce. È grasso, sodo, facile da cucinare e tollera bene il piccante. Lo adorano”, ha dichiarato Trellevik. La scarsità sul mercato, unita al divieto di pesca della specie in Canada e Stati Uniti, ne fanno un’opportunità esclusiva per la ristorazione di alta gamma.

Perché puntare sul pesce lupo

L’allevamento di pesce lupo maculato presenta vantaggi tecnici e commerciali notevoli. Si tratta di una specie demersale rustica, adatta a vivere in grandi gruppi, con tassi di mortalità contenuti e un ciclo produttivo di 3–4 anni. Non soffre di patologie note, ha un’elevata resa in filetto (tra il 48 e il 55%) e una carne compatta, adatta a molteplici interpretazioni culinarie.

Dal punto di vista ambientale, il sistema RAS (recirculating aquaculture system) adottato da Amar permette il controllo costante di ossigenazione, temperatura, qualità dell’acqua e condizioni delle vasche, assicurando il benessere animale e riducendo l’impatto sull’ecosistema. L’attenzione ai fattori nutrizionali del mangime completa un processo che coniuga innovazione, efficienza e rispetto per la vita degli animali.

Sostenibilità e visione

La scelta di Amar è coraggiosa ma coerente con un trend ormai irreversibile: il bisogno di diversificare l’offerta di pesci bianchi pregiati attraverso modelli produttivi compatibili con le sfide climatiche e le esigenze del mercato globale. In un comparto dominato da poche specie e minacciato dalla sovrapesca, l’allevamento di pesce lupo maculato rappresenta una frontiera concreta per l’acquacoltura sostenibile.

La sua introduzione in Nord America, con un approccio misurato e orientato alla qualità, potrebbe segnare una svolta per l’intero comparto. Amar Seafood non si limita a immettere un nuovo prodotto sul mercato: costruisce una narrazione credibile fatta di ricerca, trasparenza e concretezza. Ed è proprio questa la direzione che la filiera ittica dovrà abbracciare per garantire crescita, reputazione e resilienza nel lungo periodo.

L’investimento di Amar Seafood nell’allevamento di pesce lupo maculato si inserisce nel solco di un’acquacoltura moderna, sostenibile e differenziata. La produzione mirata, il rispetto per il benessere animale e la valorizzazione gastronomica aprono scenari promettenti per l’intera filiera.

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Prysmian entra in AERO: nuova spinta all’offshore e ricadute per la filiera blu

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È dunque ufficiale l’ingresso di Prysmian in AERO, l’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore. Un passo che segna un punto di svolta nella costruzione di una filiera italiana solida e strategica per le rinnovabili marine. Il coinvolgimento diretto di un gruppo industriale da oltre 17 miliardi di euro di fatturato, con 107 stabilimenti nel mondo e una posizione di leadership riconosciuta nelle interconnessioni sottomarine, rappresenta molto più di un’adesione simbolica. È un segnale chiaro di maturazione dell’ecosistema offshore nazionale, con implicazioni rilevanti anche per settori adiacenti come la pesca e l’economia blu.

L’ingresso di Prysmian in AERO porta in dote un know-how industriale cruciale nella progettazione e installazione di cavi sottomarini ad alta tensione, elementi essenziali per collegare i grandi parchi eolici offshore alle reti elettriche. Questo non solo accelera la transizione energetica, ma rafforza anche le basi infrastrutturali necessarie per valorizzare in modo sostenibile le risorse del mare. Un’evoluzione che, se ben gestita, può rappresentare un’opportunità per tutto il comparto costiero italiano, dalla cantieristica all’itticoltura, fino alla pesca artigianale e alla logistica portuale.

Secondo Fulvio Mamone Capria, Presidente di AERO, il contributo di Prysmian non si limita alla forza produttiva: “Prysmian ci offre un importante contributo industriale e tecnologico per sviluppare la supply chain dedicata alle rinnovabili dal mare. Il suo ingresso rappresenta un segnale forte per il settore offshore in Italia, che sta rapidamente evolvendo verso un ruolo strategico nella decarbonizzazione e nella sicurezza energetica nazionale ed europea”.

In questo scenario, anche la filiera ittica è chiamata a interrogarsi su come posizionarsi. L’espansione della produzione energetica offshore sta già modificando l’uso degli spazi marini, introducendo nuovi vincoli ma anche possibilità inedite. In altri contesti europei, come il Mare del Nord, si sperimenta la coesistenza tra allevamenti ittici e pale eoliche, con sinergie che vanno dalla riduzione dell’impatto ambientale alla diversificazione delle fonti di reddito per le marinerie locali.

L’ingresso di Prysmian in AERO rafforza la possibilità di replicare anche in Italia questi modelli ibridi, in cui il mare non è più solo teatro di conflitti tra usi concorrenti, ma luogo di convergenza tra sostenibilità ambientale, produzione energetica e filiere produttive tradizionali. Per la pesca, questo significa poter contribuire — e non solo subire — alla costruzione del futuro energetico nazionale.

“Siamo orgogliosi di accogliere nel nostro network un player globale come Prysmian — ha dichiarato ancora Mamone Capria —. Il loro know-how rafforza l’intera filiera italiana delle rinnovabili marine e offre nuove sinergie per accelerare lo sviluppo degli impianti eolici offshore. Con Prysmian, la nostra piattaforma nazionale guadagna una voce industriale capace di dialogare con le istituzioni, la ricerca e i territori”.

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Dalla Regione Emilia-Romagna un milione di euro per ristori da danni da mucillagine

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“Di fronte ai danni causati alle attrezzature, alle reti e agli attrezzi di posta, siamo intervenuti per aiutare le imprese ittiche: hanno bisogno di un sostegno concreto”. Così l’assessore all’Agricoltura e Pesca, Alessio Mammi, commenta lo stanziamento di un milione di euro da parte delle Regione per sostenere il settore della pesca, particolarmente colpito l’estate scorsa dai danni della mucillagine, e dal caro gasolio nell’anno 2022 (per i casi non già indennizzati nel precedente bando del 2023). Oltre, quindi, ai 3 milioni di euro già messi a disposizione delle imprese ittiche, sempre dalla Regione, per contrastare i danni del granchio blu (nel 2023, 2024 e 2025), un altro milione di euro viene ora stanziato per aiutare chi ha avuto danni dalla mucillagine nell’estate 2024.

“La mucillagine è fenomeno che si è presentato lo scorso anno, danneggiando in maniera molto pesante le imprese di pesca e la pesca costiera dell’Adriatico– sottolinea l’assessore-. Parliamo di un’attività che fa parte della nostra tradizione, di un comparto di cui fanno parte molte imprese e molti lavoratori, verso cui abbiamo sempre avuto una grande attenzione. La Regione, quindi- ha concluso Mammi-, si è impegnata a garantire supporto alle imprese e a tutelare quest’attività, che caratterizza profondamente la storia e la cultura della costa romagnola”.

Il bando, approvato dalla Giunta, dà attuazione all’articolo 25 della legge regionale 3 del 2025 (“Disposizioni per la formazione del Bilancio di previsione 2025-2027 – legge di stabilità regionale 2025”) ed è rivolto alle imprese ittiche di pesca professionale per indennizzare periodi di fermo pesca causati dall’improvvisa ed eccezionale proliferazione della mucillagine nel 2024, mitigando gli impatti negativi causati dell’evento tra giugno e ottobre.

La domanda per l’accesso all’indennizzo può essere presentata da imprese ittiche di pesca professionale e dovrà essere trasmessa esclusivamente tramite PEC all’indirizzo territoriorurale@postacert.regione.emilia-romagna.it entro il 25 agosto 2025. Tutte le informazioni sono disponibili all’indirizzo https://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/bandi/bandi-2025/avviso-pubblico-per-indennizzi-alle-imprese-ittiche-mucillagine-2024-e-rincari-gasolio-2022.

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Overseas: the new English section of Pesceinrete, bringing the Italian seafood industry to the global stage

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Overseas: the new English section of Pesceinrete, bringing the Italian seafood industry to the global stage – In the seafood industry, where the value of a production is also measured by its ability to capture international attention, keeping foreign markets updated on what’s happening in Italy is now a strategic priority. That’s why Overseas was born — the new English-language section of Pesceinrete, fully dedicated to sharing insights from the Italian seafood sector with a global audience.

When crafted with care and purpose, sector-specific information is more than just a communication channel — it becomes a key tool for building reputation, trust, and business relationships. Outside of Italy, buyers, stakeholders, market analysts, and industry operators are looking for authoritative and up-to-date sources to understand the evolution of the Italian seafood landscape.

Overseas meets this demand by offering content designed to be accessible and valuable even to readers unfamiliar with the local context. This isn’t about simply translating news — it’s about curating, contextualizing, and framing each story within a broader narrative that conveys the full value of the Italian seafood system.

With its technically sound yet accessible language, thoughtful editorial selection, and long-term vision, Overseas serves as a trusted entry point for anyone who wants to truly understand what’s happening in Italy’s seafood industry.

To make this international information hub robust and user-friendly, the section is backed by a dedicated technical infrastructure: SEO-optimized architecture for international search engines and a platform configuration that ensures seamless access for readers from anywhere in the world. The goal is to make each article visible, accessible, and understandable — even to a global audience unfamiliar with Italian specifics.

With Overseas, Pesceinrete strengthens its role as a strategic link between domestic and foreign markets, offering international readers a constantly updated window into the Italian seafood sector. It’s a form of journalism that goes beyond national borders — designed to foster visibility, build relationships, and unlock new business opportunities.

Overseas is the new English-language editorial space of Pesceinrete, created to provide consistent and professional updates to international audiences about developments in the Italian seafood sector — a significant step toward a more global communication strategy.

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Alghe tra le turbine: la sfida vinta nel Mare del Nord

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È stato completato con successo il primo raccolto nella North Sea Farm 1, un impianto innovativo di coltivazione di alghe tra le turbine eoliche situato nel parco offshore Hollandse Kust Zuid, nel Mare del Nord. A soli 18 chilometri dalla costa dei Paesi Bassi, questo progetto segna un momento storico nella gestione sostenibile dello spazio marittimo e apre una riflessione concreta sulle sinergie possibili anche per la filiera ittica.

Frutto della collaborazione tra l’organizzazione no-profit North Sea Farmers e il Plymouth Marine Laboratory (PML), con il supporto di Amazon attraverso il Right Now Climate Fund, la North Sea Farm 1 dimostra che le coltivazioni algali possono non solo coesistere con la produzione energetica offshore, ma valorizzarne le infrastrutture, offrendo un doppio ritorno: ambientale ed economico.

Il raccolto, avvenuto a meno di un anno dalla semina (ottobre 2024), è stato possibile grazie a una tecnologia che prevede reti di coltivazione ancorate tra le turbine e una nave equipaggiata per la raccolta selettiva. Le alghe raccolte – destinate ai settori alimentare, tessile e cosmetico – sono solo l’inizio: l’obiettivo principale è capire fino a che punto la coltivazione di alghe tra le turbine eoliche possa essere scalabile, efficiente e climaticamente vantaggiosa.

Il ruolo del Plymouth Marine Laboratory è cruciale. Con l’utilizzo di eDNA, rilievi satellitari e monitoraggi diretti, i ricercatori studieranno la capacità delle alghe di assorbire carbonio, il loro impatto sulla biodiversità marina e la resilienza degli habitat. Un patrimonio scientifico che potrebbe influenzare l’adozione su larga scala di impianti analoghi, anche in bacini come il Mediterraneo, dove le pressioni ambientali e la necessità di innovazione nella filiera ittica si fanno sempre più evidenti.

L’integrazione tra acquacoltura e energie rinnovabili è una delle strade più promettenti per valorizzare l’economia blu senza consumare nuovo spazio marino. I cinque ettari su cui si estende la North Sea Farm 1 rappresentano un utilizzo intelligente e sostenibile di un’area altrimenti interdetta alla navigazione commerciale. Per gli operatori del settore ittico, questa esperienza offre uno spunto concreto: ripensare il mare non solo come spazio di prelievo, ma come luogo di co-produzione integrata.

Il consorzio che guida l’esperimento comprende anche Deltares, Silvestrum Climate Associates, Algaia, Simply Blue Group e i contractor marittimi Van Oord e Doggerland Offshore. Una rete di competenze tecniche e scientifiche che potrebbe ispirare nuove alleanze anche in Italia, dove l’avanzata dell’eolico offshore solleva interrogativi ma offre anche opportunità.

La North Sea Farm 1 dimostra che la coltivazione di alghe tra le turbine eoliche non è solo possibile, ma già realtà. Per la filiera ittica europea, osservare con attenzione questo progetto significa cogliere in anticipo una trasformazione di paradigma che potrebbe ridefinire l’uso degli spazi marini e stimolare nuovi modelli di business integrati.

Approfondire questi scenari oggi può fare la differenza domani. La filiera ittica ha l’occasione di sedersi al tavolo dell’innovazione, non solo come spettatrice.

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