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All’interno del Consiglio Agrifish, tenutosi a Bruxelles lunedí 17 novembre, Italia, Belgio, Croazia, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo e Spagna, hanno colto l’occasione per chiedere la revisione della politica comune della pesca.
Ne dá notizia l’europarlamentare Anna Cisint (Lega), che evidenzia come i Ministri di ben 13 Paesi hanno fatto emergere una serie di carenze che compromettono gli obiettivi, fissati per la Politica Comune della Pesca.
Le cause principali derivano da un quadro normativo frammentato e incompleto, che ha portato ad una crescente incertezza giuridica e all’aumento degli oneri amministrativi per le parti interessate. Tra le criticitá sollevate, l’invecchiamento della flotta peschereccia dell’UE, costituita da navi con un’età media delle navi superiore ai 30 anni e ancora fortemente dipendenti dai combustibili fossili, il mancato ricambio generazionale e la fatica ad attrarre le nuove generazioni e le donne.
“Finalmente ci stiamo muovendo nella giusta direzione: sono anni che i pescatori europei subiscono le scelte di una PCP priva di lungimiranza, adesso non ci sono piú scuse, é ora che la Commissione europea si attivi di conseguenza” afferma l’On. Cisint, che fa presente come piú del 70 % dei prodotti ittici consumati in UE viene importato da paesi terzi, mentre infrastrutture marittime, come cantieri navali e centri di formazione, stanno chiudendo in tutta Europa, minacciando migliaia di posti di lavoro.
“La Politica Comune della Pesca deve oggi garantire la sopravvivenza e il benessere delle comunità costiere, eliminando soprattutto difficoltà, oneri e vincoli, che attanagliano i nostri pescatori. Una riforma quanto mai necessaria, per ridare sostenibilità socioeconomica al settore della pesca, e a tutte quelle economie locali ad essa collegate”.
L’articolo Cisint: “La PCP va riformata, ora la Commissione non ha più scuse” proviene da Pesceinrete.
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