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A settembre, le esportazioni ittiche norvegesi hanno raggiunto 17,9 miliardi di corone, segnando un aumento dell’8% rispetto allo stesso mese del 2024. A diffondere i dati è stato il Norwegian Seafood Council, che evidenzia un terzo trimestre da 45,9 miliardi di NOK, in crescita del 4% su base annua, ma segnato anche da criticità strutturali per l’industria.
Cina: la spinta del salmone e dei gamberi
La Cina ha registrato la crescita più dinamica. A settembre, le esportazioni sono aumentate del 39% in valore, pari a 393 milioni di NOK in più. Nel terzo trimestre la crescita cinese ha toccato il 54%. Il salmone norvegese ha conquistato il 65% della quota di mercato, sottraendo spazio al Cile, mentre i gamberi hanno registrato un incremento straordinario: +705% in volume e +1.050% in valore rispetto allo stesso mese del 2024. La domanda è alimentata da segmenti premium come sashimi e retail online.
Stati Uniti: dazi al 15% e diversificazione di specie
Settembre è stato il primo mese intero con dazi del 15% sui prodotti ittici norvegesi destinati agli Stati Uniti. Nonostante la barriera tariffaria, le esportazioni hanno toccato 1,3 miliardi di NOK, +9% su base annua. Granchio reale, trota e sgombro hanno trainato la crescita verso questo mercato; nel complesso di settembre lo sgombro ha segnato +32% in valore, la trota +10%, mentre il granchio reale ha mostrato un forte incremento di valore. Al contrario, il salmone accusa la pressione competitiva: -5% in valore nel trimestre, con una quota scesa al 7,6% del totale export verso gli USA. La combinazione di dollaro debole e prezzi più alti sta riducendo la domanda di salmone fresco intero.
Europa: il ruolo di Polonia, Portogallo e Svezia
L’Unione Europea resta il principale mercato. Per il salmone a settembre i mercati più grandi sono stati Polonia, Stati Uniti e Francia, mentre per l’export complessivo del mese guidano Polonia, Cina e Stati Uniti. Il Portogallo ha consolidato la sua posizione storica nel baccalà, assorbendo l’80% delle esportazioni dall’inizio dell’anno e registrando a settembre un +94% in valore. In Svezia, invece, il calo dei prezzi ha stimolato i consumi interni, con un aumento del 23% nelle importazioni di salmone, in particolare filetti congelati.
Materie prime, quote ridotte e prezzi in tensione
Lo sgombro è stato il prodotto simbolo di settembre, con una crescita di valore di 500 milioni di NOK. Tuttavia, le prospettive sono incerte: l’ICES ha raccomandato una riduzione delle quote fino al 70% per il 2026. Una dinamica simile riguarda il merluzzo, sia fresco che congelato, dove l’aumento dei prezzi all’export (+13% per il selvatico e +17% per l’allevato) riflette la contrazione delle disponibilità.
L’intera filiera deve confrontarsi con un quadro complesso: crescita del valore, ma volumi in calo per diverse specie. Il rischio è un progressivo inasprimento della competizione globale per le materie prime, con impatti diretti sulla sostenibilità economica delle imprese di trasformazione.
Il mese di settembre conferma dunque la resilienza delle esportazioni ittiche norvegesi, ma dietro i numeri positivi si celano tensioni crescenti. Cina e USA si affermano come mercati chiave, mentre in Europa il Portogallo resta pilastro del baccalà. La riduzione delle quote e i prezzi in salita impongono però un adattamento strategico a tutta la filiera internazionale.
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