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L’ultimo report mensile EUMOFA fa luce su un’Europa del pesce che naviga tra contrasti: aste interne più deboli, carburante in discesa e importazioni dall’estero in piena accelerazione. È questa la fotografia che emerge dal trend del mercato ittico UE 2025, un quadro che non lascia spazio a facili ottimismi e che obbliga operatori e istituzioni a leggere con attenzione la direzione dei flussi.

Un carburante meno caro che non basta

Il prezzo del gasolio marino a luglio è sceso fino a 0,57 euro al litro, quasi il 10% in meno rispetto a un anno fa. Un segnale positivo per le flotte, ma che non si traduce automaticamente in respiro per i margini: l’inflazione nell’area euro resta al 2,4% e quella del comparto seafood sale al 2,7%.

Le aste rallentano, l’Italia frena

Tra gennaio e maggio le vendite primarie nell’Unione hanno tenuto il valore (1,49 miliardi), ma perso il 6% in volume. In Italia la frenata è ancora più evidente: 104 milioni di euro, -4%, con quantità in calo del 12%. Una dinamica che pesa soprattutto sugli anelli più fragili della catena, dai pescatori alle aste locali, e che conferma il segnale di una domanda selettiva.

I bivalvi restano in controtendenza, con +13% a valore, e così i cefalopodi, +9%. Ma il bilancio complessivo è segnato dalle cadute di crostacei, piccoli pelagici e tonno, quest’ultimo in flessione del 27% nei volumi. L’anguilla fa storia a sé, con un balzo del 149% a valore che racconta la forza delle nicchie.

Importazioni in corsa: UE sempre più dipendente

Se le aste rallentano, i porti si riempiono. Le importazioni extra-UE crescono del 9% a valore e del 14% a volume nei primi cinque mesi dell’anno. L’Italia è tra i paesi che hanno aumentato gli arrivi. Protagonisti assoluti i gamberi tropicali (+30% a valore), il tonnetto striato (+21%) e il pollock d’Alaska, +48% a volume.

Un segnale chiaro: l’Europa continua ad affidarsi ai flussi globali per bilanciare consumi interni e deficit produttivi. Ma questa dipendenza espone la filiera alle oscillazioni internazionali e rende ancora più delicata la gestione dei margini.

La bussola per la filiera

Il trend del mercato ittico UE 2025 non è un bollettino statistico: è un avviso. Chi lavora sulla filiera deve saper distinguere tra segmenti resilienti e mercati sotto pressione. I bivalvi rappresentano una certezza, i cefalopodi una nicchia di valore, mentre tonno e pelagici richiedono prudenza estrema.

Il calo dei volumi domestici e la corsa alle importazioni costringeranno le imprese a scelte più nette su mix di prodotti, contratti di fornitura e mercati di sbocco. Per la filiera italiana il compito è chiaro: leggere i segnali, anticipare le mosse e non subire la volatilità.

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L’articolo Mercato ittico UE, EUMOFA fotografa il 2025: volumi giù, importazioni in corsa proviene da Pesceinrete.

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