Eolico offshore e pesca: prima riunione tecnica al MASAF

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Ieri, presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf), si è tenuta la prima riunione tecnica in tema di Eolico offshore nella PSM (Pianificazione dello Spazio Marittimo), finalizzata ad avviare le necessarie valutazioni tecniche sugli aspetti connessi agli usi della pesca nelle aree prossime a quelle interessate da eventuali progetti per impianti eolici.

Le Associazioni intervenute hanno espresso forte preoccupazione su questo tema, in quanto ritengono che la pianificazione spaziale marittima non lo affronti in maniera approfondita, limitandosi ad alcune dichiarazioni di carattere generale.

Le possibili ricadute sulla filiera ittica nazionale, senza una adeguata pianificazione, in alcuni areali potrebbero portare ad una diminuzione dell’attività di pesca di oltre il 60%. L’individuazione delle aree maggiormente vocate allo sviluppo dell’energia eolica offshore non può avvenire senza tenere in considerazione conflitti e sinergie con altri usi del mare e della costa.

Il Direttore generale Francesco Saverio Abate ha preso in seria considerazione le osservazioni del settore e ha attivato gli uffici della Direzione per redigere una mappa della intensità dello sforzo di pesca, al fine di rendere possibile le zone di sovrapposizione con le Aree Idonee e le aree di accelerazione per le rinnovabili.

Il Presidente di AGCI Pesca e Acquacoltura, Enrico Casola, ha affermato che lo sforzo da realizzare su questo tema è di contemperare le esigenze dello sviluppo degli impianti eolici offshore in relazione al Piano nazionale di transizione ecologica (PTE) e in coerenza con l’Agenda 2030 e la salvaguardia della pesca e dell’acquacoltura quale presidio per la sicurezza alimentare, la valorizzazione delle risorse marine e la promozione del Made in Italy.

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Gelatina di pesce, un mercato reale. Ma chi in Italia lo sta intercettando?

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È invisibile, ma sta conquistando mercato. La gelatina di pesce, derivata principalmente da pelle e lische, si afferma come ingrediente strategico in diversi settori: dall’alimentare al nutraceutico, dalla cosmetica ai mercati halal e kosher. Un’occasione concreta per valorizzare i sottoprodotti della lavorazione ittica, oggi spesso sottoutilizzati, e creare nuove filiere ad alto valore aggiunto.

Dagli scarti un derivato prezioso

La gelatina è una proteina naturale ottenuta per idrolisi parziale del collagene. Mentre quella suina e bovina domina il mercato mondiale, la gelatina ittica rappresenta una valida alternativa, soprattutto per usi specifici. Si ottiene principalmente da pelle, squame e ossa di pesce, impiegando tecnologie ormai consolidate e sicure. Secondo la FAO, l’uso industriale degli scarti di pesce potrebbe raddoppiare il valore complessivo della materia prima se impiegato in modo efficiente.

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Halal, kosher e pescetariani: mercati in crescita

La domanda di prodotti halal e kosher continua ad aumentare in tutto il mondo, spinta anche dalla crescita delle diete pescetariane e da esigenze di etichettatura trasparente. La gelatina di pesce, a differenza di quella suina, è compatibile con entrambe le certificazioni religiose. Il suo utilizzo è già diffuso in capsule molli farmaceutiche, caramelle gommose e integratori nei mercati del Sud-Est asiatico, Medio Oriente e Nord America.

Secondo dati Innova Market Insights, nel 2024 circa il 15% delle nuove caramelle funzionali lanciate sul mercato globale indicavano esplicitamente l’uso di gelatina ittica o alternativa non animale. In cosmetica, il collagene marino è considerato premium: ricercato per la sua elevata biodisponibilità e assenza di allergeni.

Opportunità per l’industria italiana

In Italia, la gelatina di pesce è ancora un segmento di nicchia, quasi totalmente importato dall’Asia, in particolare da Vietnam, Thailandia e Corea del Sud. Mancano produttori strutturati che sappiano sfruttare le potenzialità offerte dalla filiera nazionale. Eppure il pesce lavorato nei distretti industriali genera ogni anno centinaia di tonnellate di sottoprodotti idonei alla trasformazione.

Un’infrastruttura per la produzione di gelatina ittica, anche in forma consortile o in collaborazione con startup biotech, potrebbe innescare meccanismi virtuosi di economia circolare e aprire nuovi canali B2B. Non solo per l’export, ma anche per fornire aziende italiane di dolciumi, cosmetici e nutraceutici sempre più attente alla tracciabilità degli ingredienti.

Il segmento della gelatina di pesce è un terreno ancora inesplorato per molti operatori italiani, ma ricco di potenziale. Sostenibile, adatto a mercati religiosi e funzionali, e tecnicamente già validato da anni di uso industriale, rappresenta un’opportunità concreta per ripensare il valore del “residuo” ittico. Investire oggi in questa nicchia significa anticipare una tendenza che, altrove, ha già preso forma.

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Novafoodies: tracciabilità della filiera ittica a portata di mano, per una scelta consapevole e informata

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Il progetto europeo Novafoodies, finanziato dal programma Horizon Europe, rappresenta una delle iniziative più ambiziose per trasformare la produzione alimentare ittica in chiave sostenibile, digitale e trasparente.

Con un consorzio di 25 partner provenienti da 11 paesi, tra cui l’Italia, Novafoodies punta a sviluppare sistemi innovativi per la produzione di alimenti funzionali a partire da materie prime marine e d’acqua dolce, con particolare riferimento alle produzioni da Acquacoltura Integrata Multitrofica (IMTA).

Il caso pilota italiano: Aqua De Mâ

Tra i casi pilota, l’Italia è protagonista con Aqua De Mâ, che unisce innovazione tecnologica e tutela dell’ambiente per una filiera ittica trasparente, certificata e responsabile.

Grazie alla collaborazione con il progetto Novafoodies, Aqua De Mâ sta implementando soluzioni avanzate per garantire:
• Filiera trasparente, in grado di restituire al consumatore informazioni affidabili su origine, metodi di allevamento, alimentazione e impatto ambientale;
• Tracciabilità alimentare e logistica, monitorati con tecnologie IoT e Blockchain;
• Sviluppo locale e circolarità, con un’attenzione particolare all’economia blu, al lavoro dignitoso e al rispetto degli ecosistemi marini.

Aqua De Mâ rappresenta un modello replicabile per tutte le realtà che vogliono coniugare innovazione, etica e competitività.

e-Fish: l’innovazione nasce dalla ricerca

In e-Fish, prima ancora di sviluppare nuovi prodotti, investiamo in ricerca e sviluppo attraverso progetti internazionali come Novafoodies.

Crediamo fortemente che l’innovazione debba partire dallo studio, dal confronto e dalla sperimentazione concreta con altri attori del settore: solo così possiamo anticipare i bisogni del mercato e proporre soluzioni davvero utili e sostenibili.

Partecipare a partenariati internazionali come il consorzio Novafoodies ci consente di restare al passo con le tecnologie più avanzate, testare nuovi modelli di filiera e co-progettare il futuro della blue economy con una visione aperta, concreta e orientata all’impatto.

Scarica l’app Novafoodies: il futuro della tracciabilità è nella tua mano

Una delle innovazioni chiave del progetto è la Novafoodies Mobile App, disponibile su landing.novafoodies.eu: uno strumento pensato per restituire fiducia e trasparenza al consumatore finale.
Con un semplice QR code stampato sull’etichetta del prodotto, l’app consente di:
• Conoscere l’origine e il percorso del prodotto ittico;
• Verificare pratiche di sostenibilità, metodi di produzione, certificazioni;
• Premiare i produttori più virtuosi, facendo scelte consapevoli.

Grazie all’integrazione con dispositivi RFID, IoT, AI e Blockchain, ogni fase della filiera viene monitorata, registrata e condivisa in modo sicuro, accessibile e verificabile.

Vuoi sapere davvero cosa porti in tavola?

Scarica subito l’app Novafoodies e diventa parte attiva di una rivoluzione sostenibile!
Scopri da dove proviene il pesce che acquisti, come è stato allevato o pescato, chi lo ha lavorato e con quali standard.
Non è solo trasparenza: è fiducia, è consapevolezza, è il futuro della filiera ittica.

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Tutti pazzi per il sushi: crescita record e sfide future per un mercato in continua evoluzione

Tutti pazzi per il sushi: crescita record e sfide future per un mercato in continua evoluzione

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Tutti pazzi per il sushi. Oggi, 18 giugno, si celebra la Giornata Internazionale del Sushi, un’occasione perfetta per raccontare l’ascesa vertiginosa di questo alimento diventato simbolo di stile, gusto e praticità. Dalla conservazione del pesce fermentato nel Giappone medievale alle tavole urbane di Milano o ai chioschi nei supermercati, il sushi è diventato parte integrante del consumo alimentare degli italiani.

Secondo il Report “Il mercato del sushi – Italia 2025” pubblicato da Businesscoot, nel periodo 2024‑2025 il mercato del sushi in Italia ha registrato un incremento del +32,9%, con una crescita stimata del +4,9% annuo fino al 2026. Un’espansione che riguarda non solo i ristoranti e la ristorazione rapida, ma anche la GDO, le gastronomie, i corner specializzati e – in modo sempre più incisivo – il comparto delivery.

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A testimoniare questa tendenza ci sono anche i numeri pubblicati da Glovo. Nell’ultimo anno sono state consegnate oltre 31 milioni di porzioni di sushi in Italia, con una crescita del 27% rispetto al 2023. L’Italia è il secondo Paese al mondo per consumo di sushi tramite la piattaforma, subito dopo la Spagna, e tra i primi tre in Europa per crescita di utenti attivi. Il giorno di San Valentino del 2025 è stato il più “sushi-attivo” dell’anno, con quattro ordini al minuto, mentre il giorno successivo, dedicato ai single, ha registrato numeri da record. Non si tratta più solo di un pasto, ma di un vero rito contemporaneo.

Le città con i numeri più alti rimangono le grandi metropoli, ma la vera sorpresa viene dalle province: Molfetta ha fatto segnare un incremento del 406%, Senigallia del 163% e l’area tra Scafati, Pompei e Torre Annunziata ha superato il 150%. Il sushi non è più un fenomeno urbano, ma un’abitudine diffusa su tutto il territorio nazionale, capace di unire culture gastronomiche e stili di vita.

Un altro segnale forte arriva dai supermercati. La GDO ha puntato su formule sempre più raffinate e accessibili, con sushi confezionato, ingredienti selezionati e grande attenzione alla sicurezza alimentare. Gli italiani apprezzano la praticità e la versatilità del prodotto, in particolare tra i giovani professionisti e le famiglie urbane. La presenza crescente nei punti vendita testimonia la maturità raggiunta dal mercato e l’evoluzione del gusto dei consumatori.

A livello di preferenze, continuano a dominare i grandi classici come Nigiri e Uramaki, ma si affacciano proposte più sperimentali. Tra queste, l’Inari – riso avvolto in tofu marinato – ha registrato una crescita del 124%, mentre l’Onigiri, lo street food giapponese per eccellenza, ha visto un incremento del 76%. Gli ingredienti più amati restano salmone, tonno, avocado e la sempre più iconica Philadelphia, simbolo di quella contaminazione tra Oriente e Occidente che rende il sushi irresistibile per il pubblico italiano.

La forza di un format globale e replicabile

La forza del sushi non risiede soltanto nella sua popolarità, ma nella sua natura di format gastronomico scalabile e replicabile, capace di fungere da vero e proprio volano commerciale per l’intera filiera di una specie ittica. È stato il caso emblematico del salmone norvegese: grazie alla standardizzazione dei tagli, all’elevata disponibilità e alla garanzia di sicurezza microbiologica, il prodotto ha trovato nel sushi un canale privilegiato di diffusione internazionale, spingendo la Norvegia a diventare leader mondiale nel segmento del pesce da consumo crudo.

Oggi, lo stesso modello può essere strategicamente replicato a favore di altre specie ittiche, anche locali, con l’obiettivo di aumentare il valore aggiunto del prodotto e diversificare l’offerta. La crescente attenzione verso sostenibilità, food identity e tracciabilità ha già dato impulso a versioni di sushi glocal, dove la creatività degli chef incontra le eccellenze ittiche regionali: ricette a miglio zero che mantengono il format visivo e funzionale del sushi, ma valorizzano risorse come pesce azzurro, molluschi e specie emergenti dell’acquacoltura.

In questo contesto, il sushi si conferma non solo trend gastronomico ma piattaforma distributiva, in grado di trasformare il posizionamento di un’intera categoria merceologica, anche nel comparto ittico italiano.

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Farina e olio di pesce, segnali positivi dal Perù e dalla Cina

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La stagione di pesca delle acciughe nel Perù centro-settentrionale, iniziata il 22 aprile 2025, ha già portato alla cattura del 70% della quota autorizzata di 3 milioni di tonnellate. Un risultato che, nonostante un avvio ritardato di una settimana rispetto al 2024, rafforza la fiducia degli operatori sulla continuità dell’approvvigionamento per l’industria della farina e dell’olio di pesce.

Il mercato globale degli ingredienti marini, in cui il Perù copre abitualmente circa il 20% della produzione complessiva, appare in una fase di rinnovata vitalità. Secondo l’IFFO (l’organizzazione internazionale per gli ingredienti marini), la produzione stimata per il 2025 si attesta su 5,6 milioni di tonnellate di farina di pesce e 1,2-1,3 milioni di tonnellate di olio di pesce. Numeri sostenuti da una buona performance anche nei primi mesi dell’anno: tra gennaio e aprile, la produzione mondiale di farina di pesce è cresciuta del 3% rispetto allo stesso periodo del 2024, con un +14% per l’olio di pesce.

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Il quadro è particolarmente favorevole nei Paesi latinoamericani e in Asia, mentre l’Europa del Nord segna un lieve calo. A trainare la crescita globale, insieme al Perù, ci sono infatti anche Cile, Sudafrica e Stati Uniti. I dati IFFO, provenienti da un campione rappresentativo del 40% della produzione mondiale di farina di pesce e del 50% di quella di olio di pesce, confermano una traiettoria espansiva che interessa tutta la filiera.

Un altro elemento chiave viene dalla Cina, primo produttore mondiale di acquacoltura. Pur registrando una flessione nella produzione interna di ingredienti marini tra gennaio e maggio – complice la sospensione temporanea di diversi impianti e le restrizioni alla pesca – il Paese continua a trainare la domanda globale. I mangimi vengono prodotti sempre più spesso utilizzando materia prima importata, comprese sardine congelate e sottoprodotti dell’industria conserviera.

Il dinamismo dell’acquacoltura cinese, sostenuto da previsioni favorevoli per il terzo e quarto trimestre, interessa in particolare specie ad alto fabbisogno nutrizionale, e rappresenta un’indicazione strategica anche per gli operatori europei. L’aumento della domanda di farine e oli ad alto contenuto proteico potrebbe infatti influenzare l’intera catena dell’approvvigionamento, compresa quella destinata al settore ittico trasformato e alla GDO.

Con una stagione di pesca favorevole in Perù, la conferma della solidità dei mercati asiatici e un contesto di stabilità produttiva in molti Paesi chiave, il comparto degli ingredienti marini sembra orientarsi verso un 2025 di crescita sostenuta. Per produttori, trasformatori e distributori, si tratta di un’occasione per riconsiderare le proprie strategie di sourcing e di posizionamento, puntando su tracciabilità, standard nutrizionali e competitività sul piano internazionale.

Il 2025 si preannuncia come un anno favorevole per il mercato degli ingredienti marini, con il Perù e la Cina a guidare una ripresa che può generare opportunità di filiera per mangimifici, trasformatori, logistica e distribuzione. Una stagione da seguire con attenzione e capacità di adattamento.

Resta aggiornato con Pesceinrete sulle evoluzioni del mercato globale e sulle implicazioni strategiche per la filiera ittica europea.

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