Risorsa Mare: Musumeci e Lollobrigida, mare strategico e pesca pilastro della sovranità alimentare

Risorsa Mare: Musumeci e Lollobrigida, mare strategico e pesca pilastro della sovranità alimentare

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La terza edizione del Forum Risorsa Mare, svoltasi a Civitavecchia la scorsa settimana, ha ribadito il valore del mare come risorsa strategica per l’Italia. Un evento che ha intrecciato sicurezza, sostenibilità e sviluppo dell’economia blu, con un’attenzione particolare al ruolo della pesca.

Musumeci: il mare come risorsa nazionale

Il Ministro per le Politiche del Mare, Nello Musumeci, ha evidenziato la necessità di coniugare sviluppo e sicurezza, innovazione e sostenibilità. Ha descritto il Forum come un “cantiere di idee” in cui istituzioni, imprese e mondo accademico sono chiamati a costruire strategie condivise.
Il Mediterraneo, ha sottolineato, non è soltanto un confine geografico, ma un volano di crescita economica e coesione territoriale.

Lollobrigida: la pesca pilastro della sovranità alimentare

Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha messo al centro del dibattito la filiera ittica.
“Abbiamo esteso ai pescatori le stesse tutele degli agricoltori in caso di calamità, ottenuto in Europa lo stop a nuovi tagli e avviato investimenti per innovazione e sviluppo. La pesca, insieme all’agricoltura, è un pilastro della sovranità alimentare. Continueremo a garantire regole giuste, meno burocrazia e più sostegno per chi ogni giorno assicura qualità e futuro alla nostra Nazione”, ha dichiarato.

Un messaggio politico per la filiera

I dati del Libro Blu confermano il peso crescente dell’economia del mare: 76,6 miliardi di valore aggiunto diretto, oltre un milione di occupati e un impatto complessivo superiore ai 200 miliardi.
In questo scenario, la pesca si conferma un settore strategico non solo per l’economia ma anche per la sicurezza alimentare. Il Forum ha consegnato un messaggio chiaro: rafforzare le tutele, investire in innovazione e garantire stabilità normativa sono le condizioni per consolidare la competitività della filiera ittica italiana.

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Libya-Europe fish exports back in focus

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The recent meeting in Tripoli between institutional and business representatives brought Libya-Europe fish exports back into the spotlight, a dossier that intertwines economic cooperation and diplomacy in the Mediterranean.

The discussion table

Participants included Italy’s ambassador to Libya Gianluca Alberini, Libya’s Minister of Marine Resources Adel Sultan, Fabio Giudice, commercial officer of the Italian diplomatic mission, and Mazara-based entrepreneur Nicola Giacalone, director of Medina and owner of the Rosso di Mazara brand.

The Libyan ministry explained that the talks focused on training programs, professional qualification, and support for fish processing centers in line with national legislation and international standards. The goal: to facilitate access of Libyan seafood products to European markets.

The business perspective

For Nicola Giacalone, the critical point is traceability. Libya’s marine reserves, described as “vast and almost untouched,” cannot consistently enter Europe without a system monitoring the entire supply chain. He recalled how the joint venture model, already launched by Medina in Tunisia in the 1990s, could successfully be replicated in Libya.

The regulatory hurdle

Nicola Colicchi, president of the Italy-Libya Chamber of Commerce, stressed the need for political action to adapt EU regulations. While acknowledging the lack of infrastructure and delays in meeting international standards, Colicchi highlighted that the ongoing dialogue tables may create conditions for tangible progress.

Opportunities and challenges

According to FAO, Libya’s fish resources remain largely unexplored, while low domestic consumption leaves room for export. Yet obstacles remain: insufficient preservation facilities, historical tensions between Italian fleets and Libyan authorities, and maritime disputes weighing on the political climate.

Despite these challenges, the prospect of an agreement on Libya-Europe fish exports represents a strategic opportunity for both countries: for Italy, to strengthen its role as a Mediterranean partner; for Libya, to begin unlocking a long-overlooked marine heritage.

Source: Agenzia Nova

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Mucillagine marina: l’IA la individua dallo spazio

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Quello della mucillagine marina continua a restare un problema complesso, con ricadute ambientali, economiche e sociali. Negli ultimi anni si sono moltiplicati gli episodi in grado di compromettere la qualità delle acque, soffocare gli ecosistemi e mettere in difficoltà la pesca e il turismo. In questo scenario, i ricercatori hanno messo a punto un sistema innovativo per il rilevamento automatico della mucillagine marina, capace di riconoscere dall’alto le aree colpite grazie a immagini satellitari e intelligenza artificiale.

Lo studio e il contesto

La ricerca, pubblicata su PLOS ONE, prende come riferimento l’ondata di mucillagine che nel 2021 ha interessato il Mar di Marmara, in Turchia, una delle più vaste mai registrate. Grazie ai dati radar del satellite europeo Sentinel-1, i ricercatori hanno analizzato migliaia di campioni prelevati in mare, confrontando le aree ricoperte dalla sostanza gelatinosa con quelle rimaste pulite.

La scelta del radar non è casuale: a differenza dei sensori ottici, può osservare il mare anche in presenza di nuvole o in assenza di luce solare, garantendo un monitoraggio continuo di fenomeni spesso imprevedibili e rapidi nella loro evoluzione.

Il valore dell’intelligenza artificiale

Il cuore dello studio è un modello ibrido che combina due approcci: un algoritmo di tipo Transformer, in grado di individuare schemi complessi nei dati, e una regressione logistica, adatta a distinguere in modo netto le diverse categorie. L’unione dei due ha permesso di ottenere risultati particolarmente solidi, con accuratezze molto elevate nella classificazione delle aree affette da mucillagine.

Risultati e limiti

Il sistema si è dimostrato capace di identificare con precisione le zone colpite, offrendo così uno strumento potenzialmente utile per una sorveglianza più rapida ed economica. Tuttavia, gli stessi autori richiamano alla prudenza: il metodo è stato testato su un’area e un evento specifici, e dovrà essere validato in contesti differenti, con dataset più ampi e condizioni ambientali diverse.

Una prospettiva concreta

Pur con i suoi limiti, lo studio segna un passo importante: il rilevamento automatico della mucillagine marina attraverso l’intelligenza artificiale e i satelliti apre prospettive concrete per gestire fenomeni che, finora, sono stati difficili da prevedere e monitorare. Un approccio che potrebbe diventare in futuro un tassello fondamentale nelle strategie globali di osservazione e tutela degli ecosistemi marini.

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Si fa presto a dire sostenibilità! L’ittico nell’era dei dati

Si fa presto a dire sostenibilità! L’ittico nell’era dei dati

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Si fa presto a dire sostenibilità! Forse fino a ieri. Oggi, con la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e i nuovi European Sustainability Reporting Standards (ESRS), l’Europa chiede alle imprese di dimostrarla con numeri e verifiche.

Il 29 settembre 2025 si chiude la consultazione pubblica sugli ESRS: da qui nasceranno le regole definitive che determineranno come dovrà essere redatta la rendicontazione di sostenibilità. Un passaggio che riguarda anche la filiera ittica, dalle grandi aziende della trasformazione ai fornitori più piccoli.

Perché la CSRD riguarda il settore ittico

Molti operatori pensano che la CSRD sia un tema distante, riservato a banche o multinazionali. In realtà il perimetro degli obblighi è molto più ampio:

Dal 2026 saranno tenute a redigere il report di sostenibilità tutte le grandi imprese (oltre 250 dipendenti, o più di 40 milioni di fatturato, o oltre 20 milioni di attivo).

Dal 2027 l’obbligo si estenderà anche alle PMI quotate.

Le altre imprese della filiera, pur non direttamente obbligate, saranno comunque coinvolte come fornitrici: i grandi gruppi e la GDO chiederanno loro dati per completare la rendicontazione.

In concreto, per il comparto ittico nessuno potrà considerarsi escluso: l’impatto sarà diretto per alcune aziende e indiretto per tutte le altre.

Adeguarsi alla CSRD: cosa significa in pratica

Per le aziende ittiche adeguarsi alla CSRD significa avviare un percorso strutturato che richiede:

Raccolta dati ESG: consumi energetici, emissioni, uso dell’acqua, rifiuti di lavorazione, condizioni di lavoro, catena di fornitura.

Integrazione nei processi: non un documento separato, ma parte integrante del bilancio.

Definizione di obiettivi concreti: riduzione scarti, certificazioni di sostenibilità, efficientamento energetico.

Verifica esterna: i dati dovranno essere certificati da un revisore indipendente, al pari dei bilanci economici.

Le priorità per la filiera ittica

Tra i temi più rilevanti che emergeranno dagli ESRS, le aziende ittiche dovranno focalizzarsi su:

Gestione delle risorse marine: metodi di pesca e impatti sugli stock.

Consumi energetici e carburanti: dalle flotte alle linee di trasformazione.

Gestione di acqua e rifiuti: qualità degli scarichi e riduzione degli scarti.

Condizioni di lavoro: sicurezza dei pescatori e del personale nei siti produttivi.

Catena di fornitura: mangimi, packaging, logistica.

Tracciabilità e certificazioni: strumenti chiave per dialogare con buyer e consumatori.

Da dove partire subito

Per non arrivare impreparate, le imprese ittiche possono attivare fin da ora alcuni passaggi concreti:

Gap analysis: verificare quali dati già vengono raccolti e cosa manca.

Coinvolgere la governance: CDA e management devono guidare il percorso.

Adottare sistemi di monitoraggio: anche soluzioni digitali semplici possono essere utili.

Formare il personale: chi gestisce i dati ESG deve conoscere gli standard.

Dialogare con i partner di filiera: fornitori e clienti vanno coinvolti fin dall’inizio.

Sfide e opportunità

L’adeguamento alla CSRD comporta costi, complessità e rischio di burocrazia. Ma per il settore ittico è anche una grande opportunità:

  • migliorare l’efficienza e ridurre gli sprechi,
  • accrescere la reputazione verso buyer e consumatori,
  • rendere l’azienda più competitiva nei mercati internazionali,
  • accedere a investitori e bandi sempre più legati a criteri ESG.

Con la chiusura della consultazione ESRS il 29 settembre 2025, il quadro europeo della sostenibilità entra nella sua fase definitiva. Per le aziende ittiche significa non solo adeguarsi a un obbligo normativo, ma ripensare i processi in chiave trasparente e sostenibile.

EFRAG – Consultazione pubblica sugli ESRS
Commissione Europea – Corporate sustainability reporting
Grant Thornton – CSRD reporting: What you need to know

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Loopworm ottiene l’ok ai mangimi da insetti e avvia l’export mondiale

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Il percorso verso un’acquacoltura sostenibile trova nuovo slancio in India, dove l’azienda biotecnologica Loopworm ha ottenuto il via libera dalla Coastal Aquaculture Authority (CAA) per l’uso diretto delle proprie proteine e dei grassi derivati da insetti nei mangimi ittici. Una certificazione che segna un passaggio decisivo: da ora i prodotti dell’azienda potranno essere impiegati direttamente negli allevamenti come additivi e attrattanti, aprendo la strada a un impiego più diffuso e immediato.

Maggiore efficienza

L’approvazione regolatoria non ha solo valore simbolico. L’impiego di farine e lipidi da insetti consente di migliorare l’appetibilità dei mangimi e di sostenere i tassi di consumo anche in condizioni difficili, come le fasi di stress ambientale o l’insorgere di malattie precoci. Per gli allevatori, questo si traduce in maggiore efficienza e migliori performance di crescita, due elementi chiave per rafforzare la competitività del comparto.

Parallelamente, Loopworm ha avviato le prime esportazioni del proprio “insect protein powder” verso un importante produttore internazionale di mangimi per salmoni. Più spedizioni sono già state effettuate, a conferma della capacità dell’azienda di inserirsi in una filiera globale che guarda con sempre maggiore attenzione a soluzioni di acquacoltura sostenibile.

Ankit Alok Bagaria

“Questi risultati rafforzano la nostra visione di incidere sulla produzione proteica attraverso la biotecnologia degli insetti, garantendo sicurezza e qualità in linea con gli standard globali”, ha dichiarato Ankit Alok Bagaria, co-fondatore e CEO di Loopworm.

Loopworm

Fondata nel 2019 a Bangalore, la società dispone oggi di un impianto con una capacità di produzione fino a 6.000 tonnellate l’anno di farina proteica da insetti. Oltre alla nutrizione animale, Loopworm sta sviluppando un innovativo sistema basato sui bachi da seta per la produzione di proteine ricombinanti, con potenziali applicazioni anche nel settore biofarmaceutico.

Con un recente round di finanziamento da 3,25 milioni di dollari, guidato da investitori internazionali, l’azienda biotecnologica consolida la propria crescita e punta a rafforzare la presenza in mercati chiave come Europa, Stati Uniti e Asia. Il modello di sviluppo, che unisce innovazione tecnologica e attenzione ambientale, colloca Loopworm tra i protagonisti emergenti nella trasformazione dei sistemi produttivi verso un futuro di acquacoltura sostenibile.

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