Forum Retail 2025, i trend che influenzano anche il mercato ittico

Forum Retail 2025, i trend che influenzano anche il mercato ittico

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Milano ha ospitato la venticinquesima edizione del Forum Retail, uno degli appuntamenti che meglio raccontano come stanno cambiando i comportamenti d’acquisto e le logiche della distribuzione moderna. Pur trattandosi di un evento trasversale, molti dei trend emersi finiscono per coinvolgere anche il settore ittico, soprattutto nelle aree più vicine alla GDO, alla trasformazione e alla logistica del freddo. Nel retail, infatti, nulla accade in compartimenti stagni: ciò che riguarda consumo, tecnologia e gestione dei dati ricade inevitabilmente su tutte le categorie alimentari.

Uno dei segnali più evidenti arriva dall’analisi sulle interazioni tra clienti e aziende. Secondo le ricerche presentate sul palco, ogni mese in Italia si generano decine di milioni di richieste ai servizi clienti. È un numero impressionante, che dice molto sull’evoluzione delle abitudini di acquisto. Le persone vogliono sapere di più, vogliono risposte rapide e cercano conferme sulla qualità dei prodotti. Nel caso dell’ittico, questo bisogno è ancora più marcato: provenienza, certificazioni, freschezza, allergeni e modalità di trasformazione richiedono una comunicazione affidabile lungo tutto il percorso d’acquisto. Quando un consumatore non trova informazioni chiare, tende a cambiare prodotto. Quando invece si sente rassicurato, la fidelizzazione diventa molto più probabile.

Il Forum ha messo in luce anche un altro elemento chiave: la trasformazione dei punti vendita. Nei negozi che integrano strumenti avanzati di analisi dei dati o sistemi evoluti di gestione dello spazio espositivo si registra un aumento delle vendite e una percezione più positiva dell’esperienza d’acquisto. Non si parla solo di tecnologia fine a se stessa, ma della capacità di comprendere meglio ciò che le persone cercano. Per chi lavora con prodotti freschi o trasformati a base di pesce, questo significa poter ottimizzare gli assortimenti in modo più preciso, ridurre la merce invenduta e garantire una presenza più coerente delle referenze di maggior interesse.

Molto spazio è stato dedicato anche al Retail Media, un tema che sta rapidamente cambiando il modo in cui i brand si presentano all’interno dei negozi. Le informazioni visualizzate vicino ai prodotti, le campagne basate sui dati di acquisto e le comunicazioni personalizzate raggiungono il cliente proprio nel momento della scelta. Per le aziende ittiche, che spesso devono raccontare valori come sostenibilità, tracciabilità e qualità delle lavorazioni, queste nuove forme di comunicazione possono diventare un alleato importante. Rendono il prodotto più riconoscibile, soprattutto in categorie affollate come conserve, surgelati e ready to eat.

Un altro capitolo centrale dell’evento ha riguardato l’intelligenza artificiale. La riflessione proposta dagli esperti ha insistito sulla necessità di adottare un’AI trasparente, comprensibile e controllabile. Si tratta di un principio fondamentale per settori come quello ittico, dove la gestione della catena del freddo, la previsione della domanda o il monitoraggio della qualità richiedono strumenti precisi e affidabili. Se l’AI diventa una “scatola nera”, il rischio è perdere fiducia e generare incertezza. Se invece viene applicata con criteri chiari, può migliorare efficienza, sicurezza e pianificazione, senza sostituire la professionalità delle persone.

Interessanti anche i dati sulle abitudini di spesa nel lusso, presentati da Mastercard. Pur parlando di un segmento diverso, rivelano una dinamica utile da osservare: l’esperienza fisica del punto vendita pesa ancora più dell’online. Questo aspetto è molto vero anche nel caso dei prodotti ittici. Chi acquista pesce fresco o trasformato tende a valutare la presentazione, la pulizia del banco, la relazione con il personale e la percezione immediata della qualità. L’online cresce, ma il negozio rimane il centro della relazione, rafforzato però da nuovi strumenti digitali che migliorano servizio, informazione e fidelizzazione.

Nella sezione dedicata alla GDO, il Forum ha ricordato che, in un mercato in continuo movimento, le aziende che riescono a prendere decisioni rapide e coerenti hanno un vantaggio competitivo. È una logica che vale anche per i reparti pescheria, dove la velocità operativa, la scelta dei fornitori e la gestione dei flussi possono cambiare il risultato di un’intera settimana. La tecnologia aiuta, ma resta decisiva la qualità delle competenze interne e la capacità di leggere con attenzione ciò che accade nel punto vendita.

L’edizione 2025 del Forum Retail lascia quindi un messaggio chiaro: i trend che stanno ridisegnando il retail italiano riguardano anche la filiera dei prodotti del mare. Non perché l’ittico sia al centro della manifestazione, ma perché fa parte di un ecosistema commerciale sempre più legato ai dati, alla trasparenza e all’esperienza d’acquisto. Chi saprà intercettare questi segnali potrà trasformarli in vantaggi competitivi concreti, in un mercato in cui informazione, qualità e innovazione sono diventati elementi imprescindibili.

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Acidificazione dell’oceano nel Golfo di Biscaglia: due decenni di dati confermano un trend in crescita

Acidificazione dell’oceano nel Golfo di Biscaglia: due decenni di dati confermano un trend in crescita

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Il mare che bagna la costa basca sta cambiando in silenzio. Un’analisi che comprende oltre 21.700 misurazioni raccolte tra il 2002 e il 2022 mostra che il pH dell’acqua marina è in costante diminuzione: un segnale evidente del processo di acidificazione degli oceani causato dall’aumento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera.

Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista Continental Shelf Research, il pH delle acque comprese tra la superficie e i 100 metri di profondità sta diminuendo tra 0,022 e 0,041 unità per decennio. “Se questo andamento dovesse proseguire allo stesso ritmo, gli impatti sulla salute degli ecosistemi marini potrebbero essere significativi”, spiega Ernesto Villarino, ricercatore AZTI e autore principale dello studio.

La ricerca, condotta da AZTI con il supporto della Fondazione Naturklima nell’ambito dell’Osservatorio per il Cambiamento Climatico Marino di Gipuzkoa, in collaborazione con l’Istituto di Scienze Marine dell’Andalusia (ICMAN-CSIC), analizza la più lunga serie storica di monitoraggio del pH sulla costa basca, con dati forniti dall’Agenzia dei Bacini Idrografici Baschi (URA). Questo monitoraggio di lungo periodo conferma che anche il Golfo di Biscaglia è interessato dal fenomeno dell’acidificazione degli oceani, sottolineando l’importanza di continuare con misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

acidificazione del Golfo di BiscagliaIl mare assorbe CO₂… ma a caro prezzo

Il pH medio dell’acqua oceanica negli strati superficiali è di circa 8,1, un valore leggermente basico (superiore a 7). Tuttavia, negli ultimi decenni è stata osservata una lenta ma costante diminuzione, un processo noto come acidificazione degli oceani.

Questa dinamica è una conseguenza diretta della capacità del mare di assorbire CO₂: un processo che contribuisce a rallentare il riscaldamento globale, ma che altera l’equilibrio chimico delle acque. Nel Mar Cantabrico, questo cambiamento può colpire specie che dipendono dal carbonato di calcio per costruire le proprie strutture, come i gusci dei bivalvi o gli esoscheletri dei coralli di acque fredde e di alcuni crostacei. Se la tendenza dovesse intensificarsi, potrebbe interessare anche attività economiche come l’acquacoltura.

I risultati mostrano inoltre che i tassi di acidificazione nel Golfo di Biscaglia sono lievemente superiori alla media globale e aumentano con la profondità. Le tre stazioni di monitoraggio analizzate presentano valori molto simili, indicando un pattern omogeneo lungo la costa. Un elemento che preoccupa il team di ricerca, che invita a rafforzare monitoraggi e studi per comprendere meglio gli impatti locali di questo processo globale.

Se il ritmo attuale dovesse mantenersi, non sono previsti effetti drastici nei prossimi decenni. Tuttavia, la combinazione con altri fattori legati al cambiamento climatico — tra cui aumento della temperatura marina, riduzione dell’ossigeno, innalzamento del livello del mare ed eventi meteorologici estremi — potrebbe anticipare o amplificare tali conseguenze.

Un indicatore chiave del cambiamento climatico

Il monitoraggio del pH rientra tra le Essential Ocean Variables definite dal Global Ocean Observing System (GOOS). I risultati di questo studio confermano che il Golfo di Biscaglia non è immune dall’acidificazione globale degli oceani e rafforzano la necessità di mantenere reti di osservazione a lungo termine.

Gli scienziati avvertono che soltanto una riduzione sostenuta delle emissioni di CO₂ potrà arrestare l’avanzare di questo processo, che insieme al riscaldamento degli oceani, alla diminuzione dell’ossigeno e all’innalzamento dei mari sta alterando il delicato equilibrio del Mar Cantabrico.

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Pesca e acquacoltura: sabato a Pozzallo il convegno con Musumeci

Pesca e acquacoltura: sabato a Pozzallo il convegno con Musumeci

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Politiche del mare

Convegno di Politiche del mare a Pozzallo

É stata scelta Pozzallo, dal ministero per le Politiche del mare, per ospitare il convegno dal titolo “Parliamo di mare: la pesca, l’acquacoltura e il coraggio di scommettere”. L’evento si svolgerà sabato 22 novembre, dalle 10 alle 13, presso la Stazione Marittima della cittadina costiera e sarà un momento di approfondimento, voluto dal ministro con la delega al Mare Nello Musumeci, in collaborazione con il collega della Pesca Francesco Lollobrigida. Ai lavori interverrà anche il sottosegretario Patrizio La Pietra.

L’iniziativa Parliamodimare

«Parliamodimare – spiega l’ammiraglio Pierpaolo Ribuffo, capo dipartimento delle Politiche marittime – è un’iniziativa che riflette l’attenzione che il Governo Meloni sta rivolgendo al mare e a tutte le filiere dell’Economia Blu e costituisce un’occasione di confronto diretto tra rappresentanti delle istituzioni, del mondo scientifico, delle associazioni di categoria e delle imprese del settore».

I temi delle due sessioni di lavoro

I lavori saranno articolati su due sessioni:

  • nella prima si parlerà di tutela degli ecosistemi marini, gestione sostenibile del patrimonio ittico e pianificazione dello spazio marittimo;
  • nella seconda si affronteranno i temi della formazione professionale dei pescatori, del rinnovo della flotta e dell’innovazione tecnologica.

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Ue, le linee guida a sostegno dei piccoli pescatori e per la trasparenza del settore

Pubblicati gli orientamenti in favore degli operatori colpiti da crisi energetica e cambiamenti climatici

La Commissione europea ha pubblicato gli orientamenti volti ad aiutare gli Stati membri a sostenere i pescatori su piccola scala, e a migliorare la trasparenza  – e la buona governance –  nell’assegnazione delle possibilità di pesca da parte dei paesi dell’Unione Europea. La Commissione poggia la propria decisione sul fatto che alcuni dei metodi di assegnazione comunicati non sembrano affrontare adeguatamente le sfide emergenti cui deve far fronte la pesca dell’UE.

Pescatori costieri svantaggiati, si cerca un rimedio

Le criticità riscontrate

Ciò è risultato particolarmente evidente per i pescatori costieri su piccola scala, maggiormente colpiti dalla crisi energetica, dalle fluttuazioni naturali degli stock, dalla concorrenza per l’uso dello spazio marino, dai cambiamenti climatici, dal degrado dell’ambiente marino, dalle specie invasive e dalla concorrenza sleale della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata.

Sulla base di tali orientamenti, la Commissione invita i paesi dell’UE a riflettere sui metodi e sui criteri che utilizzano per assegnare le possibilità di pesca, in particolare attraverso alcuni esempi di buone pratiche. Alcune di queste pratiche sono particolarmente adatte a rispondere alle esigenze specifiche dei pescatori su piccola scala e costieri.

L’input della Commissione

La Commissione riconosce come fondamentale il ruolo della piccola pesca costiera, che rappresenta quasi il 75% di tutti i pescherecci immatricolati nell’UE e quasi la metà di tutti i posti di lavoro nel settore della pesca. Sottolinea, poi, i loro stretti legami con il tessuto sociale ed economico delle comunità costiere, la loro stretta connessione con l’ambiente locale, la società e il loro importante ruolo nel patrimonio culturale europeo.

Il Commissario Kadis si è espresso

Questi orientamenti invitano i paesi dell’UE a riflettere sulla ripartizione delle possibilità di pesca, tenendo presente che i pescatori su piccola scala sono i più vulnerabili alle sfide strutturali e impreviste. I piccoli pescatori sono la spina dorsale delle nostre comunità costiere. Dobbiamo riconoscere il loro ruolo e fornire loro il sostegno necessario“, le parole riportate in una nota di Costas Kadis, commissario per la Pesca e gli oceani. 

Sovracapacità nel Mediterraneo: Oceana incalza Francia, Italia e Spagna

Sovracapacità nel Mediterraneo: Oceana incalza Francia, Italia e Spagna

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Il rapporto REPORT Navigating change impact of the Western Mediterranean multiannual plan pubblicato oggi rivela che troppi pescherecci stanno pescando popolazioni già sovrasfruttate nel Mediterraneo occidentale, lasciando molti tipi di pescherecci da traino a strascico non redditizi o solo marginalmente redditizi, e ciò malgrado sussidi pubblici incessanti. Il rapporto, commissionato da Oceana, fa emergere la necessità per i ministeri della pesca francese, italiano e spagnolo di operare un cambiamento strategico al fine di affrontare la sovracapacità, ricostituire le popolazioni ittiche e reindirizzare i fondi pubblici dai sussidi per gli operatori in difficoltà verso il sostegno ai pescatori più selettivi e sostenibili.

Il rapporto valuta l’impatto economico del piano pluriennale per il Mediterraneo occidentale (West Med MAP) sulle flotte di pescherecci da traino a strascico francesi, italiani e spagnoli, e rivelando uno squilibrio strutturale ormai decennale tra il numero eccessivo di pescherecci nella regione e la scarsa disponibilità di popolazioni ittiche. Questa situazione è insostenibile e compromette sia la redditività della flotta che il recupero delle popolazioni stesse. Secondo il rapporto, sia i grandi pescherecci francesi che i piccoli pescherecci italiani sono stati cronicamente non redditizi per anni. Le imbarcazioni competono per popolazioni già sovrasfruttate, una pratica che persiste anche da prima del periodo di nove anni esaminato nel rapporto e che contraddice l’obiettivo del piano di riportare le popolazioni ittiche a livelli sani, obiettivo che non è stato ancora raggiunto.

Secondo Giulia Guadagnoli, Senior policy advisor presso Oceana in Europa: «La flotta rimane sovradimensionata e gli stock ittici continuano a essere sovrasfruttati, perpetuando un ciclo di instabilità economica e degrado ecologico iniziato molto prima dell’adozione del piano di gestione per il Mediterraneo occidentale. Invece di spendere fondi pubblici per sostenere pescherecci non redditizi, i ministri Chabaud, Lollobrigida e Planas dovrebbero reindirizzare questi soldi verso la riduzione del numero di pescherecci ed il sostegno a una transizione equa verso pratiche a basso impatto e resilienti. Ciò dovrebbe andare di pari passo con il ripristino della salute delle popolazioni ittiche, condizione indispensabile per la prosperità a lungo termine dei pescatori”.

La relazione raccomanda alla Commissione europea e ai governi di Francia, Italia e Spagna di:

  • Allineare il sostegno finanziario pubblico e le misure di gestione agli obiettivi di sostenibilità: promuovere una flotta più piccola, più resiliente e selettiva, in grado di operare in modo redditizio con stock ittici in salute;
  • Ridurre la sovracapacità: incoraggiare le imbarcazioni non redditizie ad uscire dalla flotta, evitando allo stesso tempo che si trasferiscano in altre regioni;
  • Ricostituire gli stock ittici: applicare le misure del MAP per il Mediterraneo occidentale, come i limiti ai giorni di pesca, le quote di cattura e la promozione di attrezzi selettivi, per consentire il ripristino delle popolazioni ittiche;
  • Sostenere una transizione socio-ecologica equa: offrire aiuti finanziari e formazione per aiutare i pescatori e le comunità ad adattarsi a pratiche sostenibili, iniziative di riqualificazione e diversificazione;
  • Investire nella sostenibilità a lungo termine: reindirizzare i sussidi verso attrezzi sostenibili e metodi di pesca selettivi e sostenibili, nonché verso la resilienza economica della flotta.

Risultati del Rapporto:

  • I grandi pescherecci francesi (oltre 24 m) ed i piccoli pescherecci italiani (meno di 12 m) sono stati costantemente in perdita per anni.
  • Anche i pescherecci francesi (meno di 18 m), italiani (oltre 18 m) e spagnoli (oltre 18 m) sono cronicamente fragili dal punto di vista economico.
  • Solo tre tipi di pescherecci da traino a strascico – quelli spagnoli (di lunghezza inferiore a 12 m e compresa tra 12 e 18 m) e quelli italiani (di lunghezza compresa tra 12 e 18 m) – registrano margini di profitto netto superiori alla soglia del 10% necessaria per garantire la redditività a lungo termine.

Secondo il rapporto, fino a 19 milioni di euro di sussidi pubblici nazionali concessi a queste flotte – come l’aiuto dato in risposta al COVID, alla riduzione dei giorni di pesca nell’ambito del MAP del Mediterraneo occidentale, e all’impatto della guerra in Ucraina sui sussidi per il carburante – se da un lato hanno temporaneamente attenuato le perdite solo per alcuni tipi di pescherecci da traino, dall’altro non sono stati in grado di attenuare in ugual misura le sottostanti sfide economiche per tutti gli altri.

Note:
· Il rapporto analizza dieci segmenti della flotta dei pescherecci da traino a strascico – di lunghezza compresa tra 6 e 40 metri – provenienti da Francia, Italia e Spagna, ed operanti nel Mediterraneo occidentale.

· Si basa sui dati economici ufficiali dell’UE e sui registri nazionali delle sovvenzioni alla pesca tra il 2014 e il 2022.

· Per frenare la pesca eccessiva e ricostituire gli stock ittici, nel 2019 l’UE ha adottato il piano pluriennale per il Mediterraneo occidentale, fissando il termine legale per porre fine alla pesca eccessiva al 1° gennaio 2025.

· Ogni anno, in occasione del Consiglio AGRIFISH di dicembre, Francia, Italia, Spagna e Commissione europea decidono le quote di cattura e i giorni di pesca nel Mediterraneo occidentale per l’anno successivo.

· Sovvenzioni distribuite ai tipi di pescherecci da traino a strascico nel Mediterraneo occidentale, per paese, per il periodo 2019-2024:

  • Francia: € 1.724.000
  • Spagna: € 4.537.000
  • Italia: € 12.977.000

Totale: € 19.238.000.

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