Non chiamatele spezie: nel pesce, sono tecnologia

Non chiamatele spezie: nel pesce, sono tecnologia

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Non chiamatele spezie: nel pesce, sono tecnologia – Nel pesce, le spezie non servono a coprire. Servono a rivelare.
Rivelare la qualità della materia prima, estenderne la shelf life, potenziarne l’identità organolettica. Per l’industria ittica moderna, spezie e aromi non sono più un semplice tocco finale: sono scienza applicata, progettazione sensoriale, tecnologia naturale.

È su questa visione che si muove Fratelli Pagani, realtà italiana specializzata in ingredienti funzionali e sistemi aromatici, che oggi parla al mondo ittico con un linguaggio nuovo. Un linguaggio fatto di soluzioni su misura, clean label, e formule capaci di trasformare ogni lavorazione in un’esperienza distintiva, riconoscibile.

Nel suo catalogo, l’area dedicata al comparto pesce cresce costantemente: marinature prive di allergeni, miscele funzionali personalizzate, spezie naturali pensate per esaltare preparazioni complesse come affumicati, conserve, prodotti ready-to-eat o piatti etnici.

Ma è nel metodo che l’azienda alza davvero l’asticella. Attraverso Skybridge, un percorso strutturato in quattro fasi, Fratelli Pagani accompagna il produttore dalla definizione delle esigenze fino alla realizzazione dell’ingrediente “perfetto”. Un sistema che non si limita a fornire, ma a co-progettare.

E per raggiungere direttamente anche il mondo delle pescherie, delle gastronomie, delle macellerie e dell’intero canale ho.re.ca., l’azienda ha creato la divisione Pagani Chef: nata nei primi anni 2000, sviluppa ingredienti pronti all’uso per piatti freschi pronto-cuoci, offrendo soluzioni funzionali e creative anche per chi lavora il pesce in ambienti retail o professionali. Marinature su base acqua, panature croccanti, spezie di altissima qualità: ogni referenza è pensata per offrire praticità, appeal e performance.

In un comparto sempre più orientato alla trasparenza, alla stabilità e alla valorizzazione del prodotto, Fratelli Pagani offre risposte tangibili. Le sue referenze includono oltre cento ingredienti bio e vegani, molte delle quali già adattate alle specificità del pesce trasformato.

E proprio quando pensi di avere davanti una startup, scopri che questa azienda nasce nel 1909. Oltre cent’anni di attività che non rappresentano un semplice vanto anagrafico, ma la base solida su cui Fratelli Pagani ha costruito un’identità moderna, dinamica e capace di dialogare con le esigenze più attuali della filiera ittica. Un caso tangibile di coerenza evolutiva, dove la tradizione non trattiene ma accelera.

Non chiamatele spezie: nel pesce, sono tecnologia

“In Rete” è la rubrica di Pesceinrete che racconta le aziende del settore ittico attraverso le informazioni disponibili online. Il nostro obiettivo è offrire una fotografia oggettiva delle realtà presenti sul web, con l’intento di documentare il panorama del mercato in modo trasparente e informativo.

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Retail alimentare: i segnali dagli USA che il settore ittico non può ignorare

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Retail alimentare: i segnali dagli USA che il settore ittico non può ignorare – L’industria del retail sta vivendo una trasformazione profonda, guidata da consumatori più consapevoli, tecnologicamente avanzati e sempre più attenti al valore reale dei prodotti acquistati. Un recente studio realizzato da NielsenIQ negli Stati Uniti offre uno spaccato molto chiaro di questo cambiamento, e sebbene l’analisi sia riferita al mercato americano, le dinamiche evidenziate rappresentano segnali da monitorare attentamente anche in Europa, soprattutto per chi opera nel settore ittico.

Il dato più evidente riguarda la centralità crescente delle nuove generazioni. Entro il 2030, Millennial e Gen Z rappresenteranno il 67% della popolazione statunitense. Una massa critica che già oggi condiziona scelte commerciali, assortimenti e strategie di comunicazione. Si tratta di consumatori digitali, sempre più propensi a ordinare alimenti online – incluso il pesce – almeno una volta a settimana. Non solo: sono guidati da logiche valoriali come sostenibilità, trasparenza e comodità, e cercano esperienze d’acquisto fluide, personalizzate e accessibili anche via social media.

Allo stesso tempo, l’inflazione e il potere d’acquisto in calo hanno spinto anche i consumatori a più alto reddito verso strategie di spesa improntate al risparmio intelligente. Il 64% degli americani, secondo i dati Nielsen, ha dichiarato che ridurrà gli acquisti di generi alimentari se i prezzi continueranno a crescere. E il primo effetto visibile è la crescita dei marchi del distributore, che nel settore alimentare – inclusi i prodotti ittici trasformati – stanno abbandonando l’etichetta di “low cost” per assumere un ruolo centrale nelle scelte d’acquisto, anche quando il prezzo è superiore alla media.

In questo scenario, il valore non è più definito solo dal prezzo. Conta la qualità percepita, il posizionamento sostenibile, la capacità di raccontare una storia, anche attraverso un packaging intelligente. E questo vale anche per l’ittico. I retailer che investono in private label ben costruiti, magari con linee premium, bio o local, conquistano terreno. Il 40% dei consumatori è disposto a pagare di più per un marchio del distributore se percepito come affidabile, sano e coerente con i propri valori.

L’aspetto più interessante emerso dallo studio americano riguarda però l’intreccio tra tecnologia e abitudini quotidiane. Intelligenza artificiale, assistenti vocali, realtà aumentata, sistemi predittivi: non sono più suggestioni da congresso, ma strumenti reali già integrati nelle scelte di consumo. Il 40% degli acquirenti USA utilizza raccomandazioni di prodotti basate su AI, e il 34% automatizza già parte della propria spesa tramite dispositivi intelligenti.

Anche il settore ittico è chiamato a interrogarsi. Se il pesce fresco vive ancora di ritualità, di fiducia e di prossimità, il prodotto trasformato, surgelato, conservato o pronto da cucinare può (e deve) farsi spazio in questo nuovo ecosistema digitale. Ma per farlo servono visione, capacità di innovare e la volontà di dialogare con una generazione che compra con lo smartphone in mano e il profilo TikTok sempre attivo.

L’analisi Nielsen – pur riferita al mercato statunitense – anticipa alcune delle tendenze che si stanno lentamente affacciando anche in Europa. Per chi lavora nel comparto ittico, leggerle oggi significa prepararsi meglio a ciò che il mercato chiederà domani. E forse, iniziare già oggi a costruire la propria risposta.

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2 maggio 2025, Giornata Mondiale del tonno

2 maggio 2025, Giornata Mondiale del tonno

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2 maggio 2025, Giornata Mondiale del tonno – Ogni anno vengono sbarcate 2,8 milioni di tonnellate di tonno proveniente da attività di pesca certificate MSC, pari alla metà delle catture globali. Un aumento reso possibile anche dalla certificazione, negli ultimi 5 anni, di otto nuove attività di pesca valutate sostenibili secondo lo Standard MSC per la pesca sostenibile; tra queste troviamo la Kyowa-Meiho, la prima pesca giapponese del tonno con reti a circuizione a ottenere la certificazione; la pesca del tonno rosso australe australiano; e la pesca del tonno dell’Atlantico del Senegal, la prima in Africa occidentale a soddisfare lo Standard MSC.

MSC Marine Stewardship Council è un’organizzazione non profit che promuove la salute degli oceani attraverso un programma per la pesca sostenibile basato sulla Teoria del cambiamento, che vede pescatori, aziende del settore ittico e consumatori uniti in un circolo virtuoso capace di promuovere miglioramenti nella pesca attraverso un aumento della domanda di prodotti ittici da fonti sostenibili.

Il volume di tonno MSC venduto nel mondo è cresciuto del 24% su base annua arrivando a quasi 300.000 tonnellate metriche al 31 marzo 2025, secondo i nuovi dati pubblicati da MSC nell’ultima edizione del suo Sustainable Tuna Yearbook. I dati comprendono il tonno venduto nelle categorie fresco, surgelato, in conserva, in piatti pronti o pet food.

Paola Guglielmo, responsabile delle relazioni con le aziende per MSC in Italia afferma: “Oggi, grazie alla grande disponibilità di tonno certificato MSC, le aziende hanno ancora di più la responsabilità di offrire prodotti sostenibili ai consumatori, in modo tale che essi abbiano la possibilità di compiere scelte consapevoli e giuste per l’oceano”.

In Italia si è registrato un aumento del +256% del volume di tonno certificato MSC negli ultimi 4 anni, pari a 13.000 tonnellate di materia prima certificata. Un aumento che testimonia la resilienza e la centralità della sostenibilità nell’operato dei principali operatori del settore, nonostante la contrazione del mercato, le sfide legate all’inflazione e l’aumento dei costi produttivi. Il tonno certificato rappresenta in Italia il 20% dei volumi totali di prodotto ittico MSC; di questi oltre il 91% è utilizzato per il tonno in conserva, in linea con il mercato nazionale.

Sugli scaffali della grande distribuzione italiana sono presenti oltre 200 referenze di tonno certificato MSC in un’ampia gamma di prodotti che vanno dalla classica conserva, alle insalate di tonno e ai tramezzini. Questi prodotti non fanno unicamente capo a leader di mercato come Rio Mare, il quale ha avuto un ruolo indiscusso nel guidare la crescita del mercato di tonno sostenibile, ma anche a brand come Mareblu e Grupo Consorcio, o prodotti delle private label che a oggi rappresentano il 15% del volume totale. Analizzando le specie, è interessante notare come quest’anno per la prima volta il tonnetto striato abbia superato il tonno a pinne gialle, arrivando a rappresentare il 56% del volume totale di tonno certificato MSC nel nostro Paese. Maggiori informazioni sul mercato italiano del tonno sostenibile sono disponibili qui.

La prossima settimana (7 maggio) MSC terrà una conferenza al Seafood Expo Global di Barcellona per discutere della domanda e offerta di tonno da fonti sostenibili.

2 maggio 2025, Giornata Mondiale del tonno

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Specie aliene nei mari italiani

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Specie aliene nei mari italiani – Il Mediterraneo sta cambiando, e lo sta facendo in silenzio. Qualche giorno fa, nelle acque della Sicilia sudorientale è stato catturato un nuovo esemplare di Pesce Palla Maculato (Lagocephalus sceleratus), una delle specie aliene più pericolose e discusse degli ultimi anni.
La segnalazione arriva da Francesco Tiralongo, Direttore scientifico del progetto AlienFish, dedicato al monitoraggio delle specie aliene e rare nei mari italiani.

Il Lagocephalus sceleratus, originario delle regioni tropicali dell’Indo-Pacifico, è giunto nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, nell’ambito del fenomeno noto come migrazione lessepsiana. Dal suo primo avvistamento nei nostri mari, questa specie si è diffusa rapidamente, dimostrando un’elevata capacità di adattamento e rappresentando una seria minaccia per gli ecosistemi locali.

Ma il pesce palla maculato è solo uno dei tanti protagonisti di una trasformazione più ampia: il Mediterraneo sta infatti vivendo un processo di tropicalizzazione, in cui l’aumento delle temperature e l’apertura artificiale di nuove vie migratorie favoriscono l’ingresso e l’insediamento di specie aliene.

Tra queste, oltre al Lagocephalus sceleratus, si registrano il Pesce Flauto (Fistularia commersonii), il Monacanto Reticolato (Stephanolepis diaspros), il pericoloso Pesce Scorpione (Pterois miles) il granchio blu.
Alcune sono innocue o persino commestibili, ma altre, come il pesce palla maculato, rappresentano un pericolo concreto: la sua carne contiene tetrodotossina, una potente neurotossina letale per l’uomo.

Le specie aliene modificano profondamente gli equilibri biologici dei nostri mari: competono con le specie autoctone per il cibo e lo spazio, possono introdurre nuove malattie e alterare la struttura delle reti trofiche marine. A livello economico, gli impatti sono già visibili: settori fondamentali come la pesca artigianale e la piccola pesca costiera sono esposti a rischi crescenti, sia per la riduzione delle risorse tradizionali, sia per l’aumento di specie invendibili o dannose.

Da oltre un decennio, progetti come AlienFish stanno costruendo una rete di monitoraggio e sensibilizzazione in collaborazione con pescatori, subacquei e appassionati del mare.
“AlienFish accoglie nuove collaborazioni e segnalazioni. – Scrive Francesco Tiralongo nel suo post – Contribuire alla conoscenza scientifica è il primo passo per una gestione più consapevole della biodiversità marina.”

Un video divulgativo pubblicato sulla pagina YouTube di Ichthyo approfondisce proprio le caratteristiche del Lagocephalus sceleratus e i rischi legati alla sua diffusione.

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Panama prende di mira i proprietari “invisibili” nella lotta contro la pesca illegale

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Panama prende di mira i proprietari “invisibili” nella lotta contro la pesca illegale – Il governo di Panama ha rafforzato il suo impegno per un futuro oceanico trasparente e sostenibile, annunciando nuovi sforzi per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN).

L’annuncio, fatto durante la conferenza Our Ocean, tenutasi a Busan, nella Repubblica di Corea , mette in luce l’ambizione di Panama di stabilire registri di proprietà delle navi più chiari e accessibili attraverso il miglioramento dei processi di raccolta e digitalizzazione dei dati. In questo modo, Panama sta compiendo passi fondamentali verso la trasparenza della proprietà effettiva finale (UBO) e per garantire una maggiore responsabilità della sua flotta e una migliore governance degli oceani.

La proprietà effettiva finale – la capacità di identificare i veri individui che traggono profitto dalle attività di pesca – è un pilastro fondamentale di una governance oceanica efficace e trasparente. È particolarmente importante per il raggiungimento dei nostri obiettivi di sostenibilità oceanica. Tuttavia, la mancanza di trasparenza in materia di proprietà effettiva finale sta attualmente compromettendo gli sforzi globali per una gestione sostenibile ed equa delle risorse marine. In effetti, questo è uno dei motivi per cui la proprietà effettiva finale è un pilastro fondamentale della Carta per la Trasparenza Globale della Coalizione per la Trasparenza della Pesca.

Senza accesso alle informazioni sui titolari effettivi di pesca, gli Stati di bandiera spesso non sono in grado di sanzionare efficacemente la persona o le persone che effettivamente beneficiano della violazione delle leggi sulla pesca, in particolare quando le imbarcazioni operano attraverso strutture societarie poco trasparenti. Ciò consente ad attori senza scrupoli di eludere le responsabilità, minacciare la biodiversità marina e avere un impatto negativo sui mezzi di sussistenza dei pescatori che rispettano le regole. Peggio ancora, l’applicazione delle norme spesso colpisce gli equipaggi e gli operatori delle imbarcazioni anziché i veri beneficiari, perpetuando cicli di sfruttamento senza affrontarne le cause profonde.

Grazie alla sua rinnovata ambizione, Panama ha segnalato di essere impegnata a rafforzare la due diligence verificando la proprietà delle navi e rivedendo le informazioni relative al titolare effettivo di licenza (UBO) nell’ambito delle procedure di concessione delle licenze. Standardizzando e automatizzando questi processi e allineandosi alle migliori pratiche internazionali, Panama sta inaugurando una nuova era di responsabilità in un momento cruciale.

Ma l’impegno di Panama non è solo una buona notizia per il Paese stesso: è un esempio lampante di buona governance degli oceani anche per altri Paesi.

In vista della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani (UNOC) di giugno, gli Stati membri hanno l’opportunità di seguire l’esempio di Panama e guidare una rivoluzione della trasparenza nella governance degli oceani. Integrando i requisiti relativi ai diritti di pesca fuori bilancio (UBO) nella legislazione nazionale e negli accordi internazionali, la comunità globale può compiere un passo decisivo verso la fine della pesca INN e garantire un uso equo e sostenibile delle risorse dei nostri oceani.

Panama prende di mira i proprietari “invisibili” nella lotta contro la pesca illegale

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