Moria vongole, la Regione Emilia-Romagna segue l’evolversi della situazione

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La Regione Emilia-Romagna è pronta a mettersi a disposizione dei pescatori e degli acquacoltori colpiti dalla moria delle vongole seguita agli eventi metereologici che hanno colpito il litorale la scorsa settimana, provocando gravi danni ai serragli e alle reti di protezione degli impianti di allevamento.

“Comprendiamo bene la preoccupazione di un settore che vede oggi compromesso il proprio lavoro- sottolineano il presidente della Regione, Michele de Pascale, e l’assessore all’agricoltura e pesca, Alessio Mammi-. Si tratta di un comparto che ha già dovuto affrontare prove difficili negli ultimi anni, dal caro gasolio, alla proliferazione del granchio blu fino all’emergenza mucillagine. In tutte queste occasioni la Regione non ha mai lasciato soli gli operatori e ha subito messo in campo strumenti di sostegno e di aiuto, e così sarà anche questa volta. Lavoreremo in stretto contatto con i sindaci dei territori coinvolti, in particolare con Cesenatico, Goro e Comacchio, per individuare soluzioni adeguate a tutela di un asset produttivo alimentare strategico dell’Emilia-Romagna”.

“Stiamo monitorando con attenzione l’evolversi della situazione – prosegue Mammi – e resteremo in costante dialogo con i rappresentanti del settore, per affrontare insieme le criticità e individuare le giuste risposte a partire dalla quantificazione dei danni subiti e dalla raccolta di segnalazioni da parte delle singole imprese. L’obiettivo è tutelare il reddito dei pescatori e degli acquacoltori e lavorare per attivare interventi di sostegno rapidi ed efficaci per garantire il futuro di un settore fondamentale per la nostra regione”.

Proprio ieri il sindaco di Cesenatico, Matteo Gozzoli, ha incontrato alcuni operatori del settore: “Sono stato in porto per parlare direttamente con i pescatori dopo la moria che ha colpito le vongole – ha spiegato il sindaco -. Questo comparto è fondamentale per Cesenatico, e ci attiveremo in tutte le sedi insieme alla Regione Emilia-Romagna per analisi profonde delle cause e gestione di questa fase di emergenza”.

Gli interventi della Regione Emilia-Romagna a sostegno del settore

Negli ultimi anni la Regione Emilia-Romagna è sempre stata al fianco delle filiere ittiche nelle fasi più critiche. Nel 2022 sono stati messi a disposizione 1,5 milioni dal bilancio regionale per affrontare il pesante caro-gasolio dovuto alle tensioni internazionali. A partire dal 2023 ha messo a disposizione un milione all’anno per affrontare l’emergenza dovuta alla proliferazione del granchio blu per un totale di circa 3,5 milioni, impiegati come contributi e indennizzi per la mancata commercializzazione delle vongole, lo smaltimento e la raccolta del granchio. Un altro milione di euro è stato stanziato lo scorso anno per garantire gli indennizzi alle imprese colpite dal fenomeno della mucillagine, che ha danneggiato gli strumenti di pesca e causato gravi danni alle attività.

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OHissa: al naturale in Maremma

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Nel panorama dell’industria del pesce, il consumatore italiano si trova spesso di fronte a un paradosso: buona parte del mercato è saturo di prodotti lavorati all’estero, mentre la tradizione e la competenza italiane rischiano di restare in secondo piano. Senza considerare, inoltre, il maggiore impatto ambientale di prodotti lavorati all’estero e poi trasportati in Italia.
In questo scenario, OHissa sceglie di distinguersi con decisione, offrendo un prodotto lavorato in Italia, in una terra straordinaria come la Maremma.

Un legame profondo con il territorio

La Maremma è un luogo che custodisce un patrimonio ambientale unico. Qui la natura detta i suoi ritmi e il mare si intreccia con una cultura millenaria fatta di pesca, lavoro e rispetto per l’ecosistema. È proprio da questo territorio che nasce la nostra realtà: un prodotto che non conosce compromessi sulla qualità, frutto di un percorso che unisce innovazione e tradizione.
Scegliere di produrre in Italia non è soltanto un atto di identità, ma una scelta di responsabilità. Significa garantire elevati standard di sicurezza e qualità e inoltre sostenere un modello produttivo che valorizza il lavoro locale.

Naturalezza come filosofia, non come slogan

In un settore in cui spesso l’offerta è appiattita sul prezzo, OHissa investe sul valore del naturale, di una filiera certificata MSC e ASC, della certificazione IFS Food – che attesta la conformità ai più alti standard di sicurezza e qualità alimentare per la trasformazione e il confezionamento dei prodotti- e del badge Ecovadis – che la posiziona ufficialmente nel miglior 35% delle aziende valutate dall’ente in ambito ambientale, etico e sociale.
Non si tratta di una moda, ma di una convinzione profonda: la salute e il benessere sono strettamente legati a ciò che mangiamo. Per questo, nella nostra azienda la naturalità e le certificazioni di sostenibilità non sono solo un posizionamento di marketing, bensì pilastri della nostra filosofia aziendale.
Ogni scelta produttiva è guidata da questa idea: offrire al consumatore un prodotto genuino, privo di forzature, capace di raccontare l’autenticità della sua origine. È un impegno quotidiano, che si riflette nella cura del processo e nella volontà di rispettare i ritmi naturali, senza scorciatoie.
“Rispettiamo la natura del prodotto: non lo forziamo con additivi, ci limitiamo a lasciarlo genuino, così com’è” dice Maurizio Manno, Amministratore di OHissa.

Una nicchia che diventa valore

Il mercato del prodotto naturale rappresenta una nicchia in forte crescita. Sempre più famiglie scelgono di acquistare alimenti che offrano garanzie di salubrità, tracciabilità e rispetto ambientale. OHissa si inserisce in questo scenario come un punto di riferimento per chi cerca il meglio senza compromessi.
Non vogliamo competere con i grandi volumi che arrivano da migliaia di chilometri di distanza, spesso a scapito della qualità. La nostra forza sta altrove: nel raccontare un prodotto lavorato in Italia, che porta con sé i valori di un territorio e che promuove un modello di consumo più consapevole.

L’Italia che innova senza dimenticare la tradizione

Lavorare in Maremma significa anche custodire una tradizione secolare e al tempo stesso guardare avanti. OHissa è il risultato di questo equilibrio: radici solide nella cultura locale e uno sguardo costante verso l’innovazione tecnologica che permette di migliorare i processi senza intaccare la naturalità del prodotto.
La nostra visione è chiara: unire il meglio della tradizione con strumenti moderni che ci consentano un controllo capillare delle temperature del prodotto in ogni fase al fine di garantire standard qualitativi elevati, sempre all’interno di un percorso sostenibile.

La scelta consapevole

Scegliere OHissa non significa soltanto acquistare un prodotto: significa condividere una visione. Significa sostenere il lavoro di chi crede che l’Italia debba valorizzare le proprie eccellenze e che la salute e la sicurezza alimentare non possano essere sacrificate sull’altare del prezzo più basso.
Per noi il futuro passa da qui: un prodotto naturale, sano, lavorato in Maremma.

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Grupo Consorcio pubblica il Bilancio di Sostenibilità 2024

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Grupo Consorcio, leader internazionale nel segmento premium del mercato delle conserve ittiche con 75 anni di esperienza, pubblica l’ottava edizione del Bilancio di Sostenibilità, che rendiconta i risultati raggiunti in ambito ESG nel 2024 sulla base di quattro pilastri: prodotto, produzione efficiente, persone, società-territorio.

Il Bilancio 2024, interattivo e totalmente digitale, mette in luce l’impegno dell’azienda per realizzare un modello di business in grado di combinare la tradizione conserviera con l’innovazione e la sostenibilità, uno dei valori chiave per il Gruppo, che, infatti, ha adottato ormai 12 anni fa il primo piano strategico di sostenibilità e da allora continua a fare progressi in ambito ESG.

Punto di riferimento in materia di sostenibilità, unica B Corp del settore conserviero con presenza internazionale e unica azienda con questo riconoscimento in Cantabria, Grupo Consorcio, che è certificata B Corp dal 2019, lo scorso anno ha ottenuto la ricertificazione, dimostrando il suo impegno verso elevati standard di performance sociale e ambientale.

“Per Grupo Consorcio la sostenibilità è il fulcro della strategia aziendale. Forti dei nostri 75 anni di storia, in cui tradizione e artigianalità hanno sempre guidato il nostro lavoro, continuiamo ad evolvere con uno sguardo rivolto verso il futuro”, commenta Valeria Piaggio, Vicepresidente di Grupo Consorcio. “I risultati del Bilancio 2024 non solo dimostrano i nostri progressi in ambito ESG, ma ci spingono a continuare a innovare e a collaborare con tutti i nostri stakeholder per generare valore condiviso e un impatto positivo sulla società e sul Pianeta”.

Prodotto, i traguardi chiave

Grupo Consorcio lavora da sempre per offrire prodotti ittici lavorati artigianalmente e di alta qualità, che, allo stesso tempo, siano sani e sostenibili. Per questo, l’azienda da sempre dà priorità all’approvvigionamento da pesca sostenibile certificata, nella convinzione che la protezione delle risorse marine sia fondamentale. Con questa visione, il Gruppo acquista la materia prima esclusivamente da flotte regolate da Organismi Regionali di Gestione della Pesca – organizzazioni internazionali incaricate di regolare le quote massime in ogni oceano – e richiede a tutti i fornitori di pesce le certificazioni che dimostrino il rispetto dell’International Seafood Sustainability Foundation.

Grazie al suo impegno, nel 2024 Grupo Consorcio ha raggiunto il 99,23% di accreditamento MSC (Marine Stewardship Council) sostenibile per il suo prodotto più iconico, le acciughe del Cantabrico. Al contempo, anche la quota di tonno pinna gialla certificato MSC o APR (Tonno di Pesca Responsabile) è aumentata al 94,8%.

Sul fronte della tracciabilità, inoltre, l’azienda nel 2024 ha lanciato la versione italiana del sito “Viaggio alle origini”, dove, inserendo il codice di un determinato prodotto, è possibile conoscerne l’origine e il processo produttivo.

Infine, per quanto riguarda i propri prodotti, Grupo Consorcio continua a rafforzare il proprio impegno a favore dell’innovazione come motore di crescita. Per questo, dal 2023, il Gruppo porta avanti il progetto InSoCon, approvato poi nel 2024 dal Centro per lo Sviluppo Tecnologico e l’Innovazione spagnolo. L’iniziativa ha l’obiettivo di sviluppare innovazioni sostenibili nei propri prodotti e processi.

Produzione efficiente, i risultati

L’uso responsabile delle risorse è fondamentale per Grupo Consorcio, che continua a impegnarsi sul fronte dell’economia circolare combattendo contro lo spreco alimentare.

Selezionare manualmente la materia prima e lavorarla secondo un metodo artigianale, infatti, significa anche fare a meno di molte parti del pesce che, pur essendo ugualmente valide a livello nutrizionale, non corrispondono al prodotto principale. Per evitare lo spreco degli scarti l’azienda ha introdotto diverse strategie di valorizzazione, come la trasformazione di questi sottoprodotti in soluzioni alternative perfette per il consumo casalingo o utilizzabili da altre industrie: tra queste, ad esempio, la produzione di conserve a partire dalle briciole di tonno e i ritagli di filetti di acciuga o, ancora, la trasformazione in farina delle teste e delle interiora delle sardine. Con queste innovative soluzioni, solo nel 2024 il Gruppo ha recuperato oltre 125.000 kg di pesce tra Spagna e Perù.

Persone, il valore aggiunto

Le persone sono il cuore pulsante di Grupo Consorcio, che si impegna per garantire loro un ambiente di lavoro sicuro, inclusivo ed equo, in cui ognuno possa sentirsi riconosciuto e valorizzato. Tra i principali traguardi su questo fronte, l’azienda, rispetto al 2023, ha incrementato la percentuale di donne nella forza lavoro, che sale al 65,9%. Inoltre, il Gruppo promuove costantemente la formazione e lo sviluppo professionale dei propri dipendenti: per questo, nel 2024 sono state erogate oltre 4.000 ore di formazione a livello globale, il 44% in più rispetto all’anno precedente.

Società-territorio, il contributo di Grupo Consorcio

L’azienda si impegna concretamente per promuovere lo sviluppo delle società e dei territori in cui opera, attraverso il sostegno alle comunità. Nel 2024, ad esempio, il 51% degli acquisti del Gruppo è stato effettuato presso fornitori situati a meno di 250 chilometri dalla sua sede, sostenendo in questo modo l’economia locale e riducendo notevolmente l’impatto ambientale dei trasporti.

Inoltre, Grupo Consorcio si è fatto promotore di diverse collaborazioni o di iniziative di sostegno a fondazioni e associazioni in Spagna e Italia. Tra queste, nel nostro Paese, le donazioni alla Comunità di San Patrignano e alla Fondazione Megamark Onlus. Inoltre, sempre nel 2024, il Gruppo ha firmato un importante accordo di collaborazione con Fundación Ecoalf per promuovere iniziative di protezione e recupero dai mari e dagli oceani: l’accordo rientra nel progetto Upcycling the Oceans, iniziativa internazionale che guida la lotta contro l’inquinamento marino. Grupo Consorcio sosterrà attivamente la Fondazione almeno fino al 2027, contribuendo non solo alla pulizia degli ambienti marini, ma anche alla promozione del riutilizzo dei rifiuti recuperati e alla sensibilizzazione sulla necessità di prevenire l’inquinamento degli ecosistemi marini.

“Tra i traguardi più significativi raggiunti da Grupo Consorcio nel 2024, c’è sicuramente l’apertura della nostra filiale in Italia, a Milano, un passo che consolida il nostro percorso di crescita internazionale e il nostro ruolo di leader del settore, oltre a consentirci una gestione diretta del mercato e a rafforzare ulteriormente i legami con un Paese da sempre importante. Un ringraziamento particolare va alle circa mille persone che fanno parte del Gruppo e che, con il loro impegno quotidiano, continuano a far crescere la nostra azienda ogni giorno di più”, conclude Jesús Gómez, CEO di Grupo Consorcio.

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Filet-O-Fish McDonald’s, l’eterna sfida tra fast food e cultura ittica

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Quando si parla di icone del fast food, i primi nomi che vengono in mente sono hamburger e patatine. Eppure, dal 1962, il Filet-O-Fish di McDonald’s ha conquistato un posto fisso nel menu globale della catena. Nonostante non abbia mai goduto della stessa popolarità dei grandi classici, resta il simbolo di come il pesce possa ritagliarsi uno spazio anche in un contesto dominato dalla carne.

Hannah Warne Latincsics, giornalista di Mashed, ha chiesto a due professionisti della cucina un’opinione su questo panino che divide da decenni. Monique Mickle, Executive Sous Chef del Darling Oyster Bar di Charleston, e Amy Casey, personal chef e food blogger, hanno sottolineato sia i punti di forza che le debolezze di un prodotto rimasto sostanzialmente invariato negli anni.

Amy Casey

Per Casey, il Filet-O-Fish di McDonald’s rappresenta la quintessenza della coerenza: stesso sapore in ogni parte del mondo, cottura uniforme e un equilibrio di gusto “non troppo invadente”. Mickle, pur riconoscendo la bontà del celebre panino, rimarca però il limite strutturale del prodotto: la qualità del pesce non può competere con quella di un filetto fresco. Entrambe concordano sull’importanza della salsa tartara, considerata un elemento capace di alzare l’asticella del sapore, pur se penalizzata dalla temperatura tiepida al momento del consumo.

Monique Mickle

Un dettaglio che sorprende è il ruolo del pane. Secondo Mickle, il soffice bun cotto a vapore ha un valore aggiunto al punto da volerlo mantenere anche in una versione “rivisitata” del panino con pesce fresco. È proprio questo contrasto tra la consistenza del pane e la croccantezza del filetto fritto a definire l’identità del Filet-O-Fish di McDonald’s.

Pollock d’Alaska

C’è però un aspetto che resta critico: la dimensione del filetto. Con circa 85 grammi dopo la frittura, non riesce a reggere il confronto con le porzioni dei fish sandwich serviti nei ristoranti. Anche la scelta del pollock d’Alaska, un pesce bianco delicato e poco costoso, riflette la logica industriale della catena. Se per alcuni consumatori la neutralità del gusto è un pregio, per altri rappresenta un limite rispetto a specie più pregiate come merluzzo, mahi mahi o persino pesce spada e rombi.

Questa analisi porta a una riflessione più ampia sul ruolo del pesce nel fast food. Il Filet-O-Fish di McDonald’s non è mai stato concepito per esaltare la materia prima, ma per rispondere a esigenze di mercato specifiche: innanzitutto il consumo durante la Quaresima e in contesti culturali in cui il venerdì “senza carne” richiedeva un’alternativa. La standardizzazione globale ha fatto il resto, trasformandolo in un prodotto riconoscibile ovunque ma inevitabilmente distante dal concetto di qualità che il settore ittico cerca di promuovere.

In un’epoca in cui i consumatori mostrano crescente attenzione alla provenienza e alla sostenibilità delle materie prime, il Filet-O-Fish di McDonald’s solleva una domanda di fondo: fino a che punto il pesce può essere ridotto a commodity senza perdere il suo valore culturale ed economico?

Il Filet-O-Fish resta un caso emblematico: da un lato, la sua coerenza operativa rappresenta un modello di efficienza per la ristorazione veloce; dall’altro, il confronto con la qualità e la varietà del settore ittico evidenzia i suoi limiti. Un equilibrio delicato che invita la filiera a interrogarsi sul rapporto tra standardizzazione, valore del prodotto e aspettative del consumatore.

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Seafood Trade 2025: Tariffs, Sanctions & Volatility

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Global seafood trade is sailing through turbulent waters. Tariffs, sanctions, and divergent trade policies are squeezing long-established supply chains, creating uncertainty and volatility. According to RaboResearch reports published in spring 2025, shrimp, salmon, and tilapia producers face an increasingly complex landscape marked by rising costs and shrinking margins.

Shrimp

Shrimp is the most exposed segment. The United States—the world’s largest market for this product—has stepped up tariff measures on Asian imports. India, Vietnam, and Indonesia, the main suppliers, are struggling to pass higher costs on to consumers, making a decline in consumption likely. Excess supply is therefore being redirected to secondary markets, directly amplifying price volatility.

Salmon

Salmon is also in a phase of uncertainty. Some 87% of Canada’s exports go to the United States, and the prospect of additional tariffs—now under discussion—has already slowed investment. Long production cycles make the problem worse: a salmon farming operation can take up to three years to complete a cycle, making rapid supply adjustments impossible.

Tilapia

For tilapia, pressure stems from existing U.S. tariffs and rising production costs in Asia. China, the world’s leading producer, is diverting part of its sales to alternative markets such as Africa and Latin America. However, these regions have established local industries that are vulnerable to low-cost competition.

RaboResearch analysts note that the seafood industry has entered a “high-volatility phase,” where diversification is no longer optional but essential for survival. On both the supply and market sides, reducing dependence on a few consumption hubs is now the central challenge for the global seafood industry.

In 2025, seafood trade is defined by trade barriers and geopolitical uncertainty. Companies will need to prioritize resilience and diversification to navigate a rapidly changing environment.

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