Benessere e consumo ittico: cosa chiedono davvero i consumatori nel 2025

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Una parte crescente dei lettori associa benessere e consumo ittico a scelte quotidiane misurabili: etichette comprensibili, filiere trasparenti, nutrienti “funzionali” e un prezzo accessibile. I dati 2025 raccolti da NIQ segnalano uno standard nuovo: sette consumatori su dieci si dichiarano proattivi nel migliorare la propria salute e oltre la metà è pronta a spendere più di 100 dollari al mese per il benessere complessivo, mentre l’82% chiede etichette più chiare e leggibili.

La fiducia

Per la filiera del mare, il perimetro competitivo si sposta su tre assi. Il primo è la fiducia: il 69% degli intervistati è più propenso ad acquistare da aziende con un focus salute trasversale all’intero portafoglio, non solo a una singola referenza “hero”. Tradotto in pratica: coerenza tra promessa e prove, claim supportati, tracciabilità e coerenza di tono su tutti i canali.

Contenuto nutrizionale

Il secondo asse è il contenuto nutrizionale percepito. I prodotti “ricchi in proteine” corrono nei mercati monitorati da NIQ e l’interesse per alimenti che supportano il benessere intestinale resta alto; contemporaneamente cresce l’attenzione verso alimenti meno ultra-processati. Per l’ittico, questo significa valorizzare proteine complete, omega-3 naturalmente presenti, profili di sale e grassi ben dichiarati, e spiegare “come e perché” il prodotto si inserisce in una dieta quotidiana. Nei dati NIQ, i prodotti che si posizionano come “protein rich” hanno reso meglio in valore e volume nell’ultimo anno; l’intenzione d’acquisto per alimenti ad alto contenuto di fibra e per probiotici è in aumento.

Il prezzo

Il terzo asse è la “spesa consapevole”. Quasi la metà dei consumatori accetta di pagare fino al 10% in più per prodotti salutari anche etici/green; al tempo stesso, costo e disponibilità restano barriere critiche. Per i brand del mare, l’equazione è chiara: migliorare accessibilità e reperibilità senza annacquare i contenuti di sostenibilità verificabile. In questo equilibrio rientrano packaging riciclabili, informazioni semplici su origine e metodo di produzione e un uso rigoroso delle certificazioni, evitando eccessi di marketing.

Un contesto macro favorisce la corsa del “wellness”: secondo il Global Wellness Institute l’economia del benessere può sfiorare i 9.000 miliardi di dollari entro il 2028; è un’onda lunga, spinta anche da invecchiamento attivo e nuove tecnologie personali (wearable, app salute). Per l’ittico italiano questo si traduce in uno spazio competitivo che premia prodotti pronti, proteici e “clean label”, con storytelling informativo più che promozionale.

Attenzione, però, al rovescio della medaglia: cittadini più attenti ma anche più confusi. Il report NIQ rileva sfiducia verso claim esagerati e richieste di regolazione più stringente; l’UE ha regole chiare su etichettatura nutrizionale e indicazioni sulla salute, e i consumatori chiedono leggibilità e prove d’efficacia. Nel frattempo, fattori ambientali come ondate di calore e qualità dell’acqua entrano nel perimetro della salute percepita, con effetti su preferenze e disponibilità a pagare per filiere responsabili.

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Cosa funziona davvero per i brand dell’ittico nel 2025?

Primo: “ridurre l’attrito” informativo. Etichette frontali con nutrienti chiave (proteine, omega-3, sale), origine leggibile e claim spiegati in modo operativo (“una porzione copre il X% dei fabbisogni giornalieri”).

Secondo: portfoglio coerente. Se una linea è “benessere”, l’intera gamma deve riflettere standard nutrizionali ed etici simili, non solo una SKU.

Terzo: prova sociale qualificata. La ricerca mostra che le raccomandazioni di professionisti della salute e informazioni d’uso dettagliate influenzano più delle sponsorizzazioni social. Qui la filiera può lavorare con nutrizionisti, retail e farmacie per educational concreti.

Infine, accessibilità: il prezzo resta la barriera numero uno. Formati intelligenti, private label “di qualità dichiarata”, porzioni singole e ricette a spreco zero aiutano a tenere la promessa salute senza uscire dal budget familiare. Per i retailer, cross-merchandising con verdure e cereali integrali rafforza il posizionamento “pasto bilanciato” e migliora la leggibilità della proposta benessere.

Il binomio benessere e consumo ittico è un’opportunità concreta se gestito con chiarezza e coerenza: claim dimostrabili, etichette semplici, convenienza e sostenibilità verificabile. La fiducia si vince con fatti e trasparenza, non con slogan.

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Il video di una donna morsa da un gambero in un ristorante scatena il web

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Il video di una donna morsa da un gambero in un ristorante in Cina ha superato i 7,7 milioni di visualizzazioni in pochi giorni, diventando virale a livello globale. La scena, ripresa con il telefono, mostra la cliente mentre cerca di immergere un gambero vivo in una ciotola di olio bollente. L’animale, in un gesto disperato, si aggrappa alla mano della donna e la morde dolorosamente, costringendola a urlare mentre lo staff interviene per liberarla.

Se inizialmente il filmato è circolato come una curiosità da “cibo estremo”, il dibattito si è presto spostato su un piano etico. Molti utenti hanno denunciato la brutalità del gesto, sottolineando come l’immersione di un animale vivo nell’olio bollente rappresenti una tortura inflitta con inquietante normalità.

Le critiche hanno riacceso la discussione sulle pratiche gastronomiche che prevedono la cottura o il consumo di animali ancora vivi, diffuse in alcune aree dell’Asia. In Corea, ad esempio, è noto il consumo di polpi serviti con i tentacoli ancora in movimento, mentre in Giappone e Cina esistono piatti a base di gamberi serviti vivi. Tuttavia, sempre più voci mettono in dubbio la compatibilità di queste tradizioni con i moderni principi di benessere animale.

Qui il video

Il caso dimostra come i social media siano capaci di trasformare episodi apparentemente locali in fenomeni globali, accendendo discussioni che intrecciano cultura, etica e percezione del cibo.

Il video virale non è solo un contenuto da condividere: ha acceso un confronto globale sulla crudeltà di certe pratiche culinarie. Per il settore ittico, è un ulteriore segnale di quanto il tema del benessere animale stia diventando centrale anche nella percezione del consumatore.

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Industria alimentare USA, il settore ittico in prima linea contro i dazi

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Il dibattito sull’impatto dei dazi sul settore ittico USA si sta intensificando, con l’industria alimentare americana in pressing sull’amministrazione per ottenere esenzioni mirate. L’85% del pesce consumato negli Stati Uniti proviene dall’estero, una dipendenza che rende il comparto particolarmente esposto alle politiche commerciali.

Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura statunitense (USDA), circa un quinto di tutto il cibo consumato nel Paese è importato, quota che sale in maniera drastica per il pesce. La produzione domestica, infatti, non è in grado di coprire la domanda a causa di limiti climatici, vincoli regolatori e stock ittici già sfruttati al massimo rendimento sostenibile.

Il National Fisheries Institute

Per questo motivo le associazioni di categoria stanno chiedendo al governo di alleggerire i dazi sui prodotti essenziali. Gavin Gibbons, Chief Strategy Officer del National Fisheries Institute, ha ricordato che le restrizioni normative frenano l’espansione dell’acquacoltura, rendendo l’import l’unico canale in grado di garantire continuità di approvvigionamento.

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Il problema non riguarda solo la filiera ittica. Andy Harig, vicepresidente della Food Industry Association (FMI), ha sottolineato che l’obiettivo dei dazi è proprio l’aumento dei prezzi e che alcuni prodotti alimentari subiranno incrementi “significativi e visibili” per i consumatori. In un contesto in cui l’inflazione alimentare resta alta, il rischio è un ulteriore aggravio sul budget familiare.

Il settore ha scelto una strategia pragmatica: non una battaglia frontale contro l’intero impianto tariffario, ma la richiesta puntuale di esenzioni per quei prodotti impossibili da sostituire con equivalenti nazionali. Una via che potrebbe rivelarsi più efficace, evitando contraccolpi immediati sul mercato.

L’impatto dei dazi sul pesce importato riguarda da vicino anche i fornitori esteri, tra cui diversi paesi mediterranei. Le aziende italiane che esportano negli Stati Uniti devono quindi monitorare attentamente l’evoluzione delle misure tariffarie, che potrebbero incidere su competitività e volumi.

L’aumento dei dazi negli Stati Uniti rappresenta quindi una sfida cruciale per il settore ittico e per l’industria alimentare nel suo complesso. La strategia delle esenzioni selettive potrebbe attenuare gli effetti più critici, ma resta forte il rischio di un impatto sui prezzi al consumo e sulle relazioni commerciali internazionali.

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Sconti più profondi, non più frequenti: cosa cambia nel 2025

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Nel primo semestre 2025, il quadro del Largo Consumo ha messo al centro la profondità delle promozioni 2025 più della loro quantità: lo sconto medio conta più della frequenza. La polarizzazione tra canali è netta: iper e super cercano di recuperare traffico con riduzioni più incisive, mentre discount e prossimità difendono coerenza di prezzo e continuità. Un terreno comune è la ricerca di volumi senza sacrificare troppo i margini.

Il contesto di domanda è favorevole. Tra gennaio e aprile 2025 la spesa a totale negozio supera i 45 miliardi di euro, con il Largo Consumo Confezionato in crescita a valore e a volume. È un “pavimento” che consente di pianificare, ma non risolve da solo la pressione sul conto economico dei reparti. I dati diffusi da NIQ a Linkontro aiutano a leggere queste tendenze, con superstore e discount in progresso a volume nei primi quattro mesi dell’anno.

Sulle leve commerciali, diverse analisi indicano una pressione promozionale attorno a un quarto delle vendite, con la possibilità di un ulteriore incremento nel secondo semestre per sostenere la competitività. In sintesi: meno “quante” promo, più “quanto” scontano, soprattutto nelle grandi superfici.

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Dalla corsia al mare: perché il modello impatta l’ittico

Questo schema si riflette nelle categorie alimentari dove la programmazione è più semplice. Conserve ittiche e surgelati assorbono gli sconti più profondi perché consentono pianificazione, formati famiglia e meccaniche chiare (multipack, prezzo speciale). Qui la profondità può spingere i volumi senza aumentare lo spreco. Al contrario, nel banco fresco il prezzo rimane più “di giornata” e il valore si gioca su origine, qualità della lavorazione, area FAO e certificazioni: leve che reggono il posizionamento senza ricorrere a tagli estremi.

Un aiuto viene dai costi operativi. A maggio 2025 il prezzo medio del gasolio marino nei principali porti europei, Italia inclusa, risulta inferiore rispetto a maggio 2024. È un segnale positivo per la logistica a freddo e per i costi di approvvigionamento, pur senza annullare l’effetto di sconti molto profondi sui margini di trasformatori e retailer.

Cosa guardare nel secondo semestre

Per l’ittico confezionato, conviene concentrare la profondità su referenze davvero elastiche (tonno, sgombro, filetti in olio, panati e porzionati surgelati), evitando di “banalizzare” la marca con ribassi continui. Nel fresco, la chiave è proteggere il valore: raccontare provenienza e metodi di pesca o allevamento, lavorare su servizio e assortimento, e usare sconti mirati solo in finestre di domanda coerenti. Il monitoraggio di volumi e prezzi nel pescato italiano nel primo trimestre 2025 conferma la necessità di una gestione fine del mix: meno promozioni a pioggia, più precisione su calendario e pack.

In breve: la profondità è uno strumento potente se dosata. Spostatela dove il rischio è più basso e l’elasticità più alta (conserve e surgelati), mentre nel banco fresco difendete qualità e identità. È così che la categoria regge la competizione senza scivolare in una spirale di sconti.

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Italian restaurant market stable, seafood drives value

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According to Deloitte’s Foodservice Market Monitor 2025, the Italian restaurant market is entering a phase of stability. Between 2024 and 2029, revenues will move from €83 to €84 billion, showing virtually no growth. The picture, however, is fragmented: some niches advance, while others slow down.

The center of gravity is shifting toward quick service restaurants (QSR) without table service, already worth 30% of the market and expected to exceed €26 billion by 2029 with an average +1% yearly growth. Traditional full-service restaurants still account for about half of the market, while street food and, above all, bars are expected to decline, with revenues down by -1.3%. For families, shrinking purchasing power drives demand for fast, standardized, and affordable options.

In a market where the weight of chains remains far below the global average, new international players are entering. Popeyes made its debut in Milan on November 14, 2024, with further openings planned in Milan and Bergamo in 2025. Wendy’s has signed a development agreement, with its first two openings scheduled in Milan for mid-2026.

Globally, the trend is confirmed: in 2024 the restaurant industry reached €2,916 billion, with a projection of €3,252 billion by 2029 (+2.2% CAGR). Italian cuisine remains a global leader, reaching €251 billion in 2024 (+4.5% vs 2023), equal to 19% of the worldwide full-service restaurant market, driven especially by the US and China. This reputational multiplier also benefits Italian seafood.

Fishing: distinctiveness, continuity, standards

Fishing remains central when the offer is replicable. For high-turnover restaurant formats, reliable cuts (skinless/boneless fillets, calibrated portions, IQF), clear traceability (species, FAO area, season, method), and temperature-controlled logistics are essential. Bluefish and cephalopods enable quick recipes and high perceived quality in light breaded products, oven-baked dishes, and hot/cold bowls. Commercially, supply agreements via Producer Organizations (POs) and auctions help secure continuity, reducing variability and returns.

Aquaculture: predictable volumes and planning

Aquaculture ensures predictability in biomass, sizes, and harvest windows. For QSRs this translates into consistent yields, stable price lists, and the ability to co-develop refrigerated or frozen ready-to-cook / heat & serve items with appropriate shelf life. This provides multiple outlets with the same quality and operational consistency.

Mixed portfolio: balancing margins

The most resilient positioning in the Italian restaurant market is a balanced mix: fishing for identity, seasonality, and perceived value; aquaculture to cover high-repetition menu items with standardized supply. Seasonal catches can become a competitive advantage through Limited Time Offers and storytelling on origin, while the core menu relies on standardized, easily executable items.

From recipe to process: where value is created

Controlling cuts and cooking yields, reducing waste, implementing digital traceability, and using informative packaging are key levers to defend margins in a cautious consumption environment. For chains, KPIs such as continuity, safety, sustainability, and time-to-menu matter most. Pilot testing, joint stock planning, and omnichannel promotions reduce risks and increase economic predictability.

Until 2029, the Italian restaurant market will remain stable, but value will shift toward agile formats. The seafood supply chain grows through a mixed portfolio: fishing for identity and seasonality, aquaculture for continuity and standards. The balance between operational replicability and authentic storytelling is the lever to turn “flat” growth into real revenues.

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