Verso un anno record per il salmone scozzese

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Sostenuto da una domanda internazionale in rapida espansione e da un aumento del 33% nei principali mercati esteri, il settore del salmone scozzese si prepara a superare per la prima volta la soglia simbolica del miliardo di sterline nelle esportazioni di salmone scozzese. Secondo i più recenti dati HMRC (Her Majesty’s Revenue and Customs – Agenzia delle Entrate e delle Dogane del Regno Unito), nei dodici mesi consecutivi fino alla fine di giugno, le vendite internazionali hanno raggiunto 941 milioni di sterline, confermando un ritmo di crescita particolarmente dinamico per la principale voce dell’export agroalimentare britannico.

Nei primi sei mesi del 2025, le esportazioni hanno già generato 528 milioni di sterline, posizionando il comparto su un percorso che potrebbe portare a un anno da record. Gli Stati Uniti guidano la crescita (+110%), seguiti dalla Cina (+75%), da Taiwan (+45%) e da un sorprendente Canada, dove le vendite sono aumentate del 1.300%. Questa accelerazione dimostra quanto le esportazioni di salmone scozzese siano sempre più integrate nelle filiere alimentari internazionali, con una crescente diversificazione delle destinazioni extra-UE.

La forza della domanda statunitense rappresenta un elemento determinante, anche se il mantenimento dei dazi doganali continua a incidere negativamente sui margini, con un costo stimato intorno ai 30 milioni di sterline l’anno. La progressiva rimozione di queste barriere commerciali, rilanciata recentemente dagli operatori del settore, potrebbe generare ulteriori margini di crescita per le esportazioni di salmone scozzese.

In Europa, la Francia continua a essere il principale mercato di riferimento, assorbendo circa il 45% dell’export. Tuttavia, mentre le vendite interne all’UE mostrano un lieve arretramento (-7%), le esportazioni verso mercati extra-UE crescono del 106%, superando il mezzo miliardo di sterline su base annua. Una dinamica che conferma il riposizionamento strategico delle imprese sull’asse Asia-Nord America, supportato anche dalla possibilità di accesso a nuovi mercati come l’India, aperti da recenti accordi di libero scambio.

Sul piano produttivo, i volumi commercializzati sono aumentati del 26% nella prima metà del 2025, grazie anche a un tasso medio di sopravvivenza del 99,12%, il migliore registrato dall’avvio della pubblicazione volontaria dei dati nel 2018. Parallelamente, proseguono con continuità gli investimenti in tecnologie, sanità animale e sistemi di gestione del bestiame, che nel complesso superano il miliardo di sterline.

Il mercato interno mantiene un peso significativo, con un valore stimato di circa 1,5 miliardi di sterline l’anno e un contributo diretto alla creazione di oltre 2.500 posti di lavoro, cui se ne aggiungono oltre 10.000 lungo l’indotto. Al di là dei risultati economici, le esportazioni di salmone scozzese rappresentano un asset reputazionale per l’intera filiera ittica del Regno Unito, che punta a consolidare la propria presenza nella fascia alta del mercato globale.

Nel medio termine, il successo dipenderà dalla capacità del comparto di rafforzare i rapporti commerciali nei mercati consolidati, ridurre l’impatto delle barriere tariffarie e sfruttare le opportunità aperte nei paesi emergenti. La soglia del miliardo di sterline, dunque, non rappresenta soltanto un traguardo simbolico, ma il punto di partenza per una nuova fase di crescita strutturale.

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Pescatori di Mazara: mani che raccontano il Mediterraneo

Pescatori di Mazara: mani che raccontano il Mediterraneo

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La rete scivola tra le dita, la cima si tende, lo sguardo segue la corrente.
A Mazara del Vallo, il mare ha un ritmo preciso, fatto di gesti tramandati e parole sussurrate al vento.
Tra le banchine del porto, ogni giornata comincia così: con il lavoro, la fatica e una visione che ha radici solide e orizzonti ampi.
È da questa realtà concreta che prende forma il progetto Pescatori di Mazara: un’impresa culturale e produttiva capace di connettere generazioni, valorizzare competenze, trasformare la tradizione in esperienza viva.

Esperienze autentiche, costruite con intelligenza

Al centro dell’attività c’è il mare, con la sua forza e la sua memoria.
Accanto al lavoro quotidiano della pesca si sviluppano percorsi pensati per accogliere, coinvolgere e raccontare.
Mazara Experience è il cuore di questo approccio: un programma che permette di toccare con mano la vita del porto, osservare le tecniche tradizionali, salire a bordo, ascoltare le voci dei pescatori e imparare da chi il mare lo conosce da sempre.
Ogni esperienza è costruita con cura: dalla sarcitura delle reti alle escursioni lungo la costa, tutto è pensato per restituire senso e profondità al contatto diretto con l’ambiente marinaro.

Un’economia che genera comunità

Il valore di questa realtà si misura in incontri, in relazioni, in partecipazione.
Ogni attività rappresenta un’occasione per rafforzare il legame tra chi vive il mare e chi lo scopre per la prima volta.
Il porto diventa luogo di condivisione, la pesca si apre alla narrazione, l’impresa assume il volto di una comunità coesa e in evoluzione.
I Pescatori di Mazara costruiscono quotidianamente un modello che integra lavoro, ospitalità, formazione e trasmissione culturale.
Un modello che cresce con coerenza e porta benefici concreti al territorio, coinvolgendo scuole, famiglie, viaggiatori, cittadini.

Narrazione visiva, comunicazione naturale

Ogni contenuto condiviso sui canali digitali nasce da ciò che accade davvero.
Le immagini raccontano scene vere: reti riparate al tramonto, mani segnate dal sale, volti che sorridono dopo una notte in mare.
I video mostrano l’essenziale, senza effetti. La comunicazione segue il ritmo del mare: sincera, diretta, profonda.
In questo approccio si riconosce un’identità forte. L’impresa parla la lingua della propria comunità e la offre al pubblico senza mediazioni, creando fiducia, coinvolgimento, attenzione.

Pescatori di Mazara rappresenta una forma contemporanea di impresa territoriale: solida nelle radici, dinamica nella visione.
Attraverso attività produttive, esperienze partecipate, iniziative culturali e comunicazione consapevole, il progetto restituisce centralità al Mediterraneo come spazio di lavoro, relazione e conoscenza.
Mazara del Vallo diventa così non solo un porto, ma un luogo che racconta sé stesso attraverso le sue persone.
Ogni gesto, ogni racconto, ogni uscita in mare diventa parte di un disegno più grande, costruito con coerenza e passione.
Un esempio concreto di come la pesca possa generare cultura, accoglienza e futuro.

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Fermo pesca nell’Adriatico: un banco di prova per l’intera filiera nazionale

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Il fermo pesca nell’Adriatico per il 2025 è scattato lo scorso 16 agosto nel tratto compreso tra il sud delle Marche e la Puglia, dopo l’interruzione già avviata da Trieste ad Ancona. Lo stop proseguirà fino al 29 settembre per poi estendersi, dall’1 al 30 ottobre, al resto dei mari italiani – dallo Ionio al Tirreno fino alle isole.

Concepita come misura per favorire il ripopolamento degli stock ittici, la sospensione delle attività arriva però in un quadro strutturale complesso. Secondo Coldiretti Pesca, negli ultimi quarant’anni la dipendenza dell’Italia dall’import è passata dal 30% al 90% dei consumi interni. Nel 2024 sono stati importati 840 milioni di chili di pesce, a fronte di una produzione nazionale di circa 130 milioni di chili.

Durante il fermo, il mercato continuerà ad essere rifornito grazie alla piccola pesca, alle draghe, all’acquacoltura e alle zone non soggette a sospensione. Tuttavia – evidenzia Coldiretti Pesca – la presenza crescente di prodotti esteri impone un attento controllo delle etichette.
Per il pesce fresco, infatti, è obbligatoria l’indicazione della zona FAO (ad esempio “FAO 37” per il Mediterraneo), ma non del Paese d’origine; nei ristoranti, l’assenza di una chiara tracciabilità lascia al consumatore un margine ancora più ridotto.

Dal punto di vista commerciale, il fermo della pesca coincide con un periodo di forte domanda turistica sulle coste adriatiche, condizione che può generare pressioni sui prezzi. Le specie stagionali tipiche del Mediterraneo – come alici, sarde, sgombri, sugarelli, cefali, ricciole, triglie, gallinelle, scorfani, seppie, calamari e polpi – resteranno disponibili grazie alla piccola pesca e all’acquacoltura. Al contrario, specie meno presenti in questo periodo (merluzzi, naselli, sogliole, rombi) dipenderanno in larga misura dall’importazione, con possibili oscillazioni delle quotazioni a seconda dell’andamento dei mercati internazionali.

A tutto ciò si aggiunge la prospettiva di una riduzione del 67% dei fondi europei dedicati alla pesca, prevista nella proposta di bilancio presentata dalla Commissione europea. La Flotta Italia ha già perso un terzo delle proprie imbarcazioni e oltre 18.000 posti di lavoro. Il ridimensionamento delle risorse rischia quindi di amplificare le criticità esistenti, proprio in una fase di alta vulnerabilità della filiera.

Il fermo pesca nell’Adriatico non rappresenta soltanto una misura di sostenibilità ambientale, ma un vero stress test per il sistema nazionale. In un contesto di forte competizione internazionale, riduzione della produzione interna e possibili tagli ai fondi UE, la filiera italiana è chiamata a dimostrare capacità di tenuta, visione strategica e trasparenza verso i consumatori.

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Italy’s Ferragosto 2025: Seafood Takes Center Stage in Summer Celebrations

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Italy is getting ready for one of the most anticipated days of the year: Ferragosto 2025. According to Coldiretti/Ixè data, 57% of Italians will spend the day away from home, heading to beaches, countryside, and art cities. In this setting, seafood consumption on Ferragosto becomes the symbol of a summer where coastal cuisine is not only a gastronomic pleasure but also an opportunity for promotion and growth across the entire seafood supply chain.

From seaside restaurants and boardwalk kiosks to beach picnics, seafood dishes win over diners thanks to their versatility: ultra-fresh raw plates, light fried fish, and seafood salads made with local ingredients. When well presented, this offering becomes an ambassador for the region’s identity and quality.

Marine experiential tourism is on the rise: open-air fish markets, fishing tourism with onboard tastings, and seafood farm experiences in coastal villages offer visitors a direct connection to the world of fishing and processing. Ferragosto is the perfect moment for these proposals, with an audience eager to explore and experience food-driven activities.

The comparison with other sectors is promising. Agritourism, which records about 650,000 visitors in August, shows that authenticity is a key driver in tourist choices. Seafood tourism can replicate this success, inviting travelers to experience the sea not just as a view but as a living story of tradition and flavor.

For the Italian seafood industry, Ferragosto is more than just a date on the calendar: it’s an opportunity to reaffirm that the Italian sea is not only a summer icon but a living resource that unites taste, culture, and sustainability.

Seafood consumption during Ferragosto is a true indicator of the bond between Italians and coastal cuisine. Restaurants and the blue tourism sector have the chance to turn this day into a showcase of excellence, with an impact lasting well beyond the summer season.

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Germanà e Barbagallo a Lampedusa: priorità alla marineria siciliana

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La presenza istituzionale di alto livello a Lampedusa dello scorso 12 agosto conferma l’impegno per la marineria siciliana, portatore di una visione concreta e complessa del comparto ittico isolano. Il senatore Nino Germanà, segretario regionale della Lega, insieme all’assessore regionale alla pesca Salvatore Barbagallo, ha incontrato sindaco e autorità locali per affrontare temi che dividono il settore tra vecchie criticità e nuove opportunità.

L’impegno per la marineria siciliana si esplica in un confronto realistico su tema della sostenibilità ambientale, imprescindibile per preservare gli stock ittici e valorizzare il lavoro dei pescatori. Ma il dialogo è andato oltre: si è parlato della modernizzazione di porti e mezzi, dell’impatto della crisi energetica e del caro carburante su redditività e resilienza delle imprese. Su queste basi è emersa una consapevolezza cruciale, in cui l’adeguamento delle infrastrutture non è solo un costo, ma un investimento sul futuro della filiera.

La marineria isolana si confronta poi con le normative europee: spesso rigide, a tratti penalizzanti nei confronti dei piccoli operatori. Questa è una delle ragioni per cui Germanà e Barbagallo hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di norme semplificate, flessibili e calibrate sulle realtà locali. Al contempo, è stata sollevata una problematica concreta: le reti danneggiate dalle imbarcazioni abbandonate dai migranti. Un tema che intreccia dimensione sociale, sicurezza operativa e tutela ambientale, e che per i pescatori ha un impatto diretto sulle quotidiane attività di pesca.

L’incontro di Lampedusa prosegue così una fase di strategie calibrate sull’isolamento logistico e geografico dell’isola, dove le marinerie non sono solo luoghi di lavoro, ma baluardi identitari. L’impegno per la marineria siciliana, in questo contesto, assume il valore di un’inversione di tendenza: da interlocuzione politica a piattaforma per misure realizzabili. Intravedere stanziamenti, snellimento burocratico, incentivi energetici e investimenti italiani o europei sul settore non è più solo un auspicio.

La situazione richiede un approccio integrato: diritti dei pescatori, sostenibilità e sviluppo economico, modernizzazione infrastrutturale, semplificazione normativa. Tutti elementi necessari a garantire che l’impegno per la marineria siciliana assuma concretezza e diventi catalizzatore di crescita, non solo per Lampedusa, ma per l’intera marineria isolana.

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