Riflessioni sullo stato attuale della pesca. Pt 3 – Entriamo oggi nella terza parte del nostro approfondimento dedicato al settore della pesca in Italia con un’intervista esclusiva a Gennaro Scognamiglio, Presidente nazionale di UNCI Agroalimentare.

L’obiettivo di questo progetto editoriale è quello di gettare luce sullo stato attuale del complesso scenario della pesca, considerate nuove regolamentazioni, sfide senza precedenti sul fronte del mercato e crescenti preoccupazioni legate al cambiamento climatico.

La nostra analisi, realizzata con il contributo delle associazioni di categoria maggiormente rappresentative, mira ad esaminare attentamente le dinamiche che hanno plasmato questo periodo cruciale, fornendo una comprensione approfondita di come tali fattori abbiano contribuito a modellare il panorama della pesca a livello nazionale.

Quali sono le sfide più significative che l’industria della pesca ha affrontato durante il 2023?

L’industria della pesca italiana è composita e varia. Partendo dall’assunto che le nostre tante Cooperative formano il tessuto sociale per quello che noi chiamiamo agroindustria, dove confluisce anche il settore primario della pesca e la trasformazione con la distribuzione, il reale problema che ha dovuto affrontare l’intero settore ittico è stato quello principale derivante dal ormai annoso e stanco problema del rincaro dei costi energetici.
Ma l’Industria della pesca sconta anche un mondo che affronta sempre di più le sfide alimentari, con conseguenze poi sul settore ittico di approvvigionamento di pescato sostenibile sempre stringenti.

L’industria della pesca ha come chiave di lettura il poter mettere insieme alle produzioni di pescato tal quale anche il conserviero e dare ed avere risposte in un’economia circolare sempre più prevalente ed avere risposte economiche. La sfida è la pesca sostenibile, dove emerge l’opportunità di poter soddisfare quelle esigenze nutrizionali  e, nel contempo, dare opportunità all’ecosistema marino, una protezione maggiore dal punto di vista non solo del prelievo ma dalle tante invasioni derivanti dall’antropico, dagli scarichi abusivi alle trivelle, ai cambiamenti climatici.

Come valutate l’impatto delle normative che regolano il settore pesca sull’intero sistema produttivo?

Atteso che le normative sulla pesca subiscono una forte influenza dalla Commissione UE e dalle Raccomandazioni sempre più stringenti della CGPM, gli stati membri dei paesi del Mediterraneo e non solo, dovrebbero sempre più interscambiarsi dati e opportunità legislative e scientifiche e aggiornarle in attuazione di risposta alle raccomandazioni, questo proprio in attuazione ad una pesca sostenibile e credibile per un ricambio generazionale in cui i giovani vedano la possibilità di investire il loro futuro. La pesca da sola può sopperire al fabbisogno nutrizionale per circa il 15 % ed è sostenibile.

Indubbiamente bisogna tener conto dela politica messa in campo per il Mediterraneo con le restrizioni derivanti dal applicazione del West Med e l’Action Plan, che penalizza in termini occupazionali e di sguardo verso il futuro la pesca mediterranea. Siamo giounti in un vicolo cieco e chiediamo ai giovani di investire su un attività altamente a rischio chiusura da parte della UE che, non ammettendo il proprio fallimento sulle regolamentazioni messe in campo e su i suoi dati scientifici vecchi, vuole sempre più, in termini di chiusure spaziali temporane e definitive raggiungere gli obbiettivi, a discapito delle comunità di pescatori e delle produzioni nazionali che già sono insufficienti per il mercato interno.

Le proposte come la regolamentazione delle catture con il rispetto di misure minime e il divieto di rigetto si sono arenate su mare di tagli ma con una visione retorica che vuole sempre più l’unico colpevole il Pescatore. La sostenibilità non deve passare per la povertà, ma la sostenibilità. “Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura” è la definizione ufficiale di sviluppo sostenibile.

In che modo state promuovendo pratiche sostenibili nel settore della pesca?

La nostra organizzazione crede fortemente nello sviluppo sostenibile e lo facciamo da sempre. Le cooperative sono “rete”, espressione di economia d’insieme e cosi nelle nostre cooperative stiamo organizzando filiere ittiche che vanno dal pescatore al consumatore, da un economia lineare all’applicazione di un economia circolare con riutilizzo e utilizzo di pari opportunità tra scambio interno. Sosteniamo programmi di sviluppo ecologico applicato alle innovazioni del settore senza tradire il passato.

Una delle pratiche di sostenibilità è l’autocontrollo della gestione di unità da pesca afferenti alla stessa Cooperativa con l’alternanza delle uscite e la vendita comune, riducendo lo sforzo di pesca.

C’è poi il tema delle plastiche e materiali sostenibili con l’abolizione di fatto del polistirolo ma, proponendo materiali sostenibili e riciclabili.
Ed ancora, progettato mel ambito del Piano Triennale della Pesca, il sistema Ariel e pesca sostenibile con individuazione degli attrezzi da pesca che consente cosi di evitare il problema delle reti fantasma e l’ibridizzazione dei motori su unità da pesca a strascico o, il progetto fatto con il Caisial della Federico II “Non scarto ma incarto” attraverso l’analisi del pescato da recupero per sughi pronti.

Quali opportunità vedete per la crescita e lo sviluppo del settore?

La crescita Blu può avvenire attraverso quella che è una programmazione di sviluppo delle infrastrutture a terra a supporto della pesca da cattura con punti di sbarco attrezzati non al solo controllo sanitario, ma dall’esperienza Covid, anche per il mercato con un listino e con un commercio elettronico. L’innovazione tecnologica blockchain, che può essere utilizzata per registrare qualsiasi tipo di informazione, dall’acquisto di materie prime occorrenti alla impresa di pesca alla certificazione dei prodotti di maricoltura e di cattura,(la mitilicoltura è uno degli investimenti migliori sul settore pesca a basso impatto), all’assunzione di un/a dipendente e ricambio generazionale.

Il futuro della pesca in Italia è senza dubbio poter abbattere la Nutriscore di cui si parla tanto, che è l’etichetta nutrizionale europea che ancora una volta boccia il Made in Italy come le Alici di Cetara, il Tonno Rosso Italia e le Cozze.

Come affrontate i problemi ambientali e la pressione per ridurre l’impatto ecologico delle attività di pesca?

La pesca nel Mediterraneo sconta, come gia detto, una politica di ambientalismo vecchio che vede nel pescatore non il primo sostenitore dell’ambiente ma il rivale da abbattere. Il Pescatore è colui che per primo attua da sempre un prelievo sostenibile per dare continuità al suo lavoro e alle generazioni future. Occorre adeguare oggi unità da pesca sempre più evolute tecnologicamente, reti intelligenti e camere per visionare il prodotto già in acqua, minor prelievo e ibridazione dei motori marini, questo consente sempre di più al pescatore di dare risposte al mercato ittico con prodotto pre selezionato gia in fase di cattura e consentire una vendita sostenibile. In pratica con la tecnologia si affrontano i problemi della sostenibilità.

Per essere sostenibile il pescatore sta sempre più adeguando ai cambiamenti climatici il ritmo delle catture, facendo pesca selettiva e stagionale. La pesca artigianale con i suoi prelievi e ritmi consente sempre più la possibilità di ripresa dello stato degli stocks ittici garantendo la densità di popolazione delle specie interessate.

In che modo state collaborando con le istituzioni governative per influenzare le politiche che riguardano il settore?

UNCI Agroalimentare, è un’organizzazione che da sempre sostiene il comparto della pesca attraverso emendamenti legislativi. Siamo organizzazione che propone la pesca sostenibile come modello di sostenibilità economica ed ecologica attraverso la nostra presenza nei tavoli istituzionali, con convegni, studi e con la ricerca essendo anche Ente di Ricerca accreditato.

Quali iniziative avete messo in campo o metterete in campo per migliorare la qualità e la sicurezza dei prodotti ittici offerti sul mercato?

Come gia abbiamo detto il nostro cavallo di battaglia per dare risposte al comparto ed investire su maggior occupazione e rinnovo generazionale passa per l’innovazione tecnologica dei punti di sbarco e asta del prodotto ittico. Il che significa dare risposta al consumatore finale che il pescato e il trasformato fanno parte di un solo ciclo produttivo.

Come state incoraggiando l’innovazione nel settore, sia dal punto di vista tecnologico che delle pratiche commerciali?

La rete è quella che i pescatori usano per avere un pescato importante e non un filacciolo, cosi la nostra organizzazione sta operando in quella rete che va dall’innovazione delle unità da pesca alla ibridazione ma senza lascire e trascurare la ricerca che possa essere risposta a migliorare il prodotto finale.

In che modo affrontate la questione della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU) e come potrebbe essere migliorata la collaborazione tra il settore privato e le autorità governative per contrastarla?

Riteniamo da sempre che il problema sia la pesca illegale e di frodo e per tale deve essere contrastata con norme sempre più stringenti. Non serve solo colpire il pescatore che è munito di licenza da pesca ma, è indispensabile capire che il vero fenomeno da combattere è negli illegali. Bisogna perseguire il problema intensificando a terra, nei punti vendita, il monitoraggio di pesca illegale. Se non colpisci lo spacciatore di pesca illegale è una battaglia persa. Non sono le telecamere a bordo a garantire la legalità.

Quali sono le vostre prospettive sulla digitalizzazione nel settore della pesca, e quali benefici o sfide prevedete per i vostri associati?

La prospettiva è innovazione per dare risposta al comparto. Un mercato digitale con punti di sbarco digitali fa in modo che si arrivi alla risposta della doppia “E” economicamente sostenibile ed ecologicamente sano.

Quali azioni avete previsto per “ringiovanire” il settore e renderlo attrattivo per le nuove generazioni?

I giovani nella filiera ittica sono il futuro. Con l’innovazione, mercati digitali e unità da pesca innovative, possiamo avere sempre più giovani in pesca.

 

L’approfondimento segue domani con l’intervista a Maria Giovanna Castgna di PescAgri Cia. 

Qui Riflessioni sullo stato attuale della pesca 1 e 2 parte.

 

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