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Nel panorama globale della pesca, l’accordo di pesca UE-Groenlandia è diventato uno strumento essenziale per la presenza marittima dell’Unione europea nell’Artico. Firmato il 12 dicembre 2024 e valido fino al 2030, rinnova una cooperazione iniziata nel 1985 e oggi centrale tanto per la politica marittima quanto per la sicurezza alimentare e la stabilità geopolitica.
L’8 ottobre 2025, davanti al Parlamento europeo, il premier groenlandese Jens-Frederik Nielsen ha ribadito che “la Groenlandia ha bisogno dell’Unione europea e l’Unione europea ha bisogno della Groenlandia”. Un’affermazione che sintetizza il senso dell’intesa: una partnership fondata su interdipendenza economica, sostenibilità e sicurezza nell’area artica.
Un protocollo strategico e multilivello
Il nuovo protocollo dell’accordo di partenariato per una pesca sostenibile (SFPA) definisce un contributo annuale complessivo di 17,3 milioni di euro, di cui 14,1 milioni per i diritti di accesso delle flotte europee e 3,2 milioni destinati al sostegno del settore ittico groenlandese. In cambio, l’UE ottiene la possibilità di pescare fino a 30.906 tonnellate annue di specie come merluzzo, scorfano demersale, ippoglosso e gambero boreale.
Si tratta di un accordo di natura strategica: oltre alla pesca, la Groenlandia è un partner chiave dell’UE anche per le risorse minerarie e la transizione energetica. Tuttavia, il settore ittico resta la principale fonte di reddito per l’isola, con pesce e crostacei che rappresentano oltre il 90% del valore delle esportazioni verso il mercato europeo.
Il Parlamento europeo ha approvato l’intesa con 616 voti a favore, 29 contrari e 36 astensioni, definendola un accordo “geopolitico e sostenibile”, ma richiedendo monitoraggi rigorosi per evitare pressioni sugli stock. L’accordo, già applicato in via provvisoria, diventerà pienamente operativo con la ratifica finale da parte del Consiglio.
Governance e sostenibilità nel cuore dell’intesa
Il protocollo si inserisce nel quadro più ampio degli SFPA, accordi che garantiscono l’accesso regolamentato alle risorse ittiche di Paesi terzi in cambio di contributi economici e cooperazione tecnica. L’obiettivo è assicurare che le attività di pesca europee nelle acque groenlandesi rispettino le raccomandazioni scientifiche e contribuiscano allo sviluppo locale.
I fondi destinati al “sostegno settoriale” finanzieranno progetti di ricerca, formazione, controllo marittimo e infrastrutture, in linea con la politica nazionale della pesca del governo di Nuuk. La priorità dichiarata è rafforzare le capacità delle comunità costiere e ridurre la dipendenza economica da pochi grandi operatori industriali.
Il protocollo introduce anche meccanismi di revisione annuale delle quote in base ai pareri scientifici, consentendo di ridurre le catture in caso di variazioni dello stato degli stock. È previsto inoltre un sistema di tracciabilità condiviso per garantire la piena trasparenza delle catture.
Le criticità e le implicazioni per l’Europa
Non mancano le perplessità. Alcuni analisti e membri del Parlamento europeo hanno segnalato che le quote fissate per alcune specie, in particolare halibut e capelin, potrebbero risultare elevate rispetto ai limiti biologici di sicurezza. La Commissione europea ha chiarito che le quantità potranno essere ridotte se i dati scientifici lo renderanno necessario.
Un altro nodo è rappresentato dagli scambi di quote tra UE, Norvegia e Islanda, previsti dagli accordi di gestione congiunta del Nord Atlantico. Pur legittimi, questi meccanismi richiedono un alto livello di trasparenza per evitare distorsioni competitive o differenze negli standard ambientali.
Il premier Nielsen ha inoltre chiesto una riflessione sul divieto europeo dei prodotti derivati dalle foche, ritenendo che penalizzi ingiustamente la cultura Inuit e le economie locali. Bruxelles, pur mantenendo la normativa, ha riconosciuto la necessità di un dialogo più ampio sul rapporto tra tutela ambientale e tradizioni artiche.
Per la filiera ittica europea, e indirettamente per quella italiana, l’accordo potrebbe incidere sulle dinamiche di mercato. L’aumento delle importazioni di pesce bianco e crostacei groenlandesi potrebbe influenzare i prezzi e spingere verso una maggiore attenzione alla certificazione di sostenibilità, richiesta sempre più spesso da GDO e trasformatori.
Una sfida di credibilità per l’Europa
L’accordo di pesca UE-Groenlandia 2025-2030 rappresenta un test di credibilità per la politica marittima europea. È un’intesa che unisce dimensione commerciale, ambientale e geopolitica in una regione cruciale per il futuro dell’oceano.
Il suo successo dipenderà dalla capacità di applicare realmente i principi di sostenibilità e cooperazione scientifica, evitando che le ambizioni politiche si traducano in uno sfruttamento eccessivo delle risorse. In un Artico in rapido cambiamento, il dialogo tra Bruxelles e Nuuk potrà diventare un modello virtuoso o un banco di prova fallito della governance blu europea.
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L’articolo UE-Groenlandia 2025-2030, accordo di pesca in equilibrio tra interessi e sostenibilità proviene da Pesceinrete.
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