Mese: Ottobre 2025 Pagina 2 di 32

BioMar è pronta con mangimi certificati ASC per tutti gli acquacoltori d’Italia

BioMar è pronta con mangimi certificati ASC per tutti gli acquacoltori d’Italia

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Nel settembre 2025, lo stabilimento di produzione di BioMar a Brande, in Danimarca, ha ottenuto la certificazione ASC Feed. La struttura fornisce mangimi d’acqua dolce al mercato italiano, con particolare attenzione all’allevamento di trote. “Questo traguardo rafforza la nostra capacità di fornire soluzioni di mangimi certificate che supportano le ambizioni dei nostri clienti per un allevamento responsabile”, afferma Anders Brandt-Clausen, Amministratore Delegato di BioMar Danimarca. “Rafforza il nostro ruolo di partner di fiducia nell’acquacoltura responsabile e il nostro impegno ad aiutare i clienti a prosperare in un settore in rapida evoluzione.”

Nell’ottobre 2025, lo stabilimento di produzione di BioMar a Nersac, in Francia, al servizio degli allevatori di specie marine in Italia, è diventato il primo impianto di produzione di mangimi per acquacoltura certificato ASC in Francia. In qualità di sito chiave per la produzione di mangimi per tutte le fasi di vita, comprese le linee per avannotteria, questa certificazione segna una pietra miliare significativa e amplia la capacità di BioMar di fornire mangimi conformi all’ASC per tutte le specie, le fasi di vita e i mercati.

Cosa significa per gli acquacoltori

La certificazione ASC di BioMar garantisce che i mangimi per acquacoltura siano prodotti utilizzando ingredienti di provenienza responsabile, con piena tracciabilità e un impatto ambientale e sociale minimo. Questa certificazione supporta gli acquacoltori nel soddisfare i requisiti dell’allevamento ASC e nell’accedere ai mercati che richiedono pratiche di acquacoltura verificate e sostenibili.

Scegliendo mangimi certificati ASC, gli acquacoltori sono in grado di:

• Rafforzare la propria certificazione ASC attraverso l’utilizzo di mangimi conformi
• Ridurre i rischi della catena di approvvigionamento con standard verificati di approvvigionamento e produzione
• Allinearsi alle tendenze del settore verso la trasparenza, la sostenibilità e la produzione responsabile
• Migliorare l’accesso al mercato per i rivenditori e i consumatori che danno priorità ai prodotti ittici certificati

“Con questa certificazione, i nostri clienti dell’allevamento ittico in Italia possono essere certi di utilizzare mangimi che soddisfano i requisiti di certificazione ASC in ogni fase della produzione”, afferma Luis Garcia Romero, Amministratore Delegato di BioMar France. “Offrendo mangimi conformi all’ASC, aiutiamo i nostri clienti a soddisfare le aspettative del mercato in evoluzione e a creare valore lungo l’intera catena del valore”.

“Siamo lieti di celebrare la certificazione ASC per i mangimi di BioMar France. In qualità di primo impianto di produzione di mangimi certificato ASC in Francia, BioMar dimostra il suo forte impegno per la sostenibilità e l’innovazione e costituisce un potente esempio da seguire anche dagli altri . Questo traguardo segna un importante passo avanti per un’acquacoltura responsabile”, afferma Camille Civel, ASC Regional Manager Southern Europe, France & Italy.

Aquaculture Stewardship Council

L’Aquaculture Stewardship Council (ASC) è un’organizzazione senza scopo di lucro che gestisce un programma di certificazione ed etichettatura basato su standard scientificamente solidi per pratiche di acquacoltura responsabili.

Gli amanti dei prodotti ittici si preoccupano sempre di più della provenienza del loro cibo. L’etichetta ASC offre ai consumatori la certezza di scegliere prodotti ittici tracciabili e certificati in modo indipendente e allevati con cura.

L’Italia: un mercato chiave per BioMar

L’Italia è da sempre un mercato chiave di grande importanza per BioMar. “Gli acquacoltori italiani sono noti per la loro dedizione alla qualità e alla competenza nell’acquacoltura. BioMar è orgogliosa di supportare questo mercato con mangimi certificati ASC che soddisfano i più elevati standard di sostenibilità e di prestazioni. La nostra certificazione garantisce che i mangimi siano prodotti utilizzando ingredienti di provenienza responsabile, con piena tracciabilità e minimo impatto ambientale. Ciò consente ai nostri clienti di rafforzare la propria certificazione ASC, ridurre i rischi della catena di approvvigionamento e soddisfare le crescenti richieste del mercato di trasparenza e produzione responsabile. I mangimi certificati ASC sono più di un’etichetta, sono un vantaggio strategico per gli acquacoltori impegnati nell’eccellenza”, afferma Anders Brandt-Clausen.

Queste ultime certificazioni ASC Feed costituiscono una serie di certificazioni ASC Feed in tutta la rete globale di BioMar, che comprende stabilimenti in Ecuador, Costa Rica, Cile, Australia, Norvegia, Regno Unito, Danimarca, Francia e Spagna. Insieme, queste certificazioni costituiscono una solida base che consente a BioMar di fornire mangimi conformi all’ASC per un numero crescente di specie e sistemi di allevamento in tutto il mondo.

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Se diciamo stoccafisso? Oggi si pensa a Milano

Se diciamo stoccafisso? Oggi si pensa a Milano

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Se diciamo stoccafisso, la mente corre subito al Veneto, alle cucine che profumano di pazienza e tradizione, ai piatti della memoria come il baccalà alla vicentina o quello mantecato, simboli di una cultura gastronomica che ha saputo trasformare un pesce nordico in una storia tutta italiana.
Eppure oggi, sorprendentemente, il nuovo centro di gravità dello stoccafisso in Italia è Milano.

Secondo i dati Nielsen, la Lombardia è la regione che nel 2024 ha registrato la crescita più alta nel consumo di stoccafisso, con il capoluogo milanese in testa. Una tendenza che racconta molto di come stia cambiando il modo di intendere la tradizione: da ricordo domestico a ingrediente da riscoprire in chiave urbana, capace di parlare al pubblico contemporaneo.

Dietro questa evoluzione non c’è solo un dato di mercato, ma anche un mutamento culturale. Milano è una città che accoglie e mescola: i veneti, i liguri, i calabresi, i campani — comunità che hanno portato con sé le proprie abitudini culinarie — hanno contribuito a rendere lo stoccafisso parte della quotidianità anche lontano dalle coste. E quando la tradizione si sposta, cambia pelle.

In questo scenario si inserisce la figura di Daniel Canzian, chef veneto di formazione e milanese d’adozione, riconosciuto per la sua capacità di coniugare rigore tecnico e sensibilità moderna. Da poco nominato Ambasciatore dello Stoccafisso in Italia dal Norwegian Seafood Council, Canzian rappresenta una sintesi ideale di competenze, geografia e visione. La sua cucina, definita spesso “di sottrazione”, riporta l’attenzione sull’essenza del prodotto, sulla semplicità che diventa eleganza.

Nel suo ristorante di Milano, lo stoccafisso non è una reliquia del passato ma un ingrediente vivo, attuale, che trova nuove forme senza smarrire la memoria. La sua versione dello stoccafisso in umido di carote e zenzero è una dichiarazione d’intenti: un equilibrio perfetto tra il gusto naturale del pesce norvegese e la leggerezza di un condimento contemporaneo.

Ma al di là della ricetta, il tema è più profondo. In un mercato in cui il consumo complessivo di stoccafisso è rallentato — penalizzato dall’aumento dei costi del merluzzo e dal mutamento delle abitudini alimentari — il vero obiettivo per i produttori e gli esportatori norvegesi di stoccafisso è oggi quello di riposizionare il prodotto.
La sfida è rafforzarne la percezione di valore, mantenendo viva la disponibilità dei consumatori a riconoscerne la qualità anche in un contesto di prezzi più alti. La scelta di un ambasciatore come Canzian si inserisce in una strategia di medio periodo che punta alle grandi città, dove si concentra il maggiore potenziale di crescita e di rinnovamento culturale del consumo.

Milano, in questo senso, è un laboratorio ideale. È qui che i consumatori mostrano maggiore apertura verso le ricette pronte, le proposte gourmet e i piatti che uniscono radici e innovazione. È qui che lo stoccafisso può tornare a essere protagonista non solo nelle cucine dei ristoranti, ma anche sugli scaffali della distribuzione moderna, dove l’interesse verso prodotti di tradizione reinterpretati in chiave pratica è in aumento.

Lo stoccafisso norvegese, dunque, non è più solo un simbolo di passato. È una materia prima che si presta a una nuova narrazione gastronomica e culturale, capace di unire due estremi del continente europeo: la Norvegia delle Lofoten, dove nasce dalle correnti fredde del Mare di Barents, e l’Italia, dove da secoli si trasforma in cultura, identità e memoria collettiva.

E se oggi diciamo stoccafisso, forse è giunto il momento di pensare non solo al passato, ma a come questo prodotto antico sta trovando a Milano — e in Italia — una nuova contemporaneità.

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Coldiretti Pesca chiede un tavolo tecnico urgente per il futuro dello strascico italiano

Coldiretti Pesca chiede un tavolo tecnico urgente per il futuro dello strascico italiano

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La pesca a strascico italiana, che garantisce oltre il 70% del pescato nazionale, resta in equilibrio precario tra vincoli europei e sostenibilità economica. Coldiretti Pesca, pur soddisfatta per la mancata riduzione delle giornate di pesca per l’annualità 2025 rispetto al 2024, chiede l’attivazione urgente di un tavolo tecnico per la pesca a strascico con il Ministero competente. La richiesta nasce dalla necessità di avviare subito un percorso di confronto costruttivo in vista del Consiglio Agrifish di dicembre 2025, quando saranno discusse le nuove misure per il 2026.

Negli ultimi anni, il comparto ha dovuto affrontare aumenti dei costi, restrizioni normative e difficoltà legate agli arresti temporanei. Una nuova fase di fermo, secondo l’associazione, metterebbe a rischio la sopravvivenza economica e sociale di centinaia di imprese che già operano con margini ridotti.

Agire subito per un futuro sostenibile

L’urgenza di un tavolo tecnico deriva dall’esigenza di dare alla flotta una prospettiva stabile, capace di coniugare sostenibilità ambientale e continuità produttiva. Senza una programmazione condivisa, la pesca a strascico rischia di perdere ulteriori posti di lavoro e competenze.

Il confronto tra istituzioni, associazioni e operatori è quindi indispensabile per definire una visione comune. Occorre individuare soluzioni praticabili che permettano alle imprese di investire, innovare e garantire il ricambio generazionale, evitando decisioni calate dall’alto che in passato hanno penalizzato il settore.

Numeri e responsabilità

Il comparto della pesca italiana conta circa 12.000 imbarcazioni per un giro d’affari di poco inferiore ai 750 milioni di euro. Negli ultimi trent’anni, la flotta ha perso circa un terzo delle unità e oltre 18.000 posti di lavoro. La pesca a strascico, in particolare, continua a sostenere la gran parte della produzione nazionale, ma soffre un progressivo impoverimento della base imprenditoriale.

Da qui l’appello di Coldiretti Pesca a costruire un percorso partecipato. Agire subito, significa evitare che la flotta perda ulteriormente forza e garantire che la transizione ecologica del mare non diventi un processo di esclusione sociale, ma un modello di sviluppo sostenibile e condiviso.

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Nuove risorse Pn Fempa per la Sicilia: 3,6 milioni ai Galpa Riviera Jonica e Sud-Est

Nuove risorse Pn Fempa per la Sicilia: 3,6 milioni ai Galpa Riviera Jonica e Sud-Est

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Il dipartimento regionale della Pesca mediterranea della Regione Siciliana ha ottenuto dal Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) una rimodulazione delle risorse finanziarie del Piano nazionale della Pesca (Pn Fempa) 2021-2027, al fine di garantire uno sviluppo più equo e sostenibile delle attività in Sicilia. Grazie a un’integrazione di risorse, sarà ora possibile finanziare il Gruppo di azione locale della Pesca (Galpa) Riviera Jonica e il Sud-Est, per un totale di oltre 3,6 milioni di euro. Questa rimodulazione consente di ampliare il sostegno a nuove aree costiere, in particolare quelle che non avevano ricevuto il necessario finanziamento nelle programmazioni precedenti.

“L’obiettivo di queste modifiche è promuovere un’economia blu siciliana – dichiara l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartinoche potenzi le attività di pesca e acquacoltura in modo ecologicamente responsabile e socialmente inclusivo, rispettando le specificità locali e migliorando le opportunità di crescita per le comunità costiere. Grazie a questo intervento, si intende non solo rafforzare la competitività del settore, ma anche favorire la creazione di posti di lavoro e il consolidamento di una gestione sostenibile delle risorse marine”.

Appartengono al Galpa Riviera Jonica i Comuni di Aci Castello, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Catania, Letojanni, Giardini Naxos, Sant’Alessio Siculo, Riposto e Augusta. Fanno parte del Galpa Sud-Est i Comuni di Vittoria, Acate, Ragusa, Santa Croce Camerina e Scicli. A oggi, sono stati già finanziati oltre 18 milioni di euro per le prime sei strategie di sviluppo locale. L’integrazione delle nuove risorse risponde all’esigenza di garantire uno sviluppo equilibrato lungo l’intero periplo della Sicilia, con un’attenzione particolare a territori come il litorale messinese e la zona sud-orientale dell’Isola, che non avevano potuto beneficiare di risorse adeguate nella programmazione 2014-2020. Queste aree, pur con caratteristiche ecologiche, economiche e sociali differenti, sono ora incluse nel percorso di sviluppo sostenibile avviato dal Pn Fempa.

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Fermo biologico esteso fino al 30 novembre: pescatori del Tirreno ancora fermi

Fermo biologico esteso fino al 30 novembre: pescatori del Tirreno ancora fermi

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“Dopo un mese di fermo biologico trascorso nell’incertezza, i pescatori del Tirreno hanno avuto, nella serata di ieri, la triste conferma di dover osservare un ulteriore e continuativo mese di interruzione obbligatoria delle attività di pesca (dal 31 ottobre fino al 30 novembre 2025) a causa del raggiungimento del limite imposto alle giornate di lavoro dal Regolamento Ue 2025/219. Esprimiamo quindi preoccupazione per la situazione dei circa 2.000 lavoratori interessati e per l’impatto che creerà sull’indotto e sui mercati questo provvedimento, pubblicato a 48 ore dalla ripresa dell’attività di pesca causando sconcerto e apprensione nelle marinerie”.

Lo dichiarano Fai, Flai e Uila pesca in merito al Decreto MASAF n. 0582398 del 29 ottobre 2025 che estende di un altro mese l’interruzione obbligatoria delle attività di pesca.

“Pescatori e padri di famiglia saranno costretti ad affrontare due mesi consecutivi di inattività forzata a ridosso del Natale, contando sull’aiuto messo a disposizione dallo Stato italiano che ammonta a 30 € giornalieri, lordi e non comprensivi dei contributi previdenziali che, nella migliore delle ipotesi, arriveranno alla fine del prossimo anno” aggiungono i sindacati.

“Definire questo importo un’elemosina appare quanto meno pleonastico, alla luce del fatto che i lavoratori sono costretti a rimanere imbarcati a bordo dei pescherecci per evitare che non venga riconosciuto il premio di arresto temporaneo, vale a dire l’indennizzo che la Ue riconosce alle imbarcazioni costrette a rimanere ferme in porto. Una beffa, soprattutto alla luce dei ritardi del ministero del Lavoro nella emanazione dei decreti attuativi relativi all’estensione della CISOA alla pesca marittima, prevista dalla legge di Bilancio del 2022 e rimasta inattuata a causa di una inaccettabile disattenzione verso i lavoratori della pesca”.

“Ci auguriamo che questa gravissima situazione, anche in vista della possibile entrata in vigore del meccanismo di assegnazione individuale delle possibilità di pesca alle singole imbarcazioni, serva a rendere prioritaria per il governo la questione ‘CISOA’ e che ai lavoratori della pesca venga riconosciuta la dignità che spetta a coloro che producono cibo di qualità Made in Italy, al di là dei proclami, cultura, tradizioni e rispetto per l’ambiente”.

“Come organizzazioni sindacali” concludono Fai, Flai e Uila pesca “chiediamo ai ministeri del Lavoro e dell’Agricoltura la convocazione urgente di un tavolo per affrontare questa emergenza e individuare misure di sostegno al reddito atte a risolvere un problema sociale e occupazionale imminente”.

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