Pakistan, lo sviluppo dell’acquacoltura di gamberi tra ostacoli e nuove opportunità

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L’acquacoltura di gamberi in Pakistan è tornata al centro del dibattito, dopo decenni di iniziative frammentarie che raramente hanno prodotto risultati concreti. Il Paese possiede da sempre condizioni naturali favorevoli, paragonabili a quelle del Gujarat in India, con ampie aree costiere, costi competitivi di manodopera e una vicinanza strategica al mercato cinese. Tuttavia, i tentativi avviati a partire dagli anni Novanta si sono spesso arenati per mancanza di infrastrutture, feed adeguati e un quadro di governance incapace di coordinare i vari segmenti della filiera.

Negli ultimi anni lo scenario è cambiato. L’avvio di nuove aziende private nell’area del delta dell’Indo ha dimostrato che l’acquacoltura di gamberi in Pakistan può superare le criticità strutturali. L’importazione di nauplii (larvale stadio iniziale) dall’Asia sudorientale, l’arrivo di mangimi specifici prodotti localmente e l’ingaggio di consulenti stranieri con esperienza consolidata hanno permesso di avviare progetti industriali con prospettive di crescita.

Il nodo rimane l’infrastruttura post-raccolta. Senza un sistema di trasformazione, confezionamento e catena del freddo conforme agli standard internazionali, l’acquacoltura di gamberi in Pakistan rischia di non intercettare i mercati premium. La soglia critica è chiara: servono almeno 10.000 tonnellate annue per rendere sostenibile un impianto di lavorazione su scala industriale. Per raggiungere questo traguardo è necessario consolidare circa 500 ettari di vasche semi-intensive, una dimensione modesta se paragonata ai principali player globali, ma fondamentale per costruire un percorso stabile.

Il ruolo del governo resta incerto. Le iniziative pubbliche, spesso isolate e prive di visione di filiera, hanno storicamente deluso. Oggi la dinamica sembra spostarsi verso il settore privato, con capitali locali pronti ad aprire la strada e attrarre investimenti esteri. È un modello già sperimentato in Ecuador e India, dove la spinta degli imprenditori ha preceduto il sostegno istituzionale. In Pakistan, la convergenza tra know-how internazionale e risorse nazionali potrebbe replicare quel percorso, trasformando un potenziale rimasto inespresso in una realtà consolidata.

L’acquacoltura di gamberi in Pakistan, dopo trent’anni di esperimenti infruttuosi, sta vivendo una fase decisiva. Le condizioni naturali sono da sempre favorevoli, ma solo oggi la disponibilità di feed, seed e competenze consente di guardare con fiducia al futuro. Se la filiera post-raccolta verrà rafforzata e se il settore privato manterrà la spinta attuale, il Paese potrà diventare un nuovo attore di rilievo nell’export globale.

Stimolare il confronto all’interno della filiera ittica internazionale su questo tema significa non solo osservare l’evoluzione di un nuovo competitor, ma anche riflettere sulle strategie più efficaci per integrare produzione, trasformazione e mercati.

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Emilia-Romagna, granchio blu: indennizzi 2023, erogati 3,1 milioni a 282 imprese

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Oltre 3,1 milioni di euro di indennizzi già liquidati a 282 imprese della pesca e dell’acquacoltura per i danni causati dall’emergenza granchi blu nel 2023.

Si tratta dei fondi stanziati dal commissario straordinario nominato dal Governo – pari a 2,9 milioni di euro – e delle risorse erogate dal Masaf, il ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, per 198mila euro, riferiti ai danni da mancata produzione. Le domande presentate tramite la piattaforma Siag, il Sistema informativo agricolo regionale, sono state gestite dalla Regione, che ha avviato la liquidazione non appena i fondi sono stati resi disponibili dal commissario e dal ministero. Restano ancora da corrispondere ulteriori 447mila euro, che saranno liquidati non appena trasferiti dal Governo.

Per quanto riguarda i danni relativi al 2024 e al primo trimestre 2025, la Regione ha già adottato a maggio la delibera di delimitazione delle aree colpite e presentato richiesta al ministero per il riconoscimento della calamità naturale. La proposta è stata approvata in agosto e si è ora in attesa della pubblicazione del decreto ministeriale, che consentirà di aprire sulla piattaforma Siag la raccolta delle nuove domande da parte delle imprese.

“Abbiamo già liquidato gli indennizzi per i danni del 2023 e siamo pronti a completare i pagamenti non appena il ministero trasferirà le risorse ancora mancanti– sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi-. Parallelamente abbiamo delimitato i danni del 2024 e del primo trimestre 2025, ottenendo il riconoscimento da parte del ministero: ora attendiamo la pubblicazione del decreto per aprire subito la raccolta delle domande tramite la piattaforma regionale. In questi due anni abbiamo messo in campo un intervento straordinario e continuativo, con ristori alle imprese colpite, indennizzi per chi ha raccolto e smaltito i granchi e per coprire i costi di gestione. È la dimostrazione che la Regione è al fianco delle comunità della costa, con risorse proprie e con una gestione rapida dei fondi statali”.

Per il 2025, inoltre, l’Amministrazione regionale ha messo a disposizione un ulteriore milione di euro di risorse proprie per venire incontro alle spese sostenute dalle imprese di acquacoltura nella gestione e nello smaltimento del granchio blu. Si tratta del terzo stanziamento straordinario previsto dalla Giunta negli ultimi due anni: nel 2023 era stato messo a disposizione 1 milione di euro di ristori per le imprese produttrici di vongole colpite pesantemente dalla crisi e, nel 2024, un indennizzo regionale pari a 1,50 euro al chilo per le imprese che si erano impegnate nella raccolta del granchio.

“Il granchio blu– prosegue Mammi- non è solo un problema ambientale: rappresenta una vera emergenza economica e sociale, che ha colpito in modo particolare le marinerie di Goro e Comacchio e messo sotto pressione centinaia di imprese e cooperative. Per questo chiediamo al governo una strategia nazionale che non si limiti agli indennizzi, ma punti anche a valorizzare nuove opportunità, a partire dalla commercializzazione del granchio blu, per la quale si sta aprendo un interesse crescente anche da parte di mercati esteri. Solo con un’azione strutturale, che unisca ricerca, innovazione e sostegno concreto alle filiere, potremo difendere un comparto unico in Europa e strategico per l’economia regionale e l’occupazione”.

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L’UE accoglie con favore l’entrata in vigore dell’accordo OMC sui sussidi alla pesca

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L’entrata in vigore dell’accordo World Trade Organization’s (Organizzazione Mondiale del Commercio – OMC) sui sussidi alla pesca segna un passaggio storico che ridisegna il quadro internazionale delle politiche di sostegno al settore. Dopo oltre vent’anni di intensi negoziati multilaterali, l’intesa assume un valore cruciale per la gestione sostenibile delle risorse marine, introducendo norme vincolanti che mirano a ridurre gli incentivi dannosi e a promuovere pratiche di pesca più responsabili.

La Commissione Europea ha accolto con favore il traguardo, sottolineando come la nuova cornice normativa rappresenti un tassello fondamentale del suo impegno per la protezione degli oceani e per l’attuazione dell’European Ocean Pact. Il divieto di sovvenzioni che alimentano la pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata (IUU), insieme alla soppressione degli aiuti destinati alle attività nelle acque internazionali prive di un regime di gestione, costituisce il cuore dell’accordo.

Un ulteriore passo riguarda le specie già in condizioni di sovrasfruttamento: i nuovi criteri limiteranno il sostegno pubblico per evitare che fondi statali aggravino la pressione sugli stock vulnerabili. Questo punto è particolarmente sensibile per le marinerie europee e mediterranee, chiamate a confrontarsi con la necessità di coniugare competitività e tutela degli ecosistemi.

L’attivazione dell’OMC Fish Fund rafforza la dimensione globale del processo. Il fondo sosterrà i Paesi in via di sviluppo e i meno avanzati nell’adeguamento delle proprie normative, con l’obiettivo di garantire una transizione sostenibile ed equa. L’Unione Europea, insieme agli Stati membri, è tra i principali finanziatori di questo strumento.

Dal punto di vista operativo, i Paesi aderenti dovranno ora recepire le nuove regole nei rispettivi ordinamenti, con un sistema di notifiche e controlli affidato al nuovo Comitato OMC sui sussidi alla pesca. Sebbene l’accordo sia già stato accettato da 111 membri, resta aperta la questione del coinvolgimento di alcune grandi nazioni marittime, la cui adesione sarà determinante per l’efficacia complessiva delle misure.

Implicazioni per l’Italia

Per il comparto ittico italiano, l’entrata in vigore dell’accordo OMC sui sussidi alla pesca rappresenta un passaggio significativo. La maggior parte della flotta nazionale è composta da imbarcazioni di piccola e media dimensione, radicate in comunità costiere che già da tempo affrontano le conseguenze dello stato critico di diversi stock mediterranei, dal nasello al gambero rosso.

L’accordo introduce un vincolo preciso: i sussidi non potranno più sostenere attività che incidono su specie sovrasfruttate, imponendo così un orientamento delle politiche di sostegno verso innovazione tecnologica, selettività degli attrezzi e forme di gestione più sostenibili.

Sebbene l’OMC Fish Fund sia concepito principalmente per assistere i Paesi in via di sviluppo, l’Italia potrà trarre beneficio da un quadro internazionale più equilibrato: la progressiva riduzione dei sussidi dannosi a livello globale attenuerà lo svantaggio competitivo delle nostre marinerie rispetto alle flotte extraeuropee, aprendo spazi di concorrenza più corretta e trasparente.

Per la filiera ittica europea e mediterranea, l’entrata in vigore dell’accordo segna l’inizio di una fase di adattamento che avrà effetti diretti sul quadro competitivo e sulle dinamiche di mercato. L’obiettivo dichiarato è costruire un equilibrio tra esigenze produttive, salvaguardia delle risorse e responsabilità sociale verso le comunità costiere.

In prospettiva, l’accordo OMC sui sussidi alla pesca non è soltanto una vittoria diplomatica, ma un banco di prova per la reale capacità del sistema multilaterale di incidere sulla sostenibilità del settore ittico. La sfida sarà tradurre le regole in risultati tangibili, in grado di assicurare la vitalità degli oceani e la continuità economica delle imprese che dipendono dalla pesca.

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Accordo OMC sui sussidi pesca: Confeuro plaude alla svolta

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“Accogliamo con favore l’entrata in vigore dell’Accordo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) sui sussidi alla pesca, un risultato storico che arriva dopo una lunga gestazione e complesse trattative multilaterali. Si tratta di un importante passo avanti per la salvaguardia degli oceani e per la promozione di una pesca più equa e sostenibile”, dichiara Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro.

“Noi sosteniamo con convinzione l’applicazione di questo accordo, che pur non essendo ancora stato recepito da tutti i Paesi interessati, rappresenta comunque una svolta fondamentale per il settore ittico e per l’ambiente marino. Siamo particolarmente d’accordo sul principio di base che prevede l’eliminazione dei sussidi destinati alle attività di pesca eccessiva che gravano su stock ittici già sovrasfruttati, o che si svolgono in acque internazionali, dove la regolamentazione è spesso debole, frammentata o del tutto assente”, prosegue Tiso.

“È un segnale importante anche sul piano ambientale: tutelare gli oceani significa salvaguardare uno dei principali polmoni del pianeta. Rafforzare la pesca sostenibile non è solo una scelta responsabile, ma una necessità per garantire la sicurezza alimentare, la biodiversità marina e il futuro stesso delle comunità costiere. Questo accordo dunque va nella giusta direzione e auspichiamo che tutti i Paesi ancora mancanti si impegnino presto a ratificarlo, per contribuire in maniera concreta alla costruzione di un sistema globale della pesca che sia davvero sostenibile, trasparente e rispettoso delle risorse naturali”, conclude Tiso.

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Nasce il fondo per la pesca del WTO

Porterà sussidi ed un’impostazione diversa dal solito, Ue molto favorevole

L’Unione Europea accoglie con favore l’entrata in vigore dell’Accordo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) sui sussidi alla pesca, dopo due decenni di negoziati multilaterali. Si tratta di un significativo passo avanti nell’impegno globale per la protezione degli oceani, in quanto mira a eliminare i sussidi dannosi alla pesca, contribuendo vieppiù ad un Oceano più resiliente e prospero.

Nuove regole per la pesca

I dettami dell’accordo

Attraverso disposizioni vincolanti e applicabili, si prevede che tale accordo ridurrà significativamente la pesca eccessiva, garantirà una pesca sostenibile e promuoverà migliori pratiche per le comunità costiere di tutto il mondo. Questa è anche una delle priorità chiave del Patto europeo per gli oceani, che esplica l’impegno dell’UE per la protezione degli oceani.

Il Fondo per la Pesca

L’entrata in vigore attiva anche il Fondo per la Pesca del WTO, che mira ad assistere i paesi in via di sviluppo nell’attuazione dell’accordo, migliorando la sostenibilità e apportando benefici alle comunità di pescatori di tutto il mondo. L’UE e i suoi Stati membri sono i principali contributori di questo importante fondo.

In linea con l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 14.6 delle Nazioni Unite, che impone al WTO di vietare i sussidi dannosi alla pesca, l’Accordo include il divieto di sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non regolamentata e non dichiarata (INN), unito a disposizioni di trasparenza senza precedenti. Inoltre, vieta tutti i sussidi alla pesca in alto mare non regolamentato, vale a dire le aree più vulnerabili dell’oceano in quanto prive di un regime consolidato e coordinato per la gestione della pesca. Un’ulteriore disposizione definirà norme di sostenibilità per i sussidi che interessano gli stock sovrasfruttati più vulnerabili, promuovendo in ultima analisi un approccio più sostenibile alla gestione della pesca.

L’impegno dell’Ue

L’UE ribadisce il suo impegno nel contrasto ulteriore ai sussidi dannosi alla pesca a livello globale, negoziando disposizioni aggiuntive a integrazione di questo accordo di prima fase. Con l’entrata in vigore dell’accordo, i membri del WTO dovranno recepire queste nuove norme multilaterali nel loro quadro interno in materia di sussidi alla pesca.

Accordo su scala mondiale

Per monitorare l’attuazione, i membri del WTO devono fornire una serie di notifiche dettagliate che saranno esaminate dal nuovo Comitato del WTO sui sussidi alla pesca, anch’esso creato dall’accordo.

Mentre 111 membri del WTO hanno accettato le regole dell’accordo a partire da oggi, l’UE invita i restanti membri del WTO, in particolare le grandi nazioni dedite alla pesca, a fare lo stesso al più presto, per garantire benefici ancora più ampi.

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